C’era un tempo in cui il venerdi sera si usciva, mi ero fatta anche una teoria al riguardo ero convinta che “il gruppo”, entità della quale ho fatto parte per un paio di anni, si risvegliasse nel crepuscolo di questa giornata per poi ripiombare in un sonno quasi letargico la domenica sera. Da solo ognuno di noi non aveva un senso, né uno scopo ben definito.
Il primo giorno di risveglio era il più tranquillo infatti eravamo in pochi ad uscire, quello di totale ripresa invece era il sabato, interamente proiettato alle 22: bisognava collocare gli amici nelle macchine anche se non eri tu a guidarle, quando scattava l’ora X, riunirsi sotto casa della fortunata che stava in centro, la quale quando apriva il portone era accolta, come una regina da tutti noi sudditi. Eravamo almeno una ventina con delle “guest stars” che ogni tanto apparivano, facendo aumentare a dismisura il numero gia’ elevato del gruppo, da lì si sceglieva un posto grande, spazioso, adibito a certi tipi di amicizie allargate. Molte volte si finiva nei famigerati discopub, posti che personalmente ho sempre detestato e che forse adesso non sono più in voga.
Odiavo stare in piedi per delle ore, con i tacchi alti, che in passato usavo, era davvero una tortura cinese.
Per alleviare la sofferenza mi davo alle bevande alcoliche, ero una delle poche ragazze che consumava grammi di alcool a differenza delle brave ragazze che non bevevano o di quelle che erano fissate con la linea (ancora non lo ero).
Il mio negroni ed io, insieme attraversavamo la pista. Continua »
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