Il sopravvissuto
Chi è un sopravvissuto? Uno che crede di essere scampato all’inferno e se lo ritrova ogni giorno, negli occhi e nel cuore. A mordere. È uno che ha pensato di farcela. E poi ha scoperto di avere prolungato in eterno la sua agonia. Non so dove si annidi esattemente il dolore, nel corpo di Antonio Vullo. All’apparenza sembra soltanto quello che è: un signore cortese e gentile, che dimostra un po’ di più dei suoi quaranta e passa anni. Insomma, a guardarlo non si direbbe di trovarsi davanti a uno che c’era. In via D’Amelio, intendo. Il respiro è tranquillo. Il battito cardiaco è regolare. Le pupille riflettono la normale dolcezza di una persona normalmente soddisfatta della vita. Poi, Antonio comincia a raccontare: «Sa, il dottore Borsellino era un tipo simpatico e spiritoso. Gli piacevano le battute, il gioco di parole. Una volta in ascensore, lesse il cartello: “Capienza, duecento chili”. Mi guardò col suo mezzo sorriso e mormorò: “Ma siamo sicuri che Enza ci capi?”. Noi gli volevamo bene. E io volevo bene ai ragazzi della scorta. Erano persone semplici. Lo Stato poteva fare di più per loro. Per tutti». Non è facile per Antonio Vullo – autista delle macchine speciali – diventare cronista del suo stesso strazio. Continua »
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