Le buttane della Favorita
La ragazza nera sembrava un corpo solo con la notte. L’unica distinzione tra lei e l’oscurità addensata era una borsetta luccicante e il sorriso bianco che lasciava intravvedere. Salì sull’ambulanza. Chiese un bicchiere di tè caldo e si addormentò come una bambina, tra le braccia della psicologa. L’ambulanza cominciava il suo giro col buio. Il servizio prevedeva la riduzione del danno. Si distribuivano preservativi e bevande. Con la scusa si dava anche un po’ d’amore.
Non so proprio come sia l’amore per le ragazze nigeriane che battono lungo i viali della Favorita. Per le donne – come scrive uno più sotto – “che deturpano”. Ed è certo che il problema della prostituzione (delicato simulacro verbale pubblico. Tanto uno pensa, in cuor suo, che le buttane sono sempre buttane) vada risolto. Ma soprattutto per loro – per le ragazze della notte – pur sempre esseri umani, non immondizia da dislocare altrove affinché giammai turbi la casta limpidezza dei nostri occhi. Io sono contento che alla Favorita ci siano le “buttane”. Sono perfino felice – finché esiste – che lo sfruttamento avvenga in modo così palese. Almeno non avremo alibi. Non potremo dire: “Non sapevamo”.
L’organizzazione del lavoro è gerarchica. Le nigeriane si coagulano a gruppetti. C’è una capozona che controlla. La ragazza sull’ambulanza avrà avuto sedici anni. Prima di addormentarsi aveva canticchiato un vecchio successo di Tricarico: “Puttana, puttana, puttana la maestra.”. Altre si erano tenute discoste dal mezzo della Croce rossa con la mezzaluna e un nome evocativo: “Kabiria”. Avevano accettato il tè caldo con circospezione, lontano dai fari. Non si fidavano di nessuno. Temevano in eguale misura clienti e polizia, per motivi diversi. L’ingiustizia e la giustizia, in quelle vite disorientate, finivano per apparire la stessa identica cosa. Raccontavano con uno slang siculo-extracomunitario: “Quando c’è bordello, scappiamo tra gli alberi. E mettiamo i soldi nelle scarpe”. Nella vegetazione, come bestie in fuga.
Una donna nostrana fu sgozzata come un capretto, in Favorita, qualche anno fa. Se ne parlò per qualche giorno sui quotidiani e poi basta. La legge è uguale per tutti. Ma le buttane sono sempre buttane.
vi consiglio vivamente questo film ambientato a Palermo: Le Buttane, del 1994. Trovate la scheda qui: http://www.cinetecadibologna.it/visionitaliane/film.php-id=902.htm
Per quanto introvabile va visto.
cecilia
Se davvero il film è introvabile come sembra… non credo che qualcuno se ne potrà avere a male se consiglio di cercarlo su emule.
Lì c’è…
leggete “marzo” parzo seconda di davide enia, a proposito di buttane…
Eppure c’era un tempo in cui esisteva cura, pulizia e controlli sanitari, con regolamentazione dei servizi, le case chiuse una deontologia del tradimento coniugale.
Adesso tutto è ridotto peggio, la cura è peggio del male.
Mumble, mumble. L’eleganza della tua osservazione, Fabrizio, non mi distoglie dal dubbio sui contenuti. Può esistere una deontologia di una cosa come il tradimento? Perchè la deontologia presuppone un appiglio morale, per me totalmente irriferibile al tradimento coniuguale. Che, praticamente, la cura sia peggio del male… Non so. Certo, su una cosa hai ragione. Inutile chiudere le case chiuse e aprire le strade, per poi voltare la faccia e fare finta di non vedere.
ha ragione cecilia, vedete le buttane 1994, andato in onda più volte su rete 4
a me capita spesso di vederle quando vado a correre li vicino lo stadio, ( oddio prima correvo dentro lo stadio delle Palme, prima ce i lavori inziasseroa tempo indeterminato ), ma ora corro spesso fuori e le vedo.
Sarò sincero, volgio provare nonostante sia un grosso sforzo, a non barricarmi dietro ipocrisie o altro.
All’inizio mi davano fastidio….si lo ammetto.. forse per questo argomento facevo parte di quella parte di persone che non volgiono vedere o che pensano ( grandissimi stronzi me compreso ) che se lo fanno e solo perchè lo vogliono fare!
Poi un giorno mentre correvo un signore con una macchinetta che aveva deciso di sfogare i suoi istinti exsraconiugali in zona, fu attratto improvvisamente da una bella nigeriana popposa e seminuda, per cui decise di accostare incurante del fatto che sul ciglio della strada sudato come un poco ci fosse un misero podista che correva.
Insomma la conclusione è stata che il signore con la bella macchinina si è preso di petto il podista che era me medesimo scaraventadolo a terra ( e meno male che andava piano va.. ) e scantatusi ha deciso di far vedere di quanti cavalli la sua auto era capace!!
Bene…ero a terra, in fondo mi ero fatto male ed ero pure scantato..e un sacco di altre auto sono passate ma nessuno si è fermato..bene e stat lei a darmi aiuto…nell’ ordine:
1) ha preso a male parole ( misto di palermitano e lingua originaria ) il signore
2) si è avvicinata e mi ha fatto alzare facendomi sedere su una sediolina ce lei aveva dietro un albero
3) ha mandat a fare in culo un altro che si era avvicinato con chiare intenzioni scopereccie, in fodno lei ha perso dei soldi..
4) con un sorrisone degno di un film mi ha chiesto se stavo bene ed ha ribadito che quello era uno stronzo!
Bene…mi sono reso conto improvvisamente che il vero stronzo ero io, e diciamo elevato al cubo!!
Io che me ne andavo a correre sentendomi toko, con a mai maglietta niche e i pantaloncini reiboch.
Però oltre al grande senso di stronzitudine mi si e illuminata la mente ed ho capito…
ho molto capito…
per un pò di tempo passavo da li correndo e la salutavo, e lei mi sorrideva! Nulla di più!
Un bel giorno non l’ho vista, e il giorno dopo neppure, e quello successivo neanche….insomma sparita!
Ho provato a chiedere alle sue colleghe..ma appena mi avvicno e chiedo se ne vanno, hanno paura, e la cosa che più mi ha dato a pensare e che hanno paura perchè credono che io sa un poliziotto…