Un po’ di poesia
Oggi alle 18:00 sarà presentato, presso la libreria Kalós (via XX settembre, 56/b) il nuovo album di Aulicino, Supergiù.
Aulicino è nato in Sicilia nel 1972 e anche se si è già esibito live in alcune occasioni (con gli Agricantus e all’Olimpico di Roma durante il tour “Da me a te” di Claudio Baglioni) questo è il suo disco di esordio.
Devo dire che ad un primo timido ascolto il suo lavoro si presenta come un caldo classico della canzone d’autore italiana.
Voce melodiosa, parole che sembrano sparite dal nostro presente fatto di messaggini rapidi e indolori il cd è un collage di sensazioni in movimento, come fosse un panorama visto da un finestrino di un vecchio treno che cammina piano piano. Aulicino raccoglie la tradizione della canzone d’amore, ma non solo. Lui fischietta, accompagna la melodia mani in tasca passeggiando a testa in su, strizza l’occhio ad un motivo mentre inanella parole che sanno di frutta fresca e letture appassionate.
Inizia con una dichiarazione fatta di percussioni e tende nel deserto, in poche parole dichiara la sua poetica e le mille difficoltà di coltivarla, oggi, una poetica (traccia 1, Ov-Est).
Per ora ho un pochetto d’invidia verso queste persone, si può dire? Mi riferisco a quelle che nonostante tutto durante il viaggio non si fanno distrarre soltanto dall’obiettivo o dal raggiungimento della meta ma riescono a conservare lo sguardo pulito e pronto per il panorama, capace di raccogliere qua e là i fiori colorati senza vergognarsi di porgerli a qualcuno con un biglietto poetico. Capaci di fermarsi, prendere tempo quando se ne sente il bisogno, rallentare non soltanto quando si è stanchi ma anche per rendersi conto un attimo di dove si è. Queste strade percorse lui le chiama sentieri, pulendoli dall’immaginario collettivo di asfalto e bitume.
Così Aulicino aspetta, si innamora, racconta di cose vere e semplici. Aulicino sogna e come dice lui sogna “sogni di rivoluzione e amore” (traccia 12, Sogni di rivoluzione) e davvero l’una senza l’altro non esiste. Mai come oggi avremmo bisogno di entrambi, provate a dirlo, a sussurrarlo: “rivoluzione” che sollievo. Ci si rende immediatamente conto di come sia una parola che nonostante l’usura, gli abusi che ha dovuto subire negli anni, i pesanti ricordi, i pregiudizi, le storie che porta con sé è ancora una bella parola a cui pensare, una bella parola di speranza e di progetto comune. Uno dei più bei passaggi dell’ascolto dell’arte, musica o poesia che sia, sta nel clic che avviene quando non si pensa più e si sente soltanto (secondo ascolto). Ti accorgi allora che ogni parola ha una forza cui non si fa attenzione, un’energia che spesso non si è imparato ad usare. Queste energie dialogano fra loro, alcune si corrispondono e si chiamano, in fondo è un vecchio principio che da qualche parte avrete letto o sentito dire, vale per le persone, per i sentimenti, per gli oggetti e soprattutto per l’intreccio parole-musica. Questo filo di energia che si avverte attraverso i sensi, è ciò di cui gli artisti parlano, ciò di cui si servono per lavorare, anche Aulicino lo sa e si muove con la convinzione che “attraverso l’arte può nascere una scintilla di infinito, che arriva da un io a un noi”.
Per concludere vorrei ricominciare dall’inizio così come un ritornello dopo la prima strofa, lasciando che la seconda la faccia il lavoro che oggi l’autore presenterà dal vivo con chitarra e percussioni da Kalós.
Riprendo dal titolo Supergiù (o su-per-giù) che è un bel concetto ed esprime in pieno la filosofia mediterranea e medio-orientale di procedere con calma: “il senso di un cammino che si concretizza attraverso lo spostamento necessario e fondamentale del non rimanere fermi, un movimento dal basso verso l’alto, e quindi viceversa, in un flusso continuo e indispensabile per poter ascoltare e sentire gli altri, e così rendere davvero significante ogni possibile azione”. Mi pare un bel regalo.
sarà bravo magari,
non lo conosco,
ma con la campagna di comunicazione che ha fatto già per me parte svantaggiato.
[…] fonte […]
Grazie, Cristina, per avere così bene e sentitamente espresso un giudizio su un lavoro, quello di Aulicino, che ho avuto modo in questi giorni di ascoltare e che credo sia davvero interessante e capace di parlare ed emozionare come oggi raramente l’arte riesce a fare.
Non capisco davvero invece il commento di “pollo”, anche perché non vedo nulla nella campagna pubblicitaria che l’artista ha utilizzato che possa essere tale da “svantaggiarlo”, anzi, mi fa piacere che “prodotti” finalmente non “fast food” possano essere coraggiosamente attenzionati da una campagna di comunicazione che, personalmente, trovo anche esteticamente e artisticamente valida.
beh svantaggiato perchè con tutti sti cartelli di è portato il cervello.
ho avuto modo di ascoltarlo,e questa sera avrò modo di ascoltare ancora questo potenziale futuro artista che promette molto