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giovedì 19 dic
  • Caro disabile

    Caro disabile, ti scrivo… Era l’incipit di una lettera che qualcuno mi ha mostrato. Forse, invece, cominciava così: “Caro portatore di handicap.”. Sicuramente terminava con una firma svolazzante e la richiesta di un voto. Ho rigirato la missiva tra le mani. Nel frattempo quello che ho dentro – cuore, anima, frattaglie, ricordi, parole – avvampava. Capisco che è necessario essere sintetici: la formula “disabile” o quella più lunghetta “portatore di handicap” hanno il pregio della assoluta chiarezza, accompagnato da una discreta brevità, funzionale soprattutto ai tempi convulsi della politica, sotto votazioni. Eppure, certe parole creano il ghetto prima ancora di costruire le sbarre che pietosamente lo conterranno. La gabbia della delicatezza forse taroccata, con la sua asetticità, può diventare un confine invalicabile. Esisti in quanto degno di compassione, di solidale attenzione. Non sei tu, è la tua carrozzina a vibrare nel buio come un faro intermittente. È lei a indicare al venditore professionista di diritti chiamati a torto sogni il profilo del compratore da accattivare nell’urna, con un’offerta calibrata sulle sue esigenze. Avrei – invece – desiderato qualcosa di tremendamente scorretto. Più sterco. Più (malvagia e sincera) umanità. Sarò sbagliato io. Ma preferisco la puzza di una fogna all’assenza di odori. Privilegio il cazzotto in bocca rispetto alla latitanza del contatto.
    Quella lettera non si fermava lì. Andava molto oltre, tratteggiando cose mai viste sul plastico della sua carta elegante. Vagheggiava di una sorta di Paperopoli Celeste donata alle carrozzine. Infrastrutture in dieci minuti. Abbattimento, con uno schiocco delle dita, di qualsivoglia barriera architettonica. La pena di morte per chi posteggia davanti allo scivoletto. Perché – mi sono chiesto – una città del genere deve essere promessa soltanto ai “diversamente abili”? (non è il massimo, tuttavia va un filo meglio). Perché un problema acutissimo di civiltà, di osservanza delle regole, di servizi essenziali, dovrebbe riguardare solo quelli che lo soffrono più di altri, come se in una comunità la mancanza di comportamenti etici non fosse una ferita per tutti? Caro signor politico, hai davvero perso un’occasione. Siccome sono generoso, ti fornisco un consiglio gratis. La prossima volta che mandi messaggi a qualcuno in carrozzina, per piacere, scrivi: “Caro cittadino di Palermo.”.

    Ospiti
  • 19 commenti a “Caro disabile”

    1. Mi è rimasta una curiosità. Ma questo “gran pezzo di politico” è risultato eletto?

    2. Che vergogna!

    3. agli anziani avrà scritto “Caro vecchio,”…ai ciccioni “Caro obeso,”…alle donne “Cara femmina,”….
      ma non gli suonava strano scrivere “caro disabile”???!!!
      mica è una professione tipo “caro ingegnere”!!!!!
      ma come fanno a perdersi anche in queste cazzate??????
      con tutto il rispetto:ma cu è chistu?

    4. Mi piacerebbe conoscere il nome di questo candidato …. il suo cervello “diversamente abile” mi incuriosisce.

    5. I nomi lasciamoli perdere, conta il senso del discorso. Anche perchè imbarazzo e pregiudizi sono diffusi più di quanto non si creda.

    6. Puglisi,
      la lettera te l’hanno mostrata per dartela con dovuta cautela o era indirizzata ad un’altra persona?
      Forse volevano essere ironici per sottolineare il tuo talento grazie al quale ci delizi nei tuoi racconti di morti disgraziate ed eventi tragici?

    7. Carissimo, era destinata a qualcuno di vicino. Mi è capitata tra le mani per caso. Ciao 😉

    8. E’ una vergogna…caro elettore e’ cosi’ difficile da scrivere, dopotutto e’ un voto quello che sta chiedendo!!!
      La prossima tornata elettorale allora vedremo qualche lettera con scritto “Caro malato di mente”, che e’ molto bipartisan?

    9. Caro puglisi, benchè il suo modo di scrivere denota una forte applicazione scolastica, e gli argomenti da lei scelti una furbiziaI per attrarre attenzione, il POSt in questione è sì rilevante, e lei lo scrive con dovizia (pseudo-romanzata) di particolari, tanto che ..mi permetta non si può permettere il lusso di rispondere”i nomi lasciamoli perdere, conta il senso del discorso.” NO, NO! Sig. Puglisi in questo POst il NOME è il fulcro del discorso per quanti di noi, con sofferenza diretta o per solidarietà si trovano a fronteggiare il mondo dei disabili.
      Le elezioni sono appena finite, ma altre ve ne saranno, e per NOI è di fondamentale importanza conoscere il nome di costui e da che parte milita, in modo da poterci orientare meglio in una prossima decisione futura; trovo pertanto DOVEROSO da parte sua avere il CORAGGIO di renderCi il nome, per nn rendersi complice di cotanto Pusillanime, o addirittura indurci a pensare che lei (cosa che escludo) abbia montato tutto per un misero attimo di….notorietà?

    10. Caro Tommaso, in effetti a scuola ci sono andato con profitto e – in forza anche di questo – le posso assicurare che al posto del suo “denota” ci starebbe meglio un “denoti”. Non importa. Sono convinto che un po’ di applicazione scolastica farà bene anche a lei. Quel nome? L’ho dimenticato. Le assicuro, inoltre, che non ho affatto bisogno di quell’attimo di notorietà che per lei – evidentemente – è un’ossessione. Con rinnovata simpatia.

    11. Puglisi il nome…..l’HA DIMENTICATO!
      Basta questo grazie.
      Giudicheranno gli altri.
      (e anche un VERO grazie per la lezione sull’errore grammaticale, che, nella fattispecie fù di battitura, ma nn si preoccupi di errori veri IO ne faccio a iosa, ho molte laGune, e nn vivo a Venezia).

    12. Sono d’accordo con Tommaso… davvero mi sfugge perchè il nome del “signore” in questione non debba essere rivelato. Perchè? Boh! Mettiamoli alla berlina ogni volta che possiamo… è il sale della democrazia!

    13. Fatemi capire meglio fino a che punto arriva il gusto della critica fine a se stessa. Io vi segnalo una situazione che non conoscevate, la denuncio e sono imputabile di connivenza o di chissà quale conflitto di interessi? E – invece di riflettere su questa porzione di mondo finora a voi ignota – ne fate una questione di lana nominalistica? Io il nome davvero l’ho dimenticato. Anzi, nemmeno l’ho visto sul cartoncino. Capisco che non ci crederete mai e francamente non mi interessa granché. Ma il senso della storia è chiarissimo e l’imbarazzo per la disabilità non è solo una questione di nomi. Esiste a prescindere per tanti militi ignoti e anonimi costretti su una carrozzina. Quanto poi alla presunta voglia di farmi pubblicità sul pietismo, sulla sofferenza e sulle storie degli altri, segnalo per la cronaca che quel cartoncino era indirizzato a mio fratello.

    14. Non capisco ma mi adeguo.

    15. Roberto non te la prendere…ho afferrato l’intento del tuo post e lo apprezzo tantissimo.Attirare l’attenzione su queste problematiche e in special modo sull’atteggiamento della società,spesso,poco o per niente rispettoso nei riguardi dell’handicap è di massima importanza.
      Non credo ti sarà difficile capire però le motivazioni che spingono me,e anche altri ho visto,a chiederti il nome di questo politico…reputi sufficiente stimolare solo una riflessione sul tema che hai riportato?non vorresti che chi si macchia di tanta noncuranza nei confronti di chi chiede solo rispetto venga riconosciuto da tutti?
      dire il peccato e non il peccatore è qualcosa che mi ha sempre irritato parecchio.
      non mi basta lamentarmi e meravigliarmi di un comportamento indegno imputabile a chiunque,voglio avere anche la possibilità di confrontarmi con l’autore o gli autori di ciò che io giudico uno schifo,se no come le miglioriamo le cose?con le lamentele?o ci servono “i peccatori” da redimere??
      detto ciò mi pare molto difficile che una volta lette delle parole del genere rivolte addirittura a tuo fratello tu non abbia avuto subito l’istinto di andare a leggere il nome e il cognome di questo tizio e marcarlo nella tua mente!
      questo è il mio modo di vedere le cose,sicuramente tu invece non hai avuto questa curiosità…se ti capita di nuovo tra le mani non esitare a farcelo sapere!

    16. Ebbene è così, Cirasina. Ti posso dire che era un cartoncino giallo: potrebbe forse essere un utile indizio. Per il resto, non me la prendo affatto. Noto soltanto quello che salta agli occhi: la differenza tra la tua riflessione-richiesta espressa nei modi corretti e la pretestuosità di altri alla ricerca semplicemente di un corroborante polemico, a scapito della sostanza. Ciao.

    17. Ho letto anch’io lo stesso volantino…era posato sul mio parabrezza…vi assicuro che esiste. Non ricordo chi lo inviava perchè era uno dei tanti procacciatori di voto. Uno di quei 1000 inutili candidati che non possono “salire” neanche cascasse il Mondo.
      Cmq mi ricordo che era grassottelo e con gli occhiali…parte la caccia all’infame! 🙂

    18. beh…per l’irruenza degli altri non posso parlare…magari hanno preferito un modo più diretto e aggressivo forse per spronarti…non so…ma non importa,troverò questo tizio tanto per vedere che faccia ha….
      non ti ricordi neanche destra o sinistra?

    19. Non capisco e non capiró mai il perché se uno dice di un peccato si deve dire anche chi é il peccatore.Un prete che confessa,nella sua predica domenicale potrebbe mandare qualche missiva all´indirizzo del peccatore,facendogli capire che cosi non si fa,ma credo che non dice davanti a tutti i parrocchiani..” signor Rossi,lei si deve migliorare..”…siccome la posizione di Roberto Puglisi la paragono a quella di un prete ( 😉 )allora giusto dire chi ha fatto peccato,ma non il peccatore,se poi ce gente che usa la malizia o l´invidia ( vero Tommaso) per dare un colpo alla testa al giornalista in questione ( il caro Puglisi..)allora non mi resta che scuotere la testa e pensare che l´essere umano non si accontenta mai.

      Turiddu

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