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mercoledì 25 dic
  • Com’è bella l’Università

    L’altro giorno ero in spiaggia, intento a spolparmi l’ennesimo libro ironicochefapensare tipico di noi trentenni abbuttati, quando a un certo punto ti arrivano ragazzetto e ragazzetta in odore di maturità appena raggiunta, tutti priati e sorridenti.
    Da buon partannese quale io sono ho mandato al diavolo il libro ironicounpo’asinistra e ho iniziato ad ascoltare la conversazione che aveva come soggetto: dove mi iscrivo all’uni?
    Lui aveva le idee chiare: giurisprudenza. Il ragazzetto coi capelli “rasta ma non troppo” se la vedrà coi tomi di Diritto privato, tra scalinate antiche e aule reverenziali. La ragazzetta, abile disegnatrice di pupini giapponesi sul diario era più incerta. Diciamo che avrebbe racchiuso volentieri tutte le facoltà di Palermo in venti esami. Le sue passioni spaziavano dalla storia dell’arte alla botanica, dall’informatica alle lingue straniere, senza dimenticare l’immancabile passione per la veterinaria, che però a ‘sto punto scusa è come fare medicina tanto vale fare medicina a ‘sto punto no? Disse.
    Io avevo lo sguardo anziano, lo so. Probabilmente tistìavo pure anche se pure io ero uno di quelli che voleva mettere Analisi 1 nel piano di studi di Lettere. Entusiasmo
    Così come, al grido di entusiasmo, andai a darmi un tono al “box” di Lettere, da me poi ribattezzato il “Café per la press”, una sorta di ricettacolo di dissertatori “sfasciamo il sistema” dalla media illuminante di 0,2 esami l’anno. All’interno del box si dissertava di Kant, Leonard Cohen e di quanto fosse cattiva l’America. Qualsiasi argomento storico cultural-filosofico terminava sempre con la stessa parola: colletta.
    E siccome a me tutto ciò faceva molto, ma molto americano me ne andavo a dissertare a casa mia, al limite pure seguire qualche lezione. Dopo un buon inizio io all’Università c’ho fatto marameo.
    Ultimamente alcuni amici miei ed io abbiamo anche pensato: “La rifacciamo?”. Neanche fosse un giro sul galeone in fiera; chi per finire il percorso di studi iniziato brillantemente e poi marameo, chi per provare il misterioso fascino della seconda laurea.
Affascinante, ma non sarà facile capire questi nuovi meccanismi; dovrei comprendere ‘sto discorso dei crediti e del nuovo ordinamento e cosa intendono esattamente quando parlano di crediti (che mi fa molto banca) e laboratorio (che mi fa molto Vincent Price).
    Ho chiesto consiglio a un’amica che è una sorta di veterana. Lei è iscritta dal 1992 e giunta al quindicesimo anno consecutivo di presenza a Filosofia: solo Baresi al Milan ha fatto di meglio. Ogni volta che la incontro le mancano sempre tre esami e la tesi.
    Conscio di avere chiesto informazioni alla persona sbagliata mi rimane solo una cosa da fare: la segreteria.
    Io in tre anni di frequentazione segreteristica non ricordo a memoria di aver mai pronunciato una frase con un barlume di senso compiuto. Si andava dai gesti osceni a veri e propri attentati fonologici tipo: eh?? oh! Ahhhhh! E neologismi “alla Queneau” tipo Bafntokulvà. E questo dopo aver superato il percorso alla Giochi senza frontiere della “fila”. La fila era un fluido stile Blob, formato da teste e gomiti da inserire tra le gengive della povera dia arrivata da Polizzi, la quale ancora sanguinante andava a chiedere al “ma che ci faccio qui” di turno se Etnologia era facile.
    Ai ragazzetti avrei voluto dirlo: lì dentro è una giungla. Ma ho desistito. Gli servirà. Impareranno che non ci si forma frequentando quei “master” costosissimi che sbucano come funghi. La vera formazione è saltare da sportello a sportello, da ufficio 4 a piano quinto, da assistente a assistente dell’assistente, usando come liana la treccia della tizia di Polizzi Generosa.

    Palermo
  • 16 commenti a “Com’è bella l’Università”

    1. Bellissimo il paragone tra la maxi permanenza all’università e Baresi al Milan. Io mi sono laureata in regola ma, ahimè, ho capito a spese mie che era mooooolto meglio che a 18 anni iniziassi a lavorare.
      Bravo.
      Ti leggo sempre con molto piacere
      Adriana

    2. Beh… secondo me invece non è mai troppo tardi… io avevo lasciato gli studi nel ’99 a cinque materie dalla fine, dopo aver lavorato per alcuni anni ho deciso che meritavo di più, così ho ripreso a studiare nel 2004, a 33 anni, e in 14 mesi mi sono laureato. E ne sono contento.

    3. Bravissimo, al solito. Schizzi di umorismo e vera poesia. Se ti volessi male, ti consiglierei di fare il giornalista. Invece, per me, un libro puoi sempre scriverlo.

    4. Lo “sguardo anziano” è qualcosa di troppo bello!
      Ma…non è mai troppo tardi, Samuele, per l’Università. A trent’anni sei (siamo, dovrei dire) “diversamente giovani”! 🙂

    5. Io ho seguito pressapoco lo stesso iter di Samuele:30 anni, qualche esame a giurisprudenza e poi addio…Il sistema universitario mi sembrava troppo marcio e dedicato a chi tempo ha da perdere e soldi ha da far spendere ai propri genitori(se hai chi ti campa e anche bene è facile studiare per anni).Ho cominciato a lavorare(faccio il web designer)e dopo le prime difficoltà iniziali non ho mai smesso.Adesso mi ritrovo a saperne ed essere considerato professionalmente in maniera migliore dei miei coetanei laureati e senza raccomandazione e/o santi in paradiso (perchè si sa quelli servono sempre qui da noi).Credo di aver fatto la scelta migliore:ho una casa mia,una ragazza al mio fianco, una macchina da pagare e tutto è sempre dipeso dal mio cervello e dalla mia fortuna (perchè se santi in paradiso non ne hai quella è fondamentale). So di essere fortunato, ma a volte penso che si tratta solo di saperci fare un pò. P.S.:dimenticavo anche io sono partannese!!!

    6. Mi hai fatto sorridere…poveri ragazzi incoscienti…ne ho visti in facoltà e ultimamente per alcuni provo tra pena e tenerezza. In questi anni mi sono sempre divertito ad osservare le facce della metrò(si fa per dire a Palermo) e tutte le volte ho sempre riscontrato gli stessi umori. Infatti partendo dai giorni di settembre in cui tutti scherzano e ridono(tranne i “veterani” che appaiono disturbati) nonostante la mattinata, attuando un vero è proprio comportamento da gita… si passa poi ai giorni successivi in cui la cresciuta mole di studio fa ridere via via solo i buontemponi. Ma il vero cambiamento si ha a marzo alla ripresa del primo stacco degli esami. Ebbene, lì risulta difficile discernere tra chi scenderà ad Orleans(università) e chi deve andare a Vespri(cimitero). E’ questa la fase in cui i veterani sadicamente ridono.

    7. bellissima questa risposta Fabio! ti quoto in pieno!! 😀

    8. Fu l’università a scegliere me perché io avrei voluto fare altro.
      Mi sarebbe piaciuto aprire un chiosco di frutta e verdura. Spero che mia figlia scelga l’idraulica. Non ingegneria chiaramente.

    9. ha,ha,haaaaaaa, 🙂
      Samuè me la fai fare addosso, Haaaaaa ( nn sò perchè ma stò pezzo mi fà morire dal ridere)( giochi senza frontiere, haaaaaa).
      Forse perchè l’anno scorso volevo…provarci …e mi sono arreso..davanti il cancello. 😀

    10. Tommaso penso che tu dovresti provarci.

    11. Samuele visto che siamo coetanei e visto che anche io volevo rimettere piede nella giungla, ma per la seconda, di laurea (lo so, sono folle), magari ci si fa un salto insieme? Perchè a me, il mondo delle matricole, spaventa un pò…Mi sento così…mmm…come dire…VECCHIA!!!
      😀

      Beh in caso mandami una mail che ci accordiamo!

      😉

    12. bhe, riguardo palermo “calamita’” e si la penso come te!
      scappo da questa citta’ ma poi ritorno sempre!e speriamo che questa volta la riesco a vederla con occhi diversi!
      a presto

    13. @ Siino, OK bella battuta, ( ti sei dimenticato la faccina). 😀
      “Ogni cosa ha il suo tempo, ma non sempre c’è il tempo per “ognicosa” “.
      ( anyway, tenkiù ).
      AH, e nel caso…., che ne diresti di Medicina con specializzazione in “Geriatria” ? mi sento..tanto vicino..all’argomento. 🙂

    14. …articolo troppo simpatico! 😉

    15. mi tommaso, tony ha ragione! ce la puoi fare… 😀
      però ti consiglio un settore umanistico… ;D e il tempo se vuoi si trova, sei uno sveglio… e poi… la dovresti sapere la vecchia storia del vino buono nella botte piccola… (min*** io avi 31 anni!!!!) ;D fozza tommaso, palliamone ;D e fozza samuele!

    16. allora: per i “mi vorrei laureare” (addirittura ri-laureare) l’ appuntamento è all’uscita della metro. Quando vedrete sventolare una treccia a mò di scalpo, quello è il segnale che dovete correre in segreteria. Lo organizziamo a mò di flash mob eheheh.
      Grazie a tutti come sempre per le parole carine.
      Marco Lima: se ripassi da qui… Partanna dove? A chi appartieni? 😀
      Totò: concordo 😉

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