Luglio 1992
Palermo aveva l’aria intrisa di sangue.
Sul cadavere del figlio era
il lutto della madre in ginocchio
il vetro che si frantuma in troppe schegge
l’albero che si ritrova all’improvviso orfano di tutte le sue foglie
Cinque minuti prima, era sempre il 1992, era sempre luglio e io avevo: diciotto anni, gli esami di maturità, i familiari in montagna, la casa tutta per me. Stavo parlando al telefono con Simona Boscolo Bragadin, una mia compagna di classe.
Io?, ecchennesò di quanto pìgghio all’esame di maturità Simò, ‘ast’ura avìssi fatto l’indovino
Sì, promosso sono promosso
Si, l’ho finito ed è pessimo
No Simò no, I Beati Paoli fa veramente schifo, ti giuro: è un libro orribile, ‘u finìvu ieri con una fatica immane, la storia è brutta ed è scritto male… ti basta questo come giudizio o ne vuoi uno ancora più sintetico?
Simò, fa cacare
Leggiti piuttosto i fumetti di Andrea Pazienza, mooolto meglio
Non sto scherzando, serissimo sono
Dimmi
E certo che me lo spàscio un viaggio a Parigi st’estate… sempre se ci arrivo coi soldi, chiaro
Perché Parigi? Ma perché sto diventando tutto Bodelèr, Simò, sono in una fase dell’esistenza in cui il mondo si sta accorgendo che io sono tutto poeta moudì
No, non è inglese, è francese Simò
Moudì significa che sei troppo corna dure
Ah ah ah
See vabbè… non ci posso credere
E quindi da quant’è che stanno assieme?
Non ci posso credere… minchia lu càvuru… aspè aspè un attimo
Pronto? Eccomi
Innìvu ad abbassare la serranda
Qua c’è un caldo che stiamo squagghiàndo io, il letto, i muri e gesucristo appeso alla parete
Minchia Simò, ci saranno almeno quaranta gradi tutti
Poi ci sono io che dico l’ennesima minchiata e poi c’è Simona che ride, poi non ride più e mi comunica con fierezza che si iscriverà all’università a Roma, allora ci sono io che le dico nooo Simò non puoi: a Roma non c’è il mare, allora Simona ribatte che è vero che non c’è il mare ma Roma offre possibilità che a Palermo nemmanco ce le sogniamo, e quindi ci sono io che le rispondo mh mh, ed accussì Simona mi domanda tu dove vuoi iscriverti all’università Davidù?, ma io non mi pronuncio subito perché io sono uno dal fascino tutto misterioso, infatti sto cercando di creare un momento di sospensione che amplifichi la mia risposta, una teatralissima pausa tesa a valorizzare il responso della mia voce, e quando penso che il silenzio tra di noi è giunto al suo momento di gloria, con solennità le rispondo, lentissimo: Simona, io mi iscrivo a Milano.
Ecco perché adesso c’è Simona che sta ridendo ad alta voce mentre io mi compiaccio con me stesso per l’ottima scelta dei miei tempi teatrali, e Simona sghignazza ah ah ah Davidù sei un de-fi-ci-e-nte a Milano c’è il mare?, accussì io ridacchio ma in silenzio perché sto cercando di elaborare un’altra risposta formidabile che la possa folgorare in maniera definitiva e proprio quando arrinièsciu a partorirla nella mia testolina al reparto “risposte micidiali” e mi sento pronto a farla correre lungo la linea telefonica, proprio in ddù momento ddà la rispostazza mi abortisce tra le labbra perché sento provenire dalla Palermo fuori dalla finestra una esplosione secca e potente che in quel rovente luglio 1992, allora e per sempre, frantumò il cristallo della mia giovinezza.
Hai sentito Simò?
Un botto
No no no, proprio un botto, una esplosione, a tipo una bom… aspè che controllo una cosa, aspè
Pronto? Eccomi
Controllavo una cosa
Lo sai Simò: dirimpetto casa mia c’è casa del giudice Borsellino
Non lo so Simò, ma il primo pensiero che ho avuto è che ‘u botto che intìsi prima fosse una bomba e che fosse contro Borsellino
Infatti! Fosse stata una bomba, come minimo si sarebbero distrutti tutti i vetri della finestra
Infatti! Proprio per questo ho alzato la serranda per controllare lo stesso
No, e che ci deve essere?… niente ci fu
Sì, lo so che non è un pensiero normale
Anche tu pensasti lo stesso?
Ma va?
Minchia Simò, siamo messi male vero se al minimo botto in città entrambi pensiamo che ci fu una bomba contro Borsellino… ma in che minchia di città abitiamo?
No, non lo so cosa fu, Simò
Eccheminchia ne so, ‘ast’ùra avìssi fatto l’indovino
Boh
Senti, non parliamone più, ca è mègghiu
Talé, c’è troppo caldo per fare qualsiasi cosa che non sia taliàrsi la televisione e bere birra bella agghiacciàta
Sì, nel frigo ho praticamente solo birra Forst
Sì, nni virìamu domani
Ciao Simò ciao
‘U televisore di casa è nero, grande e pesantissimo, infatti, una volta posizionato, nel lontano 1982, non fu mai più spostato da chìddo che era ormai diventato il suo posto. ‘U televisore divenne accussì, insieme al cesso, uno dei rari punti fissi della casa.
Segno dei tempi.
Addumàto, attendo che l’immagine invada lo scuro della casa. Tutte le serrande sono calàte giù, in segno di resa nei confronti del delirio di calùra che sta martoriando Palermo. Io firrìo da un canale all’altro svogliato e indolente, poi ho un moto di vita e mi decido per una birra bella agghiacciàta, sto squaràndo dal caldo: o bevo o muoio. Apro ‘u frigo, pìgghio la Forst, la stappo e la bevo direttamente dalla bottiglia. Alcune goccioline piovono giù dai miei due labbri, mi solcano il petto e creano giovani brividi sulla mia pelle ed accussì io recupero calma e quiete. Intanto dalla TV addumàta sento una voce allarmata che dice che a Palermo, zona Fiera, c’è stato un gravissimo attentato di mafia nel quale a seguito di una esplosione sembra aver perso la vita un magistrato, io faccio uno più uno ed il risultato è che di colpo la birra Forst mi cade giù di mano, luglio diventa il mese più freddo dell’anno e le miriadi di schegge di vetro nel pavimento della cucina mi restituiscono l’immagine esatta di ciò che è appena accaduto alla mia giovinezza.
L’attentato è stato in via D’Amelio.
Ci arrivo col mio vespino.
Manca l’asfalto in via D’Amelio.
La terra è nuda, indifesa.
Ha lo stesso respiro di chi ha appena subìto uno stupro.
Il velo dell’aria è squarciato dall’urlo delle sirene.
Arrivano persone, con l’intensità di un fiume che straripa.
Il fumo e l’odore acre fanno respirare con difficoltà, e gli occhi si stringono, come per non voler vedere.
Invece i miei due occhi verdi vogliono vedere, e vedono.
C’è un albero davanti a me
e ci sono io fermo in piedi davanti a un albero.
L’albero è orfano di foglie, tutte quante strappate via dalla potenza dell’esplosione.
È l’unico albero senza foglie in un quadro che inscena: macchine che bruciano, palazzi sventrati, polvere dappertutto, altri alberi ma con le foglie e trema sia la foglia che l’albero, mani militari e civili che scavano nelle macerie, divise che delimitano spazi, il silenzio attonito di chi si ritrova vivo per miracolo, fumo che sale su in cielo da ovunque.
E poi c’è l’albero davanti a me
senza più foglie
e ci sono io fermo in piedi davanti a lui.
I rami sono nodosi e robusti, ed il grigio della corteccia reca abrasioni dalla passata ondata di aria incandescente che ha investito tutto quanto.
Incastrato tra i rami c’è un braccio.
Peccato, ci fossero state le foglie lo avrebbero nascosto ed io non l’avrei mai visto. Invece, eccolo lì. L’albero è uno scheletro magro, le foglie sono state estirpate via dallo spostamento d’aria dell’esplosione e i miei due occhi verdi lo vedono benissimo il braccio.
È impossibile capire se sia di uomo o di donna.
La mano è aperta, ma non indica niente.
C’è del tessuto, un giubbotto forse, ma è tutto quanto bruciato e ricopre l’intero avambraccio.
Il gomito si ritrova piegato in una torsione innaturale.
Il braccio termina nella bianca sporgenza di un osso.
La sua fuoriuscita dalla carne è circondata dagli sfilacci della muscolatura lacerata.
Da quella carne sospesa tra i rami sale su verso il cielo del fumo che si disperde in questo luglio tetro.
Invece verso il basso
su questa Palermo bombardata
stillano giù due gocce di sangue
rosse
e si schiantano nella polvere
senza rumore alcuno
due singole goccioline di sangue
dense e cariche
una per occhio
lacrime di madre
sul corpo del figlio morto
che era il più amato.
Allora mi giro e ho il bisogno di trovare qualche segno di foglia qui intorno ma tutto ciò che vedo è soltanto il mondo subito dopo l’esplosione di una bomba, e un albero spoglio che si dispera. Accussì acchiàno sul mio vespino e me ne torno a casa, corro in balcone e prendo l’innaffiatoio, lo riempio e abbevero tutte le piante di mia madre, tutte quante, due, tre, quattro, cinque volte le abbevero, che nessuna di loro possa perdere una sola foglia nella scellerata ferocia di questo luglio assassino. Quindi entro in cucina e raccolgo con la scopa le tantissime schegge della Forst frantumata, poi le metto nella paletta e ghiècco tutto quanto nnà munnìzza, poi un suono invade casa mia ed è il telefono che squilla ed è per questo che io lo sollevo e dico pronto e dall’altra parte c’è Simona che piange e io che appoggio le mie spalle al muro e rimango in piedi e che non riesco a dirle niente.
P.S.: questo testo è stato pubblicato su I love Sicilia di maggio 2007.
Impareggiabile Davide.
Mi sa che quei 18anni non li scorderemo mai!
Caro Davide , voglio raccontare il mio luglio ’92 .
Avevo 26 anni allora .
Era una domenica molto calda quella del 19 .
Ritornavo dal mare , ricordo che ero stato nei pressi di Cefalù , erano circa le 7 di sera e da lontano , all’ingresso della città si vedeva una colonna di fumo nero .
Il clima era surreale , non sapevo niente ma sentivo addosso un’aria cupa .
Arrivai a casa e appresi la notizia , usci subito in preda ad una rabbia incredibile.
Raggiunsi la sede della prefettura in via Cavour ( allora abitavo lì vicino) , avevo sentito che era in corso un vertice di emergenza tra il capo della polizia , il ministro dell’interno , etc etc .
Trovai i poliziotti delle scorte , inferociti e con gli occhi lucidi , che volevano entrare dentro e rompere tutto.
Li fermarono i carabinieri .
Poi arrivarono altre persone , tante persone , tanti amici .
Ad un certo punto uscirono i sigg. ministri , con le loro auto blù e si scatenò un putiferio.
Volarono calci e pugni contro le macchine , ma non solo contro le macchine . I carabinieri mi presero e mi condussero in una loro auto , solo dopo mezz’ora non so come mi lasciarono andare.
Ero più giovane , ma dimmi , la rabbia adesso dov’è ?
Bellismo post Davide….
Io in quel lontano 1992 avevo solo 9 anni ma ricordo con perfetta lucidità ogni istante di quel giorno di sangue…e della strage di capaci..
Viverla da bambina di 9 anni un’esperienza del genere è sicuramente diverso, tanta crudeltà e tanto orrore non riesci a comprenderli a pieno, a quell’età il mondo dovrebbe sembrarti soltanto un posto felice e pieno di cose belle…Per me non fu così..da allora vivo personalmente la mia lotta alla mafia giorno per giorno, nel mio piccolo, facendo tutto quello che posso perchè sia la cultura della legalità, della conoscenza e del rispetto il peggior nemico di quella cosa brutta che si chiama mafia e che ha seminato tanto dolore nella nostra terra….Sono passati 15 anni da allora e in questa sicilia di oggi si sente ancora di più la mancanza di uomini come Paolo, come Giovanni…Potrei fare della polemica ma oggi è un giorno importante e deve essere vissuto con rispetto..perchè quella contro la mafia è una battaglia che dobbiamo combattere tutti uniti, la lotta alla mafia non ha colore politico, non è qualcosa che un gruppo di eprsone si può intestare… la lotta alla mafia deve essere “un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità.”
Grazie Paolo!
E, puntuale come la freccia dell’arciere, eccoti.
Non ero a Palermo quando la bomba scoppiò, ma ricordo che mia madre mi telefonò da casa, al tempo via ariosto, e mi diceva che aveva sentito il botto e piangeva.
Sei un grande scrittore, davide, perchè apri le coscienze
Avevo un Vespino pk 75 CC marmitta Polini. Sella Camel.
Avevo il culo a panella e la bocca a spitino.
Tornavo da ripasso di Storia con Domenico. (Ciao Domè unni minchia sì?).
L’indomani saremmo dovuti andare a Guidaloca.
caro cagliostro, la rabbia, per quanto mi riguarda, non solo c’è ancora, ma cresce, e cresce rapidamente…ho anche io un ricordo vivido di quel giorno, di quei miei 16 anni ormai disillusi… e della mia rabbia… e di quel pezzo di storia palermitana, italiana, che ha marchiato a fuoco la mia memoria…
i miei complimenti a davide, che come sempre riesce ad esprimere, in un modo che solo un palermitano può comprendere a fondo, tutte le emozioni positive e negative che ognuno di noi almeno una volta ha provato.
Tutte questa parole hanno lo stesso effetto di un minuto di rispettosissimo silenzio.
Emozione pura!
15 anni fa a Palermo morivano due “eroi” martiri della giustizia, insieme agli agenti della scorta.
Purtroppo la mafia ancora non è stata debellata, ma la lotta al potere criminale non si ferma…Quel sacrificio non è rimasto invano…anzi le loro idee camminano con noi. Siamo stanchi di essere assoggettati ad una cultura tenebrosa come la mafia. I siciliani non sono mafiosi e nè assassini come ancora ci additano.
No alla Mafia, Sì alla Vita
Che sia concordia!
Dio ha detto una volta: non uccidere!
Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!
Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civilta contraria, civiltà della morte!
Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto,
di questo Cristo che è vita, via, verità e vita.
Lo dico ai responsabili: convertitevi!
Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!
Giovanni Paolo II in Agrigento il 09 maggio 1993
« La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità. »
(Paolo Borsellino)
Per non dimenticare…
Non li avete uccisi:
Le loro idee camminano sulle nostre gambe
Caro Davide, grazie per questa emozione.
Ho gli occhi lucidi e non mi vergogno a scriverlo: sei un grande.
Quel giorno ero in barca sotto villa Igea, ed il botto apparse così forte da illuderci che l’espolosione fosse proprio lì dietro. Mi padre di servizio, visto la vicinanza tra via D’Amelio e il suo distaccamento, insieme al collega furono i primi menbri della forza d’ordine ad intervenire. Ancora oggi, parlando di quel giorno, di tutti quei piccoli pezzi di carne schiaffati sugli alberi, di tutta quella ferocia, della speranza di una nuova Palermo morta proprio lì davanti ai suoi occhi gli si forma un nodo in gola, il racconto si arresta e gli occhi brillano.
Ho appeno ricevuto il programma della prox stagione del Teatro Biondo. Sono felicissimo che un tuo spettacolo sia stato inserito nel palinsesto. Anzichè aspettare il mese di ottobre per rinnovare l’abbonamento, provvederò immediatamente per non correre il rischio di non potere opzionare il tuo spettacolo.
… io a Palermo non c’ero.
ad un anno di distanza, il 18 luglio 1993, la commissione di maturità mi avrebbe chiesto chi si ricordasse l’indomani. la prima domanda. loro chiesero e io risposi. forse non è vero che tutti dimenticano tutto.
a davide, un bacio.
Ricordo come se fosse ieri ed ho ancora addosso i brividi di sdegno e di paura …tornavamo dal mare io e la mia piccola famiglia non sentimmo alcun botto ma come qualcuno ha già detto sopra l’aria era carica d’un presagio di male e di morte, accendo la tv e le immagini putroppo confermarono le voci dei vicini…la cosa più terribile fu dovere spiegare alle mie sorelle, allora molto piccole, quanto era successo e perchè, riuscii solo a dire: è morto un altro uomo coraggioso che credeva nella giustizia e voleva bene alla sua città …cenammo in silenzio!
Ed oggi oggi con una fiaccola in mano ed un passo lento e speranzoso lo ricorderemo.
Ricordo che eravamo a mare e stavamo giocando a Beach Volley in spiaggia a Capaci. Verso le 17.00 dagli altoparlanti del “Gruppo Giovanile” sentiamo l’edizione straordinaria del TG5. Ricordo come se fosse ieri che smettemmo di giocare. Fissai il mare per non so quanto tempo e notai che anche gli altri guardavano il mare. In pochi minuti la spiaggia si spopolò , la gente consegnò le sdraio e gli ombrelloni e anche noi andammo via. Fui assalito da sconforto, rabbia, emozioni che non scorderò e che riaffiorano spesso alla mia mente. A ragione Camena non è vero che tutti dimenticano tutto.
Una emozione indescrivibile. Grazie!
“… il primo pensiero che ho avuto è che ‘u botto che intìsi prima fosse una bomba e che fosse contro Borsellino”, in questa tua frase è racchiuso il mio ricordo di quei giorni.
Dopo la strage di Capaci sembrava che tutta Palermo avesse la consapevolezza che la città avrebbe sentito un altro botto.
Si respirava la paura che altre finestre avrebbero tremato, altri occhi avrebbero pianto.
Si sentiva nell’aria il peso di un’agghiacciante attesa.
e dire che non ci voleva mica tanto a mettere una zona rimozione sotto casa della madre del giudice…
e dire che…
e dire che gli “e dire…” sono stati e sono ancora tanti da sopportare.
è come se dopo due mesi esatti dal crollo delle torri gemelle due aerei di linea si fossero scontrati sull’Empire State Building!
e dire che…
mia sorella Giulia me lo racconta sempre, io ero troppo piccola nel 92, avevo sette anni, e mi dice che niente fu più lo stesso, cambiò palermo e cambiò il modo di annusare il pericolo… io so soltanto che mi ricordo benissimo che Giulia piangeva, e piangeva pure mamma mentre papà stava zitto davanti alla TV. E tu, Davidù, con la tua prosa perfetta mi amplifichi il ricordo. Un bacio a te allora, Davide, che non sei riuscito a dire niente in quel luglio 1992
Era una domenica , Epifania di almeno 25 anni fa, mi accingevo ad andare al ristorante con tutta la mia famiglia per festeggiare la ricorrenza. Avevo 10 anni circa…
Percorrevamo via Libertà quando una macchina di Polizia blocca il traffico. In lontananza , sulla sinistra, vediamo un capannello di auto qualche ambulanza ,polizia e carabinieri.
Mio papà chiede al poliziotto che ci aveva fermato il motivo dello stop alle auto…. Risposta: C’e’ stato un attentato! Domanda:Ma lì non c’e’ casa di Piersanti Mattarella? Risposta: Sì.Risultato: Tutti a casa, Epifania conclusa, mangiata stratosferica rimandata.
Anni dopo Luglio 92 : Mi trovavo in barca ,giornata fantastica compagnia piacevole mare da urlo.Ci arriva la notizia dell’attentato a Borsellino: Rabbia , disprezzo,senso di impotenza ci costringono a fare ritorno a casa, ed ormeggiare la barca proprio in quel cantiere di Porticello dove uccisero il commisario montana….mitico, scomodo e risoluto investigatore che faceva bene il suo lavoro proprio come il giudice Borsellino.Recuperiamo i nostri vespini e
ci dirigiamo verso casa, per farlo passiamo prorio davanti la casa dei cugini Salvo, sì quelli che ospitarono Buscetta durante la sua latitanza , gli amici di Andreotti, Ciancimino, Salvo Lima e via discorrendo. Morale : che città colma di merda . Che ambiente di merda è Palermo.Cosa vede e con chi i nteragisce un individuo nell’arco della sua vita in questa città , definita la più cool del mondo da quell’individuo che risiede a palazzo delle aquile? Andate via sin che potete.Sono tutte cazzate quando la gente dice: Troppo facile andare via IO resto nella mia città e lotto. Ma per che cosa? In 30 anni cme vedete non è cambiato un ca**o e niente cambierà mai. La città è in mano alla mafia , ci sono pochi giri di parole da fare. L’economia sarà sempre e comunque frenata dalla presenza di questo cancro. I giovani per lavorare devono andare a vivere con i 600,00 euro che mettono a disposizione i call center…Se hai una iniziativa imprenditoriale che per una botta di culo ti va bene o paghi a questi magnacci o fai la fine di Libero Grassi…. Ma vafantoculo va!
Davide…come sempre un grande…nessuno sa raccontare le cose amare e crudele così bello…
Io che mi trovo oggi a quest’età giovane sto cercando ad immaginare quello che avrei provato io…ma viverlo così vicino sarebbe stato orribile
Mi stavo preparando per gli esami da dare a settembre, quell’anno era stata rimandata in latino e andavo a ripetizioni.
Ero fuori Palermo e quel giorno andai dal mio prof nel suo villino di trabia per farmi corregere la versione che mi aveva lasciato il giorno prima.
Il prof che mi dava ripetizioni era una brava persona ,uno di quelli vecchio stampo che credeva nell’insegnamento e amava insegnare ai ragazzi.
Ero contenta di andarci non mi pesavano le sue lezioni di recupero, mi piaceva sentirlo spiegare ci metteva passione e mi faceva amare il latino.
Quel giorno arrivai un po’ in ritardo e appena lo vidi cercai di scusarmi perche’ non avevo fatto la versione che mi aveva lasciato, era estate faceva caldo mi era seccato troppo studiare e cosi’ imbarazzata a morte provai a scusarmi ma lui mi guardo’, aveva gli occhi impietriti, capii subito che qualcosa non andava e mi disse con voca tremante:”hai sentito cosa è successo a Palermo?”
“No- prof-risposi ma che c’è? Lei ha un’aria strana oggi”.
“La mafia-la mafiaha colpito ancora ed ha ucciso il giudice Borsellino,l’ho appena sentito e con lui sono morti gli agenti della scorta,l’attentato è avvenuto in via d’amelio”.
Mi senti un brivido percorrere lungo la schiena,la madre del giudice Borsellino abitava dietro casa ,mia milioni di volte ero passata da via d’amelio e avevo visto la macchina del giudice con gli agenti di scorta.
E d’improvviso mi sentiii cosi’ stupida, ero li’ ignara di tutto con la sola preoccupazione di un versione di latino non fatta mentre dietro casa mia a Palermo c’era stato un altro botto un altro di quei tremendi botti in cui perdeva la vita un giudice e i suoi agenti di scorta ,mi misi a piangere einiziai a sentire la pesantezza di cio’ che era avvenuto.
A Palermo,la mia Palermo si respirava aria di sangue ormai.
Non dimentichero’ mai quel giorno come non dimentichero’ mai il giorno dell’attentato al giudice Falcone e quel giorno in cui da bambina alla sola eta’ di 4 anni mentre stavo aspettando che la mia mamma si vestisse per accompagnarmi all’asilo dalla casa in cui abitavo allora, vidi sparare a Cesare Terranova e Lenin Mancuso.
Credetemi sono cose che non si dimenticano!
si sono rotti i vetri della cucina della nonna. che sPacelo. papapalazzoni tetri e grigi tutti ciunnati.
e poi un pezzo di tergicristallo tutto abbruciacchiato e croccante sul campo da tennis: lezione annullata.
[…] può ragionare sul significato simbolico e collettivo di quel giorno in cui Palermo diventò (e non era la prima […]
Io nel 92 avevo 11 anni,è stato un anno terrificante per un bimbo palermitano che una domenica pomeriggio mentre guardava la tv a casa della nonna a Pallavicino sobbalza al suono straziante di una bomba vigliacca che uccide uno degli eroi della nostra Palermo.
Oggi a 15 anni di distanza cerco di fare ciò che posso per combattere nel mio piccolo la mafia,faccio il carabiniere e cerco di seguire l’esempio di quegli eroi caduti per mano vigliacca e infame della mafia.
Com’ero bello quel luglio del 92, Com’ero bello, avevo una maglietta ta gliata senza maniche e che copriva solo il petto; facevo tendenza, com’ero bello. Avevo un pantaloncino a fiori enormi attillattissimo senza il primo bottone, facevo tendenza, com’ero bello.
Com’ero bello col codino e l’orecchino grosso, com’ero bello.
“ATTENZIONE tra poco comincia “radio Village” subito dopo faremo il “gioco aperitivo” ” sono il vostro supertom, com’ero bello.
Un’ospite mi si avvicinò ed io gli sorrisi, un’ospite mi si avvicinò e mi parlò, ma io non lo capii ..la musica era alta…FRAGOROSA.., l’ospite mi gridò all’orecchio….HEI TI’ PALERMO, HANNO MESSO UNA BOMBA A BORSELLINO…………………………………..la musica era Fragorosa….”hei tì”…….Com’ero bell……….!
SPEGNI TUTTO CA++O! mi gira la testa, corro a perdifiato verso l’hotel, guardo il televisore….non è Beirut, è Palermo, scassata, sconquassata, squarciata, SVISCERATA.
Com’ero brutto mentre piangevo in quel luglio del 92, Com’ero brutto.
Com’era brutto quel Luglio del 92.
e, alla fine, dopo 15 anni, rimaniamo ancora sbigottiti e, ahimè, impotenti a tratti…
grazie Davide, parole come lame le tue
mi hai fatto commuovere..
io ero troppo piccolo per ricordarmi e per capire quello che successe quel giorno, ma adesso che ho vent’anni continuo a non capire perchè per la fiaccolata organizzata ieri non ci fosse nessuno…
Avevo 20 anni, stavo andando al lavoro, quel pomeriggio di 15 anni fà… in viale del Fante mi superò una macchina in borghese della Polizia, a sirene spiegate, si dirigeva verso il luogo dell’attentato. Non capivo cosa stesse succedendo: alzai gli occhi e vidi elicotteri che sorvolavano una colonna di fumo nero… arrivato al lavoro seppi quello che era successo e mi avviai verso la postazione che dovevamo vigilare…. fu un periodo brutto, bruttissimo, per noi delle forze dell’ordine, qui a Palermo… nero come quel fumo che avevo visto alzare… la gente, quella sera, veniva da noi che stavamo in uniforme, piangendo ed abbracciandoci, dicendoci “stiamo con voi”… mi ricordo che pensai rassegnato quanti sarebbero stati pochi coloro che l’indomani avrebbero continuato a manifestarci solidarietà, magari ad un posto di blocco, sentendo una sirena, o vicino una zona rimozione, senza infastidirsi… lo pensai anche quando qualche giorno dopo mi misero fisso di scorta ad una persona che si diceva, si sentiva che potesse essere il terzo ad essere ucciso, dopo Falcone e Borsellino… ricordo che l’atmosfera tra noi colleghi era quantomeno tesa e lugubre… infatti si parlava di cipressi, di cimiteri, ecc. .
Quell’anno non lo dimenticherò mai.
onor a Paolo e onore a Giovanni
“Quel giorno io avevo appena dodici anni. Era estate, piena estate. Come tutte le domeniche eravamo andati in paese, una piccola località vicino Palermo. Era pomeriggio, stavamo mangiando il gelato.
Improvvisamente la quiete del paese fu spazzata via dal frastuono di sirene ed aerei. Guardai mio padre, era sconvolto: lui conosceva il significato di quei suoni.
Subito si decise di ritornare in città: percorremmo i chilometri che ci separavano da Palermo ad una velocità insolita e, intanto, le sirene e gli elicotteri risuonavano intorno, coprendo, spesso, le mezze frasi che papà si sforzava di pronunciare.
Arrivammo presto a casa, il televisore grande, quello del soggiorno, venne acceso ancor prima di chiudere la porta di casa: ogni canale sembrava trasmettere le stesse immagini.
E le stesse immagini passarono per il tutto il pomeriggio, per tutta la sera e tutta la notte: avevano ucciso il giudice Borsellino.
Non era certo la prim astrage di mafia a cui assistevo e nemmeno il primo omicidio: mi hanno sempre raccontato che nel mio quartiere, nei primi anni ottanta quando io sono nata, si uccideva ogni giorno ma quel giorno, per me, fu diverso. Non so il perchè.
Ciò che non dimenticherò mai sarà quella sensazione di freddo dentro, quel brivido, lungo tutto il corpo che non mi fece dormire quella notte.
Quella notte avevo paura, sola nel mio letto; mi avvolgeva l’aria afosa dell’estate siciliana ma dentro avevo un terribile insopportabile freddo.”
Questo il mio ricordo di quel giorno, ricostruito fedelmente in un monologo tetarale dove appunto di parla di lotta alla mafia: ogni volta che recito queste parole vissute e scritte da me rivivo le stesse terribili emozioni ch esono sicura non dimenticherò mai; lo stesso freddo dentro mi investe come fosse la prima volta.
Attraverso qualunque percorso ognuno deve fare in modo che non si dimentichi e che si continui a lottare.
soltanto una ulteriore riflessione: d’un tratto arriva uno Scrittore enorme come Enia e di colpo il profilo di tutti i commenti si innalza, tra biografia e sentimenti..
Non mi sono mai sentita troppo attaccata alla città di Palermo, a quella che dovrebbe essere, anzi è, la mia città. Non mi piace una città in cui non mi sento libera. Fino alla morte di Giovanni Falcone per me la mafia era un fenomeno studiato su banchi di scuola, qualcosa che avevo imparato a conoscere e qualcosa da cui sapevo che avrei dovuto difendermi e difendere le persone a cui voglio bene.
Un’organizzazione che gestisce i traffici di droga, i posti di lavoro, gli appalti pubblici e privati. Questo era per me la mafia. Ero troppo piccola per potere capire che la mafia è prima di tutto un attegiamento radicato dentro noi siciliani, ma, mi permetto di dire, soprattutto dentro noi palermitani.
Quando è morto Giovanni Falcone mi ricordai immediatamente di quando la mia professoressa di lettere alle medie ci parlava di questo giudice che stava lavorando per un futuro migliore, per liberare la Sicilia dalla mafia. Ci raccontava anche di tutti i tentativi che venivano orditi per screditarlo, ma io, allora tredicenne, seppur affascinata, non potevo capire, non avevo ancora tastato con mano cosa vuol dire destreggiarsi nella mia città.
Due anni dopo Giovanni Falcone morì, morirono anche Paolo Borsellino e gli agenti delle loro scorte. Morì anche una parte di mal pensiero, ma nacque una nuova coscienza. D’improvviso la mafia ammazzava distruggendo anche la città e i suoi dintorni. Non bastava più l’agguato sotto casa, magari davanti alla moglie che ti vede salire le scale, mentre da tutte le parti ti arrivano proiettili in tutto il corpo. No. Adesso la mafia aveva più paura, talmente paura da volere essere sicura di ucciderti, di toglierti di mezzo. Adesso la mafia distrugge autostrade, terreni, strade urbane e palazzi. Non si preoccupa più di preservare i bambini, le mamme. In autostrada il 23 maggio del 92 e in via D’amelio il 19 luglio dello stesso anno poteva esserci chiunque. Povteva essere una strage ancora più grande.
Da quel momento in poi vidi Palermo che si risvegliava. Vidi una cittadinanza a cui non stava più bene che la mafia esercitasse il suo potere. Si attendevano due bombe per fare risvegliare le coscienze? Si, perché in questa città i morti ammazzati con i proiettili sono una cosa normale, direi quasi culturale. Noi le chiamiamo “le ammazzatine”, ci scherziamo quasi, ma la città no, la città non si tocca.
Credo che nel 1992 molti adolescenti e maturandi decisero che avrebbero fatto il magistrato. Lo pensai anche io, solo che poi la passione per le lingue fu più forte della passione per il diritto, anche se ancora oggi resta per me materia affascinante.
Sono passati 15 anni dalle stragi. In una di quelle poteva morire mio fratello che era passato 10 minuti prima per andare ad Alcamo. Morì comunque un mio fratello in Cristo, anzi cinque. Non possono essere dimenticati anche la moglie e gli angeli che lo seguivano consapevoli che la morte faceva parte del loro lavoro.
Oggi ho 30 anni e il fervore per la voglia di giustizia non mi ha abbandonata anche se non sono diventata magistrato. Quando è morto Giovanni Falcone, l’amico d’infanzia, Paolo Borsellino, disse che la mafia va combattuta innanzitutto come movimento culturale. È vero. È quello che io posso fare anche se non ho potere giudiziario o esecutivo. Ho il potere della mia testa. Posso insegnare ai miei futuri figli, ai miei nipoti, alla gente che vedo, che la mafia non è libertà. Che per quanto ci è possibile non dobbiamo accettare le raccomandazioni per un lavoro. Che non possiamo vedere uno scippo, un torto e non denunciarlo.
Dirò loro che non bisogna pagare il pizzo, ma che bisogna denunciare alla polizia.
Paolo Borsellino era rimasto solo. Avevano decimato il pool, probabilmente con l’ausilio di talpe, di traditori e di corruzione. Benchè fosse rimasto solo però aveva continuato a lavorare. E oggi? Oggi tutti quei lavori dove sono? Quel risveglio di coscienze dov’è? Oggi guardiamo i film su Falcone e Borsellino e noi palermitani più che rimanere indignati per quello che è successo e giurare a noi stessi di fare qualcosa nel nostro piccolo per cambiare, rimaniamo affascinati e sorpresi di quanto la nostra città stia bene in video.
Siamo fatti così noi. Rimaniamo provinciali nell’animo. Per quanti soldi possiamo avere, per quanto le nostre case possano essere belle, ancora vogliamo panem et circenses. Se il festino di S. Rosalia è spettacolare allora il sindaco è bravo, “ci u rugnu ‘u voto”, se i giochi d’artificio sono poco impressionanti allora “’u sinnacu si manciò i picciuli” però se i suoi delegati promettono posti di lavoro allora il voto glielo do.
NO. DICO NO. Sarò una sognatrice come Falcone, Borsellino e gli altri del pool, ma non bisogna dare un voto per un posto di lavoro! Questa realtà è possibile! In altre città succede, ovviamente in città non siciliane.
Siamo sempre lì: è una questione di mentalità. Accettavamo gli agguati con le pistole e non abbiamo accettato le bombe. Accettiamo di pagare per un lavoro, cosa dovrà succedere affinchè anche questo aspetto del nostro carattere possa morire?
Ancora meno mi sento parte di questa città. Ancora meno mi piace questa città. Non mi basta il sole, non mi basta il mare, non è con questo che si campa. Non è il Palermo in serie A che può farmi felice. Tutto questo fa parte di quel Palermo-pensiero che finchè tutto è esteticamente bello allora il mondo va bene.
Proviamo a guardarci un po’ dentro e solo dopo esserci dati una ripulita potremo parlare di quanto è bella la città.
Una palermitana delusa.
Il mio ricordo è più legato alla scomparsa dell’eroe Giovanni. Mentre nel tardo pomeriggio il telegiornale raccontava la tragedia, non so perchè ma io pensai che quella stessa sera ci sarebbe stata una festa a villa Wirz… la festa si fece lo stesso, io non andai.
Ecco, se evitassimo di parlare di eroi e parlassimo di persone normali con un forte senso dell’umanità e del dovere – a mio parere – sarebbe già un passo in avanti.
Per me chi ha un forte senso dell’umanità e del dovere è un eroe! e lo sono stati tutti gli uomini e le donne che hanno sacrificato la loro vita per una giusta causa, anzi per una giusta morale.
hai raccontato i miei ventanni… ricordo la rabbia e la frustazzione e maria, la mia zita di allora, che ruppe contro il muro un bicchiere… sei un grande, Davide.
Per me chi ha un forte senso dell’umanità e del dovere è un uomo serio. Il concetto di eroe, personalmente, lo accosto alla sfera del mito, della leggenda. Lo trovo troppo distante. Iddi erano uomini quotidiani con le loro paure e i loro mutui da pagare.
Caro Davide, sei sempre terribilmente, struggentemente vero e capace. capace di incidere nel cuore delle persone. Ti scrivo da Marsala, dove Paolo Borsellino fu Procuratore della Repubblica, e dove ieri sera è stato ricordato con alcuni testimoni del tempo…Grazie per questa pagina di diario che ci anima e ci ricorda pianti e dolore, ma che ravviva le nostre coscienze.
una prosa perfetta. Bastardo
sapevo solo che fino a poco tempo prima mio marito aveva fatto servizio nella garitta sotto casa del giudice Falcone, quando comparvero i sottotitoli in tv ad annunciare la strage di Capaci mi accingevo a tagliare l’insalata in attesa che lui tornasse dal servizio. terrorizzata riuscii a chiamare dal citofono mio fratello che era venuto a presentarmi l’ennesima fidanzatina di turno: salì di corsa, mi suggerì di accendere la radio di servizio posteggiata nello studio e così apprendemmo subito i nomi delle vittime. Confesso che intanto respirai, per allentare la morsa feroce alla bocca dello stomaco, i cellulari non erano ancora così diffusi. Mio marito quella notte tornò tardi: la sua macchina, in servizio a Capaci, era stata la prima a giungere sul posto: “Non immagini nemmeno l’inferno che ho visto!”, si limitò a dirmi abbracciandomi, lui che tutt’ora non mi parla mai dei suoi incarichi per non preoccuparmi.
Al nostro bambino, che allora aveva tre anni, insegnammo che degli uomini molto cattivi avevano ucciso gli uomini buoni.
Oggi ha diciotto anni, un profondo senso di giustizia, un atteggiamento di rispetto per le autorità e le istituzioni, ma soprattutto per suo padre e per il lavoro che svolge. Se molti bambini di allora sono oggi dei giovani più consapevoli molto lo si deve a quel periodo drammatico, e allora diamogli un senso di immutabile fatalismo: “doveva” accadere… per imprimere una svolta decisiva e massiccia alle coscienze. Un po’ come per il Cristianesimo la figura del Gesù sulla croce: doloroso ma inevitabile? …chennesò! Mi serve pensarlo per non stramazzare d’angoscia ogni volta che ci penso, per dirmi che se a quel qualcosa di straziante diamo un senso lo rendiamo più accettabile. Non è questo il ruolo di qualsiasi religione in ogni tribù?
Straparlo.
i complimenti a Davide per la forza di questo post sono d’obbligo.
ci sei mancato, Davidù…
La mafia mi fa schifo. A me.
semplicemnte formidabile questo post..davvero complimentio sincerissimi
tra le tante cose lette e le troppe cose sentite, la tua si staglia come la più profonda, e la più toccante (ed anche la più vera) su quanto accadde in quel periodo.
Mi chiedo come mai un giornale come il GDS o repubblica palermo non abbiano pubblicato il tuo scritto, ma temo di sapere già la risposta…
complimentoni!
Mi hai fatto piangere, Davide.
Io da Milanese ricordo un gelo e uno spavento enormi. La sensazione che fossimo tutti quanti in guerra, anche Milano. La distanza era annullata. Il cuore che batteva era unico e si era fermato, raggelato da uno scoppio che e` risuonato fino a noi.
Ma non oso immaginare il vostro di dolore…immenso e indicibile.
Grazie
si u miegghiu
Scrivi cose come verità, e della verità hanno la bellezza e il prezzo.
Le tue parole sono sempre veicolo di forti emozioni. Emozioni forti e familiari.
Ciao Davidù!
Caro Davide,
ti leggo per caso. La tua scrittura colpisce nella pancia come il tuo modo di stare sul palco. Speriamo tu possa tornare presto quassù, anche Brescia ti ama!
enia, sei enorme.
grazie
Caro Davide, soltanto quest’anno ho fatto caso alla vicinanza delle date tra il 19 luglio, morte di Paolo Borsellino, e il 20 luglio, morte di Carlo Giuliani. No, non voglio paragonare e accumunare le due persone, ma le due città, Palermo e Genova, due città duramente bombardate durante la 2a guerra mondiale, e due città violentate, anche se per motivi diversi, che hanno visto sconvolto il loro centro. E le ferite non sono ancora chiuse. Quella di Palermo è sicuramente più grande perchè Paolo era un uomo che combatteva un potere più forte di lui. Era un eroe? O solo un uomo dai grandi ideali? Ma il tempo passa e la città sembra aver dimenticato, viste le manifestazioni andate a vuoto. Eppure basta che un uomo comune, anche se scrittore e uomo di spettacolo, come te pubblichi un testo su quel terribile giorno per risvegliare i ricordi di tante persone. Anche in radio con “17 anni” ci sei tornato, in modo diverso ma altrettanto coinvolgente, con un collage di voci e notizie provenienti da radio e tv, e ti ringrazio per avermi fatto ripensare a quei momenti incredibili per l’Italia intera. Genova ha forse pagato un tributo minore, con più danni materiali e comunque un morto, un ragazzo, una persona ancora più comune di un magistrato ben conosciuto. Non voglio giudicare Carlo, però immagino che anche la persona più pacifica del mondo, quando si ritrova circondato dalla violenza, possa (non debba) voler rispondere con la violenza. E’ stato un attimo di follia da ambo le parti: due ragazzi uno di fronte all’altro, uno scaglia con forza un estintore, l’altro spara per difendersi e il Destino fa una scelta, in ogni caso crudele. Il colpo poteva cadere a terra e l’estintore poteva colpire il bersaglio…il dramma è che due ragazzi non dovevano trovarsi coinvolti in quella situazione. Sto raccogliendo gli articoli sui processi del G8 perchè voglio capire PERCHE’ è successa quella situazione e le seguenti follie alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto. Il recente documentario su La7 è stato di nuovo un colpo allo stomaco, non tanto per le immagini, alcune inedite e di forte impatto emotivo, quanto ascoltare le voci dei miei concittadini nelle telefonate alla polizia, voci incredule, spaventate, sconvolte, incazzate, voci di persone comuni che guardano fuori dalla finestra e non capiscono più quello che vedono. Minchia, ci vuole un Davide Enia a Genova, e al più presto, il tempo comincia a passare velocemente anche qui.
Un abbraccio.
Andrea S.
Fortumatamente nel ’92 avevo 10 anni. Quando hanno arrestato Provenzano ho pianto.
Fortunatamente nel 1992 avevo 10 anni, vivevo a Lodi e non capivo del tutto.
Leggendo i ricordi di chi viveva Palermo in quei giorni, leggo la frustrazione, la rabbia e l’impotenza. E allora mi accorgo che ricordare non è retorica ma è un passaggio indispensabile per trovare ogni giorno, nel nostro piccolo, la forza per combattere contro le ingiustizie.
il ricordo di quel giorno vive come un virus che cambia forma ogni volta che tocca le menti…ognuno ne soffre a suo modo…ognuno ricorda…momenti che sarebbero stati scordati se nn fosse stato per quel boom…
..io avevo 10anni…
ed ero a mondello…
per la precisione:
prima a volta a mondello!!!
in famiglia si andava sempre zona altavilla…
massimo massimo buonfornello…
perchè a mondello si sa..
“c’è bordello”
diceva mio padre…
“ma così tanto bordello che il mare manco si vede…talè amuninni ad altavilla!”.
ho passato 10anni della mia vita
‘gghiri giriànnu tutti ‘i località ri mari possibbili e immagginabbili…
addaura,carini,capaci,
ficarazzi e ficarazzelli,
altavilla unni parramu,
casteldaccia,aspra e mongerbino,
ma anche barcarello,
isola delle femmine,cinisi,
puntatine a balestrate
e pi finiri cu ‘u villino a buonfornello.
ero stato runnègghè ma mai a mondello!
quel 19luglio si andava a mondello!
quella mattina mi susivu che ero tutto agitato…per me mondello rappresentava un’esperienza di palermitanità fondamentale…il traffico…il bordello…e poi il mare…la vivevo come un’avventura da affrontare…una prova per palermitani…per essere del tutto palermitani!
si andava a trovare un collega di mio padre…nn ricordo come si chiamava…ma mio padre lo chiamava “‘u cabinato”,con evidente riferimento alla cabina n°17 del lido del pompiere di proprietà del nostro ospite…che in realtà poi si scoprì essere del cognato…che l’aveva a sua volta affittata in nero per quell’estate da un tipo…che a quanto pare essere uno che ha il doppio lavoro perchè ha doppia famiglia…ovvero l’amante…che pare sia una cugina della moglie del cognato…che stavano quasi per essere scoperti…o forse lo sono stati..e per non destare nell’occhio…ecceteriecceteri
…questi e tanti altri ancora i discorsi della signora “cabinata” a mia madre…
era tardi pomeriggio…
la cabinata gridava a suo figlio “Juriiii…usci dall’acqua che il tempo non è lui…Juri usci che diventano i polpastrelli nei diti!”
io sguazzavo nell’acqua…e pensavo
“Ma che minchia di nome è Juri?”
…nuotavo…
…nuotavo comu ‘ un fuaddi…
…finalmente potevo dire di essere un palermitano a tutti gli effetti
…avevo superato tutte le prove…
…e cu si nni futti se poi ‘nno traffico in macchina m’addurmiscivu…
…ma finalmente ero lì…
…finalmente mi stavo facendo i bagni a mondello!
…sono le 19…
…mi pare…
…il sole è quasi via…
…mia madre legge una rivista di quelle tipo donnamoderna…
…mentre cerca di sballicchiarisi ‘a signora cabinata…
…c’unna finisci maaai ‘i parrari…
…il sig.cabinato si fa una briscola in 5 cu ll’ amici…
…mentre mio padre runfulìa esausto all’ombra della cabina n°17…
…juri e me frati si sciarrianu…
…e io me la scialo nmùaddu all’acqua…
…che c’ho pure lo swatch nuovo…
…con cronometro pauroso…
…va pure sottacqua…
….BUM…..anzi…UuuuuuuuuMmmmmm….
a mondello arriva l’eco di quel botto…
…devastata via d’amelio…
…sbatte addosso montepellegrino…
…il monte incassa il colpo…
…attutisce e restituisce…
…a tutta la città…
…ovattato arriva il suono che squarciante fu in principio…
…quasi a voler dire…
…scusate…
…continuate pure i vostri bagni…
…i riscussioni…
…i iucati ‘e carti…
…picciriddi iucati…
…ca nianti ci fu…
…continuate con quello che stavate facendo che nn è successo niente…
…un fragoroso rutto nel pieno di un silenzioso banchetto…
…un pirito di quelli con lo scruscio mentre parli con una ragazza…
…proprio nn c’entrava niente…
ci fu quasi un minuto di silenzio…
…sembrò il tempo fermarsi a capire cosa fosse accaduto…e ancor prima di subito…dal lido lì vicino…lido carabinieri…forse finanzieri…arriva la notizia.
tutti iniziano a correre e gridare..chi piange e si dispera,chi urla e chi bestemmia,tutti si preparano ad andare via…mio padre finalmente si sveglia e mia madre lo cazzìa…i signori cabinati sono sconvolti…e io che non ne ho capito niente esco dall’acqua e mi ritrovo di nuovo in un bordello..traffico non ne parliamo…e mentre pensavo che potesse essere un altra prova per essere palermitano…bloccati nel traffico…cu ‘u pitittu ca nni stava fannu àcitu…mia madre e mio padre..ci raccontano sta bella storia pi quietarinni…di borsellino e di falcone…e tutto quanto successo oggi…di palermo e della mafia…mio fratello s’addormenta…io stavolta non riesco…non sono più contento di essere palermitano
pipro
il ricordo di quel giorno vive come un virus che cambia forma ogni volta che tocca le menti…ognuno ne soffre a suo modo…ognuno ricorda…momenti che sarebbero stati scordati se nn fosse stato per quel boom…
..io avevo 10anni…
ed ero a mondello…
per la precisione:
prima a volta a mondello!!!
in famiglia si andava sempre zona altavilla…
massimo massimo buonfornello…
perchè a mondello si sa..
“c’è bordello”
diceva mio padre…
“ma così tanto bordello che il mare manco si vede…talè amuninni ad altavilla!”.
ho passato 10anni della mia vita
‘gghiri giriànnu tutti ‘i località ri mari possibbili e immagginabbili…
addaura,carini,capaci,
ficarazzi e ficarazzelli,
altavilla unni parramu,
casteldaccia,aspra e mongerbino,
ma anche barcarello,
isola delle femmine,cinisi,
puntatine a balestrate
e pi finiri cu ‘u villino a buonfornello.
ero stato runnègghè ma mai a mondello!
quel 19luglio si andava a mondello!
quella mattina mi susivu che ero tutto agitato…per me mondello rappresentava un’esperienza di palermitanità fondamentale…il traffico…il bordello…e poi il mare…la vivevo come un’avventura da affrontare…una prova per palermitani…per essere del tutto palermitani!
si andava a trovare un collega di mio padre…nn ricordo come si chiamava…ma mio padre lo chiamava “‘u cabinato”,con evidente riferimento alla cabina n°17 del lido del pompiere di proprietà del nostro ospite…che in realtà poi si scoprì essere del cognato…che l’aveva a sua volta affittata in nero per quell’estate da un tipo…che a quanto pare essere uno che ha il doppio lavoro perchè ha doppia famiglia…ovvero l’amante…che pare sia una cugina della moglie del cognato…che stavano quasi per essere scoperti…o forse lo sono stati..e per non destare nell’occhio…ecceteriecceteri
…questi e tanti altri ancora i discorsi della signora “cabinata” a mia madre…
era tardi pomeriggio…
la cabinata gridava a suo figlio “Juriiii…usci dall’acqua che il tempo non è lui…Juri usci che diventano i polpastrelli nei diti!”
io sguazzavo nell’acqua…e pensavo
“Ma che minchia di nome è Juri?”
…nuotavo…
…nuotavo comu ‘ un fuaddi…
…finalmente potevo dire di essere un palermitano a tutti gli effetti
…avevo superato tutte le prove…
…e cu si nni futti se poi ‘nno traffico in macchina m’addurmiscivu…
…ma finalmente ero lì…
…finalmente mi stavo facendo i bagni a mondello!
…sono le 19…
…mi pare…
…il sole è quasi via…
…mia madre legge una rivista di quelle tipo donnamoderna…
…mentre cerca di sballicchiarisi ‘a signora cabinata…
…c’unna finisci maaai ‘i parrari…
…il sig.cabinato si fa una briscola in 5 cu ll’ amici…
…mentre mio padre runfulìa esausto all’ombra della cabina n°17…
…juri e me frati si sciarrianu…
…e io me la scialo nmùaddu all’acqua…
…che c’ho pure lo swatch nuovo…
…con cronometro pauroso…
…va pure sottacqua…
….BUM…..anzi…UuuuuuuuuMmmmmm….
a mondello arriva l’eco di quel botto…
…devastata via d’amelio…
…sbatte addosso montepellegrino…
…il monte incassa il colpo…
…attutisce e restituisce…
…a tutta la città…
…ovattato arriva il suono che squarciante fu in principio…
…quasi a voler dire…
…scusate…
…continuate pure i vostri bagni…
…i riscussioni…
…i iucati ‘e carti…
…picciriddi iucati…
…ca nianti ci fu…
…continuate con quello che stavate facendo che nn è successo niente…
…un fragoroso rutto nel pieno di un silenzioso banchetto…
…un pirito di quelli con lo scruscio mentre parli con una ragazza…
…proprio nn c’entrava niente…
ci fu quasi un minuto di silenzio…
…sembrò il tempo fermarsi a capire cosa fosse accaduto…e ancor prima di subito…dal lido lì vicino…lido carabinieri…forse finanzieri…arriva la notizia.
tutti iniziano a correre e gridare..chi piange e si dispera,chi urla e chi bestemmia,tutti si preparano ad andare via…mio padre finalmente si sveglia e mia madre lo cazzìa…i signori cabinati sono sconvolti…e io che non ne ho capito niente esco dall’acqua e mi ritrovo di nuovo in un bordello..traffico non ne parliamo…e mentre pensavo che potesse essere un altra prova per essere palermitano…bloccati nel traffico…cu ‘u pitittu ca nni stava fannu àcitu…mia madre e mio padre..ci raccontano sta bella storia pi quietarinni…di borsellino e di falcone…e tutto quanto successo oggi…di palermo e della mafia…mio fratello s’addormenta…io stavolta non riesco…non sono più contento di essere palermitano
penso questo sia il post più bello mai scritto su questo sito…
il ricordo più commovente e lucido di quel 19 luglio millenovecentonovantadue. Grazie
Ed oggi dopo 18 anni alle 17.58 dove saremo noi palermitani…….??? Spero in via D’Amelio in massa a ricordare questi martiri
16:55 che io sappia…
17:58 Capaci
Io a Palermo c’ero 18 anni fa…ed oggi non ci sono più.
I vili cani mafiosi c’erano a Palermo 18 anni fa…e quelli mi sa che sono rimasti.
pelle d’oca.
grandissimo post
…io ero in campagna distesa sull’erba insieme alla mia allora inseparabile compagna, la radio.
Ascoltavo della musica e all’improvviso diedero la notizia ed io scoppiai a piangere dicendo ” Nooo, di nuovo…è successo di nuovo …!”…
vorrei dare anche la mia testimonianza. Avevo 11 anni ed ero in colonia in basilicata. troppo piccolo per parlare di politica, troppo piccolo per capire di mafia, pensavo solo ad andare in spiaggia e giocare con gli altri bambini. Eppure il giorno dopo quando sui giornali si scriveva di palermo non riuscii a fare a meno di leggere i titoli e per la prima volta ebbi la percezione di cosa immaginano gli altri quando si parla di palermo. chiamai casa, i miei a tranquillizzarmi, quasi che non fosse cosa i picciriddi, “pensa a divertirti”, eppure sentivo gli occhi addosso degli altri in un terribile senso di colpa.
18 anni fà ,vivevo ancora a Pa.Subito dopo siamo andati via,è dentro di me ho tanto odio, x chi ha governato male x 60 questa città.Quello che ho letto, mi ha fatto tanto soffrire.condivido il commento di cetty,e complimenti a Davide,grazie
Ho sentito il boato, le urla della gente, ho visto la paura negli occhi di mia madre, il pianto di mio fratello, la rabbia di mio padre. Io attonita, in silenzio.
Grazie Davide.
bravo davide,ti ringrazio x aver descritto quel maledetto giorno….mi ricordo anch’io…quando sentimmo quel boato…(allora abitavo a mondello)mi sentii strana come se mi avevano strappato qualcosa dal petto….accendemmo la tv,come se già sappevamo quello che era successo….mi misi ha piangere..mi sentivo inutile incappace di reagire…ero arrabiata con il mondo intero xchè non avevano protetto paolo borsellino e i ragazzi della scorta. ancora oggi provo rabbia xchè l’ho sapevamo tutti che prima o poi sarebbe toccato a lui.
Niè, mi pare di sentirlo alla radio.
Avevo diciassette anni.
@filippo…
ricordo quella festa e ricordo chi la mandò in onda.
Opinion Leader…
Dopo anni .. il sig. nulli (un nome uan garanzia) si scusò di quel gesto.
Una volta questo signore disse a mio padre che non doveva fare l’imprenditore ma il benefattore.
Sicuramente mio padre non ha rimorsi di questo genere.
Anzi, ai tempi abitavo in via carini, via Gen. Dalla chiesa per i posteri.
C’erano le riprese di Cento giorni a Palermo sotto casa nostra e noi dal balcone vedevamo tutto.
Ovviamente giravano la scena dell’assassinio.
Tutti il pubblico in silenzio e mio padre a applaudiva dicendo “bravo Nino, Bravo”.
Nessun applauso ci fù oltre questo.
Io lo guardai come per dire “ma che minchia fai ?”
Mesi più tardi mi fecero leggere la recensione su un giornale del back stage di questo film.
La giornalista in chiusura specificava che ci fu “un emozionato applauso da parte del pubblico presente”.
Ma quale minchia di applauso se solo mio padre abbatteva le mani e tutti lo guardavano storto ( me compreso).
Un tempo, spero ora non più, a Palermo abbattere le mani era già un un simbolo eroico.
Ho letto di molti ragazzi che sfidano nel loro piccolo le assurdità della mafia, e del burocratico potere.
Questo differisce molto dal mio animo di allora.
Molto più attento alle mode e alle picciotte del gonzaga. Molto più vicino al modello “consumistico”
di Ciancimino Jr.
Il 23 maggio un mio amico mi chiama e mi dice:
Ouuu vedi che muriu Falcone!
Mia risposta: Alfrè, ma chi è Falcone.
Avevo 22 anni.
A quel tempo abitavo a pochi metri da via d’amelio, stavo riempiendo l’innaffiatoio per dare un po’ di refrigerio almeno alle piante, un boato fece tremare i vetri della casa, corsi al balcone e una colonna di fumo nerissimo dentro cui galleggiavano brandelli di vite mi confermò che la guerra continuava… mio marito da buon giornalista corse subito in strada, lo rividi due giorni dopo.
Ricordo anche di avere visto poco dopo in tv, la faccia ebete di un ragazzotto che mangiava un ascaretto dietro alle strisce gialle e nere che chiudevano il perimetro del mattatoio… Ciao Davide e grazie giudice Borsellino
La strage di Borsellino e l’innocenza perduta… dovrebbe essere letto nelle scuole questa memoria, Davide. Grazie da parte di una mamma
(una domanda per Rosalio: ho avuto notizia di questo bellissimo scritto su facebook, ho dovuto cercarlo su google, perchè non è più in bacheca?)
Anna è un post del 2007 che abbiamo riproposto ieri con piacere…lo trovi in archivio a luglio 2007. Ti invito a utilizzare l’e-mail per queste comunicazioni (qui è fuori tema). Grazie.
Ricordo che, al pari di quello contro Falcone, rimasi stupito ed anche – lo confesso – ammirato dalla precisione quasi chirurgica dell’attentato.
Cioè, se consideriamo la quantità di esplosivo utilizzata, è stupefacente che non vi siano state vittime collaterali, cioè gente che passava di lì per caso o anche solo inquilini del palazzo.
E ricordo i colleghi dei poliziotti di scorta morti insieme a Borsellino, che nelle ore immediatamente successive, “volevano andare a prendere i responsabili”. Perché dicevano di sapere chi era stato e chi ci fosse dietro. Oggi sono convinto che se li avessero lasciati fare, oggi l’Italia sarebbe un posto migliore.
19 luglio 1992
ore 17,57
Ricordo una gelateria affollata di gente allegra e chiassosa di ritorno da una giornata di mare. Il turno estenuante alla cassa e finalmente il cono gelato… nocciola e caffè.
ore 17,58
Due leccate …. un tuono che spegne in un attimo tutta la gioia e allegria di quel momento.
Ricordo che più tardi sono andato in via d’Amelio e ho pianto di rabbia davanti alla brutalità di quella scena e mi son detto …. vado via.
19 luglio 2011
Sono rimasto! E oggi come allora ci sarò alle 17,58 per sentirmi fiero di essere un siciliano onesto!
ogni anno torno a leggere queste parole dolorose.
Per non dimenticare! MAI!
[…] di Giuseppe Lo Bianco, che prenderà parte alla serata, Davide Enia trasporrà in scena il suo Luglio 1992 e il magistrato Antonio Ingroia leggerà il suo La ragazza triste e il giudice dedicato a Rita […]
Retorico. Non mi piace.
I miei colleghi e il direttore erano sgomenti e mi abbracciarono commossi, lavoravo a Milano da meno di due anni.
ricordavo di averlo letto l’anno scorso. repetita iuvant.
19 luglio 1992 – 19 luglio 2011
Le loro idee camminano sulle nostre gambe.
E non ci stancheremo MAI di continuare a chiedere VERITA’ E GIUSTIZIA.
Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi.Bertolt Brecht.
Grazie Davide.
aveva 15 anni, ero in barca dentro il porticciolo dell’acquasanta. penso che non potrò mai dimenticare quell’enorme cupo boato che derviò dall’esplosione. rientrammo immediatamente: circa mezzora dopo eravamo in via d’amelio dove era presente già una enorme folla. la gente si guardava sbigottita ed incredula.
Sono convinto che l’uccisione di paolo e dei ragazzi della scorta, martiri dello stato, ha cambiato un pò tutti quelli che hanno vissuto quel periodo.
io aviva anni 6..e ancora non avia crisciuto..doveva ancora imparare l’italiano e capire ca pi fari fiction non abbastava mettere a mentula parole in siciliano qua e la..
Era un pomeriggio di maggio sui gradini sotto casa di alcuni amici; a Cruillas; un botto enorme. La strage di Capaci. La rabbia e l’indignazione.
Due mesi dopo. Le sirene e gli elicotteri; il fumo.
La cosa peggiore? Era la cronaca di una morte annunciata.
Ora sono un avvocato; non ho il culto della magistratura, ne vedo i quotidiani errori.
Ma quei due hanno cambiato il mondo.
L’ho riletto e ho trovato cose nuove che non avevo mai notato. Attipo quando senti una canzone e magari poi se la riascolti a distanza di anni ti accorgi che il do non è solo maggiore ma anche settima aumentata.
Grazie a Rosalìo che la pubblica e grazie a Davide Enia che l’ha scritta.
Capolavoro. Sto piangendo
ogni anno lo ripubblicate (e fate bene) e ogni anno la rileggo.
Grazie.
La tua è poesia,mescolata alla tragedia.Poesia. Ricordare è scavare,rivivere,resistere.
grazie Davide
20 anni fa un uomo di legge, un magistrato, andò consapevolmente incontro alla morte, lasciandoci in eredità un patrimonio etico inestimabile.
In nome di quello che è stato Borsellino e di quello che ha fatto, noi continueremo a chiedere VERITA’ e GIUSTIZIA.
E lo faremo a maggior ragione nei confronti di chi, rappresentando in quegli anni tragici un pezzo dello Stato, non ha esitato a scendere vilmente a patti con la mafia, sacrificando Borsellino e la sua scorta.
Ciao Davide,
sono anche io purtroppo un familiare di una vittima innocente della mafia. Quando mio padre fu brutalmente ucciso, nel 1985, io non avevo che cinque anni. Avrei anche io attimi di terrore da raccontare, poiché nonostante l’età ricordo tutto di quella fredda mattina d’inverno, a casa con mia madre, quando il telefono squillò. Ricordo ancora quella cornetta grigia scivolare di tra le dita di mia madre e frantumarsi sul suolo, mentre un corpo ormai privo di vita giaceva proprio sotto un albero. Non vidi quell’albero, non so se avesse ancora delle foglie fra i suoi rami. Ma una cosa è certa: per quante possa averne avute, non avrebbero potuto bastare a coprire quell’atroce scenario e quel vile gesto. Ma una storia triste per oggi può bastare, la tua. Voglio solo manifestare la mia compiacenza nel vedere che anche persone non direttamente colpite come me, come la madre di Paolo e tutti i familiari delle altre vittime, possano avvicinarsi con le parole a un sentimento di sconforto indescrivibile che si insinua indelebilmente nella memoria e cambia il destino della vita di una persona. Questa Palermo e questa Sicilia ce la faranno a venir fuori da questa Montagna di Merda, stanne certo Davide, statene certi tutti. A tette le persone veramente oneste io consiglio di non demordere e continuare nel proprio piccolo a combattere l’indecenza della nostra quotidianità. A quelle disoneste, invece, voglio ricordare che ci sarà sempre spazio e tempo per passare dalla parte degli onesti, e che basta solo volerlo. Coraggio, un giorno tutto questo finirà, ma non lasciamo che scompaia da sé.
applausi e lacrime.
Enorme
Lo rileggo tutto ogni anno che viene ripubblicato.