La ragazza nera sembrava un corpo solo con la notte. L’unica distinzione tra lei e l’oscurità addensata era una borsetta luccicante e il sorriso bianco che lasciava intravvedere. Salì sull’ambulanza. Chiese un bicchiere di tè caldo e si addormentò come una bambina, tra le braccia della psicologa. L’ambulanza cominciava il suo giro col buio. Il servizio prevedeva la riduzione del danno. Si distribuivano preservativi e bevande. Con la scusa si dava anche un po’ d’amore.
Non so proprio come sia l’amore per le ragazze nigeriane che battono lungo i viali della Favorita. Per le donne – come scrive uno più sotto – “che deturpano”. Ed è certo che il problema della prostituzione (delicato simulacro verbale pubblico. Tanto uno pensa, in cuor suo, che le buttane sono sempre buttane) vada risolto. Ma soprattutto per loro – per le ragazze della notte – pur sempre esseri umani, non immondizia da dislocare altrove affinché giammai turbi la casta limpidezza dei nostri occhi. Io sono contento che alla Favorita ci siano le “buttane”. Sono perfino felice – finché esiste – che lo sfruttamento avvenga in modo così palese. Almeno non avremo alibi. Non potremo dire: “Non sapevamo”. Continua »
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