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mercoledì 25 dic
  • Rimedio per lo Scirocco

    Ogni anno a fine agosto un bel temporale rumoroso, luminoso e catastrofico ci faceva prendere consapevolezza che l’estate, è inutile sperare nell’ultimo fine settimana, era davvero finita. Per accodarmi al tormentone da ascensore “un caldo così io proprio non me lo ricordo” c’è voluta l’ennesima botta di Scirocco. Stamattina quando mi sono svegliata all’interno del mio microclima creato appositamente da un condizionatore puntato direttamente sul mio letto – causa di una fastidiosissima “bronchitella” come la chiama mio padre – ho aperto la finestra e la bocca si è seccata, gli occhi si sono socchiusi e ho capito che anche se il mare fa capolino da lontano oggi da casa non mi sarei mossa. Sullo Scirocco tanto si dice e si è detto e mi rendo conto che più sentiamo caldo, più pompiamo i condizionatori, che fuori buttano ancora più caldo e quindi probabilmente non ne usciremo mai se Eolo di sua spontanea volontà non decide di voltarsi dall’altro lato. In tutto ciò dobbiamo sperare che non se ne vada la luce di nuovo, che un black out forzato o no ci costringa ad attaccarci al famoso tram senza neanche il sollievo del più fetente dei ventilatori a pale. Proprio per questo motivo ho chiesto alla mia nonnina dalle mille risorse cosa faceva lei quando c’era caldo. Apro una parentesi. Quando le faccio domande così dirette, siccome ormai ha il terrore di finire su internet “ca poi ‘i cristiani dicono ma che nonna ch’avi chista” svicola la domanda, fortunatamente questa volta è venuta in soccorso mia mamma. Siamo intorno ala fine degli anni settanta a Palermo. Lei è una brava signorina di buona famiglia che si innamora di questo giovanotto con tanti capelli e gli occhi blu che abita vicino casa sua. Inizia a frequentare la famiglia di lui, ormai è questione di qualche mese e decideranno di sposarsi. Intanto lei, timida maestrina alle prime armi, frequenta la casa della suocera. Un po’ per avvicinarsi ai parenti del suo futuro marito, un po’ perché rispetto alla sua famiglia di origine erano più coloriti, simpatici e allegri. L’unica pecca, però, è questa signora: la mamma, anzi la suocera. Ogni tanto, infatti, nei giorni caldissimi d’agosto lava i piatti creando il seguente scenario. Riempie una bacinella d’acqua, di queste in plastica rettangolari, e ci immerge i piedi mentre le mani con movimenti sicuri insaponano, sciacquano e asciugano le stoviglie. Quando tutto sembra tranquillo, poi, schizza fuori dalla bacinella, prende una sucarola e bagna con un getto d’acqua, dall’alto verso il basso, la tenda di cotone che separa la cucina dalla verandina. Come se niente fosse, quindi, posa la sucarola e mettendo di nuovo i piedi al fresco dentro la bacinella continua a lavare i piatti. Il ciclo si ripete due e tre volte fino alla pulizia totale di tutto il pentolame. Mia mamma mi confessa “a me sembrava proprio strana quella signora, e mi chiedevo ma in quale famiglia mi sto infilando?“. Oggi, a distanza di trent’anni, con 43 gradi fuori dalla porta e con un vento caldo di fon puntato sopra le nostre teste considera il rimedio della tenda bagnata uno dei migliori perché il vento si trasformava in brezza fresca a costo zero e senza pericolo di black out. Spero di avervi dato un buon consiglio su come placare il caldo e se ne avete altri si accettano suggerimenti. Ora scusatemi, ma devo andare, l’acqua della mia bacinella si è riscaldata troppo.

    Palermo
  • 11 commenti a “Rimedio per lo Scirocco”

    1. La nonna ricorda un rimedio arabo. Alla Zisa c’è una stanza dello scirocco dove veniva utilizzato il rimedio di cui parli.

    2. Bella idea, purtroppo poco pratica in molti casi (dipende dalle tende… e dalla casa!:))
      Domanda: ma non si dice “sucalora”? sucarola non lo avevo mai sentito…

    3. Ciao Leti,
      che carina questa storiella! 😉 L’ho letta con piacere. Come stai?Che mi racconti?Baci da Dublino. Giuliana

    4. ma perchè c’e davvero rimedio allo Scirocco?…
      E chi, come me, sta in appartamento senza sucarola e stanza dello scirocco.
      Non ha altro rimedio che aspettare che passi…
      Saluti dalla sciroccatissima Messina
      🙂

      P.S.
      Qualcuno sa cosa significa “palico” in palermitano?

    5. Un metodo usato per dormire nelle notti di gran caldo era quello di mettere una bottiglia di acqua ghiacciata vicino ai piedi. Il refrigerio era assicurato…e anche il letto bagnato la mattina!

    6. “Lu palicu è nu sticchinu di lignu o pràstica usatu pi luvari li frammenti di cibbu ristati tra li denta”

    7. non so voi ma io, come disse la buona e vecchia Sally Brown dei favolosi Peanuts di Shulz, quando c’è caldo non faccio altro che “pelandrare”( o, se preferite) vegetare sul divano…
      poi dicono che in Sicilia siamo “nati stanchi”…:D buona squarata a tutti!!

    8. stuzzicadenti

    9. se la nonna di cui parli è la stessa , che donna eh!! rimedi di una volta ma tanto efficaci … ma che cosa ci deve fare la tecnologia odierna? tvttttb

    10. la prima cosa che mi viene da pensare leggendoti è che la nostra è terra di eccessi , nel caldo , nelle reazioni , nei comportamenti soliti e non . Siamo dominati dal vulcano e rinfrescati dal mare , bruciati dallo scirocco e battuti dal grecale ……. ma come potevamo essere ” normaliiiii ” ? . simpaticissima la nonna …. quando non rompe 😀

    11. a questo punto vorrei rivolgere una domanda ai lettori di rosalio :” come reasciscono le altre suocere o le vostre nonne quando soffia lo scirocco?”
      ps palicu in palermitano significa “piccolo”

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