Ucciso alla Noce il reggente di Porta Nuova
Stamattina è stato ucciso in un agguato in via Pietro Geremia (Noce) Nicolò Ingarao, 46 anni, reggente del mandamento di Porta Nuova. Ingarao aveva firmato il registro dei sorvegliati speciali presso il commissariato di zona ed era stato condannato lo scorso febbraio dal gup a 9 anni di carcere per associazione mafiosa.
In tutto ciò…notizia dell’ultimo momento che prendo con le pinze…si è scoperto che ad aver lanciato le due bottiglie di acido contro casa Impastato è stato un povero matto, tutt’altro che mafioso…Molto rumore per nulla?
E ..si ! E la merda profuma
Volevo dire: sarà vero come è vero che la merda non fà feto, caro Vassily
Confermo quanto scritto sopra. E’ stato il matto del paese (un ragazzo di 55 anni noto per aver compiuto altre azioni eclatanti). E’ andato nuovamente a buttare l’acido stamani davanti alla polizia…per fortuna, stavolta, la polizia lo ha fermato in tempo.
Scusate le ripetizioni di sopra, ma sto cercando di raccogliere più notizie possibili…anche perché le agenzie ancora non hanno dato l’informazione (qualcuna ancora contonua a mandare i messaggi di solidarietà antimafia). Divertente quando si accolla alla mafia di tuttoe poi la colpa è della semplice casualità 🙂
INTIMIDAZIONI CASA IMPASTATO: FAMIGLIA, LA MAFIA NON C’ENTRA = (AGI) – Palermo, 13 giu. – Le due incursioni vandaliche con acido corrosivo contro la ”Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” di Cinisi (Palermo)s ono opera di uno psicolabile e “la mafia non c’entra”. Lo rende noto in un comunicato la famiglia del militante antimafia assassinato da Cosa Nostra nel19 78. “Anche se alcune modalità (gesti ripetuti e per di più attuati in pieno giorno) avrebbero potuto far pensare ad anomalie rispetto ai comportamenti mafiosi, abbiamo ritenuto che potesse esserci una mano mafiosa in continuità con altri gesti che coniugavano l’offesa alla memoria di Peppino Impastato e l’intimidazione, come per esempio lo sradicamento dell’albero a Termini Imerese, viste anche le nostre ultime pesanti attività di denuncia”, si legge nel comunicato, che prosegue: “Adesso sappiamo che l’autore degli ultimi gesti è un ex compagno di Peppino, da tempo afflitto da problemi psichici, che da quasi trent’anni non partecipava più alle nostre attività, che sappiamo essere stato vicino ad ambienti di destra e che potrebbe aver agito sulla spinta del suo male o potrebbe essersi prestato alla strumentalizzazione di qualcun altro. Esprimiamo il nostro dispiacere -prosegue il testo- ma riteniamo che restino valide le proposte che abbiamo avanzato in questi giorni: la dedica dell’aula consiliare a Peppino Impastato e alla madre Felicia, la sistemaziome del luogo in cui Peppino è stato ucciso, la tutela della Casa memoria di Cinisi. Ringraziamo comunque tutti per i numerosi messaggi di solidarietà che ci sono pervenuti in questi giorni di tensione”. (AGI)
Giovanni…com’era la storia della merda scusa?…Non me la ricordo… Mai mettersi contro un giornalista…e soprattutto contro di me 🙂
Sul mai contro un giornalista, considerato il fior fiore di notizie inventate e imprecise che si trovano ovunque, avrei dei dubbi. 😉
Tonino…parli di me o della categoria? 🙂 Perché se parli di me mi incavolo e voglio le prove 🙂
NON MI SOMIGGHIANO PER NIENTE
Parlo della categoria…che tu difendi a spada tratta, mi pare. 😉
Adesso ti spiego:Dato che la mafia per me è merda, quindi puzza come la merda, e dato che secondo me la notizia dello psicolabile potrebbe essere una notizia depistante,per alleggerire eventuali nuove pressioni ad un gesto ricollegabile alla mafia, si vuole comunque ripulire questo gesto di merda e levargli di dosso il feto che fa.
Caro Vassily, come vedi nulla di personale.
Ma come diceva tempo fa Cuffaro: La Mafia fa schifo, anzi è una merda.
Dunque a Cinisi i psicolabili si riforniscono di acidi corrosivi e vanno in giro per il paese.
ma qualcuno che commenti questo nuovo omicidio????
forse ve ne sfugge l’importanza, o no?
pequod
Qualcuno qui è perennemente orfano della mafia?
la domanda da farsi è semplice cosa bolle in pentola?
Ritornare agli anni di piombo?
(Scusate il pessimismo) Non credo che stavolta ne verremo fuori! 🙁
orfano????????
ti riferisci a me?
se di una notizia che apre i commenti nessuno ne parla una domanda sorge spontanea o no?
mi sembra che si parla di un omicidio di un capo-mandamento …ci sono tanti altri post dove parlare di frangette o simili…ben vengano ma qui si dovrebbe parlare di altro…
PER NON DIMENTICARE e non lo dico certo io……
pequod
domanda doverosa. ma sul venirne fuori sarei meno pessimista. comunque è strano che si stia parlando così poco di quello che è avvenuto stamane.
Orrenda notizia che ci riporta a 20 anni….no siamo realisti, a 20 minuti fa.
PALERMO PRENDE TEMPO
PALERMO STAZIONARIA
PALERMO REGGIA DEL TEMPO
PALERMO TEMPO-REGGIA
“Palermo non ci stupirà”.
Una delle cose che mi molta impressione è il fatto che sia successo in pieno giorno in un quartiere popolato.
Fortunatamente nessun innocente c’è andato di mezzo.
.
poi che dire, s’è aperta una guerra nella grande famiglia, segno che questa non sta scomparendo ma si sta rinforzando
da qualche giorno noto che spesso i miei commenti vengono eliminati. la cosa mi infastidisce non poco. sono fuori? dò fastidio a qualcuno? non sono degna del clan?
se avete qualcosa da dire la mia mail la conoscete. parlate!!!!!
oggi, 15 giugno 2007, ho visto la Prima pagina del Giornale di Scilia con la foto di Ingarao sottoposto alle cure mediche e davanti un carabiniere con la faccia attonita. la cosa mia ha dato molto fastidio perchè per il diritto di cronaca si calpesta ogni forma di umanità e si divente disumani.
facendo vedere queste immagini così crudeli in tutto il mondo sicurmante non ci fa bene, la sicilia che ne viene fuori è ancor più stereotipata, relegata a terra di sola mafia.
Si fa il gioco di chi ha sparato. Si amplifica la sua azione spregevole rendendola ancora più eclatante. mi domando esite un codice denotologico per i fotografi? il fotografo prima di scattare la foto avrebbe potuto aspettare almeno che mettessero un lenzuolo?
però a quanto pare questo gusto nella direzione del macrabo e del disumano non l’hanno solo i fotografi ma anche i cineoperatori di Rai 3 che essndo arrivati troppo tardi sulla scena, a lenzuolo messo, si non dovuti accontentare delle immagini riprese sul displai della macchina fotografica digitale che aveva potuto riprendere la scena nuda e cruda.
ancora non capisco i malati sono loro che cipropinano certe immagini o noi che li guardiamo?
Katy anche tu conosci l’e-mail e sarebbe meglio utilizzare quella per comunicare e non i commenti. Nessuna eliminazione “mirata”. Policy dei commenti.
chiedo scusa a rosalio per aver mal capito. per quanto riguarda la mail, già fatto, ma nessuna risposta. per questo motivo mi sono permessa di usare il blog
Avevo da poco finito di leggere il “Codice Provenzano” quando è arrivata questa notizia. Da mercoledì a ieri sera ho pertanto letto, allo scopo di acquisire elementi di comprensione, i seguenti libri: “Iddu – la cattura di Provenzano” (storia del blitz dell’11 aprile 2006), “Pizzini, Veleni e Cicoria” (conversazione di La Licata con Grasso), “L’ultimo dei Padrini” (cronistoria del mio omonimo Zingales relativa agli eventi che hanno portato alla cattura di Provenzano) e “Cose di cosa nostra” di Falcone-Marcelle Padovani che, benchè del 1991, offre sempre utili spunti.
La personale conclusione che ne ho tratto, a seguito della lettura sotto differenti visuali degli ultimi anni di mafia, è la seguente: il clan Lo Piccolo ha eliminato il reggente di una famiglia (quella della Noce) storicamente legata ai corleonesi, per lanciare un “messaggio” e proporsi come nuovo “padrone” di Palermo. Non avrebbe altrimenti avuto senso un’esecuzione siffatta: plateale, in pieno giorno e nel “territorio” della vittima. Tutti elementi che insieme, oltre ad un omicidio, costituiscono un “messaggio” sicuramente pervenuto ai suoi destinatari. Ad ulteriormente aggravare il quadro, rimangono sullo sfondo i c.d. “scappati” della famiglia Inzerillo e di altre famiglie ad essi legati, che all’epoca della seconda guerra di mafia (82-83) furono considerati i “perdenti” e furono costretti da Riina all’esilio negli USA in cambio della vita. Prima della cattura di Provenzano, Lo Piccolo aveva cercato di “intercedere” presso di lui per perorare la possibilità di un ritorno a Palermo degli scappati, sia pure limitato e temporaneo: è ipotizzabile che, con Provenzano fuori gioco, questo ritorno possa aver avuto un’accelerazione, sia qualitativamente che quantitativamente.
Conclusione: permane la preoccupazione che stia per iniziare una nuova guerra di mafia, più o meno limitata, più o meno cruenta, tra i clan che in questi anni sono stati tra i più fedeli ai corleonesi ed i clan “emergenti” dell’area di Palermo (capeggiati da Lo Piccolo e suo figlio, rispettivamente indicati come il n. 30 e il n. 31 nei pizzini di Provenzano), eventualmente coadiuvati dagli “scappati”.
Ripeto, questa è la mia personale e modesta opinione.
In sintesi: mala tempora currunt.
aggiungo
come al solito
c’e chi pensa : “che c’importa tanto si ammazzino tra loro” .Vi ricordo che poi chi vince assume un potere immenso…avete presente quello che hanno fatto i corleonesi dopo che vinsero la guerra di mafia con i palermitani?
le stragi e tutto il resto?
quindi la cosa ci riguarda tutti e molto.
pequod
Concordo con Pequod, che saluto, riverisco ed omaggio per le meritevoli opere sue e di Addiopizzo.
Senza contare il fatto che nelle guerre di mafia ci può sempre scappare il morto innocente (passanti ma anche familiari o figli dell’obiettivo dei killer), è sempre preferibile che i mafiosi stiano al 41bis piuttosto che mortammazzati per strada dai loro rivali. Non a caso l’operazione “Gotha”, scattata l’estate scorsa dopo la cattura di Provenzano, aveva anche il fine di impedire l’imminente inizio di una guerra tra le famiglie, risultante in tutta la sua evidenza dalle intercettazioni ambientali nel frattempo acquisite dagli inquirenti.
Vorrei infine ricordare che la guerra di mafia scatenata dai corleonesi nell’82-83 lasciò sul terreno circa 1.000 morti, una cifra spaventosa.
E poi vi è una considerazione di natura utilitaristica: se tutti gli appartenenti alle cosche perdenti fossero stati uccisi, non avremmo avuto né Buscetta, né Contorno, né Calderone, né Marino Mannoia. Cioè i primi e più importanti pentiti dalle cui dichiarazioni nacque il maxiprocesso.