“Sono un deficiente”, il pm impugna la sentenza
Il pubblico ministero di Palermo Ambrogio Cartosio ha impugnato la sentenza di assoluzione della docente di italiano (G.V. di 56 anni) emessa lo scorso 27 giugno dal gip di Palermo Piergiorgio Morosini. La professoressa era accusata di abuso di mezzi correzione e lesioni personali per aver fatto scrivere per 100 volte “Sono un deficiente” a un alunno che aveva impedito l’accesso al bagno dei maschi a un compagno denigrandolo.
Secondo Cartosio «non sussiste alcuna causa di giustificazione, codificata o meno, che legittimi l’adozione di un tale provvedimento».
Essì! Sono certo che non sussiste nessuna giustificazione codificata. E la denigrazione? L’impedire l’espletamento dei bisogni corporali? La vittima della soverchieria è una persona portatrice di diritti o no? Ha diritto a condurre una vita tranquilla e ad evacuare quando ne ha bisogno? In Italia, a differenza della Gran Bretagna, nessun governo s’è preso la briga di emanare disposizioni chiare sui mezzi di correzione ammessi a scuola benché l’Italia, patria del diritto, produca una quantità di leggi forse 10 volte superiore rispetto alla Gran Bretagna. Però ci lamentiamo del degrado sociale, della violenza (degli altri). Deficiente può anche risultare offensivo perché ciascuno di noi crede di essere il padreterno in terra, onnipotente e onnisciente, ma in realtà manca di qualcosa. Cosa?
In Italia le leggi prevalentemente vengono approvate per tornaconto politico e non per un uso civile o penale.
Il pubblico ministero sembra volere impugnare piuttosto i suoi buoni 5 minuti di popolarità. Che tutta questa storia abbia suscitato tanto clamore mediatico e sconcerto mi lascia interdetta. Alle mie elementari che la maestra sgridasse con epiteti piu’ o meno ortodossi noi alunni era la prassi…nessun trauma, nessun particolare sconvolgimento emotivo. Mi sono rotta le palle della didattica politicamente corretta a tutti i costi, delle rivendicazioni moraleggianti e dei proclami al diritto e alla violazione della convenzione di ginevra (bah!). Ma mi faccia il piacere!!!!!!!!
E’ sconcertante come la normativa vigente lasci dei margini così ampi di interpretazione di un fatto così macroscopicamente acclarato.
che poi il ragazzo aveva scritto
“sono un DEFICENTE”! quindi veramente lo era.
Io vedo dietro una grande manovra pubblicitaria…il pm avrà i suoi 5 minuti di fama. Trovo scandaloso che si perda tempo ad impugnare sentenze del genere quando, non per essere banale o retorico, c’è fuori galera il meglio della delinquenza palermitana.
la cosa esilarante delle tesi del PM, é che sempre é esistito il nonnismo e la prevaricazione, ed ormai come tale é fatto culturalmente tollerato.
No comment, davvero.
esilarante è anche il titolo del post 😉
Il PM in questione spero se si faccia un’esame di coscienza, un magistrato non é una star, ma un pubblico ufficiale. Se é in capace di inendere lo spirito etico del proprio lavoro meglio vada a casa e si metta a fare la calzetta. nessuno ha bisogno di persone così inconsistenti.
“E’ nozione di comune esperienza che i giovani, dai piu’ piccoli ai piu’ grandi, e in tutte le aree geografiche d’Italia – dice il pm nell’impugnazione – sono soliti apostrofarsi reciprocamente e, spesso, semplicemente per scherzo con espressioni omofobiche o che hanno per oggetto i presunti facili costumi delle rispettivi madri. Si tratta certamente di un’abitudine non commendevole, quanto largamente diffusa e si puo’ dire anche largamente tollerata dalla societa’
Forse a casa sua tutto ciò è normale, io sono un’insegnante e tratterò da deficienti e bulli tutti coloro che offenderanno e mancheranno di rispetto alle madri dei compagni, ai compagni ai disabili e ai magistrati…
Appunto, naima, e la cosa é inquietante detta da una magistrato. Per la sua formazione personale, l’offesa ingiustificata é prevaricatoria, é un fatto del tutto normale. Evidentemente l’ha subita in silenzio nella sua infanzia e la considera perfettamente omologata.
E di contro, si capiscono gli esiti di certi pronunciamenti.
Magistrati in cerca di autori, li chiamo questi. Nella cultura in cui sono cresciuta io un magistrato non aveva necessario bisogno di esere in vetrina, come una starlette ed na soubrette, sugli atti che faceva, faceva il suo lavoro.
Giustifico Falcone, perché quel suo esporsi mediaticamente era funzionale all’evitare l’isolamento del silenzio ed a cercare un consenso pubblico della comunità.
Ma se si eccettuano questi casi, il resto é al limite della risata, e mi perdoni il PM coinvolto.
Mi rivolgo al pm di Palermo Ambrogio Cartosio il quale ha ritenuto colpevole la docente di italiano G.V., 56 anni, per un presunto “surplus di umiliazione inflitto al bambino” a seguito del comportamento a tutti gli effetti da “bullo” di quest’ultimo nei confronti di un compagno.
Trovo estremamente grave la volonta’ di rovesciare la colpevolezza sull’insegnante e di ignorare l’intenzione di offesa al compagno e l’impedimento all’ingresso nel bagno.
Da un lato e’ evidente che oggi un insegnante nel proprio ambito lavorativo non trova piu’ di fronte a se’ collaborazione e rispetto, ma ogni possibile impedimento e continue contestazioni, magari dopo anni di onorata carriera e profonda conoscenza dei bambini, dei propri metodi e della loro validita’.
Dall’altro c’e’ un messaggio chiaro che traspare dalla condanna che si e’ voluta infliggere alla docente: quello di una scuola cui non e’ permesso rimediare neppure in parte alla cattiva educazione ricevuta in ambito familiare da alcuni bambini.
I genitori che hanno accusato l’insegnante, forti di tale consuetudine peraltro sempre piu’ diffusa, hanno reagito con l’arroganza che a questo punto ci si poteva aspettare senza preoccuparsi dell’unica cosa realmente importante: correggere in modo adeguato il proprio figlio.
Se, come sostiene il pm, i bambini “sono soliti apostrofarsi reciprocamente” in maniera a suo giudizio tollerabile, il putiferio scaturito dalla vicenda non ha di certo contribuito a dare i guisto peso ad un episodio fra bambini che in ogni caso , e giustamente, non e’ stato sottovalutato (ma neppure sopravvalutato) da chi di dovere in quel momento: l’insegnante responsabile.
Piena solidarieta’ alla docente che ha avuto il coraggio si svolgere con coscienza il proprio compito nonostante una “giustizia” che in questo caso non mi sento di definire tale.
ragione o no dell’insegnante,io l’avrei costretta a scrivere 100 volte sulla lavagna d’avanti a tutti i suoi alunni”ED IO SONO PIU DEFICIENTE DI TUTTI”cosi’ avrebbe provato quella mortificazione che lei con arroganza ha imposto al bambino,smettiamola di santificare chi dovrebbe fare il proprio dovere a norma di legge ,e non a norma sua. Massimo da Catanzaro
Ha ragione ,insegnanti che pensano solo al 27 e portano nei banchi i loro problemi,scaricando rabbia ,e compiti sulle spalle dei bambini ……ma vogliono ricordare che sono stati anche loro bambini?