L’Eletto
“Mariuzzo, la vita non si sbuccia come le banane. Certo vorremmo tutti che fosse così, ma la vita è una cipolla. Tu sfogli il primo strato e le mani si sporcano di un viola fastidioso. Spogli il secondo strato e incominci a lacrimare. Mentre spogli il terzo strato senti il profumo calabrese e sogni una tavola apparecchiata di sapori piccanti, ma il quarto strato ti fa ancora lacrimare, e, quando sei arrivato al quinto, beh al quinto sai che già è finita, che non c’è un altro strato…puoi solo sperare che il soffritto venga buono e non si bruci.”.
Il Dottore Pippo Pericotti cercava in qualche modo di spiegare al suo segretario qualcosa. Qualcosa che leggeva sul fondo di quella Guinness calda, qualcosa che non gli era chiaro, qualcosa che, in quel momento, aveva deciso che il suo segretario si chiamava Mariuzzo, invece che Fabrizio, qualcosa che di sicuro non lo avrebbe fatto dormire e, da come andava la serata, probabilmente non avrebbe fatto dormire neanche Fabrizio.
“Pippo, ma quale Mariuzzo? Fabrizio sono! Amunì finiscila cu stà birra, che siamo alla fine e oramai il grosso è fatto!”.
“Fabrizio, te la posso dire una cosa? Come un fratello?”.
“Amunì”.
“La verità, botta di sale, è che sugnu stanco!
Da due mesi tampasìo giorno e notte in giro per fare che?
Accucchiare voti! Voti! Voti! Perché?
Perché è peccato che il figlio dell’Onorevole Pericotti, che sparte è pure medico, non segue le orme paterne! E allora che si fa? Candidiamolo! Botta di sale a quando vi è venuto in mente a tutti quanti!”. Continua »
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