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lunedì 18 nov
  • La mia Sicilia

    Mi ritrovo a las 00:33 a leggere Rosalio in piena Barcelona, ascoltando i Selva del mar e sognando la mia amata Sicilia.
    Questo è “quello che ti può passare” in una città ricca di contraddizioni, dove l’internazionalità è il tuo desayuno quotidiano e dove lo spirito di critica costruttiva ti porta a passare una notte alla Rambla con altri due compagni Siciliani di passaggio.
    Un pacco di sigaretta cada uno non bastano per dire: “si amo alla mia terra, voglio viverci, respirarci e “mangiare” e pensare: “…..cazzo sono a Barcelona e dopo poco più di un mese mi manca così tanto?!”
    Purtroppo la triste realtà del lavoro in Sicilia la si vive come nella cittadina di 100.000 abitanti quale può essere Marsala come a Palermo, che ha lo stesso numero di popolazione di Barcelona (1.500.000 circa), a parte gli stranieri.
    Que pasa?
    È forse la nostra Regione che ci rifiuta e non ci lascia vivere, respirare e “mangiare” nella nostra terra?

    Eppure noi, ancora lo sentiamo, anche anni lontani, l’attaccamento a quelle che sono le nostre tradizioni, le nostre feste, i nostri mercati, le nostre taverne, le nostre chiese, i nostri balli, i nostri vicini di casa, i nostri stranieri, le nostre strade, le nostre piazze, la nostra cucina, le nostre acque, le nostre spiagge, le nostre montagne…..tutto ancora ci appartiene anche a distanza di anni…..
    c’è chi già l’ha abbandonato da “mucho tiempo” vivendo come da spettatore “de la sua tierra”.
    Palermo como Barcelona…………………………………………………………………..
    A Palermo ancora ci sono gli attori, a Barcellona ci sono gli spettatori.

    Ospiti
  • 11 commenti a “La mia Sicilia”

    1. “i nostri stranieri”??

    2. è possibile che per sopravvivere si debba andare a vivere così lontano?
      e poi lì si vive o si sopravvive pensando a quante cose ci mancano???

      be…. sono ancora tra quelli che sperano di poter continare a vivere a Palermo… speriamo che duri…

    3. Non credo Barcellona sia lontana, caro Giuseppe. Lontano é andare a lavorare a Dubai, oltre oceano o a Tokio e tornare per le feste di famiglia. Barcellona é a distanza di poche ore di volo, come Londra, Berlino, etc. Si é fatto tanto per costruire questa Europa, adesso che é più facile ed abbiamo più occasioni, ci sembra male usare questa comunità europea? E allora perché si é speso tanto tempo e denaro?
      Vivere e lavorare fuori, tornare, provare nostalgia, etc… sono scelte personali, che ognuno fa; le ho fatte. Non mi pento di aver lasciato problemi che si mordono la coda a casa, per una vita “dimostrabilmente” migliore un po’ più lontano. Sai cosa? Non mi sento né Pilato, né pentito, avevo solo degli obiettivi e delle ambizioni *irrealizzabili* a Palermo, é un peccato vero? Brutto pensarlo della propria città, eh?

      Cara Aurelia, non condivido il tuo ruolo di “spettatrice” (pur vivendo fuori), se ritieni che essere attrice sia la cosa più importante e per questo si debba stare per forza a casa, allora cosa ti ha spinto “così lontano”?

      Vivere in due posti non é possibile, forse un giorno quando saremo d’acciaio ed avremo il dono dell’ubiquità!

    4. condivido il post, in quanto provo la stessa sensazione dell’amica Aurelia, addirittura amplificata dal fatto che mi trovo a Pavia, 1500 km lontano da casa mia (Ragusa). vogliamo l’ordine, la pulizia, l’efficienza? allora andiamocene fuori, ma ho notato che Pavia è grande quanto il cimitero di Palermo e ci si diverte la metà. é una questione di scelte, se scegli di realizzare qualcosa devi rinunziare al sole, agli affetti, al calore, agli amici. Indubbiamente verrai ripagato da altre soddisfazioni, siciliani che hanno fatto molta strada ne conosco, però io ho detto basta a questa continua “saudade”. A luglio 2008 termina il mio contratto e ritorno a casa, posso rinunziare a qualche soldo in più per poter vivere dove mi piace. E francamente non vedo l’ora che arrivi luglio.

    5. Andrea, non so che lavoro faccia o cosa ti porterà questo cambiamento (spero il meglio), ma dal mio punto di vista, non si riduce ad un problema di stipendio restare dove sono. Piuttosto é una questione di rispetto generalizzato nei confronti di chi lavora, di clima lavorativo, di condizioni e molte altre cose di cui a Palermo/Italia non ho mai fatto esperienza (diretta o indiretta), pur amandola tanto.
      Qualcuno mi smentisca e mi dica che lo scenario lavorativo italiano é (anche mediamente) florido e soprattutto gratificante! Mi sarò sbagliato!

    6. la sicilia ti appartiene ma la lingua, in meno di un mese, te la sei dimenticata?

    7. anch’io vivo a Barcelona, e posso capire le tue nostalgie, ma si fanno delle scelte di vita, un mese è ancora troppo poco per trarre delle conclusioni, per dire che Palermo è lontana, per sentirsi una spettatrice, approfitta di quest’occasione prendi tuto quello che puoi da questa splendida cittá e soprattutto se riesci conosci gente del luogo, non fare l’errore di rinchiuderti nella grande comunitá panormita e vedrai che riuscirai ad apprezzare usi costumi, cibi, gente… e poi ricorda sempre che in due ore se hai cosí tanta nostalgia puoi tornare a “casa”

    8. Barcellona è la città più bella del mondo dove vivere….te ne accorgerai presto!! E di certo non mancano sole e mare!

    9. rispondo all’amico wisdoms. certamente il mercato italiano sul punto di vista lavorativo non è uno dei migliori, la mia situazione poi sembra una barzelletta. laureato nella triennale in comunicazione a pavia, da un anno inizio e finisco stages che francamente per quanto mi pagano li posso fare anche in Sicilia, e poi “sta nebbia mi sduffò” 😀
      massimo rispetto per le scelte di tutti in conclusione.

    10. Ho letto l’articolo, ma non mi sono mai spiegato alcune cose. Perchè i palermitani pensano di essere “milioni” e di vivere in una metropoli (“ohhhh viri ca siemu ammenu ru miliuna…”). In questo articolo, ad esempio, Aurelia dice: “…come a Palermo, che ha lo stesso numero di popolazione di Barcelona (1.500.000 circa), a parte gli stranieri…”. Dove l’hai letto Aurelia?
      Non puoi nemmeno paragonare Barcellona a Palermo. La città spagnola è da 800 anni uno dei punti di maggiore interesse d’Europa. Città che ha un’enorme estensione e che attorno a se raccoglie oltre 5 milioni di persone, con 5 università e centinaia di strutture pubbliche e private d’interesse mondiale.
      A Palermo non ci sono più di 700.000 abitanti!!!!!! Panormus è una grande città, non una metropoli. Con tutta la provincia, non si arriva a 1 milione.
      Ci sono noti e diversi problemi che non consentono un buon tenore di vita in questa terra, ma le comparazioni con certe realtà, per mortificare sempre di più la Sicilia, sono inutili.
      In merito alla saudade:
      1)per arrivare a Barcellona il volo dura 1 quarto d’ora meno di quello per Milano e costa anche meno.
      2)a Barcellona ci sono più siciliani che a Milano
      3)Barcellona è meravigliosa
      4)…un mio caro amico di Barcellona lavora nel turismo in Sicilia per conto di società trapanese! 🙂
      5)facciamo cambio?

      Buona permanenza, apprendi e porta a noi un pò di vento d’Europa.

    11. Stranieri? Si caro Nicola, hai capito benissimo, Aurelia parlava degli stranieri che grazie alla loro vitalità ed impegno stanno contribuendo in parte alla rinascita del centro storico di Palermo (vedi i vari negozi, ristori, odori e colori, ecc che sembra ritornare indietro nell’antica splendore che fu)anche loro sono una realtà integrante della società Palermitana.
      ….e cara Aurelia corraggio chi ti parla è uno chi sa cosa significa lasciare la propria terra. FORZA A TUTTI I MIGRANTI

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