La mattina del 29/8/1991 udii distintamente, intorno alle 7:30, alcuni colpi di arma da fuoco. Scesi per strada e, riverso sui gradini del supermarket SMA di via Alfieri, vidi il corpo di un uomo dal viso deformato da alcuni colpi sparati vigliaccamente alla nuca.
Mi era sembrato di riconoscere il corpo di un polacco che lì aiutava le signore a portare la spesa. Seppi invece, di lì a poco, che si trattava di Libero Grassi, l’imprenditore che rivendicava pubblicamente e fieramente il suo diritto a vivere e lavorare senza subire soprusi.
Poco più di un anno prima avevo visto, più avanti, sullo stesso lato della strada, il corpo senza vita di Giovanni Bonsignore, il dirigente regionale dalla schiena diritta che aveva denunciato il malaffare della Regione e che, per questo motivo, era stato assassinato.
Probabilmente, è anche per questo motivo che da allora mi consento una semplificazione sociologica sui miei concittadini: Palermo è una città dove o si sta da una parte o, magari inconsapevolmente, da perfetti “utili idioti”, si concorre a fare gli interessi dell’altra. Per la sua storia, come appena ricordata, non esistono purtroppo altre, più neutrali, posizioni.
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