Palermo è uno stagno
In questo stagno tranquillo tutto è lento e la vita è rilassata. Sulle ninfee stazionano ranocchi che pigri e sonnolenti muovono appena le zampette anteriori, gracidando soltanto sommessamente per lamentarsi del fatto che l’acqua non cambia mai e che mai cambierà, ignari del fatto che se solo nuotassero fino alla prossima ninfea sarebbero loro a farla cambiare, seppure inconsapevolmente. Raramente una piena raggiunge lo stagno e, quando avviene, i giunchi si calano al passare della stessa per poi tornare alle loro posizioni, tra il fastidio e la sensazione di scampato pericolo.
Eppure ogni tanto qualche bellissima rana di uno dei settori leva alto il suo “Grah!”, ottenendo l’attenzione di tutte le creature dello stagno che si voltano a guardarla ammirate. A quel punto la rana si gonfia e per qualche momento, prima che la sua ninfea si capovolga travolta dalle invidie, crede di essere un maestoso pavone la cui bellezza è inconfutabile mentre mostra la sua ruota.
Questa storiella vuole dire che chi eccelle a Palermo nei propri settori dovrebbe ricordarsi di essere spesso un rospo piantato tra la fanghiglia che ha, per iniziativa o fortuna, gracidato per bene quella volta e che dovrebbe sforzarsi di confrontarsi con altre realtà prima di sentirsi arrivato, lavorare per migliorarsi e quando si migliora…lavorare ancora. Eccellere qui non è così difficile. Lunga è la via che rende un rospo pavone e pavoneggiarsi non cambia le cose. 🙂
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