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martedì 19 nov
  • Paparcuri, chi era costui?

    Ci sono i morti e i vivi. Ci sono vittime avvolte nel sudario che viene squarciato una volta all’anno, per le commemorazioni. Ci sono vittime che rimangono sepolte nella tomba dell’indifferenza. Alcuni scontano la colpa di essere sopravvissuti.
    Giovanni Paparcuri era con Rocco Chinnici, quel giorno. Il suo racconto spicca su http://web.tiscali.it/g.paparcuri/. Non c’è bisogno di altre parole. Solo di qualche taglio, per la lunghezza tremenda e nitida del dolore.
    «Scrivo perché voglio fare conoscere alla gente come lo Stato tiene in considerazione un sopravvissuto ad una strage mafiosa. Scrivo per riuscire a capire il perché di assurdi comportamenti da parte delle istituzioni, comportamenti che hanno del paradossale e dell’incredibile. Scrivo perché mi aspettavo una risposta da alcuni politici ai quali ho chiesto di darmi delle spiegazioni. Scrivo per me stesso. Sono Giovanni Paparcuri, rimasto gravemente ferito in quella circostanza (l’attentato che uccise Chinnici, il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere del palazzo dove abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi). Ero addetto alla guida dell’autovettura blindata. Mi sono salvato per una serie di circostanze. Sono trascorsi 24 anni, circa un quarto di secolo, e a distanza di tutti questi anni, di recente, lo Stato, quello stesso Stato per cui ho rischiato la vita, mi tratta ancora una volta in malo modo. Ed è da 24 anni che mi porto dietro il rimorso di essere sopravvissuto. Per scrivere queste righe ho scelto questo giorno volutamente, oggi è il 23/05/2007, il 15° anniversario della strage Falcone. Nei giorni precedenti, alla venuta, del Presidente Napolitano a Palermo, al Giardino della Memoria, mi aspettavo che noi sopravvissuti saremmo stati invitati, invece nulla. Una stretta di mano da parte del Capo dello Stato sarebbe stato un segno di riconoscimento non indifferente.
    È vero potevamo andarci anche senza invito, ma non avremmo mai ricevuto nessun gesto, non ci avrebbero nemmeno permesso di avvicinarci al Presidente, sarebbe stato come elemosinare un qualcosa che ti spetta di diritto, ti saresti sentito un estraneo, continuando a sentirti un fantasma«.
    LA MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR CIVILE.
    Mentre mi trovavo in convalescenza con grande amarezza e rammarico venni a sapere che non avevo avuto conferito, al pari degli altri, neppure uno straccio di medaglia, neanche una riconoscenza qualunque. Mi venne consegnata la medaglia d’argento al valor civile il 28 luglio 1984, ma per me non ha nessun valore, infatti la tengo conservata in un cassetto, perché l’ho ottenuta solo grazie alle lamentele dell’allora dirigente dell’ufficio cui appartenevo.
    LA NON ASSISTENZA DELL’AVVOCATURA DELLO STATO.
    Durante il primo processo per la strage, il Procuratore Patanè polemizzò con l’Avvocatura dello Stato per non avermi rappresentato in dibattimento. L’Avvocatura così si è “giustificata”: «Nessuna richiesta di patrocinio è mai pervenuta all’Avvocatura, né da parte del Paparcuri, né da parte dell’Amministrazione dalla quale egli dipende…».
    Ma è mai possibile che io, impiegato dello Stato, rimasto gravemente ferito nell’adempimento del proprio dovere dovevo chiedere quello che ritenevo e ritengo un mio diritto? Che bisogno c’era?
    IL SUSSIDIO.
    Dopo quasi dieci dalla strage e precisamente in data 31/12/92, alle ore 14,00, ricevo dalla portinaia di casa mia un cartoncino verde che mi informa dell’esistenza di un mandato di pagamento in mio favore presso la Banca d’Italia. Mi presento in banca il 4 gennaio del ’93, primo giorno utile per la riscossione. Ma come una fantasia a metà tra Kafka e Pirandello, la doccia fredda. L’impiegato: ”non possiamo pagare. Il mandato era esigibile entro il 1992”. Da quel giorno, tra telefonate al ministero, promesse di interessamento, interrogazioni parlamentari, ho ricevuto il nuovo mandato nell’ottobre del 1993».
    Sono appena pochissimi particolari di un calvario infinito. Il resto – per chi ne avesse voglia – è tutto da scoprire. Con un clic. Resta ancora da citare un passaggio della testimonianza che lo stesso Paparcuri ha rilasciato all’agenzia Agi che ha pubblicato una precisa ricostruzione del suo strazio: “Mi ritrovai addosso una gamba, orribilmente mutilata e scaraventata lì dall’esplosione. Ricordo che una delle prime cose che scoprii, al mio risveglio, fu che ero tutto intero. E questo mi sembrò già tanto. Ma in realtà non ero tutto intero. La mia vita fu travolta, quel giorno.
    Se non avessi posteggiato lì… Questo mi è rimasto sempre come grande, inestinguibile rimorso…”.

    Quello che resta nel taccuino
  • 23 commenti a “Paparcuri, chi era costui?”

    1. E sì, lo Stato ha figli e figliastri…
      Mi sembra che anche l’autista superstite dell’auto in cui viaggiavano il giudice Falcone e la moglie dovette penare non poco per aver riconosciuta una parziale indennità.
      Il fatto è che, purtroppo, le vittime della criminalità organizzata (cioè i morti) fanno più notizia rispetto ai sopravvissuti e quindi trovano, come dire, più facilmente uno “sponsor” politico per aver riconosciuti i loro diritti.
      Credo che occorrerebbe un più ampio coinvolgimento dei media e forse anche noi bloggers potremmo fare qualcosa per far conoscere di più il “caso Paparcuri”. Rosalio, che ne pensi?

    2. Penso di sì, infatti lo stiamo facendo.

    3. Complimenti a Roberto Puglisi,per aver scritto,
      dopo l’articolo su l’autista di Borsellino,
      questo su l’autista di Chinnici.
      I 3 uomini che guidavano le auto dei giudici Chinnici, Falcone e Borsellino, sono legati da uno strano destino,
      tutti e tre sopravissuti
      e tutti e tre dimenticati dallo stato.

    4. Grazie Tizia. Il punto è che – secondo me – non gliene frega niente a nessuno. Ma non è certo un buon motivo per smettere di ricordare.

    5. Mi occupo di informazione su RMC101, la radio più ascoltata in provincia di Trapani, da cui diamo da sempre con piacere voce a chi non ne ha o ne ne ha tanta. Se posso contribuire assieme a Rosalio a divulgare le legittime rimostranze e la vicenda umana di Paparcuri io sono a disposizione.
      Chiedo a Rosalio, se lo ritiene opportuno, di mettermi in contatto direttamente con lui. Grazie e sempre buon lavoro.

    6. Caro Roberto,
      grazie per la tua sensibilità…
      ho salutato ieri Paparcuri, che si è commosso fino alle lacrime quando mi ha vista accanto mia figlia che oggi ha la stessa età che avevo io allora quando persi papà nella strage…
      quella colpa che scontano i sopravvissuti, la scontano per altri versi anche gli stessi familiari…
      esistono tutt’oggi discriminazioni infondate…
      esiste tutt’oggi una cattiveria gratuita con la quale ci scontriamo nel nostro vivere quotidiano…
      Vorrei aprire una breve parentesi a proposito della visita a Palermo del Presidente Napolitano: non siamo stati invitati neanche noi… e riguardo la precedente visita dell’allora Presidente Ciampi, pur essendo stata invitata e scortata per avere udienza insieme agli altri familiari delle vittime, in realtà il Presidente e la moglie sono passati lungo il corridoio velocemente senza intrattenersi minimamente con noi.
      Personalmente non mi recherò mai più a incontri di questo genere, per fare da cornice ai nostri uomini politici, così contesi per una stretta di mano…
      Preferisco conservare il ricordo del sincero abbraccio di Pertini nella Chiesa di San Domenico 24 anni fa…
      Il seme, che Chinnici ha piantato con l’aiuto di chi lo ha collaborato e gli ha voluto veramente bene, cresce dentro di noi nel silenzio…nel rispetto…
      e quel desiderio di giustizia e di legalità mi permette di andare avanti anche quando per richiedere il riconoscimento di un diritto, come mi è accaduto per la richiesta dell’esenzione ticket in qualità di familiare di vittima…mi sono sentita rispondere con un tono aspro…”Ma non vi basta tutto quello che avete avuto?”…
      …senza parole sono andata via piangendo…mentre nel mio cuore dicevo che avrei voluto solo il mio papà e che non avrei voluto trovarmi mai a chiedere un esenzione per quel motivo…

    7. Sabi, non sapevo che nella visita del Presidente Napolitano non siete stati invitati, e questo mi indigna e mi scandalizza.
      Aggiungo che anch’io non ho mai creduto e mai crederò a questi incontri. Domenica sono venuto perchè volevo “soddisfazione” dal Ministro per quello che ho dovuto sopportare da chi, il 12-04-07, rappresentava l’Avvocatura dello Stato, ma l’incontro si è rivelato una delusione totale.
      In 24 anni sono intervenuto alle commemorazioni 3 o 4 volte, perchè appunto non sopporto le ipocrisie, e se lo avete notato me ne sto sempre in disparte e solo spinto dagli altri mi avvicino a voi quasi in punta di piedi per una sorta di rispetto del vostro dolore, perchè so quanto vi voleva bene vostro papà.
      Perchè ho condiviso con papà e Mario la terribile tensione che ci accompagnava quando scortavamo il consigliere, e ancora oggi mi echeggia nelle orecchie il suono assordante della sirena che scandiva il tempo fino a quando non si arrivava a destinazione.
      Perchè è stato papà a salvarmi.

    8. Tizia, Roberto ha ragione non gliene frega niente a nessuno

    9. Giovanni, sono certa che papà non avendo potuto salvare il suo amico Rocco sarà stato fiero di condividere un simile destino con lui e sarà stato altrettanto felice che almeno lei si sia salvato…
      lei è la voce e la testimonianza viva di quei giorni tremendi…
      il mio papà in tutta la sua carriera ha vissuto sempre nel pericolo costante, dapprima per via del servizio investigativo che svolgeva con una passione ai limiti della comprensione umana…ricordo che una notte da bambina mi accorsi che era rientrato tardi e si stava togliendo barba e baffi finti…e per non turbarmi mi disse che era stato a una festa di carnevale…solo molti anni dopo seppi che era stato infiltrato in chissà quale operazione…
      e in seguito per via del servizio scorta
      che ha svolto per varie personalità a rischio e non …una volta dovette scortare da solo e disarmato persino un brigatista…
      ma le confesso che noi in famiglia non avevamo mai intuito la drammaticità di quei giorni…e quando mia mamma lo implorava di chiedere di cambiare tipo di lavoro…lui le rispondeva: “ricordati che hai sposato un Carabiniere!” …
      oggi mio papà manca a ciascuno di noi come fosse il primo giorno da quando ci siamo separati…ma è un problema solo nostro! non solo non gliene frega niente a nessuno! non si è fatto gran chè per evitare che altre tragedie si ripetessero…

    10. Invece il problema deve essere principalmente dello Stato, il quale non può abbandonare a se stessi chi è stato toccato da simile tragedie. Perchè lo Stato non è formato soltanto da personaggi che occupano comode poltrone. Lo Stato è tuo padre, Trapassi, Falcone, Chinnici, Borsellino e tanti altri che hanno sacrificato la loro vita per un ideale a cui credevano, ed io vivo per loro…

    11. Non è un problema solo vostro, anche se solo a voi ha straziato la vita. E’ un problema di tutti quelli che non vogliono dimenticare davvero. Di quelli che non sono carne da anniversario. Ho sbagliato formulazione. Dovevo dire: a molti non frega niente. Ma a qualcuno sì. Paparcuri ha ragione: è lo Stato che se ne frega un po’ troppo. Come se i “sopravvissuti” fossero testimoni scomodi di un conflitto che si vuole nascondere sotto il tappeto.

    12. Mi risulta che la vedova di Libero Grassi e suo figlio l’ma sia stata candidata blindata al pds, l’altro assunto come vittima di mafia alla regione, Davide Grassi.
      Esistono vittime dei seie A o B? Sembra evidente sia così, dal confronto delle vicende.
      Pare che i sopravvissuti abbiano l’imbarazzo di non essere diventati martiri, come persone dedite allo stato.
      Come dire, un rischio possibile, che conoscevano, visto il ruolo. Credo che la questio sia questa, alla fine.
      I privati si espongono sensa che sia ovvio che nella loro funzione, sia pensato questo potenziale rischio, da cui non pensano di salvaguardarsi, non essendo quello il loro lavoro.
      credo che la cosa stia tutta lì., anche nella discussione di Papardia. Non é vittima della mafia. E’ una persona che era pagato per fare un lavoro difficile, e di cui conosceva gli inconvenienti.
      Detto ciò, se ha avuto delle minorazioni fattuali o delle minorazioni, lavorative, nell’ercizio delle sue funzioni giustamente venga.
      PS, ovviamente non ha senso avere assunto il figlio di Grassi alla regione siciliana.

    13. A scanso di equivoci voglio sottolineare che la mia non è una rivendicazione economica, sindacale o qualcosa di simile, né ce l’ho con qualcuno in particolare.
      Ripeto, è solo uno sfogo agli innumerevoli bocconi amari che ho dovuto ingoiare dopo quel tragico giorno.
      Motivo per il quale esigo, pretendo e voglio principalmente rispetto per quello che ho fatto dopo il 29-07-83, per questo ho deciso di raccontare la mia storia in rete.
      Non accetto che un rappresentante dello Stato mi tratti come un delinquente qualunque.
      A me basta che di tanto in tanto mi giunga una stretta di mano sincera, un grazie sentito, non una ipocrita solidarietà, nè una finta meraviglia, magari una telefonata per chiedermi come va.
      Né sono un eroe, ho fatto solo il mio dovere, ho scelto di fare quel lavoro e sapevo i rischi che correvo, così come ho scelto di continuare a dare tutto me stesso per dare il mio modesto contributo nella lotta contro la mafia.

    14. Questo è chiarissimo. E non solo per me.

    15. Infatti il 29-07-07, il momento per me molto importante è stato quando ha preso la parola il nipote quindicenne del Consigliere, Alessandro, il quale fregandosene del protocollo e con parole sincere che contradistingue un ragazzo così giovane, è stato l’unico che mi ha manifestato la sua gratitudine.
      Ecco! Questo mi ripaga e mi dà la forza per continuare

    16. Che lezione Paparcuri! Dopo tutto quello che ha subìto lei crede ancora nello Stato e nei suoi rappresentanti. Ho letto il post di Roberto e torno adesso dal suo sito. Non so se avrà mai la stretta di mano sentita da parte di un rappresentante dello Stato. Per adesso si accontenti della mia, virtuale. La sua è una lezione di civiltà, di rispetto per le istituzioni e di cultura del perdono. Perchè certi atteggiamenti vanno solo perdonati. E grazie per quella meravigliosa foto che ha deciso di regalarci (quella del matrimonio).

    17. E non sono imbarazzato per non essere diventato martire, nè, al pari di Bartolotta e Trapassi, mi sono tirato indietro (per 400.000 Lire al mese)quando il Consigliere nei giorni precedenti alla strage ci mise in guardia di possibili attentati. Nè ho approfittato del mio “status” di vittima di mafia per non fare più nulla, anzi… E per dimostrare che non dico cavolate andate a leggere l’encomio che mi ha dedicato Falcone e che ho pubblicato nel mio blog.
      E nonostante tutto, la parola “Stato” la scrivo e la continuerò a scrivere con la “S” maiuscola.

    18. Personalmente dissento dal parere espresso, se pur liberamente, da Uma.
      Cordialmente.

    19. Ho riletto mille volte il commento di urna e lei ha scritto: “Non é vittima della mafia. E’ una persona che era pagato per fare un lavoro difficile, e di cui conosceva gli inconvenienti”.
      Quindi – E SPERO DI NO – vuole anche dire che TERRANOVA, MANCUSO, BASILE, GIULIANO, D’ALEO, COSTA, MATTARELLA, LA TORRE, DI SALVO, DALLA CHIESA, RUSSO, CHINNICI, BARTOLOTTA, TRAPASSI, MONTANA, CASSARA’, FALCONE, MORVILLO, MONTINARI, SCHIFANI, DI CILLO, BORSELLINO, LOI, CATALANO, LI MULI, COSINA, TRAINA, SCOPELLITI, FORTUGNO, essendo pagati per fare i loro rispettivi lavori, non li riconosce vittime di mafia.
      Non aggiungo altro.

    20. Paparcuri, forse sono stata brusca e mi spiace, e forse mi sono espressa male.
      E’ assolutamente legittimo, da parte sua, di essere considerato in forma di ‘vittima minore’, perché faceva le sue funzioni.
      E’ questa é la cosa che più condivido, di quello che ha scritto, che i servitori dello Stato siano vittime di serie B (forse non era chiaro quello che volevo dire).
      Le vittime dello Stato sono vittime di serie A, perché rappresentano tutti. Di contro, dicevo, e mi spiace, che sembrasse che non ero vicina a lei, che questa condizione di ‘pericolosità’ del lavoro che si svolge, e del rischio insito, al lavoro che si svolge, é una rischio consapevole e presente, di questo lavoro.
      Potrei dire, casomai, che probabilmente, certi ruoli o lavori, sono sottopagati, rispetto ai rischi altissimi che comportano, e questa é altra storia.
      Spero di essere stata più chiara io, mi spiacerebbe, essere capita male.
      Recentemente, e lei l’avrà forse visto come me e come molti altri, hanno realizzato in prima serata su raitre, un documentario stll’estate del 1992 a Palermo. La rabbia rimane forte, sempre, interna.
      Allo stesso tempo, sostengo, che alcuni usano lo Status di Vittime di mafia e non mi riferivo a lei, altri, magari Giustamente cercano degli aiuti (come i commercianti taglieggiati), ma non automaticamente un modo, per tirarsi fuori da tutto. Certe cose si combattono continuando a fare il proprio dovere, ognuno nel proprio settore, il loro piccolo quotidiano contributo.

    21. Perché scusarsi? Quel giorno hai espresso liberamente un’opinione che in quel momento ti passava per la testa, giusta o sbagliata qualcuno l’avrà sicuramente condivisa.
      Io non l’ho condivisa, ma ciò non esclude che non rispetti il tuo pensiero anche se scritto dietro uno pseudomino.
      E comunque ti invito ad esprimerti soltanto dopo che avrai letto il mio “libro-racconto”; lo stesso invito lo rivolgo a quanti si nascondono dietro la falsa solidarietà, i quali non fanno altro che criticarti dietro le spalle e non hanno né la dignità, né il coraggio di dirti in faccia ciò che realmente pensano.
      Invece, secondo me è stata ed è la politica ad approfittare del familiare della vittima di turno e non viceversa. E in ogni caso non conoscendo il reale motivo per il quale li spinge ad entrare in politica, non mi esprimo e non mi interessa, ognuno risponde alla propria coscienza.
      Per quanto riguarda Costanza, confesso che anch’io, a volte, l’ho criticato, ma alla luce delle esperienze da me vissute, debbo riconoscere che ha fatto bene, anzi, benissimo. Solo grazie a lui ho ottenuto qualcosa e di ciò l’ho sempre ringraziato.
      E per concludere ripeto, che prima di esprimere giudizi è bene conoscere a fondo le vincende.

    22. Ho trovato questo sito entrando in quello di Paparcuri, nel quale sono arrivato cercando su internet qualcosa che parlasse dei sopravvissuti agli attentati del 1992. Credo di essere uno dei pochi che ha cercato qualcosa,….tutti, ma proprio tutti, quelli che conosco non hanno memoria, ed addirittura nemmeno pensano sia vero, che qualcuno si è salvato da quelle stragi. Persone dimenticate, anche da me, come ho scritto in un’e-mail ieri sera proprio inviata a Giovanni Paparcuri. Spero la legga.
      Sto leggendo con interesse questo blog.
      Credo che organizzerò qualcosa nella mia città, sulla mafia e sui nomi dimenticati. Mi farò sentire e spero di avere la vostra collaborazione. Magari proprio a Belluno, città così lontana dai grandi problemi di mafia (non che non ce ne sia!!!!), per la prima volta si darà risalto pubblico ai dimenticati.
      Buon proseguimento.
      Andrea

    23. Grazie Andrea. Spesso la lontananza accresce la sensibilità sul tema

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