Se uno si stufa
È incredibile come nel calcio le cose possano cambiare nel giro di tre giorni. Dall’Inter al Parma, da un pareggio all’altro, dagli applausi ai fischi. Forse ci eravamo illusi domenica sera: il Palermo avrà pure gli attributi, come ripete fino alla noia il suo allenatore, ma ha solo un giocatore che tira in porta. E quando il portiere avversario non deve fare nemmeno una parata in 90 minuti vuol dire che, attributi o meno, questa squadra ha problemi, tanti problemi, e non basta prendersela con il mondo intero e con quei cattivoni dei tifosi per giustificare l’ennesima prestazione da dimenticare. E allora, approfitto dello spazio che mi concede Rosalio per commentare non tanto la partita – dovrei censurarmi e non mi va – ma quello che è successo subito dopo negli spogliatoi. Perché secondo me la misura stavolta è davvero colma.
Per primo è arrivato Colantuono, arrabbiato come una bestia. “Contro di voi giornalisti non ho niente, ma non ho molto da dire su quello che è successo. Arrivederci e grazie”. E dire che qualcosa da dire ci sarebbe stata. Per esempio commentare le parole del suo datore di lavoro (chissà ancora per quanto…) che aveva appena sussurrato paroline dolci: “Sono deluso e amareggiato, non riesco a capire come si possano mettere in campo certe formazioni, chi l’ha fatto è fuori di testa”. Chi l’ha fatto è il suo allenatore, caro presidente, quello che ha scelto lei facendo fuori uno che l’aveva appena portata al quinto posto in serie A con il record assoluto di punti per la storia rosanero. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, diceva quello. Continua »
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