La trasgressione parisienne
Come ogni storia che si rispetti, è cominciato tutto con un viaggio per concentrarmi a ritrovare me stessa, dal momento che mi ero persa, non so ancora bene su quale paragrafo della mia vita.
La mia ormai francesizzata amica Liliana e la sua erre moscia mi invitano a trascorrere da lei due settimane a faire des folies a Parigi, la Ville Lumière.
Mais oui, Paris! Potrò mangiare crêpes nei deliziosi cafè della Rive Gauche e trascorrere giornate intere a osservare gli artisti di Montmartre e ritroverò la mia joie de vivre nella capitale più frivola d’Europa: detto fatto. Sono già atterrata a Charles de Gaulle.
Al parcheggio dell’aeroporto non vedo nessuno. L’amica non è ancora arrivata o peggio ancora, si è dimenticata che sarei dovuta arrivare oggi, il che conoscendola è molto probabile. Dopo un’altra mezz’ora di attesa e due caffè “petit noir” (ma sempre di brodo trattasi) avverto lo strombazzante clacson di una Nissan Micra verde mela. Dentro c’è lei, Liliana, con la sua mini-sciarpina rosanero kitsch appesa allo specchietto, mentre inveisce animatamente contro un altro automobilista a caccia di posteggio e con l’altra mano parla al telefonino e mi fa cenno di salire. Non è cambiata affatto. Sempre palermitana sino all’osso.
Dopo esserci perse di vista per tanti anni, quella sera chiacchierammo per ore. Parlammo di quanto è strana la vita e di come ti sorprende e ti cambia tutte le carte in tavola in un batter d’occhio. Di come ci si ritrova donne, ricordandoci di chi saggiamente ci consigliava di non aver fretta di crescere, mentre giocavamo tra rossetti, lingerie della mamma e tacchi a spillo sei misure più grandi. Sembra ieri, eppure sono passati quindici anni. Continua »
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