11°C
venerdì 20 dic
  • Iachino

    Tempo fa ho avuto la fortuna di conoscere un picciotto!
    Oddio all’inizio non la consideravo proprio una fortuna, ma in sincerità una gran camurria, ma poi col tempo mi son dovuto ricredere!
    Gioacchino è il suo nome, ma per gli amici Iachino, senza la j come precisa lui, perché ci tiene a far vedere che è siciliano con tutti i crismi, senza tutti gli americanismi che ora sconvolgono i nomi, ma io lo chiamo per comodità e lagnusia semplicemente Iachi’.
    Come dicevo prima, all’inizio fu una gran rottura di cabbasisi, per il semplice fatto che Iachi’ si poneva col suo lapino sempre davanti a dove io posteggiavo la mia macchina. Mi spiego meglio, non è che io ho un posto privato per l’auto, la mettevo in mezzo la strada come tutti, ma ormai nella straduzza si è raggiunto un certo tacito consenso per cui ognuno, essendoci spazio a sufficienza, rispetta il posto dell’ altro, come se fosse acquisito per una sorta di usucapione popolare.
    Ma Iachino no, lui era un vero anarchico, forse uno degli ultimi. Si metteva, senza ritegno, col lapino proprio davanti alla mia auto a caricare i cartoni e ogni volta mi dovevo mettere a cercarlo per fagli spostare il mezzo, perché si infilava in vicoletti strani e bui alla ricerca, da come si intuisce sopra, di scatoloni di cartone.
    Sì perché Gioacchino per gli amici Iachino, da me detto Iachi’, di professione fa il “cartonaro”, e dico di professione, perché lui ci mette cosi tanta dovizia nel suo lavoro, che secondo me dietro ci deve essere cosi tanta esperienza e conoscenza della materia che potrebbe andare a fare il tutor alla CEPU.
    Sta di fatto che con Iachi’, dopo un po’ di contrasti tra i quali un giorno rientrò pure un serio abbannìo, siamo diventati amici. Non mi chiedete come, sono quelle cose che succedono sempre davanti ad un tazzina di caffè che, soprattutto a Palermo, come per magia, ha la capacità di far sbollire e mettere d’accordo pure le teste più calde.
    Alla fine siamo diventati talmente amici che mi ha fatto pure guidare il suo lapino 50 montato 180. Credo che mai più guiderò mezzo più bello e divertente.
    Con Iachi’ a volte usciamo la sera, magari quando sia io che lui sappiamo di essere schiffarati il giorno dopo, è andiamo quasi sempre da Rocky, all’ angolo tra via Roma e corso Vittorio Emanuele, a mangiare pani c’a meusa e berci una bella birra fredda, che sia rigorosamente Forst, ma che d’altronde è l’unica marca che Rocky tiene e che caldamente consiglia, come un sommelier, per l’accostamento alla milza e polmone.
    È in queste nostre uscite che Iachi’, fra un “troppo bello” rivolto alla moffoletta con la milza e un “bella atturrunata” in lode alla birra, si rilassa, si lascia andare e mi propone qualcuno dei suoi racconti. Sì perché i racconti di Iachino sono fatti di vita realmente accaduti, ma detti da lui assumono una magia particolare e tu rimani li ad ascoltare incantato ed incapace di proferire parola alcuna.
    Eravamo seduti sul marciapiede e vedevamo motorini e macchine che camminavano lungo la via Roma. Ad un certo punto Iachi’ ha inghiottito in fretta il boccone aiutandosi con un sorso della seconda Forst grande ed ha cominciato sempre con la stessa frase. Ormai è come un segnale, per cui io mi cullo in quel lieve torpore che i nipoti hanno con i nonni quando gli raccontano una fiaba.
    “Perciò cumpa, lo sai che mi è capitato?”, il rituale voleva che io rispondessi con un’altra frase oramai collaudata, “Che ti succiriu Iachi’?”. “Io te lo racconto, ma tu m’a fare ‘a cortesia che non devi parlare in dialetto” e in effetti torto non ne ha! Il dialetto, pur essendo io palermitano, lo parlo malissimo, e Iachi’ non vuole che io lo parli. Per lui il nostro dialetto è musica, poesia, e non sopporta che sia mal pronunciato, senza la giusta cadenza e musicalità.
    “Va bene, dimmi!”, mi ha guardato ed ha ripreso a parlare: “Perciò, ‘vantieri, mi sono dovuto fare un esame, era assai che me lo dovevo fare, ma non mi convincevo…”, un altro sorso, “Lo sai com’è…per noi masculi certe cose sono brutte, io m’affruntu, infatti ci sono andato da solo”, in effetti ebbi un po’ di esitazione, Iachi’ dal medico ci andava sì è no una volta ogni quinquennio, “Iachi’ ma che ti è successo?” , “Ma che ti devo dire va…in pratica mi faceva male là sotto, proprio lì”, ed accompagnò le parole con un ampio gesto indicante le parti intime”, “Amunì ‘u capisti”, “Ma nei testicoli?”, “Eh! Bravo, là! Proprio là, ma male assai, e perciò mi dovevo fare ‘sta visita, solo che non lo sapevo come si chiamava, e allora me ne sono andato dal dottore di zona da me, quello pi’ scrivire ‘i medicine”, “E lui?”, “Boh, io non sapevo come dirglielo, anche perché c’era li davanti pure l’infimmiera, che è pure bona assai, e io non ne volevo fare tronzi di malafiura!”. Le gote di Iachi’, arrossicarono un po’, “Quindi gli ho detto dottore, io ho un problema, e nel frattempo con l’occhio ci diceva che era cosa i masculi, che se poteva fare uscire all’infermiera, che poi pareva che lo faceva apposta a sintiri tutto!! Solo che sto dottore a me è sempre parso un pò intuollo, io ci facevo i segni, e lui, ma che ha tic nervoso? È stressato? Perché mi fa l’occhiolino?”. A questo punto Iachi’ si è alzato in piedi: “Ti giuro che lo volevo impiccicare o’ muro!! Nca perciò, io mi metto là, con santa pazienza, a cercare di farti capire che ti devo fare un discorso da uomo a uomo e tu mi dici che ho un tic? Mi veniva di dirci, ho ‘u cric nel lapino ma onestamente t’u scricchiassi ‘ntiesta!”. Sì sedette di nuovo, si era reso conto di avere alzato troppo la voce, “no magari questo non gliel’ho detto, ma ti giuro che la voglia di farlo l’avevo” , “E quindi Iachi’, che ti ha detto?”, “Niente, io lo dovevo trovare un modo no? E allora ci sono cominciato da lontano, ca magari lui lo capiva da solo, sempre cristiano ca sturiò è. giusto?”, io feci una risata, ”Giusto” , “ llora gli faccio, dottore devo fare una ricetta per una visita di specialità!” ,”Lui mi talia strano, e mi fa…forse una richiesta vuole dire, e magari per visita specialistica”, qui vidi i mio amico alterarsi nuovamente, “Hai presente un riccio che si strica n’u pirtus…cioè nel deretano?” , “Vabbe’, diciamo di sì, perché?” , “Ecco, secondo me ha meno struruseria di questo dottore!! In ogni caso gli ho detto, sì come dice lei esatto, e lui…e che visita deve fare? Ecco qui sta la parte complicata dottore… Lui sempre più strurusu…avanti non mi faccia perdere tempo, mi dica!”. “È una questione delicata, come glielo posso spiegare? Ha presente quando uno è nirbusu….scocciato?”, “E lui che ti ha detto?”, ”Lui mi fa…sì l’ho presente, e quindi? Ha un problema di nervosismo? Deve fare una visita neurologica? No dottore, mica sono pazzo! Dicevo lei l’ha presente quando è nervoso giusto, ecco cosa succede? Il dottore a essere sincero mi taliò strammo, cioè torto non gliene potevo dare, e allora mi sono risoluto ad essere sincero, fra masculi…mi sono leggermente stinnicchiato sulla scrivania e ho cercato di dirgli piano, dottore, se fa uscire un attimo l’ infermiera magari io glielo dico con più schiettezza!! E lui lo sai che fa? ‘Stu gran cornut…”, lo interruppi a metà, “Che ha fatto?” , ”Si e messo a ridere e mi fa…ma non si preoccupi, non lo sa che gli infermieri sono asessuati? Può parlare tranquillamente!”. “A parte il fatto che se io non volevo far sapere nulla, ora, c’u buirdello che aveva fatto, ‘u sapeva puru ‘a signora dirimpetto!! Ma poi quella era asessuata? Ma ri unni? La dovevi vedere, quelle minne che ci sbummichiavano dal camice bianco”. Il gesto di Iachi’ fu molto eloquente e a giudicare dalla sue mani, in effetti, l’ infermiera doveva essere ben messa. Ancora oggi a volte ho la tentazione di cambiare medico, “Gli occhi che pareva ti avesse scaricato addosso un litro di benzina e poi lanciato addosso una minerva…e pi’ mia chidda non doveva essere fimmina? Che poi vorrei vedere a lui se la considera asessuata l’ infermiera!!” , “E allora com’è finita?”, ” Io ho fatto finta di nulla e ho continuato, insomma dottore, papale papale, quando a lei gli sale ‘u nerbusu non ci firriano? Ci girano? Lui mi talia e ti giuro ho visto l’ illuminazione nei suoi occhi, pareva un monaco buddista che finalmente vede ‘u Nirvana! Ahhh…ho capito, ha un problema di nervosismo allora, giusto? Allora dicevo bene, dal neurologo mica ci vanno solo i pazzi, ma in ogni caso ora le do delle goccine io e risolve tutto. “Ora dico io, ma che ne pigghi? O gli accavallavo una testata, oppure mi mantenevo calmo”, sinceramente temevo che Iachi’ avesse optato per la prima soluzione, ma poi lui mi rassicurò: “Che dovevo fare? Mi ci misi di impegno serio e ho ricominciato daccapo! Allora dottore…non è questione di nervosismo, ma lui subito mi interrompe dicendomi…ma se ha le mani che le tremano pure, ha pure il tono della voce alterato, è sicuro questo!!”. Il novello menestrello Iachi’ posò con violenza la bottiglia sul marciapiede. “Non c’è l’ho fatta più!! Ma buttana ra buttanazza, no dottore, non sono nervoso capito, ma forse non era vero perché per dirglielo mi sono alzato dalla sedia e eccavu voci che lui ha fatto un salto nell’aria, ho dolore? Va bene? Ca sutta!!! Mi fa male qua la palla! Come la chiama lei? Ca!! Mi devo fare la visita c’u duttore delle palle va bene? Lui mi guarda, parlando quasi sottovoce e scrivendo su un foglio di carta, mi fa…va bene va bene, e perché urla, lo deve fare sapere a tutti? E poi un po’ di rispetto per l’ infermiera qui, è sempre una donna! Detto questo mette un timbro nel foglio e mi fa, deve andare dall’andrologo! Io lo guardo e gli faccio. E sto andrologo è il dottore di la sotto? Sì, ma per favore, un po’ di contegno… L’ho taliato storto e mi sono preso la ricetta e gli ho detto talè dottore, e meglio ca minni vaiu! Anzi, magari mi scrivessi quelle goccine per il nervosismo, va!”.

    P.S. spero di non avere offeso nessuno con questa storiella da due soldi. L’ ispirazione l’ho presa da un fatto una volta realmente accaduto sul mio luogo di lavoro, sul quale naturalmente ho ricamato. È solo un modo per prendere un po’ in giro gli operatori sanitari, di cui faccio parte, e nulla più!

    Ospiti
  • 24 commenti a “Iachino”

    1. bella storia alessandro, complimenti…
      certo però un mal di denti sarebbe stato piu facile da spiegare a Iachì, ahahahah…

    2. nooooooooooo, per un attimo mi ero illusa che iachino esistesse davvero. e la cosa mi piaceva…
      uffa però

    3. Camilleri si nasce !

      Andiamo.. Andiamo….

    4. Ah,come ti capisco Iachì!
      Tempo fa ho fatto la solita visita ginecologica..struttura pubblica,ovviamente(e chi se le può permettere 150E)…Non vado a capitare tutti uomini!! Uno chiù picciotto dell’altro! Ma il culmine s’è raggiunto quando,il dottore più anziano chiama gli altri ad ammirare la mia ecografia per osservare una sorta di gioco ottico dato dall’ombra del mio intestino…una cosa interessante e che non capita spesso a quanto pare!! Tutto questo con me ,cosce all’aria e nuda per metà,che cercavo di fare la tranquilla come sinni stessimo,ora ci vuole,pigghiannu u cafè !!
      proprio simpatica la tua storiella da due soldi 🙂

    5. Dopo avere letto il tuo post mi chiedo se i cartonari esistano davvero!!!!
      Complimenti per il post.

    6. Grazie a tutti! Mi inchino umilmente!
      Sappiate che però Iachì in parte esiste realmente….. 😉

      Valentina…ecco uno dei motivi per cui prima non volevo assolutamente partecipare alla visite ginecologiche..ero il primo ad affruntarimi!!
      Ma non oso neppure accostarmi al maestro camilleri per carità! Eheheheh!!

    7. OT!!!
      Ragazzi credo che si sia rotta l’animazione del titolo: sono le 11 del mattino e nel titolo è ancora notte!

    8. vero…..non ci avevo fatto caso!!
      Rosaliò intervieni!!

    9. Molto, molto bella!
      Sarà anche di fantasia ma io l’ho sentita così reale..
      E proprio per questo capace di farmi sorridere, intenerire e di farmi “affezionare” al personaggio ed al suo amico…
      Un bel modo di cominciare la giornata!

    10. Ore 12.19… a palermo ancora notte fonda…. Rosaliiiiiiiioooo!!!!!

    11. Grazie per le segnalazioni per l’animazione, conosciamo il problema e Serverstudio sta provvedendo. Vi chiedo di fare eventuali comunicazioni di questo genere per e-mail in futuro.

    12. …io avevo capito tutto sin dall’inizio. Ma che ci vuoi fare Iachì…è che il Dottore per un periodo si è dato alla politica e si deve ancora riprendere dallo shock…

    13. bravo!!!

    14. Capisco che possa essere un lapsus ma Rocky(della Vucciria) esercita la ristorazione fatta di milza, polmone, e scannaruzzatu all’incrocio tra Via Roma e C.so Vittorio Emanuele. Scusa ma il “ricamo” è sin troppo prolisso e, credimi, che fosse tale lo lasci intuire sin dalle prime “battute”.

    15. Chiedo scusa per l’ errore topografico! In effetti ho sbagliato palesemente a scrivere il nome della via!
      Ninni accetto ogni critica, servono a migliorarsi sostanzialmente! Ti choedo solo di dirmi in cosa è prolisso, ti assicuro che usero il tutto per migliorarmi!

    16. Ninni fai la nanna..che al ricamo ci pensa nonna!
      Lascia che lo Zio ci racconti la fiaba, vera o surreale,
      prolissa, forse, ma non banale!!

    17. Faccio la nanna quando credo opportuno farlo e che tua nonna si dia al ricamo suscita in me scarsissimo interesse. Credo molto più signorile il commento al mio post da parte dell’autore.
      Ritengo alquanto puerile giocare con lo scambio di consonante anche perchè, come avresti dovuto capire, Ninni è il mio vero nome.
      Ad Alessandro voglio dire che il post mi è piaciuto ma sono abituato ad esprimere il mio parere e se affermo di ritenerlo troppo lungo non è per semplice smania di critica. Dalla critica si impara(anche se non ho la presunzione di insegnare niente a nessuno), degli incensamenti, magari ipocriti, ci si autocompiace ma alla fine nulla resta.

    18. volevo dire vocale ma ho scritto consonante

    19. picciotti..è una storiella..suvvia….ni pigghiamu u cafè?

    20. caffè e critica…non si rifiutano mai!
      Ninni, scusami se il “puerile gioco” ti ha infastidito, non era nelle mie intenzioni. E poi…
      “L’ironico
      potrebbe suppergiù essere un tale
      che parla senza accalorarsi…”
      (Teofrasto, I caratteri)

    21. Teofrasto, Aristotele, preferisco la filosofia di Iachinu. Diciamo che mi sono un pò pizzicato ma neanche io rifiuto mai un caffè sia esso reale che virtuale.
      Quanto all’ironia posso darti delle dritte riguardo al mio nome quali per esempio “Ninni….fregamu”, giusto per non usare quella leggermente più salace, o quella secondo la quale ci stiamo apprestando a farlo(il fregarsene), Ninni…..amu, etc, etc.

    22. Amuni che è uscito!
      Qualcuno lo vuole amaro? 😉

  • Lascia un commento (policy dei commenti)

    Ricevi un'e-mail se ci sono nuovi commenti o iscriviti.

x
Segui Rosalio su facebook, X e Instagram