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martedì 19 nov
  • La condensa

    È estate. Ve ne siete accorti? Certo, il caldo. Il caldo e le radio che impongono i primi tormentoni musicali.
    C’è chi ha già comprato il portachiavi duci per la chiave della cabina a Mondello, chi cerca il nuovo costume in quei negozi dove la vince sempre l’odor gomma e chi ha comprato per il quinto anno consecutivo la collanina in caucciù con il sole finto argento. Domanda: cosa combinerà Fabrizio Corona? Il tunisino di Erba c’andrà all’Isola? E chissà se le edicole saranno ancora invase da Sudokumania, Sudoku-party e Tuttosudoku (con tanto di titolo con carattere tipografico finto-mandarino).

    La mia estate
    La mia estate è un idiota che ha deciso di scaricare la condensa del climatizzatore a prospetto. E quando ciò accade vado incontro a due rischi: ritrovarmi una scarica di gocce in testa mentre cammino o franare rovinosamente sulla pozzanghera che si è creata sul marciapiede. Questo, da anni, è il mio ricordo estivo per eccellenza: prendermi quattro gocce in testa, tornare sui miei passi, citofonare, urlare, eventualmente turpiloquiare. Ho imprecato per la condensa in testa sulle note di Aserejè, Boy Band, Chihuahua e l’ennesima canzone estiva “troppobbella” di Raf. Ho imprecato quando andava il rosso, i colori pastello e le magliettine della Guru. La condensa mi ha aiutato a scaricare la rabbia per quel gol di Trezeguet in finale agli europei del 2000; la condensa mi ha fatto ricordare il concetto hairstilistico di effetto bagnato, ma soprattutto il Blue Gel: una cosa bluelettrica gelatinosa, antesignana di tutti i fissatori anniottanta per capelli che quando il barbiere ti chiedeva: «lo mettiamo il gel?» tu ti sentivi una spanna sopra tutti e l’indomani giravi tronfio per la tua terza elementare manco fossi un divo di Hollywood.
    Dice: «Ma a che pensi? Ma vattene un po’ in vacanza». Non posso andarci: non ho trovato un portachiavi trendy per la chiave della cabina a Mondello. Manco c’ho la cabina, onestamente. E, onestamente, immaginavo ben altre estati. Ho solo due bustine, invero poco trendy di Polase che a volte si sfracellano nella valigetta e quando la apro sembra una di quelle scene da crime-movie col tizio che ha la roba colombiana nella ventiquattrore.
    Del resto, caldo e appiccicume non mi hanno mai entusiasmato. Da piccolo l’estate era una noia mortale: stare a mollo all’acqua con le mani arrappate e le labbra viola, quel senso di pesantezza post pranzo che manco ce la facevi a respirare. E poi ‘sta cabbaso di bicicletta che uno e due eri sempre per terra con qualche ginocchio sanguinante e partiva il “totopunti”: punti sì, punti no, pronto soccorso sì, pronto soccorso no. La risolveva mio padre con un potente disinfettante che ha traumatizzato molti parenti e villeggianti in coda agli anni Ottanta.
    I genitori applaudivano alla villeggiatura: «così i bambini stanno all’aria aperta». Certo, come no.
    Nei posti di villeggiatura, vent’anni fa, aveva ragione chi si strascinava anche la televisione. Il bimbo con la tv era un privilegiato: l’anno prima magari l’avevi snobbato rendendolo bersaglio di tutte le tue baby-scorrettezze, ma al grido dell’Uomo Tigre e Yattaman eri disposto a fartelo amico per tre mesi, ancor di più se in coda alla tv si portava appresso qualche aggeggio tipo consòle videogiochi. Allora scattava la fratellanza e una serie di codici morali egoistici tipo «Però ci giochiamo solo noi due ok?». Per tre anni consecutivi non c’è stata bella stagione senza una mattonata di compilation di Renzo Arbore da sparare a tutto volume negli orari più impensabili: la mia idiosincrasia per Arbore perdura ancora oggi. Il momento clou arrivava un paio di volte al mese quando un genitore proponeva di “andare a casa a prendere qualcosa”. Gaudio! Un comodo divano, la mia tv, la mia camera, i miei spazi, i miei giochi: «Voi di qua mi strascinate a forza: io in quella baracca non ci torno!». Niente da fare. Si tornava tra scocce di anguria e formiche festanti, cacche di geco e Topolini anni Settanta da rileggere per l’ennesima volta, in attesa che arrivasse settembre e sbaraccassero tutti. Il giorno clou, il 15, arrivava e il mio ghigno si posava sui villeggianti affranti che al primo temporale smontavano ombrelli e ricordi. I ricordi. Mi sono sempre chiesto cosa fosse per loro l’estate. Per me l’estate era guardare la condensa cadere dal cielo e ticchettare sul mare, ascoltando Nero a metà di Pino Daniele. Il mare, a settembre, era ancora caldo e svuotato dai gridolini assordanti di coetanei ancora sgraziati da braccioli e paperelle. Un tuffo “da grandi” e poi con la stuoia sulle spalle a zittirsi tra orizzonti mozzafiato. La baracca diventava una reggia dove perdersi tra le modulazioni in ampiezza di una vecchia radiolina scassata. A settembre iniziava l’estate…anche quest’anno sarà così.

    Buona “estate” a tutti.

    Palermo
  • 15 commenti a “La condensa”

    1. Devo proprio farti i miei complimenti Samuele.. ogni volta leggerti è un vero piacere. E se le altre volte mi sono soffermata alla sola lettura senza aggiungere commenti , stavolta mi sento di doverti partecipare una nostalgica condivisione di quella che sembra essere a diritto una memoria collettiva di contingenze comuni. Chissà perchè ma l’estate, rispetto alle altre stagioni, sembra scandire il passare del tempo, e diviene cronometro memoriale e contenitore esperenziale. La mia estate è ritmata dal ricordo di un altalena a dondolo di caldi pomeriggi estivi , nei quali mi abbarbicavo lasciandomi cullare perdendomi nella lettura dei miei cari Topolino, dei primi libri di narrativa, degli appunti universitari in seguito. Buona estate a tutti…ne avremo fino ad ottobre!

    2. Ma grazie!! L’estate è davvero il baricentro di tutte le aspettative e come tale “deve essere indimenticabile”. L’estate non può deludere (anche se a volte lo fa).

    3. Ricordo un gioco di società consa amicizie che aveva lo stesso effetto della televisione: Brivido. una specie di gioco dell’oca con scheletri, mannaie e crozze di morto, mi ha salvato dalla prima estate in campagna

    4. Ce l’avevo pure io Brivido! eheheh. Lo pretesi a Verona, promettendo di non giocarci durante il tragitto in auto. All’altezza di Piacenza avevo già perso il teschietto.

    5. le mie estati dalla nonnapina, in terrazza in bicicletta, poi quando i miei genitori andavano in ferie si stava in campagna… caldo torrido sotti i “perifico” e gli ulivi… musica da una radiosveglia scassata, niente tv, calcio in mezzo alla terra con un pallone ricucito mille volte, ginocchia sbucciate, gli amici/cugini come compagni di vacanza, un po’ di mare…
      grazie samuele 😀

    6. Dopo i Frolsi, ecco un altro colpo al cuore…dolce però!

    7. scrivo qui un semi-OT sui frolsi.
      lo scorso giovedì sono stata testimone alle nozze di 2 amici.
      al momento dell’offertorio in chiesa, a me e al mio uomo ci fanno portare all’altare un cesto con dei cibi da offrire in dono… oltre a pasta, pelati, zucchero… sississì, c’era un pacco di frolsi! io e davide ci siamo guardati e abbiamo notato questa dolce coincidenza. tutto qua. samuele, ribadiamolo: nel 2007, frolsi rules! ;D

    8. si dovrebbe chiedere all’ufficio marketing dei frolsi se hanno avuto un picco di vendite in questo periodo… secondo me il tizio che ha preparato il cesto aveva letto il post su rosalio 😀

    9. Importante: credo che anche il Blue Gel esista ancora…in vasetti da quasi un chilo.
      Credo sia proprio quello originale!

    10. Con il blue gel ci ho attuppato una perdenza del sifone del lavandino del bagno.

    11. Oggi al supermercato i FROLSI erano ad un euro, Samuele non so se hai fatto aumentare le vendite, ma il prezzo se n’acchianò di sicuro! Propongo la costituzione di un’associazione stile bispensiero per il controllo dei prezzi dei Frolsi: potremmo chiamarla BISbiscotto

    12. Questo post mi avrà riportato indietro di 15/20 anni quando estate voleva dire casa di villeggiatura e casa di villeggiatura voleva dire venire “arroccata”, i primi di Giugno, dai miei genitori in quel di Mongerbino, nel succitato monte dalle villette a schiera, e non levare le tende prima di metà Settembre, ad inizio scuola.
      Per me era una tragedia. L’età media superava di gran lunga la mia di almeno 15 anni, e le alternative erano, passarsi i pomeriggi a rincorrere uno che mi piaceva e che avrà avuto qualcosa come 30 anni quando io ne avevo 10, e sbucciarmi di continuo le ginocchia quando volevo fare a gara col “bambino bravissimo che andava benissimo in bicicletta da piccolissimo”!!!
      Per il resto, lunghe riflessioni già da allora, distesa su di un dondolo ad osservare in alto il bordo della montagna fra la foschia della calura estiva, le cicale, l’odore di gelsomino, la granita e la voglia di crescere…e anche…RIUSCIRE A GUARDARE QUELLA STRAMALEDETTA TV!!!

      Bel post!

    13. Grazie Lixia ehehhe pensa ad avercelo noi, vent’anni fa, il videofonino 😀
      Maria Luisa, l’ho visto proprio oggi il Blue Gel… sarei curioso di sapere chi lo compra e come lo usa (l’alternativa di Totò mi sembra la strada più percorribile). Azz Bulgakov: apro subìto un post sul Frolsup 🙂

    14. bellissimo post….

    15. grazie Alice 🙂

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