Paparcuri, chi era costui?
Ci sono i morti e i vivi. Ci sono vittime avvolte nel sudario che viene squarciato una volta all’anno, per le commemorazioni. Ci sono vittime che rimangono sepolte nella tomba dell’indifferenza. Alcuni scontano la colpa di essere sopravvissuti.
Giovanni Paparcuri era con Rocco Chinnici, quel giorno. Il suo racconto spicca su http://web.tiscali.it/g.paparcuri/. Non c’è bisogno di altre parole. Solo di qualche taglio, per la lunghezza tremenda e nitida del dolore.
«Scrivo perché voglio fare conoscere alla gente come lo Stato tiene in considerazione un sopravvissuto ad una strage mafiosa. Scrivo per riuscire a capire il perché di assurdi comportamenti da parte delle istituzioni, comportamenti che hanno del paradossale e dell’incredibile. Scrivo perché mi aspettavo una risposta da alcuni politici ai quali ho chiesto di darmi delle spiegazioni. Scrivo per me stesso. Sono Giovanni Paparcuri, rimasto gravemente ferito in quella circostanza (l’attentato che uccise Chinnici, il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere del palazzo dove abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi). Ero addetto alla guida dell’autovettura blindata. Mi sono salvato per una serie di circostanze. Sono trascorsi 24 anni, circa un quarto di secolo, e a distanza di tutti questi anni, di recente, lo Stato, quello stesso Stato per cui ho rischiato la vita, mi tratta ancora una volta in malo modo. Continua »
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