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venerdì 22 nov
  • Roma Termini e Palermo Centrale

    Raccogliere uno a uno tutti i pezzi delle feste, infilarli in valigia e chiudere bene, digitando la solita combinazione: la data di nascita di Gilormino, il mio primo cucciolo (pace all’anima sua sempre).
    È così da anni ormai, da quando insieme “all’Epifania che tutte le feste porta via”, apparecchio sconsolata la tavola del mio ritorno in terra straniera.
    Come tutti gli “abbandoni” in grande stile “è forti a passari ‘u distaccu”. Me lo dice sempre mia nonna, “virgulto” novantenne, che concentra lo sguardo energico delle donne di una volta alla capacità di dissacrare se stessa, me e tutte le altre numerose donne della nostra famiglia.
    Ogni 7 di gennaio mi accoglie la solita stazione Termini, fumigante di respiri infreddoliti, odorosa delle migliaia di caffellatte e di cornetti alla plastica, assaggiati e lasciati a metà (come molti amori del resto, ma questa è un’altra storia).
    Mi faccio strada tra le centinaia di persone, che vanno e che tornano e che badano bene di non guardarsi in faccia. In mezzo alla fila indiana di voci, che si accalcano una sull’altra, non riesco mai a distinguere un apostrofo, un accento, un’inflessione che mi dica: “azzzò! Io sono: Esposito Pietro, destinazione Napoli Campi Flegrei”.
    Alla stazione centrale di Palermo è tutta un’altra storia. Noi emigrati, alcuni d’obbligo, altri di gusto, ci accomodiamo al solito binario 4 e ci riconosciamo l’un l’altro. C’è Beppe, il maresciallo della GdF, che gira la testa sulla spalla di Anna, la sua donna da una vita (non vuole fare vedere che ha i lucciconi). Tra sé e sé pensa: “Un altro anno di questi tempi o è fatta l’Italia o si muore. Me la sposo e se non c’ho le palle per farlo giuro che la lascio libera di andare via”.
    Poi ci sono Erika e Sharon, hanno gli zaini trasbordanti di libri. A fine gennaio c’è il primo test di verifica, ben quattro crediti (ormai è questa l’unità di misura del sapere: il credito…dove arriveremo?). Studiano qualcosa del tipo: “Fenomenologia delle menti criminali”. È una di quelle diavolerie da nuovo ordinamento, a cui noi poveri siculi non siamo ancora attrezzati. Hanno i leggins neri e le ballerine sbrilluccicose, che a Palermo non hanno indossato mai (perché a Roma la moda è un’altra moda).
    Vicini a me ci sono Gero e Simona, sposini freschi. Hanno due sacchetti di Ganci, da cui si sente “paro paro” l’odore di sfinciuni e e quello di scorci di cannola. Si sono sposati ad agosto e sono andati a vivere “nel sud del nord”, dicono loro. Li vendono granite all’aroma di granita.
    Mi guardo intorno, e come tutte le appendici di festa sento l’aria di un desiderio comune: e se il treno, per una qualsiasi ragione, non partisse? Quando devi lasciare la tua terra, anche un giorno in più ha il sapore entusiasmante del ritrovare cento euro, dentro un vecchio cappotto smesso, quando stai facendo il cambio dell’armadio.
    Chiudo gli occhi e mi concentro sulle voci della mia terra.Alla stazione di Palermo, “miezzu a burdellu di cu si vota e si rivota” si sentono, una a una, tutte le anime della gente. Tiro su con il naso e mi gusto l’odore delle arancine al burro e quello, un po’ nauseabondo, dello zucchero a velo sulle iris. Mi stringo dentro alle mie sensazioni e mi convinco che il mio corpo sente la Sicilia e i Siciliani, dalla prima all’ultima percezione. Prendo coraggio e riparto, pensando al mio tornare.

    Questo pezzo l’ho scritto un anno fa, in treno. Quest’anno ho avuto la fortuna di trovare tante banconote di cento euro in altrettanti cappotti smessi. Per motivi “di denti” ho dovuto postergare di qualche giorno il mio ritorno a lavoro. E questa mi pare la gioia più bella delle mie vacanze di Natale.

    Ospiti
  • 21 commenti a “Roma Termini e Palermo Centrale”

    1. Ciao Mari. Molto bello. Questo significa senz’altro – con orgoglio e passione – essere di Palermo.

    2. Bellissimo…me lo sono riletto e gustato.
      Cristina

    3. …ogni volta che accompagno mio fratello (emigrato a Londra) all’aeroporto spero che arrivi qualunque cosa ad impedirlo: tempesta di sabbia, blackout,scioperi…ma poi non succede niente e parte ogni volta e insieme a lui un pezzo di cuore…
      Ti abbraccio, Mari. Buon rientro..;-(

    4. Sul treno del 7 gennaio per Roma c’ero pure io, come capita da diversi anni ormai…

      Grazie per aver scritto questo pezzo 🙂

      Amunì che mancano pochi mesi e si torna ‘a casa 😀

    5. Bellissimo post, stesse sensazioni che provo io ogni volta che prendo l’aereo WindJet per tornare a Milano, in un’ora e mezzo cambio mondo e spero ogni volta che ci sia uno sciopero, o un’altra cavolata che mi faccia restare un’altra settimana. 🙂 Meno male c’è la Pasqua 😛

    6. Giorno 1 gennaio alla fine della messa ho incontrato “un vecchio amore lasciato a metà”… e alla domanda “come stai?” mi ha risposto: sempre in partenza! Forse renderà tristi lasciare tutto per ricominciare… ma realizzare se stessi è tanto più importante che restare!

    7. …ho i lucciconi, grazie per qsto post, ho rivissuto quello che provo ogni volta sul mio windjet che mi porta a roma, stesse sensazioni, stessi odori e la cosa che mi fa piu rabbia è che appena messo piede a fiumicino è come se non fossi mai stata a Palermo, entro in un altra dimensione e, come per magia, il passato svanisce, non so se qlcuno ha mai provato qsta mia strana sensazione….

    8. Ho 28 anni di esilio, li faccio il 19 gennaio. Forse sono il decano dei palermitani rosaliani emigrati ma vi posso assicurare che ogni anno che passa aumenta la “saudade” come la chiamano i brasiliani.
      Si, è vero la mia vita adesso è in questa terra sarda aspra e meravigliosa, ma la mia mente ed il mio cuore è per le strade della mia Palermo.
      Camminando per i quartieri a ridosso del porto di Cagliari, mi arrivano al naso gli odori di fritto, che mi piace immaginare di arancine, di soffritti di cipolle, che associo a sfincioni alti due dita, di urla in lingua locale che chissà perchè mi fanno immaginare di essere al Capo.
      I miei 7 gennai immaginateveli poi non in Stazione Centrale ma al porto, non in treno, ma in nave.
      Vi assicuro che l’effetto magone vale una trisvalida, il treno è vero quando lascia il binario, etc.etc.
      La nave invece quando viene staccata la cima dalla bitta ( la corda dallo spuntone del molo, che tiene la nave ancorata e ben ferma al molo) è un distacco da film, altro che.
      Ti vedi Palermo sempre più piccola, il mare sempe più senza orizzonte, poi comincia a far buio e nell’angusto spazio del loculo che in Tirrenia chiamano gabbina, rimetti a posto il files mentali di quello che ti aspetta la mattina quando sbarchi.La vita di ogni giorno, lontano dalla tua Palermo, amore totalmente irrazionale della mia vita.
      Giuanni

    9. Ecco perchè io mi auguro di poter restare (lavorativamente parlando) sempre qua a Palermo. So già che, passato lo Stretto, cadrei irrimediabilmente in una depressione profonda.
      Mi chiedo sempre se anche le altre città abbiano sui loro abitanti lo stesso effetto che ha Palermo su noi palermitani…

    10. sono d’accordo con Serpentella. Mi capita, a volte, che una volta tornata a Roma io mi lasci “cappottare” dalle tante cose da fare, da un tempo senza tempo, che nel giro di pochi secondi, mi costringe a dimenticare la malinconia.

      un abbraccio a Maria Cubito (mi spiace di non averti conosciuta, spero succeda a Pasquae e spero di tornare a collaborare con te a dei bei progetti)

    11. la stessa sensazione che ho provato io a fiumicino venerdì scorso. tornavo a palermo dopo il capodanno a roma. una città superba. sigh!!!

    12. Beh, io sto a Roma da 10 mesi e dopo tutto c’è di peggio nella vita. Però è vero, ogni volta che si prende l’aereo (o il treno) del ritorno in continente viene un po’ di angoscia. Poi però passa. Specialmente quando l’aereo atterra e io posso uscire dalla scatoletta sano e salvo… baci dalla capitale a tutti

    13. Grazie..grazie Maristella,
      l’ho proprio vista la tua nonna rugosa e dissacrante,e il maresciallo che deve trovare palle e trasferimento,se possibile;le fenomenologiche e modaiole studentesse;gli sposini “mi chi ciavuru!”
      …non è convinzione la tua:il tuo corpo sente la Sicilia e ancor di più,la tua penna la racconta e la trasmette…
      ciao
      Vale
      p.s per MarìCubito:e se la prossima volta manco ce lo fai arrivare all’aereoporto?? che sò…sequestrarlo e legarlo,che ne pensi?1? 😉

    14. Grazie per questo post…..anche perchè mi sono resa conto che non sono la sola a provare queste sensazioni…..
      e vorrei lasciare anche un commento per serpentella…….io provo le tue stesse sensazioni!!!!

    15. mi sento “palermitana d’adozione” e viaggio avanti e indietro per il medesimo Sud del Nord. Questo post è il mio stato d’animo, paro paro, e ti ringrazio d’averlo scritto

    16. bello questo articolo, condivido le tue emozioni e mi rendo conto che da buon sicilano quando vai e vieni provi sempre quel qualcosa di inspiegabile come diciamo noi “lu me paisi l’aiu sempri dintra lu cori e nuddru mi lu po livari……”
      Poi devi pensare cara che io sono molto piu lontana di te per cui l’emozione e’ piu profonda, ogni volta che vado e vengo smbra che io lasci parte di me stessa….

    17. ..quando lasci la tua città ti sbucano radici dai piedi che non credevi di avere il giorno prima..

    18. Che bello non sono l’unica a provare quest’enorme tristezza nel lasciare palermo, allora forse sono normale? per tanti anni questo sentimento di sconforto mi ha accompagnato fin dai miei primi anni di “esilio” ed ho sempre pensato che forse non avevo fatto la scelta giusta, mi sono fatta tante di quelle paranoie!!!!! non capivo questo sentimento: la nostalgia della città, delle mie origini, della mia famiglia e del mio vissuto palermitano la sento forte forte quando l’aereo sta per decollare…..guardo le montagne e dall’altra parte il mare e mi dico…..chissà quando ti rivedro’, come se stessi parlando ad una persona. Anche adesso che ritorno a Palermo con la famiglia che mi sono creata all’estero…..sento davvero che lascio una parte di me stessa e rimpiango il tempo trascorso. Grazie Rosalio, ti ho scoperto per puro caso e sono sempre sensibile a questo genere di post.

    19. Salve a tuttti mi chiamo Fabio ed ho 22 anni.
      Maristella,per puro caso mi sono trovato in questo sito,ho iniziato cercando in
      un motore di ricerca la parola “vespa club di palermo”,ma come potete vedere il destino mi riporta sempre a pensare a tutto cio’ che ti comporta la lontananza da Palermo,Cari palermitani,da un’anno e mezzo mi sono trasferito a Roma per lavoro,da quando sono qui non e’ passato un solo giorno che io non abbia pensato: alla mia citta “mia perche’ la ritengo di mia proprieta’sentimentale” ,al mio quartiere a gl’amici lasciati(credetemi io amo troppo palermo).Per sentirci ancora a Palermo e anche per passare una piacevole serata insieme “ntrà ri nuatri” per una volta vorrei organizzare sperando nel vostro consenso,un bel raduno di palermitani, qui a Roma, magari per sabato 19 gennaio presso la stazione di Roma termini.Fatemi sapere cosa ne pensate
      ——–>W PALEMRO E SANTA ROSALIA<——

    20. io invece ,da Roma sono emigrata qui a Palermo, inseguendo l’amore,e qui è nata mia figlia che sta per compiere 5 anni.
      Che dire, qui si sta bene, ma credo che mi sentirò sempre straniera…

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