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martedì 19 nov
  • Questi giornalisti

    Avrei voluto scrivere un apologo sulla categoria dei giornalisti. Appena per sostenere che criticare è lecito, ma generalizzare è sempre peccato. Avrei voluto provare a raccontare ai sordi, a quelli che si ritengono gli unici agnelli immacolati del gregge, quanta passione, quanto dolore, quanto sudore… Poi, mi hanno detto che ti sei ammazzato. Tu, semplice pedone dell’informazione, mai grande firma, o alfiere sulla scacchiera. Tu, messo con i tuoi occhi e con le tue scarpe dal confine all’altro di un paese sperduto, per contare le pecore al pascolo e riferire, da corrispondente, i piccoli reati al redattore della pagina della provincia di un giornale. Tu, che hai scelto di lanciarti dal balcone e tutti adesso fanno domande idiote: “Perché? Come mai? Quanti anni aveva? Era sposato?”. Le solite. Tu eri troppo educato, P.. Tante volte non ho passato i tuoi articoli perché sapevo che non ti saresti lamentato. Perché sapevo che avresti soltanto richiamato e chiacchierato con la tua vocina vellutata, mai per rimproverare, solo per suggerire. Però non mi sento in colpa, non molto almeno. E questo un po’ mi dispiace. Qualcuno, bene informato, dice che sei morto perchè eri troppo perbene. Come se ci fosse un nesso di causalità, in Sicilia, tra la pulizia dell’anima e una fine tragicamente anticipata. Tu hai consumato le scarpe sul sentiero delle pecore e dei titoli che non avrebbero conosciuto la prima pagina. L’hai fatto per amore. Hai scritto parole e parole che non sarebbero rimaste impresse a fuoco nell’antologia dei pezzi che i giovani giornalisti di scuola recitano a memoria come se fossero giaculatorie. Ora sei morto, dopo avere raccontato – con fedeltà da sentinella – la vita di tutti i giorni. Avrei potuto scrivere sproloqui e cantilene per difendere la dignità di una professione che amo. Ma forse basti tu, con la tua nettezza, a raccontare quanta passione, quanto dolore, quanto sudore. Senza i tuoi occhi, adesso, siamo tutti un po’ più ciechi. Ti devo una breve.

    Palermo
  • 28 commenti a “Questi giornalisti”

    1. Non so chi sia P ma aggiungerei, per i tanti che pensano che questo sia un lavoro snob e da ricchi, che P prendeva pochi spiccioli per raccontare… ecco, tanto per dire, che questa storia dei giornalisti potenti e danarosi è una boiata pazzesca

    2. è un lavoro da ricchi… perché solo i ricchi possono permettersi/sopportare di lavorare per passione e quasi gratis… perché è questo quello che accade a tanti giornalisti…

    3. Coraggio! Anche da giornalisti, questa vita merita di essere vissuta, comunque …

    4. Certo che merita di essere vissuta. Ma il tuo nelle, intenzioni sottile, sarcasmo mi pare un po’ fuoriluogo.

    5. Roberto: una precisazione doverosa. Il Giacomo di cui sopra non sono io (Cacciatore). C’è un problema di omonimia. Che mi porta a non intervenire da ora in poi oppure a intervenire con altro nick. Chiarezza fatta.

    6. Ne ero certo. Ciao

    7. Non so chi sia P. Ma anche io ho avuto un lutto per suicidio di un amico, se a questo, sembra ti riferisci, anche lui volato da un balcone dal 7° piano della sua casa.
      Nessuno ha capito mai se é stata una cosa incidentale o decisa. Ci siamo rivisto noi amici al suo funerale, ed interrogati,sul fatto se siamo stati poco attenti, se abbiamo scambiato dolori gravi per normali nevrosi quotidiane di ciascuno, se non abbiamo saputo capire, se invece il riserbo dell’orgoglio di quella persona, ci ha impedito di capire.
      Togliersi la vita é un atto talmente estremo da essere per me inimagginabile. Ma evidentemente la fatica del vivere era diventata troppo dolorosa forse per lui.
      Ci siamo promessi, sempre gli amici radunati al suo funerale, di essere più attenti, ma forse son promesse che valgono il tempo dell’eomozione forte e poi si spengono nella routine della vita.
      Ci penso spesso a questo mio amico, ammetto. Mi chiedo sempre perché non abbia parlato, perché non si sia sfogato.
      Vero é sempre il proverbio, mal comune mezzo gaudio; lamentati se vuoi stare bene; etc..
      Chi vive una solitudine dell’anima, e si trincera dietro l’orgoglio, é una persona in pericolo, secondo me.
      Questo ho capito.

    8. Sempre si dice che si farà più attenzione e mai ci si riesce, Uma, fino al prossimo suicidio. Ma chi può ritenersi completamente salvo? Fino a che punto – per citare Gaber – si può far finta di essere sani? P. era un giornalista e mi colpiva quel suo modo sommesso di porsi, alieno alla categoria generalmente. Lo sfrigolio del suo tragico passaggio finale mi turba. Per i motivi che hai detto tu e perchè dentro ci avverto una minaccia ignota, la possibilità del crollo più prossima a noi di quanto non sembri.

    9. Puglisi ti sei fatto aspettare ma ne valeva la pena. Nessuno a Palermo sa raccontarci delle belle storie di morti disgraziate e di suicidi come sai fare tu. Storie vere o scenari partoriti dalla tua sconfinata fantasia che eccelle in questo stile. Questa volta ti sei superato e meriti sinceri complimenti.

    10. Carissimo Pat, è vero che sono molto concentrato sul problema. Ho 36 anni. Una persona che conoscevo morì che ne aveva 44. Sai che ci penso spesso? Mi sento nel pieno della vita, nel pieno delle forze, come doveva sentirsi lui, convinto di trovarsi davanti a un lungo cammino. E invece aveva solo otto anni da vivere. Insomma, la riflessione sulla morte è congenita in me. Ma forse dovrebbe esserlo per ogni persona che vuole illudersi di essere immortale. Io cerco solo di tenere presente che il giro di giostra finisce e aspetto con ansia i miei primi 44 anni. Magari dopo mi rilasserò un po’. E creperò a 45 anni ;-). Comunque grazie dei complimenti necrologici.

    11. roberto,sono con te

      pequod

    12. Grazie Pequod. Sul tema, la frase più bella me l’ha detta un impresario di pompe funebri: “Egregio, io la morte la vivo”

    13. Roberto,
      eh si,questi giornalisti…eppure hanno una potenza assoluta,sai perché ? si erano creati dei problemi “fisiologici” e “burocratici” riguardo mio figlio Daniel nell´Ospizio che tu sai,ma appena ho detto “..conosco un caro amico,redattore di un noto giornale di Francoforte…” inspiegabilmente ( per me) la situazione a preso la riga da me desiderata….potenza di voi penne vaganti……;-)

    14. Carissima Pat magari!
      I complimenti sono veri, il resto pure, secondo me. E’ il tuo genere prediletto?
      Tutti abbiamo vissuto da vicino morti insopportabili, eppure…

    15. Eppure non tutti hanno imparato abbastanza ad avere a che fare con la morte, restando egualmente (o almeno provandoci) equilibrati e perfino allegri. Nel caso specifico, comunque, l’accento era sulla mia professione. Carissima? Dovevo immaginarlo: tanta deliziosa e intelligente perfidia non poteva che essere femminile. Prendilo come un complimento.

    16. La morte è un passaggio della vita,se ci pensassimo un minuto al giorno …forse vivremmo tutti molto meglio!!!Parlarne non significa sfidarla,ma,essere coscenti che prima o poi spetta a tutti,con le giornate frenetiche che viviamo,non guardiamo gli altri,non ci accorgiamo cosa succede neanche in casa!!!Riguardo al giornalista per passione…non è detto che si deve essere ricchi per poterlo fare,si strige la cinghia e si và avanti si lotta per un qualche ideale e una cosa in cui ci si crede.P.S. con tutto il marciume che esce sui giornali….forse è meglio leggere i necrologici!!!!FORZA ROBERTO!!!!Non pensare sempre a quel tuo amico….Goditi i tuoi 36 anni,che possino diventare 100!!

    17. Ciao Manuela, ma io non penso sempre a quella persona. Non vorrei dare l’impressione di un Leopardi che prende a capocciate il muro dieci volte al giorno. Semplicemente, trovo più saggio adeguarmi a unità di misura che hanno a che fare con la finitezza, ben sapendo che l’ampiezza di un’esperienza – non la sua lunghezza – può tendere all’infinito.

    18. Mi accorgo di non essere il benvenuto in questo sito.Perché?,molti dei miei commenti vengono cancellati senza motivo e non so spiegarmi del perché.Forse sono andato contro le regole ( non credo..),ma anche se andrei contro le regole del sito sarei felice che mi si direbbe chiaramente il motivo,perché la comunicazione fra gente civile e un mezzo per potersi migliorare.MAH! Mi sembra di capire che qui dentro ci sono della classificazioni,ma spero di sbagliarmi,sennó sarebbe veramente triste da palermitano emigrao e in cerca di amichevoli nonché incontri via web con coetanei e paesani.Saluti

    19. correggo:
      palermitano emigrato e in cerca di amichevoli incontri via web fra coetanei e paesani.

    20. Qualcuno risponde a Turiddu please?

    21. mah! rileggo adesso il commento lasciato ieri e che stamani non ho piú visto,ma entrando nuovamente qui dentro lo rivedo.Sono ubriaco io oppure della serie ” a volte ritornano ” 😉 sono pronto a scusarmi in caso di svista ma stamattina non avevo le traveggole 😉
      Roberto,
      mi sono risposto io stesso 😉

    22. credo di immagginare cosa sia successo.Stamattina aprendo la pagina avevo contato 12 risposte ( la mia era la 13°..)rientrando dopo qualche ora ho rivisto i restanti 4 post scomparsi stamattina….compreso il mio…. forse un problema di server ci fu!

    23. Turiddu sei il benvenuto. 🙂

    24. grazie Rosalio,e scusa l´eccessiva reazione,ma mettiti nei mie panni,cioé tempo fa un paio di post sono scomparsi (innocui..) e dopo aver messo questo su questa pagina mi scompare pure,allora la mente inizia pensare….ma credo che sia stato un problema nella pagina 😉

    25. La tua valutazione di “innocuo” potrebbe comunque riguardare qualcosa che viola la policy dei commenti.

    26. Per P.. anni di fatica pensando forse di essere indispensabili alla causa dell’informazione.
      E poi, eccolo ripagato con quattro righe a pag 27. E chissà se nel paradiso dei cronisti arriva l’edizione della provincia?

    27. ..ora capisco come anche una breve possa raccontare, celandola fra poche righe pietose, la più brutta delle verità.

    28. Ciao Leas, hai ragione. Ma la sua pulizia morale resta nel ricordo di chi lo ha apprezzato. Ciò non toglie l’ingiustizia che è sotto gli occhi di tutti. E non consola, purtroppo. Non consola affatto.

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