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lunedì 23 dic
  • 15 commenti a “Trattorie in casa sul The New York Times”

    1. Mai che gli americani si facciano gli affari loro …… ma chi ce li porta, mah!!! Il bello che prima mangiano o poi sfottono. Ma almeno a Palermo abusive abbiamo le trattorie (ed altre cose in realtà), ma che dire delle loro (abusive) guerre e non è che in fatto di guerre democratici e repubblicani siano proprio tanti diversi anzi.

    2. Notizia e link interessanti.
      Questa è una di quelle volte in cui maledico di non bazzicare correntemente l’inglese. Nonostante gli studi scolastici e la frequenza di
      un paio di corsi privati!
      Metterò mano al vocabolario e mi armerò di santa pazienza ma desidero leggere l’artico del New York Times.
      Bye

    3. non è meglio se ti cerchi quello simile uscito su repubblica.it qualche giorno fa?

    4. Facciamo proprio un figurone! Segnalàti per l’igiene, l’educazione, il folklore (quello negativo), la legalità… Insomma veramente da andarne orgogliosi.

    5. Magari si mangia meglio che in certi ristoranti…

    6. …bah…mi è sembrato di leggere tra le righe il compiacimento della giornalista per essere riuscita a fare lo “scoop” di mangiare in luoghi impossibili da raggiungere per uno straniero senza la guida di un “locale”.
      Nel NYT questo articolo l’avranno messo nei reportage estivi sulle vacanze “esotiche”, come minimo.

    7. da tempo c’e’ “un circuito di qualita’”
      che tende ad offrire il meglio di ogni Regione (vedi per esempio l’offerta di
      TOURdeFORKES).
      Spesso,oltre alla gustazione,c’e’ un
      interesse verso la “preparazione” dei piatti,con dimostrazione.Cosa che i
      Ristoratori tradizionali non riescono a fare.

    8. Leggete bene l’articolo, altro che circuito di qualità!

    9. L’articolo veramente è più che positivo. Strizza l’occhio ai desideri reconditi dei consumatori americani: mangiare roba fresca e pagare poco, due cose che non si conciliano da quelle parti.
      Per il resto, come altri articoli su Palermo del NYT, deve essere anche condito dagli stereotipi sui siciliani. Al “Vecchio club”, che l’articolo chiama “la rosa nero”, vi è assicuro che vi è un’igiene ottimo. Cmq avevo già in mente un post su queste trattorie al rientro dalle vacanze…

    10. Veramente mi pare che dica, tra l’altro, che il “locale” non ha autorizzazioni, niente di legale, che paga il pizzo alla Maffia, che è maleodorante, non ha insegne, che se la zia Pina non ti trova di tuo gradimento ti dice che il locale è chiuso, che grida a squarciagola, etc, etc. etc… mah! tutto positivo!

    11. Angela
      guarda che mi riferivo al circuito di qualita’ del TourdeForkes,che costa,biglietti aerei esclusi,7.000 $
      (settemila) x dieci giorni a persona.
      Mi pare che c’e’ tanto spazio per scoprire circuiti altrettanto validi,a costi piu’ contenuti.
      Potrebbe essere un’idea da sviluppare meglio,lavorandoci sodo.
      TourdeForkes fa i test’s in incognito
      sulla qualita’ di alberghi e ristoranti
      prima di inserirli nei propri Tour,ed e’
      bene che si sappia.

    12. Cosa c’è di cui andare orgogliosi… visto che nel pezzo si parla esplicitamente di pizzo e altre illegali amenità?

    13. spesso un post da’ lo spunto per aprire
      una strada nuova,sempre sullo stesso tema di fondo.Io non ho letto “il pezzo”,
      ma ne ho tratto l’occasione per fare
      emergere quelle che potranno essere
      (anche da te valutate) delle segnalazioni positive.
      Non e’ un articolo che puo’ rappresentare
      una realta’.Stai pur certo che in Sicilia ci sono decine e decine di trattorie e ristoranti degni di questo nome (qualcuno ha pure guadagnato 2 stelle Michelin),come purtroppo ci sono
      lestofanti avvelenatori che ti rovinano le vacanze.

    14. One such hidden treasure is a certain squid ink pasta found in Palermo. I’ve been sworn to starchy secrecy about the exact where-abouts of the primo pasta, but it’s tid-bits like that that makes Tour de Forks the number one way to travel to Italy.

      Tour de Forks favorite hotel, Grand Hotel Villea Igiea, Palermo.
      The tours usually last about a week and are between $5000 and $8000: a price that includes fantastic food, wine, cooking classes, accommodations, special events, and transportation within the country.

      This is the ideal trip for those who want to eat well but don’t want to worry about doing the research to get the inside scoop. The best Italian restaurants are family-run, off-the-beaten path spots that often have no sign, no phone, and no way of getting in unless you know the mama.

      Lisa, Melissa, and Giuseppe know many mamas and love to share the big Italian love. Besides surreptitious squid ink, they’ll feed you other Italian delicacies in the sumptuous home of a Baron and Baroness. You’ll dine at a table with a centerpiece that hails directly from Versailles. Goldman says that a successful food tour is about, “finding a balance,” so in addition to gracing the homes of royalty, you’ll head to down-home markets where farmers will wow you with fresh produce, cheese, and the likes.

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