Questa non è una riflessione tipicamente palermitana, eppure potrebbe perfino esserlo. La domanda: “Cosa prova in questo momento, signora?”, rivolta alla madre che ha appena seppellito il figlio tranciato a pezzi, la poniamo (con orgoglio) anche a Palermo. Ecchecavolo, mica siamo inferiori a nessuno noi pennivendoli del Sud!
La presente prende le movenze da un evento minuto accaduto in quel di Garlasco a margine della nerissima storia principale. Riporto dal Corriere on line – momenti di tensione, nel tardo pomeriggio davanti alla casa di Stasi. Poco dopo le 18.30 il padre di Alberto (l’indiziato dell’omicidio), dopo essere tornato a casa con la moglie ed essere entrato in auto nella villa attraverso il cancello automatico, è uscito a piedi e si è diretto verso una fotografa che era lì appostata, urlando lasciateci in pace e andate via. La giovane fotografa, 24 anni, ha raccontato di essere stata anche colpita: “Il signor Stasi ha preso la mia macchina fotografica, mi ha colpito in fronte e mi ha provocato questa ecchimosi” ha detto mostrando un segno in fronte. Anche la mamma di Alberto, secondo alcuni, avrebbe fatto alcuni gestacci verso i cronisti -. Dovevano dargliele di più. Alla fotografa, intendo. Garlasco ci mostra, ultimo caso in ordine di tempo, quanto sia schifosa, insopportabile e invasiva la mania dei cosiddetti cronisti di infilarsi col registratore aperto fin dove è possibile, ben oltre decenza e umanità. Continua »
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