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Archivio del 9 Ottobre 2008

  • Una magra consolazione

    Come tutti gli azionisti Unicredit, la Regione Siciliana e la Fondazione Banco di Sicilia quest’anno, oltre a non portare a casa un dividendo di circa 14 milioni di euro a testa (convertito in azioni), registrano, ad oggi, una minusvalenza sulla propria partecipazione di oltre il 50% rispetto alle quotazioni di un anno fa: sono così andati in fumo centinaia di milioni di euro! E poiché al danno si aggiunge spesso la beffa, per mantenere immutate tali partecipazioni, i due azionisti dovranno mettere mano alla tasca per integrare con 18 milioni di euro ciascuno l’aumento di capitale deliberato in questi giorni.
    Quando il valore di un investimento scende da 100 a 50 la perdita è del 50%, ma per risalire da 50 a 100 la crescita percentuale deve essere invece del 100%: quanto ci vorrà allora per recuperare tale perdita?
    È una ben magra consolazione aver sostenuto, in tempi non sospetti, una diversa utilizzazione di queste nostre risorse come sulle pagine siciliane di Milano Finanza dello scorso 30 agosto, riprendendo peraltro idee sviluppate proprio su Rosalio in tempi ancor meno sospetti (22 gennaio 2008!). Questo è il testo dell’articolo apparso su MF.

    COSA FARE DELLA PARTECIPAZIONE IN UNICREDIT?

    In attesa delle decisioni politiche circa il destino della partecipazione della Regione Siciliana in Unicredit – magari in attesa di un recupero della quotazione – e mentre il presidente della Fondazione Banco di Sicilia ci stupisce con iniziative, forse, un tantino azzardate, è lecito considerare alternative alla riedizione di avventure bancarie già vissute?
    Mi permetto di avanzarne una. Continua »

    Sicilia
  • Poggioreale

    Qualche settimana fa ho assistito al concerto di Francesco Guccini nella splendida cornice del teatro antico di Taormina. In quella performance, il cantautore emiliano ha eseguito uno dei miei brani preferiti, “Noi non ci saremo”. Non so chi di voi ha avuto la possibilità di ascoltarla. È uno dei primi brani scritti da Guccini nella sua lunghissima carriera e parla di uno scenario apocalittico. “Tra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà”, recita uno dei versi.
    Qualche mese fa, invece, ho visto il luogo di cui parla la canzone. Poggioreale. Sono sicuro che Guccini non ha mai visto questo paese fantasma del trapanese, ma se lo vedesse sarebbe convinto di avere uno strano déjà vu.
    Poggioreale, oggi, è un paese costruito negli anni ’70, dalle scarse pretese.
    Poggioreale, un tempo, era una stupenda cittadina che contava diversi palazzi nobiliari, una piazza che sembrava uscita da una location cinematografica e perfino un anfiteatro. Poggioreale era una chiesa che sormontava una ripida e suggestiva scalinata e, dalla sua posizione, dominava tutto il paese. Poggioreale era un corso largo e luminoso dove si consumavano le passeggiate e la vita sociale degli abitanti del posto.
    Poi ci fu il terremoto che sconvolse il Belice nel 1968 e che travolse migliaia di vite. Continua »

    Sicilia
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