C’era una volta il gelato
C’era una volta un prodotto artigianale siciliano apprezzato nel mondo: il gelato. Si narra che Carlo Forte abbia iniziato l’attività economica che divenne poi famosa nel settore alberghiero vendendo gelati in Gran Bretagna dove era emigrato con la famiglia di origine siciliana. Oggi, però, un gelato di marca industriale a Londra o in altra città nordeuropea potrebbe risultare anche più buono di quelli smerciati nelle gelaterie palermitane. Eppure qui da noi, sino a non molti anni fa, una granita al limone aveva un profumo particolare e qualche nocciolo ne certificava pure l’autenticità. Gelati e granite di oggi, con quelli di ieri, hanno in comune solo la…temperatura. Cosa è successo? È successo che la produzione e commercializzazione di “basi” per gelato (come quelle prodotte a Palermo e anche in Germania dalla Elenka), se ha fatto risparmiare fatiche al gelataio e consentito di vendere gelati a prezzi accettabili per il consumatore, ha però trasformato nelle migliori gelaterie di Palermo le cucine di qualche volenterosa, quanto sconosciuta ai più, zia o madre.
La competizione commerciale verso i livelli più bassi del sapore e del prezzo non ha un grande futuro. Però ogni problema crea anche un’opportunità per chi la voglia cogliere: ne vedo due di immediata realizzazione. O qualche brava casalinga apre un sito internet attraverso cui pubblicizzare e vendere gelati fatti in casa con il gusto di una volta oppure qualche gelataio si fa furbo e comincia a vendere due diverse (anche per prezzo) tipologie di gelati: una a base industriale e l’altra con prodotti freschi e un po’ di olio di gomito. Sono sicuro che non sarei l’unico a non badare al prezzo.
Beh, ma in parte è già così.
Un vero palermitano sa dove andare a gustare un gelato di qualità (non faccio nomi per non fare pubblicità).
E comunque, anche se la “base” può essere la stessa, in quanto realizzata dallo stesso produttore, un bravo gelataio, se conosce bene il mestiere, può sempre personalizzarla ed impreziosirla.
Quache estate fa mi trovavo in vacanza a Sirmione. Acquistando un gelato assieme ai miei familiari, abbiamo subito riconosciuto ed apprezzato un sapore familiare. Sono tornato indietro a chiedere lumi: la materia prima utilizzata era proprio quella della ditta che hai citato.
c’è ne sono tre di opportunità, Donato !
Il terzo è il gelato “a chilometro 0” rispettoso dell’ambiente !
—–
Il consumo alimentare determina un quinto dell’impatto ambientale di una famiglia media (fonte: ricerca della Union of Concerned Scientist of America). Tra i principali responsabili del legame tra cibo e gas serra, c’è la distribuzione commerciale dei prodotti e le relative inefficienze di natura logistica, quindi trasporti e carburanti fossili.
Il fattore che incide maggiormente nel rendere “pesante” un alimento dal punto di vista ecologico varia da prodotto a prodotto. Nel caso della pasta, alcuni studi scientifici hanno dimostrato che oltre la metà dell’energia consumata è dovuta all’uso dei trattori nei campi di grano, non tanto alla lavorazione industriale.
Rispetto al passato a cambiare sono stati il tipo di prodotto alimentare consumato e le distanze percorse dal campo alla tavola. Secondo le stime di Coldiretti, un “menù a Km 0”, composto da cibi coltivati localmente, genera la metà delle emissioni di CO2 di un menù “a lunga distanza” preparato con prodotti di provenienza estera venduti normalmente al supermercato.
I cibi meno sostenibili arrivano da lontano, coinvolgono filiere complesse, colture e allevamenti intensivi, e una volta a casa nostra, richiedono una cucina elaborata.
G.L. Baldo, esperto della scienza che studia il ciclo di vita dei prodotti (Life Cycle Assessment), afferma che la tendenza futura sarà sempre più verso l’acquisto di cibo di provenienza locale. Spostare l’attenzione sulle specialità della propria area geografica, sul produttore vicino casa, rientra nel concetto di filiera corta, quella che mettendo in contatto l’agricoltore e il consumatore riduce i trasporti e gi imballaggi (nonché i costi) a tutto vantaggio dell’ambiente. Inoltre preserva un altro aspetto fondamentale della dieta eco: la stagionalità dell’alimento. Un ortaggio coltivato fuori stagione, per ricreare artificialmente le condizioni ideali di crescita ha bisogno di molta più energia, trattamenti chimici e lavoro, con costi ambientali insostenibili oggi.
L’agricoltura biologica è in grado di contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto. Infatti oltre a consumare meno energia e ad emettere meno gas serra, funziona da serbatoio di carbonio: ogni ettaro coltivato a biologico assorbe una tonnellata e mezzo di CO2.
Gli elementi di forza dell’agricoltura biologica sono l’indipendenza dai combustibili fossili ed il fare affidamento sui mezzi di produzione disponibili localmente.
Da Slow Food anche un incoraggiamento al biologico: parte dei problemi ambientali del pianeta si possono risolvere grazie ad una collaborazione tra ambiente e gastronomia. La somma di scelte individuali genera effetti positivi molto forti.
E PER ARRIVARE AL GELATO…..
Ecco allora che oggi alcune gelaterie di Catania, Reggio Calabria e Cuneo hanno inserito i primi gusti “a chilometro 0” preparati con prodotti legati al territorio come pistacchi di Bronte, bergamotto, frutti di bosco e nocciole del Piemonte, a conferma che il surriscaldamento del pianeta si può combattere anche con un gelato. A Padova nasce la prima “osteria a km. 0” (da un idea di Coldiretti) con cibi di stagione che arrivano dalla campagna veneta.
(Fonte: La Repubblica delle Donne del 16 giugno 2007, n. 553, pag. 126-127)
—-
E allora chi apre la prima gelateria palermitana a km.0 con frutti del proprio giardino ?
@Fabrix: ho avuto analoga esperienza a Sulmona. Sapore familiare, nei gusti che apprezzo nelle più note gelaterie palermitane (pistacchio, che qualcuno, per distinguerlo dal pistacchio tradizional-fosforescente chiama “pistacchio di Bronte” o “pistacchio di Sicilia”, e nocciola)… E le basi venivano dalla solita ditta…
avete mai sentito parlare di gelato all’azoto???
Il gelato più buono che ho mangiato l’ho mangiato a Lecce.
Latte fresco pastrizzato. Materie prime scelte con cura maniacale. Lavorazione lenta, meticolosa e amorevole.
Il risultato è stato…
Non glielo dico.
@Totò: …una corsa al bagno??
non vorrei dire, ma è il concetto di solita ditta e di basi che non va bene.
ahimè di gelaterie che lavorano con prodotti freschi e veri, non ce ne sono più (compresi i nomi storici di palermo che ti fanno pagare oro una “broscia”).
al massimo ci sono gelatieri che hanno l’accortezza di scegliere basi di qualità.
ma questa è un’altra storia.
:-))
No, assolutamente.
Ho ritrovato un’alchimia che è stata velata, per tanto tempo, da pappette chimiche pre confezionate.
fatevelo a casa…
o sennò vi posso vendere quello fatto artigianalmente e maniacalmente dalla mia consorte (al cioccolato, alle nocciole, alle noci, al pistacchio e chi più ne ha più ne metta…), o il mio ottimo parfait di mandorla.
prezzi assolutamente esagerati, ovviamente 🙂
Parliamoci chiaro. L’unico gelato artigianale di Palermo lo si trova a Sferracavallo, dalle sorelle Scalici.
E’ buono anche quello al foro italico (non Ilardo, quello prima) e poi… basta. Forse salverei il baretto di mondello, va. Ma sul filo.
Per qualche gusto specifico prima era buono quello di Aluja, ma l’anno scorso era decisamente peggiorato.
Il test infallibile è provare il gusto banana. Se lo si fa con le banane vere è quasi grigiastro e il sapore è di banana, altrimenti se sa di “big babol” vuol dire che quella gelateria usa i composti e gli aromi sintetici.
anche il pistacchio, d’altra parte, NON è verde…
Cioè? in buona sostanza ha ragione Donato.
C’ERA una volta il gelato!.
Il commento più azzeccato (secondo mè) finora è quello di Mr. Tamburino.
A Giuseppe direi invece che anche fragola e Cannella sono buoni test ( che risultano sempre negativi.)
Ultima osservazione, La “liccata” di Panna sopra, da quando è SPARATA dalle macchinette non sà più di niente (una nuvola d’aria), vuoi mettere (per chi ricorda) quella panna compatta che stava nelle “suppiere” e veniva spalmata col cucchiaino?
Tutti a casa Mussolin!
Posso consigliare agli utenti una gelateria DOC? Dal foro italico, salire da porta felice su per il cassaro. Dopo qualche centinaia di metri, nei pressi di piazza marina, sul lato destro del cassaro si trova quello che secondo me è il paradiso del gelato: Golosandia. Locale picolino, gestione familiare, tanti gusti buonissimi senza traccia delle famigerati basi della nota ditta… il gusto banana sa di banana, la fragola di fragola, i gelsi di gelsi… poi nocciola delle langhe, pistacchio di bronte, cioccolato quello vero… slurp!
I prezzi? Un cono di biscotto (non la solita cialdina che si squaglia a contatto col gelato) con una quantità industriale di gelato, costa circa 1,50 euro. La brioscia poco più, ma meno di due euro. Andate e provate! E fatemi sapere.
torno per aggiungere un altro commento: il gelato di quando eravamo bambini, quello preparato con la cattabriga per intenderci, credo non possa più essere preparato come una volta a causa delle normative in materia di igiene nella manipolazione degli alimenti.
il gelato, ad esempio, deve essere pastorizzato. ed è chiaro che questo porta via un po’ dell’antico sapore!
un saluto e buon gelato a tutti
Non so perchè ma me lo sentivo che prima o poi il Didonna si dava ai gelati: ghiaccioooooliiiii!
Si intende che è solo una “freddura”
la mia clasifica personale vede primi a pari merito la gelateria Navanzino (corso camillo finocchiaro aprile) e la gelateria che si trova di fianco alla Tonnara Bordonaro. Secondo posto Lattepà a Mondello.
Da Navanziono suggerisco il gusto pistacchio. Magari è fatto con il preparato ma è eccellente.
Confermo le gelaterie di segnalate da Guido La Vespa, però devo anche aggiungere che il miglior gelato io l’ho mangiato in provincia di Bergamo e il proprietario del chiosco mi ha confidato che gelati e granite ha imparayo a farli in Sicilia,l’unica differenza è che lui usa solo prodotti freschi(fragole,melone anguria,pistacchi ecc,) e non le basi prodotte non solo dalla nota ditta nostrana ma da altre ditte sparse un po per tutta l’Italia.
P.S. se vi trovate a passare in provincia di Bergamo andate ad Almè via Locatelli 32-gelateria Pandizucchero.
ragazzi disabituatevi ai gusti normali, perchè a sentire sandro avremo i gelati a gusto caffe di brancaccio, cioccolata di sferracavallo e via dicendo…. 🙂
Non commento sandro che é riusciuto a fare della discussione del gelato una discussione sul sistema globalizzato e sulla produzione globalizzata. no comment.
Il palermitano, se il gelato non é buono, non lo mangia, in questo é poco global, gli direi.
Di contro noto spesso, io che consumo solo gelati di frutta, come spesso mi capita che il gelato di limone sia fatto con gli estratti, ormai ho imparato, che prima di decidermi a prenderlo, chiedo un assaggio da cucchiaino, e se sento sapore di bustina, non lo compro.
Tutta qui, alla fine, la discussione. Se un gelato non é buono é sa di polverina, non lo si ricompra. Credo che in questo noi palermitami siamo in grado di sapere capire e scegliere.
Sandro il modo di sottrasi alla globalità industriale é smettere di consumare prodotti che non si ritengono di qualità.
Equindi tagliamo la testa al toro su questa inutile polemica.
Gelato di limone buono, per mia esperienza ad un chioschetto a Piazza S. Francesco di Paola, in città.
Ottimi i gelati di gelsi, per la poca stagione che hanno, al chioschetto mobile vicino la Torre, che comunque hanno una sede fissa a Sferracavallo.
diffidate di quelli che s’inventano di tutto. Credo che sia meglio sapere fare bene le cose buone, che molto male quasi tutte.
PS il gelato di pistacchio autentico non ha mai avuto colorazione verde pisello.
Vogliamo consumare tanto, spesso ed a prezzi bassi. I commercianti e gli artigiani vogliono mantenere il loro margine di profitto e la concorrenza incalza. Le leggi europee sembrano fatte apposta per standardizzare anche la flora batterica intestinale. Ecco come va il mondo! Grazie per la dritta del gelato al limone, verificherò quanto prima.
Rifiutarsi di consumare schifezze non gradite, é la scelta di ogni consumatore di qualità. Che fallisca chi non é capace di fare qualità, e cerca strade corte al guadagno non meritato. Preferisco pagare di più un prodotto sano, che non pagare niente una schifezza assoluta.
C’era una volta il gelato e… a casa mia, per fortuna, c’è ancora: quello alla fragola (semplicemente sublime!) che fa la mia mamma!
vorrei gentilmente saper se la signora Silvia abbia ricevuto notizie sull’impiego dell’azoto liquido nella produzuione del gelato. Sono interessato anch’io.grazie nicola. e-mail silvestre.d@alice.it
i migliori gelati di frutta fresca li potete trovare a Sferracavallo al “Bar del Golfo” dove affacciati al terrazzo del locale ammirerete una stupenda vista e assaporerete i fantastici gusti di frutta fresca, o alle creme, come non avete mai provato.
e i topi sui tavoli
e le cremolate all’aroma di munnizza