Questa è una storia vera…
Mi siedo vicino la finestra, guardo fuori e mi sento come Claudio Amendola in Mery per sempre.
Mi aspetto che da un momento all’altro si alzi il Natale di turno per coniugare il verbo “ciavare… ciavere”.
Per fare passare velocemente le quattro ore di corso faccio di tutto: scelgo i mobili per la casa della tutor su Casabella, mi cimento nel sudoku, rileggo Bukowski e babbaluci.
Il tipo che sta seduto vicino a me pensa che “corso di aggiornamento” significhi aggiornare la sua rubrica con i numeri di telefono delle corsiste.
«Compa’, ‘un ci nnè una ‘i pigghiare…ma non si sa mai».
Flavia è seduta alle mie spalle.
Si lamenta del corso.
Dice che è fatto male.
Dice pure che la nostra bella terra di Sicilia è vessata da una politica basata sull’assistenzialismo…che è tutto un futti cumpari…che gli autobus non passano mai.
Io credo di odiarla.
La odio e mi annoio.
Non riesco proprio a seguire quattro ore filate di lezione.
Alle elementari avevo lo stesso problema, ma lì per fortuna c’era Daniele.
Suo padre era fortissimo, alzava una cinquecento con una mano sola, prendendola dal parafanghi. Continua »
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