Passeggiando con la Santuzza
Il Festino. Il buio e la luce. La morte e l’amore. Che altro c’è di vero? Stasera si può solo camminare piano piano verso il mare che pare una cartapesta azzurra ondulata, laggiù, in fondo. Rammenta il cielo del presepe di casa, pieghettato alla stessa maniera. Santa Rosalia come Babbo Natale? Stasera si può solo camminare, con un coppino di semenza nella mano sinistra. E un pizzico di friabilissima anima santa dall’altra. L’essenziale è invisibile agli occhi. La morte scorre nelle tenebre non ancora sanate dal chiarore dei fuochi. È la peste, bellezza. L’amore è un riflesso di luna, allungato sulla riva contrapposta.
Stasera si può solo camminare, per capire se Palermo è uguale a se stessa. Il Festino è uno specchio magico. Anche la miseria che rimanda indietro reca una sua consolante meschinità.
Il commerciante di babbaluci, all’angolo di Vicolo del pallone, con la botteguccia limitrofa al cuore più profondo della Kalsa, non ha più tasche dove mettere i bigliettini. Numerini minuziosamente vergati a penna per ordinare le lumachine che i palermitani ortodossi succhiano fino al midollo, almeno in questa occasione. I veraci continueranno. I praticanti moderati si astengono per il resto dell’anno. Continua »
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