Palermo-Roma, Roma-Palermo. Potrebbe essere il titolo di una mini serie, che fa il verso a Sliding doors. Perché, a volte, per acchiappare al volo l’occasione della propria vita ci vuole pochissimo e per perderla, può accadere, che ci voglia ancora meno. Nella vita, si sa, tutto può succedere, anche quello che non immagineremmo, anche quanto non è, assolutamente, contemplato nei nostri desideri. A me, tra mercoledì e giovedì, è accaduto di fare reality show, per ventidue ore consecutive, dentro un treno Espresso, che dalla Capitale doveva riportarmi in terra di Sicilia per le vacanze. Se è vero che la scaramanzia non è mai troppa, avrei fatto bene a non avventurarmi con il compare Savio, che ha fama di far ritardare, puntualmente, i mezzi su cui decide di viaggiare. Spero di cuore che la colpa sia stata solo e unicamente la sua e non del la negligenza del servizio ferroviario nazionale. Mi spiego meglio. Se le ultime 24 ore, per me, sono state una sauna mozzafiato e cattura odori nell’abitacolo di uno scomparto ferriviario, per ben 87 giovani siciliani la sosta forzata sul treno ha rappresentato la fine di un possibile sogno. Il ritardo di oltre 4 ore e mezza del treno Palermo-Roma, di martedì sera e del suo omologo, al rientro, mercoledì, ha fatto perdere, per sempre, un concorso nella Polizia a quasi un centinaio di ventenni siciliani, che, una volta presentatisi, a Roma, nel luogo “del contendere” si sono visti rispedire al mittente la possibilità di trovare un lavoro sicuro. Continua »
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