Glamour col velo
Inshallah: “Se Dio vuole” è la risposta ad ogni occasione per il mondo arabo. Perché il futuro è nelle mani di Dio.
Mi stringo forte la copertina di tweed della Emirates Airlines, è l’alba sul desertico panorama del golfo Persico e l’aereomobile inizia la propria discesa verso l’immenso aeroporto di Dubai.
Mi mandano negli Emirati Arabi, sola con i miei acerbi 22 anni e zero esperienza. Ma sopravviverò, Inshallah.
È uno scenario alquanto bizzarro. Specialmente per chi come me, ha cominciato a frequentare i mercati arabi di Dubai e Abu Dhabi prima ancora del boom turistico del 2001. Allora era difficile scandire sagome differenti dalle tante donne e uomini rispettivamente in neri hijab e bianchi jallabia. E allora cercavo di smorzare il nervosismo pensando ironicamente “mi parunu tutti vistuti ‘i carnivale”.
Al principio non era altro che un agglomerato di piccoli villaggi di pescatori di perle, allevatori di cammelli e coltivatori di datteri e poi, circa 50 anni fa, la scoperta dell’”oro nero” ha consentito a questo paese di trasformarsi in una mecca della ricchezza estrema: il lusso negli Emirati Arabi è oggi coltivato con determinazione scientifica.
Lungo i grandi boulevards si spianano improbabili prati simil-svizzeri e palmizi, mentre donne velate di nero sfrecciano disinvolte sulle loro fuoriserie rosso fiammante.
Negli Emirati Arabi anche l’Hijab ha un suo glamour e l’ostentazione della propria classe sociale si manifesta attraverso foularini griffati, scarpe e borse all’ultima moda e gioielli piuttosto vistosi.
Vanità e ostentazione sono un netto controsenso dei principi religiosi musulmani, eppure quì ome in nessun altro paese islamico la parola d’ordine è lusso.
Per chi si aspetta il tipico scenario mediorientale, oggi Dubai appare tutt’altro che esotica. Dal Burj Al Arab, il residence The Palm e per ultimo l’arcipelago artificiale di “The World”, sembra quasi che gli investors e ingegneri di mezzo mondo abbiano puntato i fari su questo paese per realizzarne una autentica città del futuro.
Dubai esplode come un “hub” tra il mondo occidentale e quello orientale, dove tradizione ed eccentrica modernità si fondono insieme in un luogo dalla frenetica evoluzione, all’insegna della sperimentazione edilizia, della vivacità della città e raffinata ospitalità delle più prestigiose catene alberghiere.
L’ambiente nei palazzi delle ricche caste di uomini d’affari è al limite tra lo sfarzo ed il cattivo gusto: enormi tappeti persiani su pavimenti di marmo rosa, divani beige dalle gambe ricurve e dorate, pompose composizioni floreali, dolci profumi muschiati e lampadari a bulbo. Tavole imbandite con tovaglie di seta e segnaposti di plastica-finto-oro.
Il tutto incorniciato da un’esercito di servizievoli indiani in livrea a servizio di casa.
Con l’aiuto di questi operai a basso costo che dal continente indiano si è riversato negli Emirati, oggi ogni arabo che si rispetti può permettersi il proprio indianino o pakistano di fiducia tra autisti, cuochi, fattorini, e adesso piú che mai esperti in IT.
La cultura del paese conserva la tradizione della cultura araba, le cui sfumature mi ricordano in qualche modo un vago sapore di “casa”.
Provate a passeggiare sul lungomare del Marina Mall ad Abu Dhabi e noterete un-non-so-che di molto familiare: gli arabi facoltosi prediliggono i grandi fuoristrada accessoriati con tv, dvd, navigatore satellitare, computer di bordo e mini-bar. Ma il pezzo forte è l’impianto stereo.
Truzzo è bello! E un vero gentleman si contraddistingue sempre dalla massa per i suoi decibel che riecheggiano per gli illuminati boulevards di Sheik Zayed Road, sparandosi nei timpani i successi di Rashid Al-Majed, la versione medorientale di Gianni Celeste.
Sempre nei pressi di Sheik Zayed Road, la passiata araba resta il miglior mezzo di comunicazione e abbordaggio per i vari “fimmine cu fimmine e masculi cu masculi” in cerca dell’anima gemella. Accompagnati dall’amico/a maritato, i masculi e fimmine schietti passeggiano ammiccano e approcciano.
Le dinamiche sono molto semplici: l’amico/a maritato fá le veci del messaggero e quando le coppie si incrociano in passeggiata i masculi fanno inversione a U verso le due donne. Poi, generalmente l’amico dell’interessato approccia la vittima e zac! Colpo di fulmine.
L’ostentazione pomposa dei padroni di casa, l’importanza del rito della cena in famiglia, lo status dell’apparenza e l’importanza della reputazione personale sono alla base di questa antica e affascinante cultura che ha lasciato non poche tracce nel nostro sangue.
Sono davvero tante le storielle che vorrei raccontarvi, ma mi attende un inverno lungo e laborioso.
Per vostra fortuna o sfortuna, i miei post di conseguenza diminuiranno in frequenza e faranno capolino di tanto in tanto quí su Rosalio…sempre col permesso del padrone di casa. Inshallah!
Ali ! ma che fine hai fatto ???????????
Mi verrebbe da dire che “tutto il mondo è paese”, ma forse non è proprio così…per fortuna!
Dubai… che bello!!! ci andrò a dicembre, due settimane. credo che passerò giorni incantati…. sebbene in mezzo ai soliti truzzi!!! mi farebbe piacere sentire delle tue avventure lì, ci starai molto? ciao
Ciao Saturnia,
no solo qualche giorno, ma ci torneró anche io a Dicembre (16 Dic per l’esattezza).
Ad ogni modo, se dovessi avere bisogno di qualche aiuto o consiglio puoi scrivermi in privato. Saró felice di aiutarti 🙂
Piccola curiosità linguistica: la locuzione Inshallah è passata quasi intatta in spagnolo (ojalá) ed in portoghese (oxalá). Sapete se percaso nel nostro siciliano c’è qualcosa che ‘suona similmente’??
nell’italiano di mike bongiorno c’è “oilalà”
Forza Palermo!
da Palermo channel