Ponte
Ricomincia, con i nuovi chiari di luna assessoriali e ministeriali, la saga del ponte sullo Stretto di Messina. Non sarò certo io a rivangare i precedenti, più o meno istituzionali, che hanno rimesso in moto il processo e ognuno dei lettori del blog potrà, a suo piacimento, utilizzare qualunque motore di ricerca, o qualunque sito, per farsi un’idea del gran casino messo a tacere, sia pur artatamente, e dell’altro casino che sta per scoppiare. In molti record il mio nome è associato a quello del ponte suddetto, sol per avere scritto qualche pezzo, passato su internet, che caldeggia alcune questioni irrisolte: la paternità dell’ultimo progetto, tra gli altri, di cui molti sanno poco e quel poco che sanno è spesso debitore dell’opinione di altri. Matteoli, neoministro per le Infrastrutture, e Lombardo, neogovernatore della Regione, stanno rimettendo in moto un processo che si era interrotto con Di Pietro anche se, con buona pace degli ignoranti (che siamo noi), nessuno ha mai spazzolato le briciole di strutture e società, create all’uopo, dal tavolo della colazione. Insomma!
I tempi nostri sono strani: le dichiarazioni sul ponte (come fosse una risorsa chimerica), vedrete, si rincorreranno per i pro e i contro, nascondendo delitti di vilipendio e lesa maestà nei confronti della politica (questo bel termine di auree origini, ormai ridotto a vulgata d’incerti destini) che ormai rispecchia pienamente tali tempi. Da ormai oltre otto anni raccolgo con pazienza tutto il possibile sulla letteratura del ponte (tra cui molto materiale inedito) e di là dai progetti, l’architettura italiana, la critica di settore, l’esegesi storica ci fanno tutte una magra figura. Non solo non ci sono state levate di scudi dinanzi ad un’opera a dir poco surreale, anzi: molti noti nomi si sono rivolti all’opera richiamando i fasti dell’ingegno nazionale, evidenziando però una grossolana disattenzione al progetto. Proprio così: è avvenuta una scissione atomica tra l’opera e il progetto, dettaglio di non poco conto. Quelli che, per conto degli elettori italiani, dovrebbero occuparsi di politica (e non lo fanno, pensando alle origini del termine) rivendicano proclami sull’opera senza conoscere il progetto (o i progetti) e infatti ne parlano “cifrando” i contenuti; quelli che potrebbero occuparsi del progetto, invece, ne sanno veramente poco e, comunque, per darsi delle arie, riescono solo a parlarne per interposte opinioni scivolando carponi sui temi dell’economia, dell’ambiente e del lavoro.
Fatto sta che il vero nodo da sciogliere non riguarda l’opera, ma il progetto. Perché, oltre le buone intenzioni e le chiacchiere da bar, si sta rimettendo mano al processo solo per una questione economica, o di economia politica. Per la Sicilia rimettere in moto le articolate procedure per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina significherebbe aggiungere al bilancio regionale una voce in attivo, proprio perché una chimera è più attraente di un progetto, e non una spesa come molti credono. Ed è talmente chiaro che nel 2007, dovendo stornare il budget del ponte su Calabria e Sicilia, entrambi i governatori si accollarono la responsabilità di orientare i finanziamenti su proprie opere territoriali legate alla viabilità: stessa voce di bilancio in una partita di giro. Insomma, gli staff tecnici lo sanno perfettamente, l’opera in sé non regge ma il progetto (finanziario) ha ancora frecce da scoccare e, per molti versi, può diventare attraente attrattore di investimenti. Peccato, però! Si sta perdendo l’ennesima occasione di “pensare” ad una rilevantissima opera pubblica rattoppando un impianto tecnologico e ingegneristico che fa falle da tutte le parti, che ha fatto il suo tempo (la proposta da tutti sbandierata a modello della contemporaneità ha quasi vent’anni) e, soprattutto (ma questa cosa non ditela in giro!), che sfiora il plagio di un’opera dell’ingegno da altri prodotta.
Se non ricordo male, a suo tempo fu l’Impregilo ad aggiudicarsi l’appalto per la costruzione del ponte, in seguito però il governo Prodi blocca il progetto e decreta lo scioglimento della società Stretto di Messina e la sua confluenza nell’Anas.
Ma, ti chiedo, l’appalto è rimasto sempre nelle mani dell’Impregilo?
E l’Impregilo non è quella che ha avuto l’appalto per gli inceneritori in Campania che non è riuscita a terminare nei tempi contrattuali, causando quello che abbiamo visto?
Il Ponte non serve a niente. Che triste continuarne a parlare quando servirebbero ben altre opere, forse meno MITOLOGICHE, ma molto più utili…
Considerato che dopo i 5 anni del governo Berlusconi potremmo dover andare a dormire sotto i ponti, la costruzione del Ponte sullo Stretto potrebbe essere una valida soluzione… abitativa.
Sono assolutamente d’accordo con Giovanni, ma sono solo pensieri nostri che viviamo le difficoltà del nostro territorio…..agli altri di lassù che gliene frega?
Domenico, mi ricordi la storia del progettista americano del ponte e della mancanza di un progetto esecutivo? (Altra storia da Current TV 🙂 )
Caro Donato, quando ho scritto l’articolo (che puoi trovare integralmente su http://archivio.carta.org/articoli/030715ponte.htm) cadevano a pioggia dalle nuvole tutti quelli che per decenni non si sono accorti della bufala colossale a cui hanno dato credito. La questione è quella che ho posto nel post: l’opera è una cosa, il progetto un’altra. Che poi il progetto esecutivo sia sempre stato rimandato a data da destinarsi, dalla società Stretto di Messina Spa, è un dato di fatto: il rendering cui ancora tutti sospendono lo sguardo e le speranze di realizzazione è l’esibizione, quasi pornografica, di un teorema. Cerco di essere chiaro, con un esempio cinematografico: hai presente Matrix? La smaterializzazione della realtà in codici binari? Ecco, quel ponte, l’oggetto proposto dalle iconografie istituzionali, è il codice binario non la realtà. Qualunque operazione (tecnica, matematica, scientifica, strutturale, etc) io vada a fare sul codice, o sul teorema, è sempre valida: sono assunti o postulati; cioè, tutte le prove di laboratorio effettuate intorno alla struttura del ponte in realtà sono dimostrazioni che il teorema è dimostrabile, per cui esatte. Mentre la realtà, che è apparenza, non è mai apparsa.
E non credi che questo apprezzabile pezzo di informazione di sei detentore non vada partecipato attraverso un mezzo idoneo qual è una TV?
che devo fare per meritarmelo?
Complimenti.
Un’indagine molto approfondita degna di una puntata di Report.
Mi sarebbe piaciuto che ciò scaturisse dalla curiosità di un giornalista, magari siciliano e magari di uno dei nostri gloriosi quotidiani!
mi permetto di intervenire sul tema… l’unico interesse vero nella costruzione sono:
a) i movimenti terra per lo scavo dei piloni
b)la distribuzione degli incarichi e di consuguenza le parcelle tecniche (ne sono state già pagate per decine di migliaia di euro inutilmente<9
e questo in quanto non solo non c’è un progetto esecutivo ma non c’è nemmeno un vero e proprio progetto preliminare… ovvero si “pensa” di fare due piloni ed un ponte stallato… per qualunque tecnico questo non significa nulla se non aggiungi tutte le varianti che devono essere necessariamente inserite: tipologia dell’impalcato,natura dei terreni, venti dominanti… e potrei continuare per un bel pò…
insomma come “idea” mi sembra un pò troppo cara…
Ragazzi: a me solamente il parlare di ponte mi da ai nervi.
Ma dico.. è come se un padre e una madre, oberati dai debiti, in cerca di lavoro, con tre figli da crescere, si sedessero a tavola a parlare di Ferrari, pur sapendo che mai la possederanno. Ridicolo!!!
Continuo a ribadire i concetti espressi: l’opera è una cosa, il progetto un’altra. Da domani si lavorerà sul progetto (che è prevalentemente di genere finanziario) che servirà a movimentare le cosiddette “opere a corredo”, ovvero: tutte le opere che, qualora un giorno venga risolto il nodo tecnico dell’opera, potranno servire a migliorare gli accessi dei traffici veicolare e ferroviario. Esempio: se io dico che ho bisogno di denaro per risolvermi una serie di piccoli problemi di viabilità urbana e provinciale, e le mie garanzie finanziarie sono date dai bilanci ordinari dell’ente che dirigo, l’investitore privilegiato dirà “sono affari tuoi, gestisci queste opere con la contabilità ordinaria”. Ma se io dico che tutte le opere di viabilità e mobilità che mi appresto a varare saranno a corredo di un sistema multimodale dei trasporti che ha nell’attraversamento stabile uno dei cardini risolutivi (anche se sappiamo che non è vero) allora l’investitore (qualora esista) sarà attratto da tale progettazione integrata al quale accederà tramite canali privilegiati e da cui si attenderà utili almeno nel medio termine. Ora, tutta la bufala economico finanziaria del cosiddetto “ponte” regge sulla punta di uno spillo per cui molti stanno attendendo il “teatro” che metteranno in campo Lombardo e Matteoli per fugare i sospetti di inattendibilità della proposta. I movimenti terra, gli incarichi a perdere, i debiti, ahinoi, sono il prezzo che paga una comunità che esprime una cattiva politica amministrativa e territoriale.
Esistono individui (e non pochi) che acquistano lussuose Mercedes firmando cambiali ed al contempo vivono in modeste case in affitto, stentando magari ad arrivare a fine mese.
Fatte le debite proporzioni, la storia del “Ponte” mi ricorda un po’ queste persone.
Palermo, Messina, Catania, Agrigento, sono città con mille problemi. E nessuno ormai si illude che verranno mai risolti. Non tanto per specifiche colpe attribuibili a questo o a quell’amministratore, ma sostanzialmente perché mancano i quattrini.
Sogno una Palermo con tre linee di metropolitana, tram, autobus ecologici, posteggi sotterranei (non uno solo, ce ne vorrebbero almeno una quindicina). Sogno una città con tante piste ciclabili, poche auto private circolanti, con un manto stradale uniforme, senza buche e gobbe. Sogno una città con impianti sportivi simili a quelli delle altre città europee e non con una sola piscina sofraffollata e gli armadietti semidistrutti. Sogno i “treni” in Sicilia: non l’alta velocità, ma una moderna rete di treni nuovi, puliti, ragionavolmente veloci, silenziosi e, soprattutto, frequenti, che colleghino le città siciliane. Sogno servizi sanitari “decorosi”, strade pulite, scuole “normali”. Potrei continuare a lungo l’elenco delle priorità.
Tutto questo, lo sappiamo tutti, non lo vedremo mai. Non ci sono soldi e non voglio dare colpe a nessuno.
Ma se sento parlare del Ponte sullo Stretto di Messina, che da solo costerebbe infinitamente più di tutte quante le suddette opere messe insieme, moltiplicate per tutte quante le città siciliane, smetto di comprendere il senso delle cose.
Oltretutto, il vero “ponte sullo stretto” del Terzo Millennio lo abbiamo già:
sono i voli “low cost”, che portano i palermitani a Londra, a Milano o a Parigi (e viceversa), a metà del costo della sola benzina necessaria per risalire l’Italia in automobile. Cosa che, invece, non accadeva 30 anni fa quanto, chi non poteva permettersi il lusso di viaggiare in aereoplano, per risparmiare, risaliva l’Italia in auto ….. e sognava, ovviamente, il “ponte”.
Anche in ambito di traffico commerciale la situazione si è ormai capovolta. Spedire un container attraverso le autostrade del mare costa oggi meno che attraverso il c.d. “gommato” ed è in quella direzione che gli investitori ormai guardano. Oltretutto costerà sempre meno, ci sarà il ponte come non ci sarà.
Esattamente.
Appunto. Ma non solo. Vista l’ultima puntata di Report?