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  • Ecco come (9): efficienza della pubblica amministrazione

    I dipendenti della Regione Siciliana sono circa 16.000 con un rapporto dirigenti/dipendenti pari a 1/6-7: un esercito di ufficiali! Le retribuzioni, conseguentemente, ammontano a varie centinaia di milioni. Mi chiedo: rappresentano un costo o un investimento? Il personale regionale vale, in termini di qualità dei servizi resi, il suo costo o siamo solo in presenza di un gigantesco “stipendificio”, di una mera redistribuzione di redditi nella società? Sono domande oneste, senza pregiudizi o intenti polemici o demagogici, cui è importante dare (e darsi) una risposta. Costo o investimento? Il personale della Regione è da ascrivere allo “stato patrimoniale” o al “conto economico”?

    La mia idea è che anche se, innegabilmente, rappresenti un costo pubblico, il personale regionale potrebbe sempre più diventare un investimento. Come? Conoscendo e valorizzando in termini più moderni tale “capitale umano”.

    Una delega tipica degli enti locali è quella al Patrimonio e l’utilità della funzione di gestione delle risorse materiali è a tutti evidente: perché non creare allora anche un apposito Assessorato alle Risorse Umane? Penso ad un assessore “tecnico” (vi è una scienza in proposito) con poteri sull’intero personale e con il compito innanzitutto di fare un puntuale “inventario” delle attitudini, competenze, ecc. del capitale umano della Regione, per assegnarlo poi in modo ottimale, nei ruoli, funzioni e compiti che realmente servono ai cittadini e all’organizzazione stessa dell’amministrazione (e non in quelli in cui ci si è, per abitudine o comodità, radicati) mediante un costante lavoro di formazione, motivazione, incentivazione e con una salutare rotazione di tali ruoli e funzioni. Se tanti dipendenti non danno l’idea di offrire un servizio pubblico a “5 stelle” vuol dire solo che sono male allocati e motivati.

    Un altro modo per rendere più efficiente la pubblica amministrazione è costituito dal favorire la massima trasparenza amministrativa. Una città, ma anche una regione, può ben essere considerata un “condominio” solo un po’ più complesso. Non ha senso infatti scegliere a suffragio popolare il Sindaco o il Presidente della Regione se poi i cittadini non hanno modo di controllarne l’operato nell’aspetto più critico: la spesa (chi è stato pagato, quanto e per che cosa). L’informazione diffusa e trasparente, assieme al controllo incrociato dei cittadini, è un cardine essenziale di una moderna democrazia. Tutti gli atti e i procedimenti della pubblica amministrazione, non solo quelli che comportano uso di denaro pubblico, dovrebbero essere messi in rete a disposizione dei cittadini con i nomi sia dei beneficiari privati che dei funzionari pubblici coinvolti nel procedimento.

    La qualità della burocrazia è un fattore non secondario di sviluppo economico. Per questo è desolante assistere ad un uso solo clientelare del pubblico impiego o assimilato. Si pensi al caso degli LSU: non è l’acronimo di una nuova droga sintetica bensì quello dei Lavoratori Socialmente Utili. Agli ingressi di monumenti cittadini ne ho contati talora quattro e altre volte addirittura otto impegnati a staccare i biglietti. Che dignità c’è a incassare uno stipendio per un lavoro palesemente inutile? Non sono per togliere lo stipendio, ma per farlo guadagnare onestamente prestando, magari, un prezioso servizio alla società. Una delle lamentele più frequenti dei turisti è rappresentata dagli orari di apertura dei monumenti, studiati più in funzione della comodità di chi ci lavora che non di quella di chi li vorrebbe visitare. Il personale potrebbe essere, per esempio, organizzato in turni che consentano di tenere questi monumenti aperti più a lungo. Allora sì che i suddetti lavoratori diventerebbero veramente socialmente utili!

    Altrove,non solo in Europa, ma anche nelle altre regioni italiane, gli edifici pubblici sono molto più sobri, funzionali al solo servizio pubblico, tecnologicamente attrezzati e molto meno celebrativi del potere fine a se stesso di quanto non lo siano qui da noi. Sedi ufficiali e di rappresentanza di enti locali così come di cariche pubbliche potrebbero essere adibiti, più utilmente per la collettività, a musei (es. Villa Niscemi o Palazzo Steri) o alberghi (es. Palazzo Comitini o Villa Belmonte), magari in regime di concessione a privati, ricavandone un’adeguata remunerazione a favore delle casse pubbliche.

    A 60 anni dalla proclamazione dello Statuto autonomistico, è più che legittimo chiedersi se l’autonomia regionale sia ancora attuale o non costituisca, piuttosto, un handicap per lo sviluppo della Regione stessa. Sinora si è solo, sostanzialmente, concretizzata una duplicazione delle funzioni statali che alimenta una macchina burocratica forte di oltre 16.000 addetti diretti, cui si aggiungono decine di migliaia di addetti indiretti e di professionisti e consulenti a contratto, comunque a carico del bilancio regionale. La riprova di quanto si afferma sta nel fatto che l’80% del PIL della Regione deriva dal terziario mentre solo il 20% da attività produttive in genere. Tutto ciò, al di là della retorica autonomistica è stato sinora funzionale solo alla macchina politica del consenso, molto meno alla qualità della vita civile dei siciliani che rimangono, comunque, i soli responsabili del loro destino attraverso la classe dirigente che selezionano ai vari appuntamenti elettorali.

    Sicilia
  • 32 commenti a “Ecco come (9): efficienza della pubblica amministrazione”

    1. è solo uno stipendificio senza alcun dubbio…a giuducare dall’operato di tutti questi bravi raccomandati..

    2. @ ergobis :: siamo al solito? sempre a sparare a zero? 😀

      io preferisco non rispondere e non per paura di schirarmi da una parte piuttosto che da un’altra. L’argomento è delicato.

      Spero risponda una certa persona che ha lavorato di recente adun progetto riguardante la PA, la propria efficienza e le gerarchie al suo interno.

      A pelle quello che mi verrebbe da proporre prima di tutto è un grosso ringiovanimento della classe lavoratrice. Giovani autoritari e competenti, che velocizizno le operazioni.
      L’esperienza la si lasci ai livelli apicali.

    3. spero volessi dire “autorevoli”

    4. ho letto una ” bella sintesi” di pensieri che ,a saperli cercare,sono disseminati in giro per i vari blog,
      a riprova delle tante persone che ne condividono il convincimento,e poi,
      certamente “qualcosa di piu'”,
      e cioe’ la capacita’ di aggregare questi pensieri
      in un’unica visione,che suggerisce anche spunti di ottimizzazione,cioe’ “cosa e come fare per”.
      Emergono infatti riflessioni sulle quali,se si vorra’,ci sara’ tanto da impegnarsi e lavorare.
      Proprio perche’ il campo e’ pieno di vincoli
      ed il processo di rinnovamento non sara’ ne’ breve
      ne’ a tempo.Dovra’ essere un processo continuo.
      Come e’ continua l’evoluzione del mondo esterno.

    5. Ma come ? Un altro Assessorato ?

    6. penso che il tutto si possa riassumere in un’unica frase: farli semplicemente lavorare. Non ho dubbi che vi sia una parte di impiegati regionali che si impegnino e siano responsabili, ma ho conosciuto troppi fantomatici impiegati regionali con imprese proprie che gestivano a tempo pieno per credere che fossero solo una piccola minoranza…

    7. “farli semplicemente lavorare.”
      Hai qualche idea su come fare?

    8. Una bella zappa in mano, tanto per cominciare:-)

    9. In effetti sembra quasi che tutta l’amministrazione regionale sia diventata un unico immenso assessorato alle risorse umane, dato che buona parte del bilancio serve solo a pagare stipendi (e pensioni… il buon Didonna ha trascurato di considerare anche queste!).
      Tra l’altro, mi risulta che gli ultimi mutui concessi alla regione da parte di istituti di credito stranieri prevedano la priorità della restituzione del debito rispetto agli emolumenti dei dipendenti: quindi, continuando con questo andazzo,grazie alla scriteriata condotta di certi politici, esiste la non tanto remota possibilità che un giorno la regione non abbia più nemmeno i soldi per pagare stipendi e pensioni.
      In certi uffici, per la verità, si cerca di rendere il servizio offerto ai cittadini il più possibile efficiente: ma si tratta di iniziative isolate, frutto dell’impegno e della buona volontà di pochi, senza una reale programmazione e, soprattutto, destinate ad esaurirsi inevitabilmente con l’affievolirsi delle motivazioni personali che le hanno indotte.
      Un discorso a parte meriterebbe il tema della competenza e della professionalità della classe dirigente: sono così tante le “circostanze” che hanno determinato la confluenza nei ruoli regionali di una così articolata e talvolta paradossale pletora di presunte competenze, da non poter assolutamente sperare che il tanto auspicato cambiamento possa venire proprio da loro.

    10. Alessio
      naturalmente la tua e’ un’affermazione simbolica.
      Credo tu voglia dire che e’ ora che la Regione si dia
      un’economia produttiva per arrivare all’autosufficienza ed uscire fuori da schemi parassitari di vario tipo.

    11. La Regione al momento è soggetto a regime clientelare già troppi anni.Al momento non vedo segno di discontinuità dal passato

    12. si’,ma la fase clientelare e’ a valle del parassitismo,che e’ a carico dello Stato e dell’Europa.
      Se non ci mandano i soldi,spariscono le clientele.
      Potrebbe accadere nel 2013.

    13. Il clientelismo lo provoca chi sta al potere, che farà in modo che la gente possa sempre averne di bisogno

    14. Una volta ho avuto la ventura entrare in un palazzo interamente adibito ad uffici della Regione Sicilia. Non so se era l’ora del caffé: attraversando un corridoio interminabile e sbirciando nelle stanze non ho visto neanche un impiegato, un deserto. 16.000 dipendenti mi sembra una cifra pazzesca. Ci rendiamo conto di quante risorse vengono sottratte a concrete politiche di sviluppo?

    15. Come combattere il Clientelismo:
      cominciamo a chiedere “Rendiconto”
      di dove sono finiti i Fondi Europei,
      ed ogni altra provvidenza.
      Vengano pubblicati ,con completezza ma anche facilita’ di accesso ,per esempio, su un organo di stampa tipo
      Sicilia Tempo ,che e’ l’organo di stampa della Regione,
      gli Elenchi di tutti i Beneficiari, con le somme approvate e le somme effettivamente erogate ed a chi.
      Chi le ha autorizzate?
      Nomi e cognomi e funzione.
      E poi occorre un Giudizio sul buon fine dell’erogazione,sulla bonta’ della spesa ed il raggiungimento dell’obiettivo.
      E per il prossimo settennio ?
      Va chiarito a tutti il criterio di accesso e distribuzione,e va monitorato almeno anno x anno,
      e non con notizie che arrivano alla fine,
      se e quando arrivano.
      Questa e’ una storia ormai ridicola.
      Ieri sera se ne e’ parlato ad 8 e 1/2
      e si e’ detto che l’80% dei finanziamenti
      di agenda 2000 sono stati sprecati,spesi male,senza che
      nessuno dia consuntivi e valutazioni di qualita’ della spesa.
      Nessuno e’ in grado di dire a quanto ammontano nel
      tempo i finanziamenti che sono arrivati in Sicilia,
      dai tempi della cassa del mezzogiorno
      (erano tempi in cui si chiacchierava di finanziamenti erogati ad opere realizzate solo sulla carta (!) ).
      Cosi’ finanziamenti destinati a tutti i Siciliani,
      per farli uscire dalla famosa Questione Meridionale, prendono strade oscure,e si dice che ne beneficiano sempre gli stessi soggetti,
      e “gli altri” prendono la strada dell’emigrazione
      anche dopo 20 (VENTI) anni di Studi ed una Laurea,
      visto che nessuno si e’ dato cura di predisporre
      un qualsiasi criterio di introduzione al lavoro.
      Ti laurei e ti ritrovi in mezzo ad una strada,oggi.

    16. L’importante è che alle elezioni riconfermiamo queste persone che ci hanno governato negli ultimi 7 anni, così supervisor avrà le sue risposte e le cose, certamente, cambieranno. Come recita il manifesto di qualche politico che, pur essendo stato al governo regionale sino a ieri, promette cambiamento. E fino ad ora cosa ha fatto?

    17. il candidato,sia di Dx che di Sx ,cominci con il sottoscrivere “un contratto” con i Siciliani
      in cui si impegna di dar corso a quanto viene chiesto
      ormai un po’ da tutte le parti:TRASPARENZA

    18. Ehm…, mi pare di ricordare che anche Cuffaro qualche tempo fa’, e subito dopo Berlusconi, sottoscrisse un contratto con i siciliani, in realtà forse solo con alcuni di essi…
      Comunque, contratto o no, quello che conta adesso, secondo me, è la credibilità.
      E la credibilità, fino a prova contraria, si misura non con le parole ma con i fatti: ad esempio, non imbarcando nelle liste gente squallida o che si sa già che, prima o dopo, si metterà di traverso per far saltare gli accordi.
      E questo vale sia in campo nazionale che, soprattutto, in ambito regionale.

    19. I cosidetti contratti non servono a niente.
      Fabrix ha ricordato che anche Cuffaro nel 2001 (alla sua prima tornata elettorale per presidente), sulla stessa scia di berlusconi, fece un contratto coi siciliani che venne pubblicato sui quotidiani.
      Concordo con quanto ha aggiunto Fabrix: basta fare pulizie nelle liste.

    20. Carissimi,
      la vera, impossibile, rivoluzione si sarà realizzata quando noi siciliani voteremo pensando al bene comune piuttosto che al nostro piccolo favore personale.

    21. Quoto Antonio Lo Nardo, anche perchè, alla lunga, il bene comune si traduce in bene personale…basta essere lungimiranti e non preferire l’uovo oggi, un uovo che si consuma e lascia affamati, piuttosto che la gallina domani, che può fornire molte uova…

    22. si,ma spiegatemi come fate ad essere cosi’ sicuri di potere scegliere.
      La Politica (P maiuscola)dovrebbe mostrarci il volto migliore del paese.
      Se Dx e Sx affermano di volere cambiare,implicitamente
      asseriscono di avere governato male,o di non avere
      esercitato un ruolo di opposizione efficace.
      Forse e’ ora di guardare alla Societa’ Civile per
      trovare delle persone competenti da mettere nelle Liste e poi nei posti di Responsabilita’.

    23. e,comunque,cercate di non farvi condizionare dai vostri
      orientamenti pregressi.
      Personalmente sto alla finestra ed attendo di vedere le liste ed i programmi,quindi se qualcuno mi vede posizionato a Dx o a Sx o al Centro,sbaglia di grosso.
      Per ora sto a guardare,ad approfondire (biografie
      comprese)

    24. Ma negli anni precedenti hai votato in base questi parametri immagino, giusto?

    25. non so cosa ti possa interessare,ma ti rispondo lo stesso,per quanto la domanda sia inappropriata.
      Infatti negli anni scorsi abbiamo votato in base alle
      2 coalizioni,una “detta” di Dx,l’altra di Sx,
      che poi hanno portato all’ingovernabilita’(piu’ spinta nella coalizione di SX,per i troppi interessi contrapposti.
      Anche il quinquennio Berlusconi ebbe i suoi problemi interni di governo.
      I parametri di valutazione che ci vengono offerti oggi sono ben diversi.
      Infatti lo scenario e’ mutato.
      Se sei vicino a Bertinotti,non puoi stare con Veltroni,
      etc.,ed ancora siamo in piena evoluzione di varie situazioni politiche (socialisti,rosa bianca etc).

    26. Negli anni scorsi si e’ votato in base a
      2 coalizioni,una “detta” di Dx,l’altra di Sx,
      .
      I parametri di valutazione offerti oggi sono ben diversi.
      Infatti lo scenario e’ mutato.
      .
      In qualche caso e’tuttora in evoluzione.

    27. Come farli lavorare? Si potrebbe … definire le mansioni di ciascun addetto, stabilire nero su bianco le procedure amministrative e su quesa base creare un sistema di gestione dei flussi documentali che permetta di tracciare tutte le attività svolte tra gli uffici, tempi di svolgimento e identità dei responsabili etc. Ma a chi gioverebbe? 🙂

    28. se le mansioni sono utili,giova.

    29. Per chi non lo sapesse, l’amministrazione regionale da un pò di tempo a questa parte sta cercando, lentamente e con enormi difficoltà, di dotarsi di un sistema di controllo di gestione.
      Lo so che sembra incredibile, ma vi assicuro che è vero.
      Il problema di fondo sembra essere la corretta individuazione del “prodotto” fornito all’utente, che per alcuni coincide con l’attività svolta dai dipendenti o dall’ufficio, per altri invece è l’atto conclusivo offerto all’utente.
      Problema di non poco conto, trattandosi di pubblica amministrazione, in cui spesso è veramente difficile di per sè individuare quale sia concretamente il “prodotto” finale.
      Soprattutto, considerando il fatto che spesso sono proprio i “vertici” a non volere che lo si individui chiaramente… 😉

    30. ************************************************************
      STIPENDI DA FAME PER OPERAI e IMPIEGATI
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      Estenuanti trattative per ottenere aumenti di appena 30euro mensili in busta paga… intanto i prezzi di pane, latte, frutta e verdura volano alle stelle!
      E se malauguratamente ti duole un dente… devi chiedere un mutuo!
      Purtroppo l’inflazione ha raggiunto livelli eccessivi e in Italia questa pressione si sente più che in altri paesi europei.
      Gli stipendi non tengono più il passo con l’aumento dei prezzi, non solo dei beni di lusso, ma soprattutto di quelli di prima necessità!

      Non se ne può davvero più!

      Alcune categorie, quelle delle “buste paga”, si sono impoverite, ma “altre” si sono arricchite!

      E’ giunto il momento di far sentire la nostra voce: una ferma opposizione agli aumenti indiscriminati di beni e servizi.

      Contro l’aumento del costo della vita occorre difendersi, far sentire il peso e la forza dell’Esercito delle “BUSTE PAGA”!

      >>> SOSTIENI ANCHE TU LA NOSTRA BATTAGLIA SU : http://statali.blogspot.com

    31. “BUON ANNO A TUTTI… meno che a uno, anzi mezzo”!

      Come sarà il 2009? Non c’è nessuno – ma per chi ci crede ci sono i soliti oroscopi – che abbia le carte in regola per formulare previsioni attendibili circa il nostro futuro prossimo. Non sappiamo se ci sarà un collasso dell’economia. Non sappiamo se la crisi durerà uno o più anni. Non sappiamo se il prezzo del petrolio salirà o scenderà. Non sappiamo se ci sarà inflazione o deflazione, se l’euro si rafforzerà o si indebolirà. Non sappiamo se gli Usa del nuovo-Presidente saranno diversi da quelli del Presidente-guerrafondaio. Non sappiamo se Istraele e Palestina continueranno a scannarsi per tutta la vita. Non sappiamo nada de nada! La stampa, i politici, i sindacati, tacciono! Stra-parlano soltanto di federalismo, riforma della giustizia, cambiamento della forma dello Stato, grandi temi utopici che vengono quotidianamente gettati ad una stampa famelica di pseudo-notizie, mentre i veri cambiamenti si stanno preparando, silenziosamente, nelle segrete stanze. Comunque, anche se i prossimi anni non ci riservassero scenari drammatici, e la crisi dovesse riassorbirsi nel giro di un paio d’anni, non è detto che l’Italia cambierà davvero sotto la spinta delle tre riforme di cui, peraltro, si fa fino ad oggi solo un gran parlare. Del resto, non ci vuole certo la palla di vetro per intuire che alla fine la riforma presidenzialista non si farà (e se si farà, verrà abrogata dall’ennesimo referendario di turno), mentre per quanto riguarda le altre due riforme – federalismo e giustizia – se si faranno, sarà in modo così… all’italiana che porteranno più svantaggi che vantaggi: dal federalismo è purtroppo lecito aspettarsi solo un aumento della pressione fiscale, perché l’aumento della spesa pubblica appare il solo modo per ottenere il consnenso di tutta “la casta”, e poi dalla riforma della giustizia verrà soltanto una “comoda” tutela della privacy al prezzo di un’ulteriore aumento della compra-vendita di politici, amministratori e colletti bianchi. Resta difficile capire, infatti, come la magistratura potrà perseguire i reati contro la pubblica amministrazione se “la casta” la priverà del “fastidioso” strumento delle intercettazioni telefoniche. Così, mentre federalismo, giustizia, presidenzialismo, occuperanno le prime pagine, è probabile che altre riforme e altri problemi, certamente più importanti per la gente comune, incidano assai di più sulla nostra vita. Si pensi alla riforma della scuola e dell’università, a quella degli ammortizzatori sociali, a quella della Pubblica Amministrazione. Si tratta di tre riforme di cui si parla poco, ma che, se andranno in porto, avranno effetti molto più importanti di quelli prodotti dalle riforme cosiddette maggiori. Forse non a caso già oggi istruzione, mercato del lavoro e pubblica amministrazione sono i terreni su cui, sia pure sottobanco, l’opposizione sta collaborando più costruttivamente con il governo. Ma il lato nascosto dei processi politici che ci attendono non si limita alle riforme ingiustamente percepite come minori. Ci sono anche temi oggi sottovalutati ma presumibilmente destinati ad esplodere: il controllo dei flussi migratori, il sovraffollamento delle carceri e l’emergenza salari. Sono problemi di cui si parla relativamente poco non perché siano secondari, ma perché nessuno ha interesse a farlo. Il governo non ha interesse a parlarne perché dovrebbe riconoscere un fallimento: gli sbarchi sono raddoppiati, le carceri stanno scoppiando esattamente come ai tempi dell’indulto e gli stipendi degli italiani sono i più bassi d’europa. L’opposizione non può parlarne perché ormai sa che le sue soluzioni-demagogiche – libertà, tolleranza, integrazione, solidarietà – riscuotono consensi solo nei salotti intellettuali. Eppure è molto probabile che con l’aumento estivo degli sbarchi, le carceri stipate di detenuti, i centri di accoglienza saturi, ed il mondo del lavoro dipendente duramente provato da un caro prezzi che non accenna a deflazionare, il governo si trovi ad affrontare una drammatica emergenza. Intanto, in Italia prosegue la propaganda dell’ottimismo a tutti i costi: stampa, sindacati e politica ci fanno sapere solo ciò che fa più comodo ai loro giochi, e “noi”- a forza di guardare solo dove la politica ci chiede di guardare – rischiamo di farci fottere. Buon Anno!

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