Il Vangelo secondo il tifoso
Il tifoso pensa di avere sempre ragione. Lui paga il biglietto, vive per i colori della squadra del cuore, pensa che la maglia (la sua naturalmente) conti più di qualsiasi altra cosa. E quindi, ineluttabilmente, ha sempre ragione lui. Perché gli allenatori cambiano, i giocatori pure e persino i presidenti. Ma i colori, quelli no. Quelli non possono mai cambiare. Soltanto Emilio Fede era juventino e si è trasformato in milanista per non disturbare il suo padrone. Ma quella, comunque, è un’altra storia.
Il tifoso pensa che se ci fosse lui al posto dell’allenatore prenderebbe a calci i campioni del mondo, punterebbe sui giovani motivati e lascerebbe a casa chi non lotta e suda fino all’ultimo respiro per portare in alto la (sua) maglia. E pazienza se, magari, un beniamino non vive momenti esaltanti. Il tifoso fischia persino Amauri se la (sua) squadra perde 3-1 in casa e non riesce a uscire dall’incubo.
Il tifoso fischia. Se è frustrato, incazzato, turbato, preoccupato. Lui fischia. Perché tanto ha pagato il biglietto e se lo può permettere. Fischia anche l’allenatore che gli ha fatto vincere scudetti e coppe dei campioni, figuriamoci se si priva con chi lo ha semplicemente portato in serie A e in Europa dopo trent’anni di male figure e fegati spappolati tra seconda e terza serie. Continua »
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