“Parenti” dall’estero
Il parente dall’estero è una delle esperienze che ha accompagnato la mia infanzia e non solo.
Il primo ricordo è la Zia Pietrina, quella delle Chewing Gum colorate, una sorta di attentato all’esofago, dal diametro tipo albicocca gigante: ne portava sempre tre, quattro chilate.
La sua faccia era diventata americana, non so spiegarvelo: una sorta di mutazione genetica; il suo abbigliamento era american-sconclusionato, con tessiture floreali, ampio uso di rosa e bianco sparso, all’americana pure quello, occhiali spessi, marroni, so american. La zia Pietrina veniva dal Massachussets, ribattezzato dai suoi parenti di Sferracavallo “Massaciucciu”. Io, la zia Pietrina del Massaciucciu la ricordo con grandissima simpatia per via dei dollari, ne avrò circa 500, che mi pare male a scambiarli, anche se ho pensato di restituirli agli americani comprandomi un iPhone, quando sarà disponibile.
I parenti dal Belgio, a mio avviso, avevano un nonsocché di inquietante, a partire dal fratello di mia nonna. L’ultima volta che l’ho visto sputava a Maradona, in tv, durante la finale dei mondiali 90. Lo zio sosteneva che Dieguito avrebbe dovuto sbagliare il rigore contro l’Italia come segno di riconoscenza verso il popolo italiano che lo aveva ospitato. Il discorso filava, per carità: quel tremendo rumore di “sgracchio dispregiativo”, meno. Continua »
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