Cari amici di Rosalio, 150 messaggi e passa dopo un mio post potrebbero inorgoglirmi e, in un certo senso, farmi ricredere un po’ sulla effettiva capacità di penetrazione del mezzo Internet sull’opinione pubblica. La realtà, però, è diversa e non vi nascondo che la giornata di venerdì mi ha lasciato una profonda amarezza. Ho scritto in poche righe che una persona – non un calciatore, ma una gran brava persona – meritava forse maggiore rispetto da parte del suo datore di lavoro. Ne è venuto fuori un dibattito (?) condito da minacce, insulti e qualche difesa d’ufficio della quale ringrazio con tutto il cuore gli autori. Non sono certo le minacce a impressionarmi: per 15 anni mi sono occupato di cronaca nera e se avessi avuto paura avrei fatto altro nella vita. Tutto sommato, la tifoseria palermitana è una delle più sane d’Italia e magari capita di dire qualcosa di troppo, di pisciare fuori dal rinale, ma poi per fortuna non succede mai niente di grave.
No, cari amici, non è questo il punto. Anche se della maldicenza gratuita, sinceramente, avrei fatto volentieri a meno. È successo che gran parte del nostro dibattito (?) sia finito a stralci nei muri dei tifosi rosanero, quelli nei quali si parte solitamente da un unico assioma: solo il Palermo, esiste solo il Palermo, e chi si permette di dubitarne è un nemico o uno da emarginare. Fare copia e incolla della frase “certa gente meriterebbe che Corini segnasse al 90° il gol della vittoria”, tralasciando tutto il ragionamento fatto prima e dopo è pratica assai scorretta e pericolosa. Scorretta per chi la fa, pericolosa per chi la subisce. Non era quello che volevo dire: era solo una provocazione. Subito chiarita tirando in ballo la fede (parola grossa, meglio dire la simpatia) bianconera: tutto potrei volere nella vita tranne che vedere vincere il Torino, visto che fin da bambino mi sono appassionato alle cose juventine. Vi lascio immaginare il contenuto dei messaggi che sono stati pubblicati dai muri dei tifosi prendendo a pretesto questa frase spezzata. E le promesse di “punizioni” esemplari. Penso che i tifosi avranno ben altro a cui pensare che “punirmi”, ma resta il fatto che non è carino frequentare un blog come Rosalio e riportare i contenuti in un muro di tifosi. E non perché qui è il bene e lì è il male (su Repubblica, quando facevo il capo dello Sport, non c’era giorno in cui non ci occupassimo della passione in Rete), ma soltanto perché l’approccio dialettico è completamente diverso. Qui si cazzeggia, si chiacchiera, ci si confronta. Lì si parte tutti da un punto di vista comune e quindi è idiota fare una provocazione perché le risposte sarebbero scontate (e forse anche meritate). Continua »
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