Ssssst
Ssssst. Le ultime parole sono ali di falena infrante contro lo sfrigolio del silenzio. La campagna elettorale è finita. Riemergo da un mare di slogan. L’effetto violento è quello della boccata d’aria. Inspirare a pieni polmoni. Mettere su un cd di Battiato (prima, nel caos, non si sarebbe sentito). Prendere gli occhi che avevo lasciato sul comodino. Aprire la porta di casa. Uscire.
E’ stato un mese affollato di ottici che hanno battuto i palazzi, pianerottolo per pianerottolo, con la loro mercanzia. Vendevano occhiali coloratissimi che mostrano tutto bello. Regalavano occhialini fumè che avvolgono le pupille in una cappa d’ombra. La marca vantata era la stessa per ognuno. Occhiali della fabbrica della verità. Le frasi che li reclamizzavano rivendicavano l’esclusiva.
Non so voi. Io mi sento un po’ sbattuto nel frullatore delle tonalità cromatiche altrui. Questo silenzio improvviso – questa ghigliottina che taglia le teste e la favella dei candidati – mi riempie la testa di pulsazioni, perfino dolorose. Non ci sono più abituato. Sono uscito stamattina, avvitando il mio vero sguardo al posto giusto, senza un’oncia di collirio. Ho lasciato Franco Battiato a cantare da solo. E ho visto.
Ho visto viale Strasburgo prosciugata di auto, come se non ci fosse più traccia di vita. Forse le nostre strade esistono solo nel racconto che se ne fa. Nemmeno il traffico c’era. Il caro, vecchio, dannato e consolante “ciaffico”. C’erano centinaia di volantini sull’asfalto caldo. Facce arroventate e sorridenti egualmente. Ho visto i fiori del fioraio bengalese all’angolo. Piangevano. Un giorno, bisognerà pur scrivere un trattato sulla prigionia dei fiori strappati e rinchiusi in una gabbia, profumati come battone e infine venduti. Il ragazzino che li impacchetta a mazzetti avrà dodici anni. È un ergastolano a guardia dei suoi reclusi vegetali. Ho visto la solita macchina, posteggiata davanti al solito scivoletto per disabili. Il muso della macchina sorrideva. Quando non c’è la macchina, c’è un cancello scorrevole che ostruisce il passaggio. Il disabile deve telefonare al negozio di ottica, affinché gentilmente gli aprano. Ho visto un vecchio gatto pezzato. Secondo i miei calcoli dovrebbe essere la reincarnazione di un mio vicino di casa, ucciso da una lambretta in un giorno di primavera. Cammina allo stesso modo. Saluta allo stesso modo. Ho visto il sole. Prima era coperto dai cartelloni pubblicitari. Aveva i lineamenti di questo o quel candidato. In breve, non era più il sole.
Tra i pochi capelli che difendo a stento, svolazzava una poesia di Baudelaire: “Quando il cuore ha già fatto vendemmia, vivere è un male”. E’ stata lì appena un attimo, prima di scegliere teste più chiomate della mia. Ho fatto capolino dal mio barbiere, senza avere il coraggio di chiedere un taglio per paura di sforbiciare quello che restava dei versi di Charles. Ursula era a posto, nel suo manifesto ingiallito e in bikini, collocato accanto all’immaginetta di Santo Pio. Par condicio carnale-spirituale. Anche il Milan di Sacchi in formazione tipo, attaccato alla parete, dava un reflusso gastrico di normalità. Sono tornato piano, calpestando la città sottratta agli occhiali e restituita agli occhi. L’ho ritrovata esattamente dove l’avevo lasciata, non saprei dire se più bella o più brutta. Sono arrivato a casa. Franco Battiato cantava in cucina: “Niente è come sembra. Niente è come appare. Perché niente è reale”.
prima che la città torni come prima dell’inizio delle campagne elettorali ne passerà di tempo…
i manifesti e i santini elettorali sono in ogni dove…
io sono contenta almeno quanto roberto che ci sia questo strano silenzio… finalmente… da lunedì, qualunque sarà il risultato, un po’ di casino ci sarà ancora… speriamo bene! 😀
complimenti per il finale.
Dimostra una maturazione rapida,una presa di maggiore coscienza,e tutta la difficolta’ di svolgere il mestiere di
bravo giornalista
Quindi si’,e’ bene raccontare cio’ che si vede,ma…attenzione….
“niente e’ come sembra,niente e’ come appare……!”
La realta’ ha n dimensioni…ed e’
maledettamente complessa.
formidabile
in verita’ l’aggettivo “formidabile” non ricordo di averlo digitato,ma se,da un’altra dimensione,arriva questo giudizio sul mio commento,
mi pare una maggiore conferma….
Dal migliore giornalista del Giornale di Sicilia…arrivano sempre degli scorci di nuda e graffiante bellezza!
a parte Battiato, condivido tutto… Puglisi, uno di noi…
A me è piaciuto molto il gatto reincarnazione del vicino.
E Palermo non sarà eguale, che vinca uno o l’altro.
Speriamo bene.
Ringrazio tutti per la gentilezza. Ringrazio di cuore Nicola a cui vorrei dire però che quelli bravi al Gds sono tanti.
Palermo, domenica mattina, ore 7:00. scendo da casa per andare al lavoro. la città è deserta….quanto è bella così…ahimè c’è sempre traccia della nostra inspiegabile inciviltà…non c’è strada che che non sia ricoperta di volantini elettorali…i “santini” li chiamo io…Palermo, quanto vorrei fossi abitata solo da turisti…civili, educati, che si fermano con le loro auto noleggiate se un pedone desidera attraversare la strada sulle strisce pedonali, che non utilizzano il clacson, che gettano la carta negli appositi contenitori…perchè devo desiderare questo? perchè volete farmi odiare la mia città? Cari palermitani mi state facendo andare via…
Sarà…ma il Gds è comunque perfettamente rappresentativo della Sicilia (con tutti i difetti e contraddizioni). Ho detto che sei il più bravo perché utilizzo un metro di misura: se non mi annoio a leggere più di 40 righe sul terminale (lì devi essere sintetico secondo me) vuol dire che uno ha talento ed è molto bravo.
Al gds ci saranno pure quelli bravi, ma spesso sono schiacciati da presunzione e tracotanza altrui…
Torno a ringraziarti. E sull’argomento mi inabisso in un silenzio sepolcrale.
Daltonici, presbiti, mendicanti di vista, il mercante di luce il vostro oculista ora vuole soltanto clienti speciali che non sanno che farne di occhi normali. Non piu’ ottico ma spacciatore di lenti per improvvisare occhi contenti…
…seguite con me questi occhi sognare fuggire dall’orbita e non voler ritornare…
…”vedo che salgo a rubare il sole per non aver piu’ notti”…
Faremo gli occhiali cosi.
“Un ottico”, F.De Andrè.
Non al denaro, non all’amore, né al cielo, liberamente tratto dall’antologia di Spoon River. Mi spiace non averti salutato l’altra volta. Ciao.
Dovrei esserci anche per l’ultima partita, se mi vedi con Gabriele e ti fermi ti offro volentieri un caffè.
In ogni caso se si legge il libro di Edgar Lee Masters è evidente che De Andre, come dici giustamente, ha “liberamente tratto”, perchè le poesie-canzoni le ha scritte lui.
“Un ottico” mi sembra piu’ che mai pertinente con il tuo articolo, e designa adeguatamente tutti gli spacciatori di promesse, illusioni, felicità varie, apparsi come d’incanto in città negli ultimi tempi. Dico anche spacciatori di ruoli che logicamente non dovrebbero essere di loro competenza, ovvero il ruolo di politici. Bon dimanche.
De Andrè (è), pardon!
Occhi chiusi e orecchie tappate. Io li avevo aperti stanotte e mi è capitato di incontrare tre auto di scorta messe a come e gghiè, che caricavano qualcuno per portarlo chissà dove a sirene spiegate. Un Suv con due picciuttunazzi che passavano con il rosso fermo strafottendosene beatamente di tagliarmi la strada. Un’auto ferma in mezzo alla carreggiata con le luci di emergenza accese per far scendere una coppia, aspettare che salissero nella propria auto, che mettessero in moto, per poi finalmente ripartire, dopo alcune strombazzate arrivate da tergo.
Un’altra auto ferma davanti ad un locale notturno con le portiere aperte e la musica a tutto volume, che triturava la quiete dei palazzi adiacenti. Tutto ciò in un breve tragitto per le strade della nostra finalmente silenziosa città. Mi auguro che possiate avere presto tutti i sensi in piena efficienza.