Odio mangiare scì scì
E che fai, non esci? Una cena fuori è distensiva, si chiacchiera sorseggiando un buon vino. Ma sì, affondiamo i nostri pensieri tracannando una bottiglia di cui, fino a poco tempo fa, tutti ne sconoscevamo il nome e a volte l’esistenza. L’intenditore di vini, anni fa, era un privilegiato. Te lo trovavi a capotavola a schioccare le labbra come mi nonno senza dentiera sciorinando annate, metodi di conservazione, abbinamenti perfetti coi cibi. Ultimamente invece è arrivato il grande boom della “buona cucina”, tutti sanno tutto su come e cosa mangiare.
Io però vorrei dire che sono un po’ stanchino (cit. Forrest Gump) di fare branco attorno al trionfo del mangiar bene.
Negli ultimi anni, per dirne qualcuna:
ho mangiato minestre di ceci nelle terrine manco fossi in un rustico ottocentesco della garfagnana.
Ho ingurgitato inquietanti dosi di Geffer per placare il devastante tortino al cioccolato col budino dentro.
Ho dovuto abbinare un “frizzantino siciliano” al sushi.
Ho scrutato persone letteralmente ipnotizzate alle pareti alla ricerca del “vino adatto”.
Ho mangiato dodici grammi di pasta con le lenticchie con una disposizione artistico-concettuale che pareva di essere alla biennale arte.
Ho conosciuto almeno mille persone che ho frequentato il corso di sommelier a Roma.
Ho subìto frasi tipo: adesso ti saluto che su RaiSat Gambero Rosso spiegano come marinare l’anatra.
Ho ascoltato le ragazze “sono esperta di vini giusto per atteggiarmi” dissertare di terreni fruttati nei vigneti del Piemonte: Dio ci salvi.
Ho mangiato fave secche, fiori di zucca, colata di fave secche, colata di fiori di zucca, colata di pesto e fiori di zucca.
Ho dovuto spiegare che avevo chiesto da mangiare, non una tavolozza per dipingere paesaggi.
Ho chiesto: scusi, è un ristorante o una salumeria?
I cereali, certo.
Ho mangiato la “prenditi la tagliata con rughetta e scaglie di parmigiano…è buonissimaaaa”.
Ho mangiato prosciutti spagnoli mischiati alla tuma e, manco a dirlo, fave secche.
Ho riscoperto vecchi sapori, ho conosciuto nuovi vecchi sapori, e beh, dipende se il formaggio è duro o molle, i vini siciliani oh sì, i vini siciliani, i panetti col sesamo, oh sì, proprio come quelli del panificio.
Ho pagato euro 20 per il tagliere di salumi “nostrani”: per certi aspetti un panino col prosciutto.
Ho subito quelle compilation in sottofondo stile Buddha Bar che metterebbero a disagio pure Charles Manson.
Ho dovuto decifrare: io preferisco la fondiù burginol.
Ho imparato che: i vini siciliani sono ottimi, quelli calabresi ottimi, campani ottimi, toscani ottimi, veneti ottimi, lombardi ottimi: mi permetta di consigliarle questo ottimo vino umbro. Ma, giusto per sapere: esiste una regione che fa vini di merda?
Ho attentato alla mia serotonina a causa delle luci stile cripta, nel locale à la page, roba da urlare al proprietario: mi sa che ti hanno abbassato la tensione, pagala ‘sta bolletta, pezzente.
Ho passato serate dove l’argomento di discussione principe era: buono, molto buono, sì, sì, molto molto buono. Hmm mmm, buono, buonissimo…mi fai assaggiare un po’ del tuo cosciotto in salsa di mandorle con rustichelle di patate in salsa di sedano svedese?
Ho fulminato con lo sguardo il “tipo che conta” che si presenta al proprietario del ristorante con un sontuoso a me il pesce lo devi dare fresco. E io che sto mangiando? La pupù dell’aiuto cuoco?
Ho rischiato la cervicale e le coronarie, perché quando qualcuno ti urla Guarda! Guarda! Girati presto! Ommioddio! Tu istintivamente ti giri, sì, e punti all’estintore. E invece no, il tutto perché c’era Caracciolo e/o Fontana e/o Agliardi e/o Zaccardo. Una sera uno mi fa: mi sa che stasera c’è Matusiak. E che cos’è? Cibo ungherese?
Ho dovuto spiegare che gli ornamenti devono essere commestibili e che quella sorta di pianta grassa a bordo piatto tutto pareva tranne che roba commestibile.
L’altra sera siamo andati al ristorante scrauso: dodici euro, un bel piattone di pasta e almeno quaranta storie da raccontare. Ecco cosa avevo perso lungo questo trafficare per ristoranti sciccosi mangiabene: la gioia di un brindisi ai ‘mmiriusi con il cala cala senza infamia e senza lode.
Più che una buona cena un insegnamento di vita.
Dovrei ringraziare alcune persone, ma credo preferiscano rimanere nell’anonimato 😀
credo tu abbia davvero colto in pieno un male comune del mangiar bene!!
Perchè se vai a cena ( specie con persone che vedi per la prima volta ) per poter far parte dell’ “elitè” devi far ondeggiare obbligatoriamente il vino tenendo il calice per lo stelo, improvvisando un equilibrio precario? Che io poi non riusciro mai a capire come fanno i sommelier e far roteare il vino all’ interno del calice senza farlo versare fuori inondando a mo di benedizione tutti quelli intorno a te…..
Meglio una bella bottiglia di tavernello impugnata come una lattina di coca cola.. Sono tascia???
Ti leggo sempre con gran piacere, ma questa volta….un pò di più!
Grazie, Cristina
E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor, che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.
Questi non han conosciuto gazzosa e vino
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che golosi son di chianti e spumantino.
Fame a loro la Bourguignonne non lassa;
musso e quarume li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
… benvenuto nel tunnel 😉
Se ho voglia di fare una bella cena con amici, spendo quanto( se non meno) spenderei andando in un qualunque ristorante in due, faccio una bella spesa a gusto mio, e li invito a casa…
Il vino, quello è garantino dal mio caro amico giuseppe, che non ci mette ne il metanolo, ne il gasolio e ne tanto meno lo zinco che per ora al kilo costa caro…
tutto il resto lo fa la compagnia…
Vi faccio un regalo;
Il menù della cena improvvisata:
Necesario:
3 patate
Un pugno di fagiolini
Pesto genovese (possibilmente quello fatto dalla mamma, con le mandorle – ma in casi estremi, anche quello di euro spin va bene)
rigatoni o penne rigate
preparazione:
Sbucciare le patate e tagliarle in fretta e furia a pezzi – senza pensare alla geometria della forma.
pulire i fagiolini e tagliarli con l’antico metodo “ad muzzum”.
Riempira una pentola con acqua non salata – mettere SUBITO fagiolini e patate ed aspettare che l’acqua vada in ebollizione.
“Calare” la pasta.
assaggiarla di tanto in tanto perchè non mi fido dei tempi che mettono tra le indicazioni…
Colare, in un grande cola pasta il tutto – sdivacare con garbo in una spaghettiera e condire con il pesto.
servire con una spolverato di parmigiano (anche scrauso) sopra.
Bon Appètit…
Bravo
Samueleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Sono proprio reduce da una cena “sci sci”…sto ridendo con le lacrime. Non posso dire di più perchè rischierei il linciaggio: capisci a ‘mme! 🙂
che poi ti fanno pagare cifre astronomiche per rimanere digiuna!!!!
meglio una bella pizza con cocacola o birra e il mitico antipasto caldo (panelle, crocchè, arancinette e patatine)
ma dallo zio caliddo al piano dell’occhio… tutto questo non esiste! e chi lo conosce mi capisce! lì si mangia in pietra… 😉
U zo caliddooooo!!!
Mariaaaaaaaa..bellissimo!!!
Con quel vino in pietra…i cannoli..la ricotta fritta….la faccia di vecchia….la moffoletta…..sbaw
prossimo aperitivo rosaliano da zio caliddo? festeggiamo lì i 2 anni di zio rosalio? ah la faccia di vecchia…. 😛 e ddu primu sali!
occhei… come ci si arriva, da zio caliddo?
Sempre dritto per via leonardo da vinci, sali, sali, sali, e superi il sexiscioppe sali, sali, sali, e superi beautyflash, sali un po’ e poi vai a sinistra, cammini cammini e arrivi.
Se vuoi ci organizziamo col Mangiapane e ci andiamo.
Il Mangiapane lì è il tipo che conta.
L’ultima volta mi sono ritrovato a battere col coltello sulle bottiglie a tempo cantando ” bere troppo ti fa male…”..nostalgia….
il primo sale..ma la ricottuzza bedda..maria..ma che cos’è? Troppu bella…
geniale
Scusate (sono troppo fuori dal giro a causa della veneranda età) ma questo “zio caliddo” non ha un indirizzo ?
Bellissimo post, complimenti.
Ancor più odioso sentirsi dire “ma che siciliano sei?!” avendo avuto soltanto la colpa di rispondere “no, non ne bevo vino, non mi piace”. E anche, come hai scritto, quest’invasione (o forse, in questo caso, allagamento) di VINO ad ogni beneamata occasione: Vino&Moda, Vino&Arte, Vino&Sacro, Vino&Musica, Vino&Cinema, Vino&BAASTA! Esistono le tanto tradizionali taverne, per bere! Ops,scusate,oggi retoricamente velate e rinominate Lounge Bar, Wine Bar, TiskiToski Bar:( Che tristezza..
Mi sa che diverrò astemio anche di questo genere di persone..e magari, inizierò a bere vino;)
qua c’è caliddo
http://maps.google.it/maps?oe=UTF-8&hl=it&q=&ie=UTF8&ll=38.103579,13.233&spn=0.005741,0.008132&t=h&z=17&om=1
Complimenti!
alla cuba si mangia sciu sciu?
oddiolacuba! ma come si fa a pranzare là dentro?con tutti quei/lle fighetti/e in vetrina figli di papà, pezzi di fannulloni targati panormus futura classe dirigente( sic) della ns amatissima città?
A chi lo chiedeva: “Zzu Caliddu” non ha indirizzo perchè trovasi sul bordo della strada che conduce a Montelepre, come spiegato da altri, esiste da una vita, prima era una piccola osteria/trattoria mooolto rustica, nota ai meno…Però merita senz’altro. Magari ci si incontra. 🙂
PS: a tutti: commenti simpaticissimi!
Ultimamente anche io sono stato ad una cena cosi…
Il locale chic,luci soffuse, giardino bellissimo, musica d’atmosfera ed il cameriere che ad ogni portata (dose per neonato appena svezzato!) ci spiegava dove erano stati presi gli ingredienti (ad occhio e croce trovare la il sacro grahal dovrebbe essere piu facile!).
Ad un certo punto mentre con uno sguardo ad una delle ragazze che con me condividevano quella lauta cena domandavo se mangiare la simpatica erbetta intorno al piatto (non si capiva se era li per dare colore o perche anche lei facesse parte dell'”opera”), dai palazzi di fronte una “signora” lancia un “sacchetto ra munnizza” in mezzo alla pattumiera a cielo aperto proprio accanto al locale chic!!
A questo punto da vero Palermitano D.O.C. che ama la sua città sempre… e non si stupisce mai…mi sono girato verso di lei… ed ho chiesto… “esprimi un desiderio?!”.
Palermo Mon Amour
ma se a me al limite piace solo ogni tanto andare a prendere una pizza, e mi scoccia profondamente stare seduto a tavola 2 ore a mangiare? Come mi colloco?
Come volevasi dimostare!
ha ha ha, il sommelier, “si sente un retrogusto di frutti di bosco”, ntà racina? lascia stare il retro, e dimmi il gusto avanzato, e per favore..bevi nel bicchiere e no nella padellina. 🙂
Ah, dimenticavo. Circa la regione … esiste … il Molise!
Samu, grazie, hai scritto il post definitivo sul tema.
Cerco e trovo sulle pagine gialle:
TRATTORIA “U ZU CALIDDU”
Bonello Rosalia Trattoria Zu Caliddu
90040 Torretta (PA) – CONTRADA PIANO DELL’OCCHIO
tel: 091 8983913
ma almeno qualcuno glielo dica a Zu Caliddu che oggi è stato tanto citato: lo sa lui di tutta ‘sta pubblicità gratis!
basta con le cene scì scì e con gli antipatici fricchettoni intenditori di vino. Torniamo alle sane osterie e tavolacci di legno, gli amici le chiacchiere e il caro vino della casa in brocca !!!!
Ragazzi, se volete accodarvi, organizziamo itinerari enogastronomici all’insegna del mangiar bene (ma mica è sempre detto), spendendo poco e soprattutto divertendosi: si chiama “grezz food”. Saluti a tutti.
Purtroppo ci sono dentro anch’io, forse più di tutti voi del blog.
Si, infatti io il nemico l’ho a casa. Perché???
Perchè, per finto salutismo e/o per seguire la moda, a casa mia vige lo STATUS DI CUCINA INTERNAZIONALE.
Quello che per la maggior parte di voi è ignoto, diventa il mio pane quotidiano: Paiella (non sò neppure come cazzo si scrive), Ebly , Soia in ogni salsa, Grano a Palline,ecc.
Fortunatamente in casa, da un pò, abbiamo trovato un compromesso, resto attaccato alla mia fede: stasera mia ammucco una montagna di caponata con annessa mafalda di accompagnamento ! ! !
esiste una guida al Gambero Rozzo… di Carlo Cambi mi pare, molto divertente e interessante, che guida alla cucina “rozza” in tutta italia…
eccolo quiiiii!!!
http://www.viaggioadagio.it/carlo-cambi-%E2%80%9Cil-gambero-rozzo-2007%E2%80%9D/
lo zu caliddo!!!!!pensavo nn lo co noscesse nessuno!!!!hahahahahaha vengo anch’io…..
appuntamento da zio caliddo quindi: dopo tutta questa pubblicità spero voglia farci lo sconto, grazie
zio caliddo for president! primo sale e ricotta. faccia di vecchia e alivi…. huuhu
La faccia di vecchia di Zu Caliddu è commovente…l’arrosto panato, molto buono…condivido…l’altra sera ho cenato al ferro di cavallo, mi sono alzata da tavola abbastanza soddisfatta…considerando il rapporto qualità/prezzo (anche se un pò hanno aumentato i prezzi)…
Samu sei un grande!!!
Hasta pronto
Besos
[…] che il mio palato è un palato occidentale medio, viziato da anni di slowfood, cucine etniche e scì scì. Il trentenne di oggi, è cresciuto assaggiando, è stato allevato nella propaganda che il cibo è […]
Grandee! Geniale questo post!!;)
Detto da una che ha passato molte estati della sua infanzia nella trattoria dei nonni, dove la gente comprava in mattinata il panino con le panelle fatte dalle manone della nonna…
LO ZIO CALIDDO E MORTO UN PO DI TEMPO FA IO L O CONOSCIUTO PERCHE QUANDO AVEVO 13 ANNI MIO ZIO , MI PORTAVA A CACCIA , E GIA ALL ALBA PASSAVAMO DA QUELLA CHE ERA POCO PIU DI UN PICCOLO SPACCIO PER VENDITA DI PANE FATTO IN CASA E VINO LOOCALE , LI LUI VENDEVA UOVA BOLLITE, POLPETTE DI CARNE, UN PO DI VERDURA E FORMAGGIO, MIO ZIO MI RACCONTAVA CHE ZIO CALIDDU AI TEMPI DELLA GUERRA CONTRABBANDAVA CON MIO NONNO ROBA ALIMENTARE PER POTERE MANGIARE E SBARCARE IL LUNARIO, IO L O VISTO SEMPRE COME UN BUON PADRE DI FAMIGLIA , ADESSO QUELLO E DIVENTATO UN LUOGO DI CULTO PER I PALERMITANI ,CHI NON E MAI ANDATO ALMENO UNA VOLTA IN QEL RISTORANTE “GREZZO” MA CHE I PALERMITANI AMANO TANTO ,
anche se il post e âgée (per i zaurdi vecchio) desidero esprimere il mio vivo risentimento verso la cucina fusion, quella accozzaglia di sapori-odori che fanno (secondo me, vorrei precisare) a pugni fra di loro. L’ultima? la caponata con scaglie di cioccolato e spolverata di cacao amaro finale nel piatto (che poi chiamarlo piatto è riduttivo, era un vassoio bianco di porcellana 40×40)con la cacazzella di caponata al centro. e che dire del dolce? una micro mousse al cioccolato sempre al centro della mattonella 40×40 con un ghirigori di caramello a zig-zag e pomodorini ciliegini canditi. Abbasso la cucina fusion!!
che poi spesso viene anche da vomitarsi per certe cose che ti presentano! e che tutti dicono buoniii…schifiuuu
Post simpatico però si trascura una verità elementare: si parla e si raccontano storie solo se si ha qualcosa da dire, non se si è nel ristorante alla buona. In buona compagnia parli anche al ristorante sci sci.
E poi è vero che a volte si trovano piatti bislacchi, però mangiar bene non vuol dire per forza abbuffarsi di cose scarse ed allitrarsi di vino fatto col pastone in posti di dubbio livello. C’è ottima cucina popolare, ottima cucina tradizionale ed ottima cucina alternativa, ma anche pessima o scarsa in tutti e tre i casi.
Il problema sono i modaioli che trasformano in operetta la “mangiata”, perchè se la fighetta che si allarga tutta blaterarando di gastronomia e di ciò che non sa è ridicola, altrettanto lo è il fighetto che invade locali alla buona per poi declamare ai quattro venti di aver goduto per aver mangiato un pò di pane, tuma e olive sul tovaglione di carta da pane.
Saper cucinare è una dote ed un’arte, saper mangiare e bere lo è altrettanto, cari amici. Non una moda. E’ un piacere. E come tutti i piaceri, semmai sempre meglio soli che male accompagnati.
P.S.: sto cercando il sedano svedese ma pare che in Sicilia latiti… ora provo su ebay 🙂