Le mafie in 406 comuni italiani
Secondo il rapporto sulla situazione sociale del paese del Censis sarebbero 406 su 1608 i comuni italiani in cui sarebbero presenti sodalizi criminali. Gli enti locali in cui risultano presenti beni confiscati alle organizzazioni criminali sono 396 mentre i comuni sciolti negli ultimi tre anni sono 25 e di questi di questi 8 si trovano sul territorio della provincia di Napoli, 4 in quella di Palermo e 3 a Reggio Calabria e Vibo Valentia.
610 comuni delle quattro regioni meridionali (il 37,9% del totale) hanno un indicatore manifesto della presenza di criminalità organizzata (clan mafioso o bene confiscato o scioglimento negli ultimi tre anni); tra questi, 195 presentano due indicatori e 11 li presentano tutti.
Circa 13 milioni di persone, il 77,2% del totale, vivono nelle quattro regioni a rischio. Se ci si riferisce alla popolazione italiana si tratta di circa il 22%. Le province che hanno quasi la totalità degli abitanti che convivono con le organizzazioni criminali sono quelle Napoli (95,0%), Agrigento (95,9%), Caltanissetta (95,2%), Trapani (91,0%) e Palermo (90,9%).
Non sono questi, a mio avviso, del rapporto del Censis, i dati più preoccupanti. Mi terrorizza l’analisi riportata oggi dai quotidiani su quella “poltiglia di massa, mucillagine” che è diventato il popolo italiano (sempre che sia mai nato, dopo Porta Pia, un popolo italiano).
Almeno, dico, i mafiosi un’identità ce l’hanno. E danno a noi la possibilità di essere anti-mafiosi.
Paradossalmente, insomma, in quest’inizio di terzo millennio, l’unico modello, cui ispirarsi o contrapporsi, finisce con l’essere quello di Cosa nostra, che abbiamo esportato in tutt’Italia con successo.
Sono certo che certi dati saranno contestati, che qualcuno si alzerà a parlare in nome del(l’inesistente) popolo italiano con dichiarazioni di ottimismo al limite dell’euforia.
Pare che ci sia uno stadio, quando a un ammalato di cancro la percentuale di cellule tumorali supera un determinato livello, in cui il dolore si attenua e il fisico sembra addirittura rifiorire. Ma ciò avviene poco prima del crollo definitivo, che conduce alla morte.
Se il 90,9% dei palermitani vive in contatto con la criminalità, sarebbe possibile conoscere i nomi del restante 9,1%? Dove abitano? Che fanno? Così, giusto per saper come hanno fatto a sfuggirci…
No, saranno quei pochi comuni o frazioni della Provincia dove non ci sono cosche attive: da qualche parte ho sentito dire S.Nicola l’Arena, qualche piccolo paesino madonita, etc.
Però è un segnale di speranza, meglio ripartire di lì e conquistare il 90 % della provincia alla legalità