La Vucciria
Nacqui in una solatia soffitta il 20 giugno 1951 in via Materassai al n. 38. La stanza era situata in cima ad un vecchio edificio, ora peraltro ristrutturato dai nuovi proprietari, e lo si può notare dalla sottostante piazza Sant’Eligio.
I ricordi più belli dell’infanzia sono legati alle mangiate assieme a tutti i parenti che venivano invitati sulla terrazza annessa alla soffitta nelle serate “d’u Fistinu di santa Rusulia”. Babbaluci, pani chi panelle, crocché e rascature e tante altre cosucce buone. Tempi felici, indimenticabili: ci si contentava di poco, non c’era malignità e si viveva meglio. E poi si aspettavano le dieci di sera per il gioco di fuoco, “’a masculiata finale”: che capolavoro! Tutto finito ahimé! Che tristezza passare ora dalla Vucciria. Ora è tutto abbandono, tutto chiuso: una tradizione popolare finita. Moltissimi negozi chiusi, ai Casciari specialmente. È bello abbandonarsi all’onda nostalgica dei dolci ricordi. Se chiudo gli occhi mi rivedo nel 1959 vestito con l’abitino bianco, la tunichetta della mia prima comunione a San Giacomo la Marina, la vicina parrocchia, ora restaurata. I baci, gli abbracci. Ricevere Gesù per la prima volta nel proprio intimo, i regali. Ricevetti due bei libri: “Il Vangelo narrato ai piccoli”, dal direttore dell’ENALC, dove lavorava mio padre, ed un altro stupendo, “Cuore”, di Edmondo De Amicis illustrato in edizione gigante da Roma da parte del presidente dell’ENALC. Che momenti emozionanti.
E poi quando da bambino assistevo alla “vulata di l’ancilu” in piazza Caracciolo. Da una corda stesa tra due balconi un bambino veniva fatto scorrere e sembrava volasse. Con un brivido per tutti e un silenzio che si poteva tagliare con il coltello ed infine l’applauso liberatorio quando il bambino era in salvo. Che tempi meravigliosi di una infanzia felice al sicuro in una bella famiglia! Un’altra nottata storica fu quella del 1962, quando in piazza Sant’Eligio il grande regista Luchino Visconti girò la scena del principe che va a trovare Mariannina, la prostituta. Un peccato della carne del grande don Fabrizio Salina (Burt Lancaster). ‘U pani unni mancava, allora cu picca si campava e ci si aiutava: poveri, ma sinceri. Conobbi anche un giovanissimo Pino Caruso, ora famoso. Suo padre, sua madre: nobili persone. Una zia di mia madre, la zia Provvidenza, aveva un piccolo negozio di generi alimentari ed i Caruso erano affezionati clienti. E poi ‘u tavirnaru Austinu, l’ugghiaru Correnti, ‘u varbiere don Santu. Figure indimenticabili della mia infanzia lontana e mai dimenticata. Care e brave persone.
Dice il poeta: “sol nel passato è il bello, sol nella morte il vero”.
Ciao Giancarlo e benvenuto. Attento che la chiusa del post potrebbe farti considerare iscritto automaticamente al partito di cui qui alcuni mi ritengono segretario e fondatore. Il P.U.L.L.A. (Partito Unico Lutti Lamenti & Affini)
Comunque, le iscrizioni sono aperte. Correte! E diventerete tutti figli del grande Partito Unico Lutti Lamenti & Affini… (non trovo la faccina adatta)
Signor Puvglivsi, si possono pure iscrivere al suo famoso club 2 miliardi di persone, nessuno, nemmeno tutti messi insieme saranno mai prolifici come Lei.
E’ imbattibile, per raccontarci le belle storie di morti disgraziate Lei è un fuoriclasse unico. (smile)
I miei nonni hanno sempre abitato lì in zona. Una persona a me molto cara proprio in via Materassai e anche vicina ai Caruso. Magari la conoscevi… Per ovvi motivi è la parte della città che amo e che mi strugge, nel ricordo e nel viverla. Grazie per averne parlato
Bel pezzo, semplice e genuino.
Io da ragazza abitavo in via Alloro e ricordo il sabato quando con la mamma si andava a fare la spesa sempre alla vucciria ci si andava a piedi e al ritorno stracarichi di sacchetti della spesa da far male le braccia. Si scambiavano quattro chiacchere tra le bancarelle al mercato sempre pieno di gente ora invece come dice mia madre”ci si può tirare a scherma” nel senso che le strade sono talmente vuote che si può stare in mezzo la strada senza dare fastidio a nessuno.Ma perchè abbandonare e lasciare morire un pezzo della nostra città ma che ancora vive nella tela di Renato Gittuso. Ridateci la Vucciria
Scusate per l’errore ovviamente Guttuso
Solo il Kitsch intellettuale di Nino D’Angelo e Roberta Torre in “Tano da morire”…o gli scuarci un pò cinici di Ciprì e Maresco…o un festival chiamato Vuccirìa, arrivato alla sua seconda edizione, ci ricordano che volendo si respira ancora tradizione e folkore, gente vera…pesce, spezie, carne fresca, solo lì come in nessun’altra parte…con le tende che coprono dal sole….ma al calar…meglio non amdarci…l’odore cambia e la malacarne che odia questa città esce fuori dai tombini.
No, non è un lamento…( e l’acronimo P…è pure volgare)è una nenia ininterrotta di chi vede ogni giorno il lutto rinnovato di una città che si rinnova…per non cambiare nulla (..Don Fabrizio dixit).
Perchè l’Arte ( compresa quella dei mercati e degli antichi mestieri)rinnoverebbe i popoli e rivelerebbe lo spirito….se nun ci fussiru tanti (s)piriti ‘ncartati che governano la cosa pubblica.
Complimenti per l’articolo:
‘gni tantu nà bedda chianciuta è chidda cà ci voli. Rinnova lo spirito e….la rabbia. E quella, ci vuole.
Puglisi, basta con il vittimismo!.
Alessandro, invece, la morte della Vucciria, interessa tutti ma direi di più chi ci é nato e la vive solo con nostalgia, come te, e senza nessun sentimento di rinascita.
La Vucciria é stata abbandonata da chi ci viveva, prima di tutto, e poi da chi ci faceva commercio.
Quindi, apprezzo kl’amarcord, ma non capisco lo stupore. Salvare Palermo ha fatto un’intera giornata di studio dedicata alla Vucciria. Che pare non interessi né agli amministratori, né a chi ci sia nato e vissuto, se non nella forma di nostalgico ricordo.
Uma, era solo (auto)ironia e voleva appena far sorridere. Mi pare abbastanza strano che tu non l’abbia colta, perchè era un tratto evidentissimo. Ma forse l’aria di questo blog logora anche l’acume di persone solitamente acute e la buona educazione di persone solitamente beneducate. Che pensare altrimenti?
Rilanciare la Vucciria ?
E’ un dovere di ogni palermitano contribuire a quest’ opera titanica.
Credo che gli esperti in Regione non mancano per scovare qualche POR europeo, a Barcellona hanno fatto una cosa simile e ci vogliono ochhi per guardarlo, un mercato che mischia vecchio con avanguardia.
Io mi accontenterei di lasciare immutato il “tutto fuori” per ciò che riguarda verdure, frutta babbaluci et similia.
La carne per farvore nei banchi frigo, che non siamo a Karaci, Pakistan.
Chi ristruttura il negozio o il sòttano, o riapre un’attività, esenzione ventennale di ICI o equivalente, TARSU, insomma tutti i balzelli che opprimono chi vuole lanciare o rilanciare un’attività.
Risanamento totale, dico totale, degli immobili che fanno da contorno alla Vucciria.
Le balate devono tornare a luccicare come quando mio nonno, uscito dal Cantiere,lo andava a prendere mio padre col 1100,mi comprava alla Vucciria un quarto di chilo di patate bollite che a me sembravano non finire mai, avevo sei annuzzi, sette, poi verso i dieci anni me ne comprava mezzo chilo, un po murmurianno, ma cominciavo a spicare e ce ne volevano di più. Più grandetto scorazzavamo con gli amici liceali tra Taverna Azzurra, Marsala Garibaldi, il frittularo della Piazza , e ancora una trattoria agnuniata che non mi ricordo il nome e aveva i quadri appesi dei personaggi famosi.
O la millefoglie che faceva un forno sulla strada che poi da al Cassaro che da sola valeva la scinnuta dalla Noce fino alla Vucciria.
Vogliamo ricordare la brioscia caffè e panna, all’angolo con San Domenico, o addirittura tutta panna, una goduria di piacere ai limiti del consentito enoi tutto questo lo lasciamo finire nel dimenticatoio, per andare a spingere carrelli inchiodati e dove le cassiere sanno dire solo “…Ha la carta club ?”
No, la Vucciria non può e non deve essere un nostalgico ricordo, è un patrimonio che appartiene a tutti noi.
E se qualcuno si prodigasse, i crani pensanti non ci mancano dalle nostre parti, a farla dichiarare Patrimonio dell ‘Umanità e mettere sotto la protezione dell’ UNESCO ? Vi sembra una boutade ?
Io ci credo, la Vucciria non può morire e non morirà mai.
Giuànni.
Roberto, non ho colto, evidentemente. Rilassati, ti direi. Credo che le passate critiche, ti facciano leggere in modo diverso anche le notazioni bonarie. Stai entrando in una fobia, per cui ogni cosa detta diventa attacco, e la senti così. Non é così, almeno per me. Desensibilizzati, direi, e torna te stesso.
Con affetto
Grazie Uma, ma ti assicuro che sono rilassatissimo. La reazione era dovuta al fatto che sono rimasto sorpreso. Da te non me l’aspettavo (mica la critica che è sempre legittima, se è intelligente – nel tuo caso – come quando è idiota, in altre circostanze), non mi aspettavo che non cogliessi. Un ci fu niente.
ok.
Facevo notare solamente, cha la Vucciria non ha interessati al riguardo. Citavo un lavoro svolto da Salvare Palermo, con L’università e la gente rimasta, a cui sono intervenuti in pochissimi. Tutti questi nostalgici, cosa fanno quando si inaugura un’iniziativa per i luoghi suddetti?
Stanno a casa a ricordare i bei tempi?
La mia osservazione era questa. Si é cercato di fare, ma la cosa non ha avuto nessuna eco, dimostrando che la Vucciria é ormai un luogo solo della memoria, ed ormai privo di interessi attuali.
Finalmente ho trovato un blog dove si parla di palermo e in particolare della vucciria . mi dispiace per quelli che non amano il ricordo e la memoria , perche” e” questa che tiaiuta a crescere e a giudicare con obiettività
Leggo però che da molto tempo non arrivano commeni, dopo questo mio, desidererei continuare il discorso in modo piacevole,
Ciao
Sono sempre ” nessuno” !,
Preciso chesono del rione della vucciria ma che aime” non vi vivo piè da tanti anni e di tanto in tanto mi faccio una passeggata per rivedere il mio quartiere.
Desidererei crrispondere via e mail con altri miei coetanei anni 1955/1965 che abitavano o sono nati nella zona VUCCIRIA/SAN PIETRO .
Poi forse potremo farci riconoscere.
Grazie.
Andate alla Vucciria di Venerdì o Sabato dopo le 23 e vedrete se è morta…Ti bolliscono il Polpo appena pescato fino alle 2 di notte.
La Vucciria Si è trasformata, come tutto, da mercato tipico a punto caldo e a buon prezzo della movida giovanile. Se diciamo poi che la Vucciria di una volta, quella vera, non c’è più, allora concordo. Segno dei tempi.
Mi trove in America mi dispiace sentire Che non c’e piura vucciria, io ho frequentato ENALC 1968 se sapete qualcuno Che ha frequentato 68 69 mi piacerebbe sentirli anche tra Facebook Grazie