“A Palermo…me lo stavano ammazzando!!”
“A Palermo…me lo stavano ammazzando!!”.
Con gli occhi di fuori, schizzati di sdegno e rabbia, così ha esordito la Sig.ra Cannizzaro madre di un compagnetto di prima elementare di mia figlia.
Si parlava di figli, ovviamente, con lei e con altri genitori, davanti alla scuola.
Figli, scuola, malefatte di maestre, pagelle, salute e quindi cure, pediatri, ospedali.
Enrico, figlio della Sig.ra Cannizzaro, è un bambino celiaco. Il suo intestino ha una intolleranza permanente al glutine contenuto nel frumento e in altri cereali. L’assunzione di cibi che ne contengono anche una minima parte, porta ad una sintomatologia dolorosa a carico dell’addome.
Ma lei non lo sapeva, il suo pediatra non aveva capito.
“Anche all’Ospedale non ne hanno capito niente!”
Le cure somministrate non risolvevano il problema, non alleviavano i dolori. La Sig.ra Cannizzaro era preoccupata, disperata, giustamente incassando, postuma, la totale solidarietà di noi genitori presenti che con gravi cenni del capo ascoltavamo attentamente, ognuno dei quali pensando se il proprio bimbo non avesse mai manifestato un sintomo simile e ringraziando il cielo che non ci fosse mai stato.
Pensava, quindi, di portarlo “fuori” quando incontra, per caso, una vicina che abita nello stesso palazzo, una pediatra, la quale guarda attentamente il bambino e le propone, in maniera pressante e quasi accorata, di sottoporlo al test per diagnosticare la celiachia.
Nel giro di un paio di settimane il bimbo, fortunatamente, rifiorisce. Arriva proprio in questo momento Enrico, vivace e sorridente. La soddisfazione degli astanti è palpabile, ma dura un attimo. Acchiappiamo al volo le pesti di rispettiva pertinenza e ci salutiamo.
Ma dentro di me qualcosa non va. Mastico amaro. Mi ripassa davanti la Sig.ra Cannizzaro e al volo le domando: “Sig.ra, mi scusi, ma questa Sig.ra del suo palazzo, la pediatra…di dove era?…”.
Lei ci pensa un po’ e poi risponde: “No…di Palermo era… Ha lo studio in via Giusti, perché, le interessa?”.
“No niente, era solo per sapere”.
Se si potesse vedere il fumetto con i cerchietti sopra di me, ci sarebbe scritto: (Ma vaffanc….!!)
Ovviamente I nomi contenuti nel racconto sono assolutamente di fantasia, ma il fatto è assolutamente vero nella sua emblematicità.
Odio questo atteggiamento tipico di molti palermitani. Farò un altro esempio
Se in un negozio mi trattano male, allora il giudizio impietoso e lapidario sull’educazione dei commercianti di Palermo, vola alto, descrive mirabili traiettorie e ricade impietoso come una mannaia. La stessa cosa non accade se ti sei trovato bene, coccolato e badato. Allora i complimenti non si generalizzano quasi mai, ma si ascrivono unicamente all’iniziativa del negoziante.
“Troppo grazioso questo commesso, vero?”.
Stessa cosa nell’episodio sopracitato. Con un fine procedimento elaborativo filosofico si passa dal particolare all’universale in meno di un attimo, ma solo se il particolare ha una valenza negativa.
Per carità, sia chiaro che so bene quanto questa città sia pieni di difetti, problemi, schifezze e tragedie e non intendo assolutamente minimizzarle.
Quello che non sopporto è l’atteggiamento di chi minimizza o cancella le cose buone che comunque ci sono. Vorrei che la stessa lucidità che viene usata per notare gli innumerevoli difetti, venisse usata anche per notarne i pregi.
Di più. Che dire dell’atteggiamento di chi ascrive solo a Palermo problemi, difetti e malcostume che invece vengono lamentati anche nel resto d’Italia non meno che noi? E quelli che fanno a gara, davanti a gente che viene da fuori, nell’evidenziare storture e bruttezze presenti in città, senza un briciolo di pudore, senza un velo di vergogna, anzi con un sorriso (finto) amaro?
Io credo che il vero, unico, gigantesco problema dei palermitani, o meglio, di molti palermitani sia la totale mancanza di amore e rispetto per la città. La totale mancanza di una cultura dell’appartenenza ad un luogo.
Da questo, a cascata, derivano tutti o quasi tutti i problemi di questa città, con la quale io stesso litigo forte quasi ogni giorno.
Si, mi fa disperare Palermo, eccome, ma ogni sera facciamo pace, e così sarà fino a quando Palermo, la MIA Palermo, vivrà, “felicissima”, nel mio cuore.
Giusto. E la cosa peggiore sta nel parlare della Palermo “irredenta” (che indubbiamente c’è), come se fosse sperduta in una galassia lontana. Come se non fossimo anche noi a peggiorarla con le nostre deficienze quotidiane. Sempre colpa degli altri è…
Ciao Maurizio, ho trovato il tuo pezzo molto interessante, ma permettimi di dissentire, non riesco ad essere “totalmente” d’accordo con te.
Mi spiego: quello che tu dici è vero, nel senso che l’attitudine a denigrare sempre e comunque qualunque aspetto della palermitanità è una caratteristica tipica di una buona parte dei nostri concittadini. E’ altrettanto vero però, a mio avviso, che tanti altri eccedano nel senso opposto; per capirci, quelli che sono soliti sostenere dibattiti fra amici andando avanti a forza di: tutto a Palermo è meraviglioso, non c’è altro posto sulla faccia della terra che possa essere paragonato alla nostra città, ma che ne capiscono quelli del nord, ma che ci devi andare a fare all’estero, l’america ce l’abbiamo qua… e così via.
Poi c’è altra gente (a me piace credere che sia la maggioranza, ma forse mi sbaglio) che semplicemente possiede uno spirito critico un po’ più “libero” da patriottici sensi di appartenenza o da disfattismi pessimisti. E’ la gente che si fa delle opinioni basate su attente osservazioni, che sa apprezzare le cose belle o puntare l’indice contro le brutte, che sa fare critiche costruttive e complimenti che non sappiano di miele, che sa che Palermo non è l’ombelico del mondo, ma che ci sono cose di Palermo che ti mancheranno dovunque tu possa andare. Queste persone quasi sempre sono meno appariscenti dei criticoni o dei narcisisti e per questo sembra che siano pochissime.
E ti dirò di più: è da un po’ di tempo oramai che io stesso non vivo più a Palermo e negli ultimi anni ho avuto più volte l’occasione di venire a contatto con gente non-palermitana, non-siciliana e soprattutto non-italiana. Per quanto non mi piaccia la retorica, sai che ti dico? “Tutto il mondo è paese”, dappertutto ci sono i pessimisti cosmici e gli esaltati. La mia visione delle cose mi suggerisce che ciò di cui stai parlando tu non sia un’esclusiva palermitana, ma una manifestazione della coesistenza di diversi modi di vedere le cose. Non è che a Palermo tutti disprezzino la città, ma, come in ogni posto del mondo, ci sono pareri diversi e, fra questi, quelli esageratamente negativi. Mi permetto di ipotizzare che forse tu hai notato più i denigratori perchè sono quelli che più ti infastidiscono. O forse semplicemente ne hai conosciuti tanti.
Le voci troppo “sbilanciate”, comunque, non sono quelle più rappresentative, almeno guardando la situazione dall’esterno. Fra le persone che conosco, quelli che hanno visitato Palermo legano il loro ricordo della gente ad altri aspetti, sicuramente non alla visione negativa delle cose.
Sai qual’è una cosa che molta gente ricorda dei palermitani? La rassegnazione, la filosofia del “Pazienza!”, che, a mio avviso, è un’altra cosa. Forse potrebbe essere lo spunto per un altro post.
E’ vero non bisogna generalizzare, mai… ma è pure vero che i sintomi del celiaco sono “facili” ed evidenti e se è vero che all’ospedale a nessuno è passato per la mente(e questo davvero mi sembra strano oltre che gravissimo) la sg.ra in questione ha tutti i motivi per dirne(di loro) “peste e corna”. Ora voi pensate se la mamma non avesse incontrato la vicina pediatra e spaventata(sbagliando) fosse andata al nord per poi sentirsi fare facile diagnosi dopo un banale prelievo, sarebbe stato giusto?
Secondo me, l’unico nostro problema è la mentalità. Nelle generazioni passate, il senso civico non esisteva(o comunque esisteva in pochissimi casi). E noi giovani, adesso, ne paghiamo le conseguenze…
Sono d’accordo in buona parte con Pietro.
Tipico atteggiamento da Viale Strasburgo.
Avanti Ultras Avanti Palermo.
pienamente d’accordo con Maurizio Palma. il problema di Palermo è proprio la mancanza di amore della stragrande maggioranza dei cittadini per la città. e aggiungo anche la mancanza di senso civico. al di là dei rapporti umani ciò si nota soprattutto quando molte persone non si pongono problemi nel buttare la carta per strada o nel posteggiare in doppia fila. non gliene frega niente a nessuno e ciò è molto triste
Maurizio…le tue parole sono i miei pensieri. Mi trovi d’accordissimo con te, visto che anch’io sostengo che a monte della maggior parte dei problemi di Palermo ci sia la totale mancanza di amore e rispetto per la Città da parte dei suoi stessi abitanti.
Sai che c’è, però? Che forse la Palermo “felicissima” nei nostri cuori dovrebbe/potrebbe esserlo per tutti!
la verità è che la gente prima di decidere di fare il medico deve mettersi 253405646 mani sulla coscienza e invece di cazzeggiare all’università o peggio farsi raccomandare dovrebbe spaccarsi le ossa a studiare per decenni e senza mai dire”ho finito, nonho più altro da studiare e scoprire”..la verità è che molti medici lo sn solo sulla carta e che non hanno nè umanità nè preparazione. DOvrebbero impegnarsi come una missione personale, ma sono pochi e cmq nn solo da noi. è la cosa più vergognosa della terra un medico ignorante. depolrevole e disumano. E questo dipende dagli scarsi controlli e dalla poca modestia che taluni hanno. una mia parente aveva in corso un ictus e la dott.ssa disse solo che era nervosa. se non fosse stato x una testardaggine sarebbe morta dopo qualche minuto. Gente che non riconosce i sintomi di un ictus è da mandare a casa ed evitare che eserciti la professione. parlo di una prossima alla pensione cn tanti anni alle spalle e con 3/4 specializzazioni tra geriatria cardiologia ecc…sarò drastica, ma non si scherza cn la vita della gente. qui cm in asia cm a milano cm in cina e in brasile. Dovunque. speriamo che il buon senso vica su tutto
Perdonatemi la celiachia, é ormai cosa molto nota anche a Palermo, ma siccome i sintomi, non sempre sono riferibili a problemi di stomaco, ma possono essere diversissimi, capisco che alcuni pediatri possano intuirli o meno.
Personalmente ho tre amici che hanno scoperto, ma in età adulta di avere prooblemi di celiachia. Una aveva prpblemi digestivi, l’altra problemi al fegato, il terzo ai tendini ed alle ossa. Quindi, mi scusi la signora, i sintomi non sono così evidenti ed univoci come si crede.
In ogni caso, prima di partire per ‘fuori’ (cosa che in alcuni casi io ho fatto, laddove era evodente dopo diverse e contraddittorie consultazioni locali non davano nessuna garanzia) bisogna almeno chiedere ad altri. Benissimo parlarne con amici, perché magari altre persone hanno avuto problemi simili e parlarne non può che fare bene (mi é capitato anche familiarmente, che per un qualche strano pudore a discutere di malattie, le persone molto vicine non abbiano chiesto, anzi laddove insistentemente chiesto minimizzavano, come se l’esere malati in quel caso di possibile tumore, fosse una cosa da nascondere).
Parlarne e confrontarsi con le esperienze di altri, é sempre una risorsa, sempre.
Relativamente alla celiachia, é un fenomeno molto conosciuto ormai anche in ambito pediatrico. Alla signora bastava che chiedesse un secondo parere locale, prima di pasasre ad inutili allarmismi e denigrazioni.
A volte basta il buon senso ed una dose giusta di criticità (chiedere un secondo parere ad altri medici, che non il tuo pensato come unico assoluto, e smerdato e considerato esempio di una classe medica, se non afferra prontamente una diagnosi.
Anch’io tendo a concordare con quanto scritto da Pietro.
Tuttavia, la seguente frase scritta da Maurizio Palma è puro distillato di Verità, con la V maiuscola:
“Io credo che il vero, unico, gigantesco problema dei palermitani, o meglio, di molti palermitani sia la totale mancanza di amore e rispetto per la città. La totale mancanza di una cultura dell’appartenenza ad un luogo.”
Vorrei inoltre aggiungere che, di solito, coloro i quali A PAROLE si sperticano in lodi sesquipedali all’indirizzo della città risultano poi essere quasi sempre tra coloro che NEI FATTI si distinguono per scarsità di amore.
Nulla di strano: in Sicilia ciò che è, non appare e ciò che appare, non è.
Sono contento dell’accoglienza riservata a questo post, sulla cui opportunita’ ho a lungo nutrito diverse riserve. Troppe volte, infatti, nel sostenere le opimioni in esso contenute sono stato tacciato di idealismo o, cosa che odio, di campanilismo allo stadio puro.
Odio i nazionalismi, i campanilismi allo stesso modo di come odio le cose e le parole ingiuste.
Volevo, a mia volta, commentare quelle di PIETRO, laddove dice “Sai qual’è una cosa che molta gente ricorda dei palermitani? La rassegnazione, la filosofia del “Pazienza!”, che, a mio avviso, è un’altra cosa….”
Non si tratta di rassegnazione. Si tratta ancora una volta di mancanza di amore.
Si, perche’ la stessa rassegnazione, la stessa indolenza, non viene mostrata di certo per le cose che riguardano loro, la loro casa o i loro figli.
Mi piacerebbe, inoltre, conoscere tutte queste persone che, come dici tu, sostengono che Palermo sia il migliore dei mondi possibili…Io ne ho incontrati pochissime, certamente non tanti quanti le innumerevoli “Sig.re Cannizzaro” e cmq anche queste persone non godono della mia simpatia. L’amore non puo’ e non deve portare all’ottusita’.
Infine preciso una cosa. Con questo post, con queste parole, non voglio tirarmi fuori dagli altri, non mi sento migliore degli altri.
Anche io, spesso, sbaglio per inerzia, per inattivita’. Ma, si sa’, la via dell’inferno e’ lastricata di buone intenzioni
Anche io vedo ” distillati di verità ” in ciò che hanno scritto sia da Maurizio, sia da Pietro che da Il Leone.
Purtuttavia esercitare un diritto di critica non mi sembra mancanza di amore per la propria città.
D’altra parte la mancanza di senso di appartenenza ad un luogo che è pure la propria città come la possiamo definire ? l'”homo civicus” esiste a Palermo ? c’è una origine comune ? un patrimonio culturale condiviso ? lingua, tradizioni, memorie storiche ? oppure l’appartenenza è data da una istituzione politica di riferimento ?
Forse l’identità è qualcosa “in fieri” che si costruisce con sacrificio nel corso della storia, certo non può essere l’origine naturale, la “natio” cioè la nascita, a determinarne da sola l’essenza.
ovviamente mi scuso per i refusi
Il diritto di criticare e’ sacrosanto, lungi da me l’idea di contestarlo.
Ma quando per moda, per vezzo, per sentirsi migliori degli “altri”, lo si usa a senso unico, ecco che la critica, a mio parere, perde qualsiasi dignita’ e credibilita’. E questo in ogni campo.
Convengo sul ritenere la critica a senso unico quasi al limite del patologico, peraltro un altro pericolo, quando si scrive, è di prendersi troppo sul serio, io intendo fare ammenda e (per buttarla sul faceto) indirizzare i miei strali sulla città di Catania.
si…si…sparliamo un po’ i catanesi, dai!…:-D 😀 :-D….
Ovviamente scherzo…
Ma a questo proposito, Maurizio, o chiunque fosse interessato, ricordo che nel settembre dello scorso anno scrissi un post sul dualismo PA CT.
Se clicchi sul mio nome appena sotto il titolo del post finirai in una pagina dove troverai quanto sopra…
Bisogna cmq essere critici anche sui medici, se non risolvono e non riescono a diagnosticare un problema, si chiede ad altri.
Sena demonizzare chi non é stato capace, soprattutto se medico di nase.
Io ho un medico di base molto coerente per le cose di cui non é esperto, mi rimanda ai medici specialistici, che scelgo io o che può consigliarmi anche lui conoscendo l’ambiente sanitario locale.
Mi son sempre trovata bene.
quando invece ti accorgi del ‘pallio’, ossia di medici che ti fanno aspettare e non ti dicono nulla, allora lì serve diffidare, per la mia esperienza personale.
ciao a tutti,ieri sono stata alla manifestazione per PAOLO BORSELLINO.Era una Domenica quando ad un certo punto con mio padre sentimmo l’esplosione da casa. Ricordo tutto come fosse ieri,i funerali visti al tg, come quelli di GIOVANNI FALCONE.
Ieri pomeriggio le parole di Maria Cubito, sono state così belle e così reali che avrei voluto abbracciare qualcuno e piangere un po ma non potevo.roberta
Scus, ma chi sei?
scusate…ho sbagliato pagina del blog.volevo rispondere a maria cubito per le belle parole dette ieri alla manifestazione.ro
Ho letto il post e la filza di commenti. Da “esterno” che vive stabilmente nella città da tre anni e che la frequenta da sei, mi pare di poter dire che le categorie degli strenui difensori e degli eccessivi criticatutto siano tendenzialmente livellate. L’aliquota minoritaria sta nel mezzo purtroppo. Ovvero coloro che sanno cogliere le sfumature positive e mettere l’accento sulle buone cose e, d’altro canto, sottolineare con la penna rossa le mancanze grossolane e sconfortanti. Dico purtroppo perchè chi sa osservare le luci e le ombre della città sa anche comprendere cosa deve fare per infrangere il buio coi raggi del sole, che qui a palermo non mancano. Ovviamente per fare questo non basta vivere, ma anche capire. Le due parti maggiori, probabilmente per diversi motivi, non hanno tempo ne voglia di capire, informarsi, sapere.
Se sei uno che non ha problemi di lavoro, di introiti, di salute, o se sei un 20enne-30enne sgavazzzatore folle, allora è facile che mi dirai, magari mentre gusti un cocktail dissetante in un rinfrescante giardino con annesso pamlizio, che palermo in fondo è uno dei migliori posti per vivere e che anche al nord “rosicano”. Se invece sei un lui o una lei con annessa famiglia sbarcante il lunario, e sei alle prese con scadenze, appuntamenti, mutui, bollette, asili nido, tasse scolastiche, autobus, corse varie, mi dirai che a palermo non funziona niente, che è tutto uno schifo e addirittura che Bossi, certe volte, ha perfino ragione! il bello è che lo stesso risultato si ottiene invertendo i fattori: partendo dal ragazzo che cerca lavoro in mezzo a mille difficoltà e che quasi certamente lascerà la sua terra, per arrivare alla famiglia agiata che ha i mezzi per cavarsela. In un modo o nell’altro i difensori o i criticoni sono trasversali, questioni di punti di vista. C’è chi non ha voglia di comprendere a fondo la realtà perchè non ne ha necessità e chi non ha invece tempo perchè occupato a tirar fuori il sangue dalle rape. Chi critica è rassegnato e tira a campare, chi non si lamenta sta bene come sta e tira a campare. Ma una città che non evolve è come una città col cielo perennemente stinto. A parer mio prima di parlare di amore, di senso di appartenenza, di cultura, di civiltà, forse occorrerebbe parlare di sensibilità. Quella sensibilità che è l’anticamera dell’indignazione, ma non di una indignazione “funzionale” che porta alla generalizzazione becera, ma di una indignazione “sostanziale” per le cose che accadono lontano da noi ma che ci toccano indirettamente. E’ lì che l’amore per il prossimo si manifesta e si confonde con l’amore per la città.