Alcune dichiarazioni di ieri del presidente dell’Ars Gianfranco Micciché non sono state gradite dal presidente della Regione Salvatore Cuffaro.
Micciché, intervenuto ieri alla presentazione del libro di Antonello Caporale Gli impuniti, ha detto: «Cuffaro vive in un sistema di tipo clientelare, lo dice lui stesso. Si rende conto che è vittima del “cuffarismo”, insomma rimane imbrigliato lo stesso Cuffaro nella rete del “cuffarismo”. Questo è un sistema che va abbattuto», aggiungendo che «il vero cancro della Regione Siciliana è più di ogni altro la strafottenza».
Cuffaro ha replicato oggi: «Sono molto amareggiato per le cose dette da Micciché. Sono dichiarazioni incomprensibili sul piano personale e politico e sono parole che non mi aspettavo».
AGGIORNAMENTO: Micciché ha precisato che «forse la frase gli [a Cuffaro n.d.R.] è stata riportata male. […] La colpa, lo ribadisco, non è di Cuffaro ma di un metodo che è stato chiamato “cuffarismo” e che esiste da 50 anni, in cui anche lui è imbrigliato e che non consente di governare i processi di sistema. Se Cuffaro vivesse in Val d’Aosta, probabilmente governerebbe in maniera diversa. È un metodo che va abbattuto. […] Probabilmente sarebbe necessario consentire una sola candidatura alla carica di presidente, il che permetterebbe di governare liberi dalle pressioni dei singoli. Se fossi Cuffaro mi amareggerei piuttosto perché un sistema che viene considerato sbagliato porta il mio nome. Ma la colpa è del metodo, non dell’uomo».
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