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martedì 19 nov
  • Altrove

    Per i prossimi mesi starò altrove, ma non in un posto qualunque. Mi scuso, in anticipo, per la mia assenza da qui. È in corso di organizzazione il prossimo Laboratorio Woz che, Rosalio lo sa, curo da quattro anni. Siamo stati a Riace, Ustica e Maletto e quest’anno, 2008, in Aprile, tra il 24 e il 30, si svolgerà a Palermo, intramoenia, recingendo ulteriormente di un limite che non è palese il quartiere dell’Albergheria. Per i prossimi mesi starò a Palermo, ancora, ma il mio altrove saranno i blog già attivati per il Woz e tutti gli altri luoghi, reali e virtuali, disposti ad ospitare contributi e suggerimenti sul lavoro che ci accingiamo a svolgere. La cosa non è facile, non lo è la preparazione e non lo sarà lo svolgimento. Non è facile relazionarsi con Palermo perché la complessità urbana o, meglio, la sua complessità “politica” stride con l’immagine che ognuno ha di questa città: ognuno ha della città una immagine dissimile dalla realtà, perché coincide con la propria immagine di città, nel bene e nel male.

    Da quest’anno il Woz si presenta come “laboratorio politico indipendente di design partecipato”, e la scelta non è senza significato. Fino allo scorso anno Woz è stato “laboratorio sperimentale di design”, pensando al “design” nella sua originaria anglofona accezione – come ricorda Vilem Flusser in Filosofia del design – cosa che spesso si dimentica per renderla ovvia: invece no. Design vuol dire “progetto”, ma anche disegno, piano, (e to design) operare strategico. Quello che abbiamo sperimentato fino allo scorso anno era un “modo” di fare design: pensando alle micropoli (che, molti, romanticamente chiamano “borghi”) e ai suoi cittadini. Da quest’anno si sostanzia il “modo” per sfociare in una “politica”: secondo l’etimo originario greco, da Polis. Non citerò Aristotele, che pure ne ha scritto ampiamente (a modo suo), ma un fatto: “polis” è la radice di città, di politica, e del prefisso che induce a pensare a molte cose (poli-). In questo senso penso ad un “laboratorio politico”, occupandosi, appunto, delle città.

    La scelta di operare dentro l’Albergheria deriva da una serie di casualità, incontri inattesi, accidentalità della vita. Capita, spesso, di trovarsi da qualche parte a riflettere sul proprio trovarsi lì: ecco! Io abito a Palermo da tre anni per una serie di circostanze fortuite, alcune delle quali mi hanno cambiato la vita (e non è un eufemismo): ho accettato di rivolgermi a questa sorta di “deriva urbana” che è l’Albergheria per gli stessi motivi. Mi rendo conto – traversandola in lungo e in largo, lavorando sulle carte di Palermo che la ritraggono, studiando i ricorsi storici, leggendo delle esistenti e persistenti frizioni sociali – che il tema è denso ma, al tempo stesso, ho la netta sensazione di lavorare in una enclave, un mondo a parte quasi dimenticato dalla città stessa, non fosse per il corridoio temporaneo e parziale che è il mercato di Ballarò. Insomma, questo altrove sta veramente da un’altra parte.

    Ritengo, inoltre, per le peculiarità del Woz, che non si possa sprecare quest’occasione (Woz è una comunità nomade, e il prossimo anno abiterà un ulteriore altrove) perdendo la possibilità di fare un lavoro corale. Il carattere del laboratorio non è “esclusivo”: ovvero, tende a includere tutte le parti in causa di una città, tutti gli attori, si dice così, disponibili a recitare il loro ruolo, per sperimentare modalità che appartengono, in fieri, alle città, ai suoi abitanti, ma sembrano dimenticate dai fatti. Ogni città spende il proprio tempo storico per denunciare, in ogni modo, la sua bellezza (o, per esteso, la sua politica): tale evoluzione si sostanzia in atti evidenti che vanno dalle riqualificazioni fisiche degli edifici al recupero sociale degli individui. Penso, dunque, che l’azione coordinata di soggetti provenienti da differenti campi della cultura, dell’arte, della scienza, della comunicazione o, in sostanza, della “politica” possa suggerire – coinvolgendo l’utenza pulviscolare ed eterogenea dell’Albergheria, pars pro toto di Palermo – una maniera diversa di dar corpo e sostanza alle proprie idee di città e di socialità.

    Palermo
  • 8 commenti a “Altrove”

    1. Presente.
      Che bello Woz a Palermo!

    2. Non è che tra un woz e l’altro si potrebbe tenere più pulito il quartiere?

    3. Detersivo WOZ: tieni pulita la tua città!

    4. Mi piacerebbe capire meglio in che modo opera WOZ
      Non capisco cosa s’intende per “laboratorio politico indipendente di design ”
      Politico in che senso ?
      Ho trovato sul web solo alcuni riferimenti alla wozlab situazionista.
      E dopo la Kalsa rilanciamo L’alberghieria.
      Non so se lei è un architetto, ma mi pare che da qualche mese gli architetti fashion della citta si interessano al
      quartiere . Peccato adesso che io nn ci vivo più
      Anke prima abitavo alla Kalsa ma non era ancora trend !
      NN capisco se arrivo troppo in anticipo o in ritardo !

    5. Gentile Architetto,
      mi scuso per il post inserito ieri non mettevo in dubbio la sua professionalità ma solo “in forse”
      Non avevo ancora letto la sua biografia quindi non sapevo che lei fosse un architetto.

      Rileggendo oggi il suo intervento con maggiore attenzione e forse anche predisposizione,”design politico”assume un significato che fino ad ieri non palesavo
      Ma mi domando perchè allora non usare la semplice e più comprensibile frase
      “progetto per la città”quindi urbanistica,
      la sua scelta sarà senz’altro motivata ,da scelte innovative strumenti virtuali nel progetto woz, il cui l’uso determina una differente peculiarità progettuale in termini di intervento non più tecnico ma evento-spettacolo progetto-design.
      Mi permetta alcune riflessioni

      Palermo è terra di confine, io lo so bene
      Ogni suo quartiere o barrio o mandamento è una città dentro la città.
      L’aria è diversa, l’odore è diverso…saprei riconoscere l’odore della vucciria dall’odore di ballarò anche ad occhi chiusi.
      Il rumore e il silenzio sono diversi
      Il popolo è diverso, incredibilmente cambia pure il dialetto.
      Per molti anni per scelta ho vissuto solo in quartieri storici popolari, non è stato facile ma ero senz’altro più felice di adesso che la vita ha scelto per me e mi ritrovo in quel di notarbartolo !
      Di progetti per la città non sento più parlare.
      A parte un visibile dinamismo di recupero edilizio, l’attenzione sulla cosa urbana mi sembra davvero inesistente.
      Laboratori come l’EXAPA non mi pare abbiano prodotto
      in tal senso attenzione e sensibilità al progetto urbano.Per carità posti e lab come questo ben vengano in una città che ne ha tanto bisogno.
      Ma spesso mi è sembrato lì si praticasse più attività pseudo-intellettuale-ricreativa
      Che teorica e culturale. Un rapporto di apparenza con la città più che si sostanza.

      Alla fine degli anni 70 ,la città viveva in pieno oscurantismo,la facoltà di architettura di Palermo aveva capito che non poteva esistere progettualità urbana senza l’appartenenza culturale dei contesti stessi.
      Senza la integrazione almeno teorica.
      E fu così che molti laboratori progettuali compositivi ed urbanistici si spostarono sul campo
      Mi ricordo ancora in Via Alloro, ai tempi non era quella
      di oggi, esisteva ancora il Muro di Via Alloro, aldi quà del muro verso il mare L’Abatellis la Gancia ect.. Aldilà del
      muro le Macerie di uno splendore passato
      Per circa sei mesi in uno spazio fisico recuperato
      all’esistenza, incredibilmente a fianco dove oggi è l’Expa (restituzione Karmica ?) un laboratorio di progettazione universitario studentesco mise le tende, nel vero senso, ed incontri di studi e anche le stesse commissioni di esami si spostarono “alle macerie di via Alloro “…..bhe oggi operazioni del genere sarebbero sicuramente criticabili , ma avevano avuto il merito di spostare attenzione e visibilità sui problemi della città, alcuni, e del suo recupero prima ancora culturale che fisico.
      Oggi operazioni di marketing urbano, così definisco ciò che è stato kalsart ,non hanno prodotto alcuna coscienza della vita della città.
      Chiusi i riflettori, non entro nel merito del marketing culturale, la Kalsa è di nuovo sola.

      Palermo
      Mi sembra di nuovo una città alla deriva.
      Triste ed angosciante.
      Ieri sera camminavo per via Alloro a piedi ed il buio mi sembrava di nuovo quello di una volta !
      Non so se è una mia percezione ma mi sembra che la Palermo del centro storico stia facendo un passo indietro
      Sembrava ci fosse il coprifuoco ieri sera
      Anche se da un lato vedo sempre di più nascere localini e ristoranti, sebbene altri ne chiudono allo stesso tempo, molti bed & breakfast ma quelli sono solo servizi per il turismo .
      Lo trovo ancora disabitato, forse il termine giusto è devitalizzato
      È stato curato , sembra vivo , ma è morto
      Altre vie nobili che sono state volano di una rinascita culturale , non intendo intellettuale, oggi sono diventate impraticabili e degenerate in business dell’integrazione coatta, mi riferisco alla via dei candelai, ma forse la storia anche in questo caso restituisce.
      La psicogeografia di questa città mi ha sempre affascinato.
      La città è piena di simboli magici o esoterici che ne determino a volte la vita a volte la morte.
      Forse una città non può sottrarsi al suo destino.
      E’ la storia di questa città , …è scritta nella sue strade e nei suoi palazzi.
      Urbanistica è la linea della città ma è anche politica , ma non più quella della pòlis ma quella del potere.
      Il potere in questa città ne ha da sempre determinato il volto e il suo futuro
      Quello che è oggi è stato ieri .
      L’invisibile diventa tangibile.
      La città giardino degli arabi
      La croce spagnola
      Le Ville a Nord
      La città monumentale
      Le speculazioni mafiose 70/80
      Il potere ha sempre determinato il volto di questa città.
      Ma oggi dove và il potere ?
      Questa città cos’è e cosa diventerà

      Le auguro di riuscire a trovare uno spazio d’intesa

      Albeghieria e Ballarò sono quartieri chiusi,
      schiacciati a monte da palazzi reali
      Circondati da altro potere, le cupole,
      In valle si schiacciano e
      Il vento NON RISALE.
      E l’acqua scorre sotto
      Unica via di uscita verso Tukori,
      ma lì inizia la depressione e non c’è salvezza

      In quel di Santa Maria Delle Balate, e così che amo chiamarla,
      ebbi a chiedermi per quante volte il mio destino sarebbe stato legato a questa città
      E pregando ancora in quel vicolo Dell’Annunziata ancora sto cercando una risposta.

    6. condivido quanto detto, ma mi sento di lodare l’attività di expa, che con grande impegno opera alla kalsa da diversi anni (autoproducendo, lo so per certo, la maggior parte degli eventi), ce ne fossero come lei.
      così come palab ha iniziato a fare all’albergheria, preziosi sono i loro labkids per i bambini del quartiere, sicuramente woz ne terrà conto.
      complimenti a cogliandro.
      albe

    7. Vedo di rispondere a Maddalena, che in calce pensa l’Annunziata e confonde il lettore tra le Marie. M.I. il tuo è lo spirito giusto, lo spirito di chi si fa le domande e cerca nel tempo (quello lungo della decantazione, e quello breve dell’affaccio) le risposte, mai troppo calzanti. Woz è un’esperienza itinerante, nomade, che cerca la sua ragion d’essere in luoghi sempre differenti. Penso stia diventando un’esperienza politica nel senso in cui si rivolge alle città, alla maniera in cui è esperienza di design. Tra polis e design passano tremila anni, eppure sono due termini che nella lingua originaria che li ha coniati tengono in sé molti significati.

      Woz, penso, si nutre di questa dicotomia, senza avversare i termini. Un “laboratorio politico e indipendente di design partecipato” non gioca sulle parole ma le usa per i loro pregnanti significati. Moretti diceva in un suo film: “le parole sono importanti, chi parla male vive male”. Io non conosco, come te, Albergheria ed è la mia ignoranza che mi porta in luoghi che non conosco. Palermo, lo scrivi tu stessa, è un universo; ogni brano di città è città esso stesso, e scegliere un brano di un brano è operazione difficile e delicata: per questo penso che Woz debba avere te tra i suoi attori. Nessuno può raccontare meglio la città di Palermo quanto quelli che sono arrivati un attimo prima, o un attimo dopo, nei brani di città che aspettano ancora di essere raccontati.

      Woz non è la panacea, e nemmeno un club elitario. Non è un evento (anche se finora ha toccato le città una sola volta) perché, tutto sommato, è abbastanza collaterale ma penso che non sia nemmeno uno dei tanti workshop, altrimenti non mi ci metterei ad organizzarlo, anima e corpo, per diversi mesi, coinvolgendo decine di persone che capiscono e apprezzano questo lavoro collettivo. C’è un’etica del lavoro, documentata e normata, e c’è un lavoro etico di cui spesso si dimenticano le origini. Da che è nato, il gruppo che in questa esperienza di lavoro collettivo si riconosce ogni anno riprende le fila del discorso (peraltro appena iniziato) e le tesse ad altre realtà, con altri interlocutori, con tempi differenti e differenti umori. Cosa rimane? Cose: idee, progetti, pensieri, parole, sogni, oggetti, suggerimenti, realizzazioni, strategie, politiche che verranno donate agli abitanti di Albergheria, così come è accaduto altrove, e starà a loro capire cosa farsene o cercare altre interlocuzioni per far evolvere queste “cose”.

      Sembrano solo parole, vero? Ma dopo sette giorni di Woz, ogni anno, non ci si riesce a scrollare più di dosso quelle parole, se si è eticamente corretti.

    8. Salve prof,
      Come lei avrà già capito, sono un suo alunno dell’Istuto Gaetano Salvemini(PALERMO).
      Comunque le sto scrivendo questo commento, non rivolto a lei, ma hai lettori, volendo spiegare come WOZ sia un’esperianza unica e dilettevole(purtroppo nel 2006 non sono potuto venire a ustica)… organizzata e guidata da una persona intraprendente, estroversa e originale come lei, quindi invito a tutti i lettori di seguire il WOZ……

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