Nasce l’associazione antiracket LiberoFuturo
Oggi alle 10:00 al Teatro Biondo Stabile (via Teatro Biondo, 11) verrà presentata l’associazione antiracket LiberoFuturo che prende il nome da Libero Grassi, imprenditore ucciso dalla mafia per essersi opposto all’imposizione del pizzo. L’associazione riunisce gli imprenditori che lottano contro il racket e gode dell’appoggio di Addiopizzo.
AGGIORNAMENTO: centinaia di imprenditori stanno partecipando all’evento di presentazione.
Vorrei essere li!
Dall’ultima fila del loggione ho potuto ammirare un teatro Biondo finalmente pieno che fa onore a Palermo e cancella l’immagine infamante del teatro deserto di due anni fa.
Chi denuncia oggi rischia meno e ha meno scuse: questo è il circolo virtuoso da sostenere.
Sì, c’ero anch’io ,perchè ho ritenuto importante esserci e testimoniare con la mia presenza il sostegno di noi semplici cittadini ai tanti uomini che quotidianamente e senza clamori lottano per la libertà di tutti e della nostra terra .
Sì c’ero anch’io nel mio più totale anonimato , con gli occhi umidi quando un applauso lungo e sincero ha salutato un commerciante del Borgo che ha avuto il coraggio di dire no.
Si, c’ero anch’io e ne sono fiera!!
Il nostro amato Sindaco non ha mancato anche oggi di fare la solita figuraccia facendo portare da Vizzini le sue scuse per un’assenza dovuta a “motivi personalissimi” mentre si faceva poi vedere tranquillo a fare shopping.
L’ANALISI. Sedici anni dopo l’omicidio di Libero Grassi
a Palermo adesso davvero si respira “un’aria diversa”
Così la città muta e complice
ha deciso di rialzare la testa
Se non c’è più estorsione non c’è controllo del territorio, non c’è più la mafia
di ATTILIO BOLZONI
Un momento della convention al Teatro Biondo
SONO passati tre anni ma è come se ne fossero passati trenta o trecento. È stata la prima volta di Palermo. È vero che “sta cambiando solo l’aria”. E’ vero che in questi giorni hanno trovato altri cinquecento nomi di commercianti nel libro mastro del boss Salvatore Lo Piccolo e neanche uno di loro ha ancora confessato in questura o in procura che era costretto a pagare. Ma a Palermo “l’aria” conta più che in ogni altro luogo d’Italia. Prima, i signori del pizzo controllavano anche quella.
Solo un palermitano – un palermitano e non un siciliano qualunque – può capire fino in fondo cosa è accaduto ieri, sabato 10 novembre 2007, in quel bellissimo teatro davanti al mercato della Vucciria. È stato l’inizio di una rivolta. È Palermo che sta provando a non morire soffocata dalla sua mafia. Una mafia che si sta velocemente trasformando, che è padrona quando può essere padrona ma non è più padrona sempre e ovunque.
È soltanto il principio di una guerra che si combatterà non solo a colpi di indagini e denunce, di blitz polizieschi, di microspie e di telecamere che filmano in diretta gli esattori del racket. Un principio che sembrava sempre lontano in quella città che era muta o complice, serva o piegata dalla paura. Palermo lentamente, faticosamente sta rialzando la testa.
Quasi tre anni fa avevano disertato tutti al teatro Biondo. Non si era presentato il presidente della Confcommercio Roberto Helg (che in verità non è stato visto neppure ieri), non c’erano gli uomini politici più rappresentativi della Regione, in prima fila era vuota la poltrona del governatore Totò Cuffaro che pure qualche settimana prima aveva difeso l'”onore” dell’isola contro “lo sciacallaggio mediatico ai danni dell’intero sistema produttivo siciliano”. Un reportage di RaiTre sul crimine. Proprio sul racket delle estorsioni.
È stata probabilmente l’ultima volta che Palermo si è voltata dall’altra parte. Qualche mese dopo la città si è risvegliata con i muri coperti da manifesti, da lenzuola che pendevano dai cavalcavia. Tutti con la stessa scritta: “Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Erano stati alcuni ragazzi di “Addiopizzo”, un’associazione allora sconosciuta. Sembrava solo una provocazione. Oggi “Addiopizzo” ha raccolto intorno a sé 209 imprenditori e commercianti che non pagano.
Ci sono 9.105 palermitani che li sostengono. E che non fanno la spesa in tutte quelle botteghe dove si vendono prodotti made in mafia. Non comprano il caffè nelle torrefazioni dei boss, non comprano i loro cannoli di ricotta, la loro frutta e la loro carne. La grande partita di Palermo si giocherà nei prossimi mesi sul “pizzo”.
È quella “messa a posto” di qualche centinaio o di qualche migliaio di euro al mese che segna il confine fra libertà e schiavitù. È sulla mesata che il capo di una “famiglia” o di un “mandamento” può perdere per sempre la faccia e il potere. L’estorsione è la prima attività mafiosa, quella essenziale per la sopravvivenza dell’organizzazione criminale. Se non c’è più estorsione non c’è più controllo del territorio, se salta quel sistema non c’è più mafia.
È il momento giusto. L’ha compreso anche Tano Grasso, l’ex commerciante di scarpe di Capo d’Orlando che è diventato bandiera per le sue battaglie contro il racket. Ha aspettato sedici lunghi anni per far nascere anche a Palermo un’associazione contro i boss del pizzo. Era commosso, ieri, in quel teatro palermitano dei primi del Novecento. Come era commosso l’altro Grasso, Pietro, il procuratore nazionale antimafia che per primo ha voluto conoscere nel 2005 i ragazzi di Addiopizzo.
L’hanno compreso gli imprenditori siciliani, in tanti. Quelli di Catania come Andrea Vecchio, che in quattro giorni d’estate ha sentito le bombe devastare per quattro volte i suoi cantieri. E quelli di Caltanissetta, di Agrigento, di Siracusa. Nuove generazioni di imprenditori che non sono più disposti a “calare le corna”, che probabilmente non ce la fanno nemmeno più a sostenere le richieste di una nuova mafia sempre più aggressiva. Hanno deciso di non sopportare più. Senza sfida. Ma anche senza paura.
È però a Palermo, più che altrove in Sicilia, che si vince o si perde tutto. Nella Palermo dove 16 anni fa uccisero Libero Grassi, l’industriale tessile che si scagliò contro i Madonia della Piana dei Colli e i Galatolo dell’Acquasanta mentre il presidente degli industriali di allora raccomandava i colleghi “di pagare tutti per pagare meno”. E dileggiò Libero pubblicamente. Gli disse: “Le buone famiglie tendono a tacere”. Libero Grassi era diventato un obiettivo “politico” dei boss. E poi militare. Era solo. E uno da solo non può ribellarsi a Cosa Nostra.
Sarà l’inizio della fine di un’epoca il grande raduno al teatro Biondo? Quella dei libri mastri, dei contabili dei mafiosi che con maniacale precisione custodiscono il registro delle entrate e delle uscite, che concedono pagamenti a rate ai commercianti in difficoltà, che fanno sconti in caso di lutto in famiglia? Sarà l’inizio della fine per le sanguisughe di Palermo?
(11 novembre 2007)
Al di là di Camminata che ci avrà avuto i suoi buonissimi motivi passeggiativi. Aldilà del vasavasa che avrà avuto l’herpis
Ma il sig Helg?
Come mai non si appresentò? Ma lo avete invitato?
certamente!
sia come presidente della camera di commercio che come presidente di confcommercio.
ci ha risposto con una lettera in cui diceva che non poteva essere presente per impegni già presi.
al suo posto sono venuti tre esponeneti della giunta della confcommercio (Rosanna Montalto,Patrizia DiDio,e ?..)spero che gli abbiano riferito con precisione quello che hanno ascoltato…
Vabbè sig. Pequod, lei mi invita il sig. Roberto Helg sia come presidente della camera di commercio che come presidente di confcommercio. A uno a uno lo doveva invitare. Certo che non è venuto. E che è ubiquo?
ma ditemi un po’ una cosa…siete REALMENTE convinti che l’arresto di lo Piccolo abbia estirpato il fenomeno mafioso a Palermo? Siete REALMENTE convinti che chi fino a una settimana fa non parlava per paura (della mafia e dell’abbandono delle istuzioni dopo aver denunciato…e non venitemi a dire che quelli di addiopizzo facendo volantini e concerti risolvano qualcosa,o abbiano il potere di fare qualcosa) adesso si metterà a cantare perchè “non ha più scuse”? Ma sapete dove viviamo? Lo sapete quanto schifo fa il cavolo di sitema mafioso? Lo sapete qual’è il concetto di “cani sciolti”…sapete cosa vuol dire “controllo del territorio” ?
E poi…credete REALMENTE che attività che rendono milioni di euro l’anno che si iscrivono a varie associazioni tipo addiopizzo, baluardi della fede antimafiosa, siano REALMENTE esenti dal pizzo?? Ma finiamola!!
Esultate…ma prima fermatevi a riflettere!
Adesso tutti giù a dire che ho una mentalità mafiosa, che con questi ragionamenti non andremo mai da nessuna parte…io mafioso non mi sento…piu che altro mi sento molto REALISTA
un’altra cosetta: ma pensate sul serio che chi non parla e paga sia connivente e non vittima di questi carnefici?
Spero per voi che non dobbiate mai dovervi confrontare con la realtà di un qualsiasi imprenditore di questa città!
In una città come Palermo, che vive di “segni” e dove si “annusa l’aria” (come ha ragione Bolzoni) a me pare gravissima l’assenza del sindaco e del governatore della Regione.
Come quella di Helg.
Leone,
certo che è grave ma quello che è successo va aldilà e stai pur certo che loro sono i primi a sapere che hanno sbagliato a non esserci(almeno spero se solo hanno un briciolo di CUORE siciliano..)ma forse m’illudo.
comunque gli staremo addosso e continueremo in maniera FORTE a chiedergli quello che abbiamo detto loro su quel palco.
Quanto alla dichiarazione di Confindustria palermo pur se importante sarà vagliata perchè per aderire ad addiopizzo non occorre una dichiarazione d’intenti ma che i loro 350 associati si presentini alla nostra Commissione così come hanno fatto TUTTI gli altri 200 che hanno aderito,vedremo.
Inoltre restiamo in attesa di essere convocati ,così come è stato detto dl palco,ad una audizione della Commissione nazionale antimafia…
che gioia,è stato un evento straordinario ,è solo un altro passo ma IMPORTANTE.
ciao
pequod
Palermo, un fine settimana qualsiasi.
Nasce la prima associazione dei commercianti contro il pizzo al termine di una settimana iniziata con l’arresto del capomafia cittadino e del suo erede.
Rosalio, lunedì pomeriggio.
Sulla notizia riguardante LiberoFuturo 12 commenti sempre ad opera dei soliti encomiabili quattro gatti impegnati sull’argomento.
Sull’annuncio del secondo Flashmob 22 commenti e 20 sul reportage dell’evento.
Ma che città è questa?
Con tutto il rispetto per il Flashmob, ma questa settimana è stata stracarica di fatti che riguardano personalmente tutti noi e non gliene frega niente a nessuno (al massimo riusciamo a polemizzare), mentre una riunione di gente che compie “l’atto del mangiare la banana che ci sradica dalla non sensatezza del gesto nel luogo per condurci ad una riflessione sul rigore spesso imposto e spesso auto-imposto da luoghi e circostanze per rientrare in degli schemi di comportamento ideali” è l’evento più seguito e partecipato dai palermitani.
Rosalio si autoproclama il Blog di Palermo. Oggi voglio proprio sperare che la vera anima di Palermo non sia questa.
grande Perquod!!
Ma infatti non è il Blog di Palermo….
Giusto Claire, ora siamo il blog di New York. 😛