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martedì 19 nov
  • Vucciria e l’orgoglio di una identità

    Eugenio Bennato, in una recente intervista su Rai 2 diceva più o meno queste parole: “in un mondo sempre più globalizzato, potere dare il proprio contributo vuol dire avere qualcosa da dire, di noi, del nostro modo di essere, dei nostri luoghi, ed avere un modo in cui dirlo”.

    La nostra identità è effettivamente la base attorno alla quale costruire dialoghi ed incontro con altri individui di culture diverse dalla nostra, con i quali incontrarsi e scambiare qualcosa (se vogliamo uno strumento inderogabile per perseguire il sogno goffamente inseguito dai nostri amministratori di una Sicilia centro nevralgico del mediterraneo).
    Recuperare e comprendere la nostra identità ci da quindi un materiale, qualcosa da scambiare, ci rende soggetti attivi nel dialogo e non semplici spettatori di un monologo altrui.

    Personalmente interpreto in questa chiave il grande successo di questa edizione di Vucciria (il festival dedicato alla lingua siciliana concluso il mese scorso). Un successo di critica e pubblico ben oltre le più rosee aspettative; al solito con fondi molto contenuti abbiamo avuto l’adesione degli artisti, quasi tutti venuti a rimborso spese, e del pubblico, accorso numeroso nelle 14 serate con una stima finale di oltre 6000 presenze.

    Vedere le serate con una folta presenza di turisti sempre entusiastici acquirenti oltre che dei biglietti di ingresso anche CD dava la sensazione che si stesse realizzando qualcosa di nuovo, finalmente oltre alla cultura d’importazione, necessaria sia chiaro per non incorrere nell’errore dell’autoreferenzialità, i nostri artisti, la nostra città, il nostro territorio, stavano esprimendo ualcosa di molto intimo e lo stavano facendo con un linguaggio antico (il siciliano) portando un messaggio che riusciva ad essere intelligibile per genti di paesi e culture lontane. Un po’ come avviene per l’inglese, che segna certamente un certo tipo di musica e riesce ad essere intercontinentale, nel nostro piccolo il siciliano ha svolto il ruolo importante di trasferire emozioni dei nostri luoghi, della nostra cultura, a viaggiatori venuti da lontano per conoscerci e, credo fermamente, ci avrebbero conosciuto un po’ meno senza lo straordinario lavoro di questi artisti.

    Il mio sogno ed al contempo la mia ambizione è che il grande orgoglio uscito dalle note di Vucciria, orgoglio di appartenenza ma anche di creatività e di progetto, possa essere un elemento di una progettualità più amplia che possa restituire ruolo e dignità di interlocuzione al nostro territorio, ruolo e dignità ai nostri artisti ed alla grande capacità creativa che sono in grado di esprimere.

    Per adesso so bene che c’è ancora molto lavoro da fare, ritengo di ringraziare pubblicamente tutti gli artisti, i tecnici, i professionisti coinvolti in Vucciria, per l’entusiasmo, la disponibilità ed il cuore che hanno messo nel progetto, e naturalmente il pubblico che accorrendo numeroso ha dato senso e forza ad un percorso che solo due ani fa sembrava una spericolata follia.

    Sperando che nel frattempo nascano tante altre cose in grado di renderci orgogliosi di quello che siamo e da dove veniamo, l’appuntamento con Vucciria è alla prossima edizione, augurandomi ed augurandoci che si possa organizzare nel clima favorevole di quest’ultima, e che riesca ad essere un pezzettino più grossa e completa.

    Ospiti
  • 18 commenti a “Vucciria e l’orgoglio di una identità”

    1. E quindi ti servono piu’ soldi da metterti in tasca……….caro Callea
      e facile fare numeri con i soldi dei cittadini.Un appello al Sindaco : per Vucciria 2008 piuttosto di dare 100 mila euro che non sono bastati,diamone 200 mila cosi Callea ci stupirà ancora con i suoi effetti speciali.Paga almeno decentemente gli artisti,e non fare elemosine . Perche’ non provi ad investire i tuoi soldi?Risulteresti piu’ credibile Giovanni Callea

    2. Il coraggio di mettere un nome a firma delle proprie parole dà credibilità e dignità a chiunque abbia qualcosa da dire, sopratutto una critica ed una polemica se non intendono essere sterili. Se non lo fai lasci credere che è rabbia malcelata che ti fa parlare, il non essere stato invitato a suonare che ti brucia, il non avere mai organizzato cose di questo profilo che ti logora, e l’assenza di argomenti che ti fa nascondere dietro un avatar.
      Buona fortuna.

    3. Hai proprio indovinato Giovanni Callea :rabbia e coraggio e aggiungo diffidenza.Rabbia perchè sono un musicista che per due anni di seguito non hai invitato nel tuo festival nonostante io per 10 anni ho suonato con Rosa Balistreri e sono pure nei dischi.Ma tu dimentichi o fingi di dimenticare.Diffidenza perche’conosco bene la storia di questa città.Ogni tanto ne spunta uno nuovo che fa “scruscio”con le parole spolpa i musicisti prende tutto e non lascia niente.Mi auguro che non sia il tuo caso.
      Me lo auguro per quelle persone che ti stanno credendo e che non hanno nulla da perdere se non il candore.Io invece ho perso tutto:l’entusiasmo,i sogni la fiducia e anche il candore,ma non la voglia di suonare.Prova a chiedere “all’amico della musica”quanto di quei fondi incamerati ha investito sui musicisti della classica locali.Prova a chiedere la stessa cosa “al maestro del jazz”.A che ci sei chiedilo anche al “signore del womad”e anche al “barbuto”che ti gira intorno.Tutti dei grandi illusionisti.Eppure il materiale artistico ed umano era li e anche di grande livello come tu stesso hai potuto,”spero”,verificare.Il tuo festival e’ una bella cosa ma non tradire la fiducia dei musicisti.Il prossimo anno spero di esserci con un “gettone”bello grosso e spero di trovare anche il maestro Modestini grande assente per dimenticanza o negligenza.Consentimi di utilizzare il nick e’la mia piccolissima frecciatina di veleno,l’ultima cosa che mi e’ rimasta.

    4. Gent. Sig. Callea,

      io non la conosco…e non ho motivo di dubitare della sua buona fede e di pensare di chissà quali nefandezze sul suo conto. Sappiamo bene come vanno le cose a Palermo, ma potrebbe trattarsi, e mi riferisco a “Vucciria” e non solo…di una vera svolta.
      Potrebbe essere una grande novità ascoltare “artisti inediti” del calibro di: Sara Cappello, Serena Lao, Francesco Giunta, un gruppo “giovane emergente” come i Lautari. Potrebbe essere il Festival della novità e della svolta.
      Potrebbero non esserci più mazzette nè gestioni discutibili o mafiose puntate di piedi del tipo: “io devo suonare perchè appoggiato da…, lei deve suonare perchè…, facciamola suonare 2 volte”.
      Non voglio pensare tutto questo ma voglio crederle.
      VUCCIRIA E’ UN FESTIVAL UNICO!!!!!!!!!
      Detto questo, mi pare alquanto esagerato dare dell’invidioso a un musicista, io non so chi sia l’amico che non si firma
      ma il musicista per il fatto stesso di suonare e di creare, non può essere invidioso di un organizzatore. Può provare rabbia, amarezza, ma non invidia semmai il contrario.
      Coloro che non sono creativi fanno politica, coloro che non sanno suonare discutono di musica.
      Un musicista è un UOMO fortunato, io non lo sono e sì che lo invidio. Personalmente non invidio nessuno, dal capo-condomino al Presidente delle Republica, non invidio lei ma un musicista, devo confessarle, si: perchè Dio gli confida dei segreti che un organizzatore o un politico non avranno MAI!.
      Un musicista non ha bisogna di aggiungere parole alla sua musica, non ha bisogno di presentare con prosopopea le sue note come un organizzatore fa con il suo festival, è questa la sua fortuna: quello che ha da dire è tutto lì. Non servono parole che convincano della bontà di ciò che fa, gli basta suonare, non può ingannare l’ascoltatore.
      Che invidia!
      Io ascolterò i suoi futuri Festival, glielo auguro, ma lei prima di “allattariarisi tuttu”, ascolti la voce di Rosa e dei musicista che l’hanno accompagnata nei suoi concerti e nei suoi dischi.
      Loro come tanti altri musicisti continuano a vivere ai margini della nostra società e, come Rosa, vengono mortificati da politiche discutibili.
      Rosa è stata emarginata e la sua storia ci deve insegnare: piuttosto che fare l’elogio funebre dopo, inneggiando alla sua bravura, aiutiamo i talenti di casa nostra ancora in vita!
      All’amico Salvoborgo che scrive vorrei dire: SUONA, SUONA ANCORA PERCHE’ ROSA LO VUOLE ED E’ FELICE!!!!!!!

      …..”quannu io moru pinsatimi ogni tantu, cà pì stà terra ncruci io moru senza vuci”

      Elena

    5. L’ idea mi pare molto interessante, io l’ho seguito per diverse serate e devo dire che ci sono state cose molto belle ma latre decisamente di cattiva qualità.
      Io studio canto e lo capisco.
      Non dico che per fare musica bisogna studiare necessariamente, perchè ci sono talenti che senza avere studiato spaccano le pietre, per l’appunto andiamoli a trovare.
      Un festival, se vuole essere serio e all’altezza di ciò che propone, deve fare una selezione più rigorosa e professionale, un lavoro di ricerca e di indagine più attento e non proporre sempre le solite cose (fra poco c’è il festino…mamma mia! li vedo già tutti pronti a sfilare).
      E credetemi di talenti nascenti ce ne sono. Io ho sentito cantanti che gridavano, altri che stonavano, altri senza voce.
      Non credo che l’entusiasmo sia il criterio per stabilire novità e qualità di un festival, non so quale esperto critico universale abbia fatto tutte queste critiche positive. Io non sono di certo un critico ma un ragazzo che conosce la musica tecnicamente bene e devo dire che l’idea del Festival è bella ma ora bisogna metterla in pratica.

      Perchè non create un comitato di ricerca che scopra e valorizzi voci migliori (e ci sono). Non bisogna imitare Rosa Balistreri, non credo che lei sia contenta di avere dei cloni, bisogna andare avanti.

      Cerchiamo di mescolare la musica popolare siciliana con qualcosa di più moderno.

      Ho percepito un’idea della musica vecchia, superata, monotona e ripetitiva.

      Alessandro

    6. I ME PATRI MURIERU CA VUOGLIA DI RITURNARI O NOSTU PAISI PI DISGRAZIA UN CIERANU PICCIULI E LEPPI A INTIRRARI O CIMITERU RI CA VI SALUTU SCRIVITIMI

    7. Me patri è vivu e picciuli n’avi a tignitè: un voli turnari, ma a Sicilia a porta n’ta lu cori.

    8. Gent.ma Elena,
      condivido (per quanto può significare) buona parte del suo commento. Non concordo, però, sulla visione che lei ha del “Musicista”. Coi i miei limiti lo sono anch’io e di musicisti “veri” ne ho incontrati davvero tanti nel mio lavoro. Chi “fa” musica ha ricevuto sicuramente un grande dono e chi riesce a viverci ha anche un grande privilegio. Ma come gli altri sono (fortunatamente) uomini anche loro, con i loro pregi e i loro difetti, senza avere l’esclusiva né dell’una né dell’altra cosa. Allo stesso modo gli “organizzatori”, i carpentieri, i sarti e qualsiasi altro che sia almeno “homo faber”.
      Lei forse ritiene giustamente che ideare, progettare e realizzare un festival è cosa che si può fare anche “senz’anima” e senza passione. Ed ha ragione. Ma non è l’unico modo per farlo e, anzi, è proprio quello sbagliato seppure il più diffuso. Sicuramente non è il modo in cui è nato il “Vuccirìa” e ancora meno il modo cui si è ispirato Giovanni Callea. Per averne conferma basta chiedere ai musicisti che sono passati dal “Vuccirìa”. D’altronde la “singolarità” del Festival sta proprio in questa piccola differenza con altre iniziative analoghe. E il riscontro che ha avuto ne è una prova.
      Il giudizio degli “anonimi” (mi lasci dire) suona quasi sempre falso e normalmente mira, al di là dei proclami, a fini molto miseri e personali. Nutro seri dubbi, infatti, che il sedicente Salvoborgo sia un musicista, ancora meno credo che abbia suonato con Rosa e sono certo che non è presente in nessun disco della Balistreri. In altri termini è verosimile che Salvoborgo sia un “mentitore”. Ho buoni motivi per fare queste affermazioni che (io sì) sottoscrivo col mio nome e cognome. Ora li illustrerò brevemente e al “vituperato anonimo musicista” basterà poco per smentire me a sua volta: sarà sufficiente per lui darci il bene di sapere “chi è”, cosa che temo non farà.
      Ecco perchè affermo quanto sopra: chi conosce la discografia di Rosa Balistreri sa perfettamente che in nessun disco della sua cosiddetta “discografia ufficiale” (che si chiude con i dischi della Fonit) viene riportato il nome dei chitarristi che l’accompagnano. Fanno eccezione due soli LP “successivi” in cui il chitarrista (sempre lo stesso) non solo firma i pezzi e gli arrangiamenti ma compare anche in fotografia. In tutti gli altri casi: nulla. Dirò di più: nel mio lavoro di ricerca destinato alla pubblicazione in CD dei vinili di Rosa, ho incontrato bene o male “quasi” tutti i chitarristi che hanno accompagnato Rosa nei suoi concerti: stranamente nessuno di loro ha mai suonato nei suoi dischi. Dei chitarristi che hanno registrato con lei sono riuscito a individuarne soltanto due: uno vive e insegna a Catania (e per sua stessa ammissione registrò solo “I pirati a Palermo” e “La siminzina”), l’altro vive in Sardegna (lavorava con la Fonit Cetra e non suonò in tutti i dischi). Avrò condotto male le mie ricerche ma (a suo tempo) non sono riuscito a sapere di più. In definitiva: l’affermazione “Io suono nei dischi di Rosa” o è una “rivelazione” o, molto più probabilmente, una bugia dalle gambe cortissime inventata da un incompetente che ha altri fini.
      Per chiudere: lascio ai dizionari il compito di reggere il peso degli aggettivi che si potrebbero utilizzare per qualificare il modo e il tono dell’intervento di chi si firma Salvoborgo. L’elenco sarebbe lungo e riportarli qui solo una perdita di tempo: la madre degli anonimi, d’altronde, continuerebbe a restare incinta.
      Francesco Giunta

    9. Scusate un pò di “OT”, perchè non ho seguito il Post, ma solo saltellando qualche commento; Signori, scusate l’ingnorante intrapendenza, ma…ha postato FRANCESCO GIUNTA, uno dei pochissimi artisti di cui ho comprato in originale(HoooPS).
      Prometto che più tardi leggo tutto per stare in Topic, ma uno come mè, che vive molto di cuore e poco di cervello… a caldo può solo dirvi….qualsiasi cosa scrive Giunta penso sia ASSOLUTAMENTE vera, chi fà musica come lui non và smentito MAI.
      (messaggio promozionale) io non sono un’intenditore, ma ascoltate almeno UNA volta nella vostra vita un disco di Francesco, vi fà star bene.

    10. Viene la tentazione di pensare a come sia veramente fin troppo facile nascondersi dietro l’anonimato per offendere, calpestare attività, motivazioni, lavoro, energie di chi ha il coraggio di creare e costruire, di chi si affatica per proporre, innovare, ma anche rischiare, mettendosi in discussione.
      Sono Sara Cappello, cantautrice di musica popolare siciliana e membro di una delle Associazioni collaboratrici ed anche fondatrici“morali”del festival VUCCIRIA, con Alfredo e Letizia Anelli, Serena Lao, Francesco Giunta, che insieme alla mente organizzativa, alla direzione artistica di Giovanni Callea, capace direttore artistico, hanno sperato e voluto una manifestazione unica nel suo genere a Palermo e forse in Sicilia, il Festival che davvero mancava, la manifestazione che avrebbe portato la musica in dialetto a non rimanere più confinata entro occasionali presenze da cenerentola o l’illustre sconosciuto genere musicale, quale finora e’ sempre stata considerata.

      Riesco a giustificare lo sfogo di Salvoborgo o chi per lui, che invito personalmente ed amichevolmente ad uscire dal suo amaro anonimato, invitandolo a contattarci, se lo riterrà opportuno, soltanto ascrivendolo ad un’amarezza che posso comprendere: il non essere stato invitato al Vucciria, può avergliela causata, ma è stato praticamente impossibile con tutta la buona volontà di chi ha deciso la scaletta degli artisti invitati, ovviamente, tenere conto di tutte le presenze valide in citta’ che si occupano appunto di suonare o cantare in dialetto. Non giustifico assolutamente però, l’offesa all’onestà personale di Callea, che consideriamo persona al di sopra di ogni vile approfittamento o calcolo, perché è notoria la sua capacità professionale, oltre che umana e personale.

      Il Festival VUCCIRIA è nato due anni fa in risposta alle richieste fatte con speranza alle amministrazioni cittadine, da alcuni musicisti di musica popolare che da diversi anni, svolgono una decennale attività in questo ambito, appunto, Sara Cappello, Serena Lao, Alfredo e Letizia Anelli, Francesco Giunta, i quali da diverso tempo si sono attivati perche’ questo difficile genere musicale avesse una sua dignità, una seria presenza nelle programmazioni , una visibilità rispettabile, e divenisse quel volano per tutti quegli artisti che finora hanno sofferto per essere stati relegati in ambiti occasionali o tradizionali.
      Un sogno umano e professionale, inseguito per anni, da questi artisti, un percorso sofferto, un lavoro di sensibilizzazione ed appello, che è stato raccolto dall’amministrazione comunale.
      Col risultato di produrre, una kermesse preziosa, interessante, ma sofferta, un Festival che ha assunto la sua precisa connotazione artistica, merito sicuramente della capacita’ organizzativa di Giovanni Callea. Una manifestazione che c’è perché fortemente cercata da chi crede nell’importanza di valorizzare il dialetto in musica, segno di identità regionale oltre che cittadina e che ha lavorato negli anni, con la pazienza di una formica laboriosa per vedere forse, finalmente raggiunto l’obiettivo intravisto, malgrado tutte le difficoltà relative anche ad incomprensioni, disagi, a volte non facili da risolvere.

      VUCCIRIA 2007 è stata una manifestazione pensata per un numero di presenze di artisti inferiore a come si è effettivamente svolta, causa un budget contenuto, ma l’ardire della direzione artistica, di allargare a quanti volevano comunque esserci, ha ampliato il numero di artisti partecipanti, alcuni davvero gratuitamente e con slancio personale.

      Si è creata così una manifestazione che ha dato nella sua varietà, la possibilità a molti, di esprimersi e di essere visibili, di confrontarsi, di lasciare un solco personale, a volte da alcuni, giudicato semplice, o ancora immaturo, ma sicuramente genuino, creativo e costruttivo, nell’ambito del cantare in siciliano, che appunto, proprio perché popolare, sicuramente non è obbligato a richiedere particolari virtuosismi accademici, ma include nella sua possibilità di fare musica nel dialetto del popolo, soprattutto passione ed impegno che coinvolgono le corde del cuore e della memoria, oltre che quelle dell’ugola.

      VUCCIRIA ha in sé la possibilità di pensare un futuro interessante per la sua sopravvivenza con la sua forza ed il suo coinvolgimento di pubblico davvero ampio e caloroso e siamo convinti che superati in maniera costruttiva, difficoltà e forse anche gli errori, potrà costituire una presenza stabile nell’ambito delle iniziative dedicate finalmente alla musica popolare siciliana.
      Sara Cappello

    11. Ascoltare Sara Cappello è semplicemente ..innebriante,ho assistito ad una sua serata “Ai Candelai”e francamente la trovo insuperabile!!!!Dirò che sono andata con molta riluttanza al concerto,credevo,e a torto,che ormai artisti dialettali,non ce ne fossero più!Invece è stato un ricredermi e una bella serata,una voce calda,musica fatta con il cuore,dire…splendida,sarebbe molto riduttivo.Complimenti Sara,e se qualcosa di buono può portare alla nostra terra,ben vengano,le idee di rinnovamento non scordandoci le nostre radici.

    12. Si pregano i parenti e i familiari degli artisti di non utilizzare questo blog per fare prevedibili complimenti ai propri cari. (Non ti sembra strano, cara Manuela, l’aver notato in un Festival così lungo e partecipato solo la Cappello?).

    13. Carmelo,io non sono nè parente nè amica di Sara Cappello!!!L’ho ascoltata e mi è piaciuta…tutto quì,non ho seguito le varie fasi del festival ma,solo la serata dei candelai,non mi è piaciuta una ragazza,scusa ma non ricordo il nome,che canta con una voce troppo “nasale”,ma si è notata anche una delle coriste di Sara che ha una voce splendida.Non conoscevo quest’artista prima di quella sera.

    14. Cara Manuela, nel medioevo si diceva in latino “excusatio non petita, accusatio manifesta”. La mia prima “battuta”, infatti, è riferita soprattutto a Tommaso (quello che, magari avendo ragione, ci invita a comprare i dischi di Francesco Giunta).
      Solo in parte si può riferire a te.
      Il mio chiamarti in causa, infatti, parte dalla “singolarità” della tua sottolineatura nei confronti. Insomma la Cappello deve esserti davvero piaciuta tanto. Ma mi chiedo: com’è che tanta “meraviglia” nello scoprire che c’è ancora qualcuno che canta nel nostro dialetto (cosa che, mi pare, ritieni utile importante) non ti ha portato a vedere altro? Non dico a seguire il Festival. Ma… quella stessa sera ai Candelai subito a seguire ci sono stati altri intepreti (Carlo Muratori, Mario Incudine). Ho capito: sei andata via prima… peccato! Il concerto di Sara però l’hai visto tutto. Ti è piaciuta lei, la “sua” corista ma non la sua “ospite” (quella con la voce “nasale” come dici tu). Ecco vedi: ora piu’ ci penso e piu’ il tuo intervento mi sembra “finto”. Cosa che prima non pensavo… E magari non lo è. Se non è finto (spero ammetterai…) è allora molto “parziale”. Anche perchè resta fermo il motto latino di apertura: EXCUSATIO NON PETITA, ACCUSATIO MANIFESTA.
      Ciao.

    15. Rispondo ad Manuela……
      Concordo con te cara Manuela quando dici che, anche se per caso, assistendo ad una serata di del vucciria festival, hai ascoltato una delle più brave artiste del canto popolare,mi dispiace che non hai, (forse), potuto sentire gli atri artisti della serata,artisti ugualmente dotati e bravi.E poi una precisazione: la giovane cantante “dalla voce nasale” si chiama Egle Mazzamuto mentre la corista dalla “splendida voce” è Anna Palazzolo.
      Ti invito ad appassionarti sempre più a questo genere musicale, fatto di cultura e tradizione, dove artisti talentuosi, ognuno a modo proprio, esprimono un tesoro che altrimenti andrebbe perduto.
      Viva Palermo e viva la vucciria.

    16. Carmelo,le “punzecchiature” con me trovano il tempo che vogliono..amo la canzone siciliana e anche il teatro siciliano…la mia meraviglia come dici tu,sta nel fatto che ,a parte qualche artista catanese,non mi è mai piaciuto nessuno sia nel teatro che nella musica.Teatro..parola grossa a Palermo!!!!Non c’è la cultura del teatro dialettale eppure ci sono molte belle opere!così come la musica,ho visto che c’erano altri artisti quella sera,ma, essendo in gruppo e molti si annoiavano,per solidarietà sono andata via.A parte che sono una critica “spietata”mia sorella canta da 35 anni e pensa un pò non le ho mai detto..brava!!!!una voce splendida ma sò che può fare di più..ma questo è un’altro discorso…riguardo la vucciria,io sono trapiantata da Catania a Palermo e ho vissuto 30 anni alla vucciria…pensa se non mi sta a cuore ciò che si fà per quel quartiere!!!Vedi chi ci passa una serata lo trova affascinante,chi ci vive ….bè ci sarebbe una interminabile lista di cose che non vanno.Mi sono battuta per olti anni per quel quartiere e ,credimi, cambiano i colori del palazzo di città ma le cose non cambiano.Si sbatte sempre contro un muro di gomma!se leggi le cronache del agosto 92 vedi quante volte sonno finta sul giornale per quel quartiere,e nel 95 per i cimiteri….quindi, non venirmi a dire che possa essere di parte per qualcosa fatta in quel quartiere!!!Certo non è con un festival che si risolvono le cose.Vogliamo approfondire quanti soldi pubblici si sono “volatizzati” per fare rinascere la vucciria? Questo è un argomento molto interessante……Ciao

    17. Noto un pò troppe punzecchiature tra musicisti…forse è meglio suonare e basta…sempre che ci siano gli spazi per farlo.Guardate la scena punk-rock a Palermo:è vivacissima,e le strutture pubbliche non c’entrano(tranne una volta nel 2003 a Villa Trabia,ma si pagava,e andò benissimo…).Ciao a tutti!

    18. Non voglio prendere parte alle polemiche,non mi interessano,lasciamo le offese,i pettegolezzi,le critiche al “dorato” mondo dei politici e teniamo l’arte lontana da tutto questo.Il Festival è molto bello,da l’opportunità a chi è appassionato come me di questo tipo di musica di avere a Palermo artisti del calibro di Alfio Antico.
      Magari potrebbe migliorare,ma se così è,cerchiamo la critica costruttiva e non la demolizione sterile e maleducata e soprattuttto viva la bella musica,se fatta da bella gente!

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