La mafia come modello d’impresa?
Sono rimasto di sasso leggendo ieri l’articolo sul Guardian che descrive Bernardo Provenzano come un manager modello (How to do business like the Mafia). I successi editoriali e cinematografici anglosassoni sul tema della mafia attestano la loro permanente fascinazione con questa nostra iattura. Eppure è la prima volta che sento Provenzano additato come esempio da seguire per l’amministrazione delle aziende. I suoi metodi – tenere un basso profilo, mediare, creare consenso, essere flessibili e modesti, rinnovarsi e sperare in Dio – sono definiti “lungimiranti”. Provenzano non è più un boss, ma un “Mafia entrepreneur”, un imprenditore mafioso.
L’idea della mafia come “impresa” che “vende” protezione è stata discussa in ambito accademico e credo che questo articolo rifletta questa tendenza. Trovo ogni discussione stimolante, ma l’idea in sè è piuttosto deplorevole e anche superficiale, perchè se veramente Provenzano fosse stato un “direttore generale” la sua cattura avrebbe mandato in sfascio la sua organizzazione. Evidentemente non è stato così. Non ce l’ho tanto con chi fa questi paragoni, ma intristisce pensare che in fin dei conti l’unica impresa che siamo riusciti ad esportare in mezzo mondo sia questa, provvista pure di un “brand” riconoscibile all’istante. Continua »
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