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sabato 21 dic
  • Un palermitano che per una ragione qualsiasi prende il traghetto

    Quest’oggi tratteremo, come si evince appunto dal titolo, di un palermitano qualunque che per una ragione qualsiasi prende il traghetto.
    Egli è pronto al mattino anche se il porto dista cinque chilometri e la nave salpa di sera.
    Tormenta i suoi familiari, già durante la prima colazione con frasi del tipo: “Siete pronti?” “Le pillole per il mal di mare ce le abbiamo?” “I biglietti ‘i pigghiasti?” “I panini unni sunnu?”.
    Finalmente è l’ora. Sono le due del pomeriggio e la nave parte alle nove di sera.
    Chiude la porta di casa con i i biglietti tra i denti, poi la riapre per controllare se ha lasciato i biglietti sul como’ e se ha messo l’antifurto.
    La moglie intanto gli grida: “Francoooooo, talìa se ho spento il ferroooooooooo!”.
    Tutti in macchina e via verso il porto.
    Arrivo alle due e trenta.
    Saluta con fare festoso i finanzieri all’entrata del porto chiedendo “il vapore di Napoli dov’è” e si dirige verso la nave per Tunisi.
    Si insospettisce un po’ quando in una lingua sconosciuta gli dicono qualcosa e gli fanno grossi cenni.
    Bene, il traghetto per Napoli è un po’ più in là.
    “Miiiiiiiii, ma è probbito che uno sbaglia?” urla alle figlie che lo sfottono.
    Si mette in coda (è lui solo) e nel frattempo chiede alla moglie: “Le pillole per il mal di mare ce le abbiamo? I biglietti ‘i pigghiasti? I panini unni sunnu?”.
    Durante l’attesa si addormenta con la bocca aperta sul sedile e viene svegliato dalla moglie che lo strattona urlando: “Stannu trasiennuuuuuuuu!”.
    Finalmente entra nella pancia della nave.
    Chiude la macchina con l’antifurto che poi suonerà per tutto il tempo della traversata, prende borsoni e zaini con pigiami, dopobarba e tappine per tutti e urla alla moglie: “Le pillole per il mal di mare ce le abbiamo? I biglietti ‘i pigghiasti? I panini unni sunnu?”. La moglie gli fa notare che i biglietti li ha già dati agli addetti e che tutto il resto è nello zaino.
    Sudato e con l’affanno prende possesso della cabina.
    Inizia l’ispezione.
    Alza i materassi e i cuscini per vedere se ci sono pulci, zecche e pidocchi e odora le lenzuola. Apre l’armadio e trova i giubbotti salvagente, ne indossa uno e si fa fare dalle figlie una foto. In bagno, prende carta igienica, saponette e asciugamani e se li conserva nello zaino. Però poi li esce perché gli serve la carta igienica e vuole farsi anche la doccia. Fa un lago in bagno e butta l’asciugamano a terra per arginare l’acqua.
    “I panini unni sunnu?” domanda affamato alla moglie.
    Strabuzza gli occhi quando si accorge che non hanno acqua da bere.
    “Ogni tinta acqua ri fogna leva ‘a siti, ricìa me patri, c’aviemu chidda d’u rubinetto r’u bagnu” sentenzia.
    “Le pillole per il mal di mare ce le abbiamo?”. È passata un’oretta dalla cena e ora avverte un po’ di nausea. La moglie suggerisce che probabilmente la nausea è dovuta al fatto che ha bevuto l’acqua salmastra dal rubinetto del bagno e poi il mal di mare è strano averlo ora, perché ancora la nave è agli ormeggi.
    “Franco, ‘nca può essere ca fu l’acqua fitusa r’a nave? Ancora semu nnu puorto”.
    Ecco che finalmente si parte, lui urla “’a nave si muoveeeeee, amunìììììì!” e ordina a tutti di andare di corsa sul ponte per vedere se si vede la casa della zia Concetta.
    Dopo aver cercato invano la casa della zia Concetta, va nella sala riunioni dove ha lasciato la moglie che ha preso possesso con giacche e sciarpine, di quattro poltroncine e di un tavolo pieno di tazze e bicchieri sporchi. Si seggono, dicono che tra un po’ arriva un cantante.
    Ha sete, prende una birra piccola che divide con la moglie. Mezzo bicchiere l’uno più due sorsi alle figlie che brontolano che vogliono il gelato che lui nega dicendo “’un cuminciamo a spenniri piccioli ammatola ah”.
    Arriva il cantante. Strimpella al piano e urla al microfono le canzoni di Franco Califano distruggendo i timpani del nostro amico che però non riesce a spostarsi di un millimetro perché le poltrone sulla nave sono ancorate al pavimento. Ad un certo punto chiede ad un cameriere che gli sembra il comandante “capitano, chiedo scusi ma non si può abbassare? Gli artopallanti non li possono mettere più piano?”, ma non riceve risposta.
    Dopo quattro ore di piano bar, va a letto.
    Di notte il mare si agita.
    “Le pillole per il mal di mare ce le abbiamo?” sussurra alla moglie con la lingua impastata.
    Si alza di scatto in preda alla nausea, ma sbatte la testa sul lettino di sopra. Imprecando corre in bagno per vomitare ma inciampa sull’asciugamano messo ad arginare l’acqua della doccia e si catapulta con la testa dentro il cesso.
    “Mariaaaaaa che mi sento male” dice alla moglie che si chiama Franca.
    La moglie gli dice che forse è stata la birra o l’acqua salmastra che ha bevuto dal rubinetto del bagno.
    “C’è paura ca fu l’acqua di mare o ‘a birra, Franco…”.
    Finalmente riesce a prendere sonno ma starnutisce e si accorge che ha freddo, tanto freddo.
    L’aria condizionata è a mille e non riesce a trovare un qualsiasi pulsante o levetta per spegnerla.
    Da una maledetta grata esce lo spiffero gelido che sembra un monsone tibetano a gennaio.
    Si copre pure la testa con la copertina consunta in dotazione alla cabina e chiede alla moglie se per caso si vuol coricare accanto a lui così lo riscalda.
    “Franca scinni ‘i dduocu a quarìarimi ca sugnu congelato”.
    E così si lascia cullare dalle onde e dalla nausea che non l’abbandona, confortato dal tepore del corpo della moglie.
    “Buongiorno, sono le sei e trenta, la temperatura è di 25°, arrivo previsto al porto di Napoli tra dieci minuti circa.”
    La voce gracchia dall’altoparlante in cabina.
    Lui si stiracchia, sbadiglia come un gorilla in calore e comunica ai familiari che ha le ossa rotte e che ha passato una notte d’inferno.
    “Mizzica, ho gomitato la quarume dell’artroieri e friddu ri moriri ca pareva a Sibberia”.
    “Reci minuti??”, realizza che il tempo che ha a disposizione prima dello sbarco è pochissimo.
    Infila tutto nello zaino, indumenti, scarpe, tappine e rimasugli di panini, pure gli asciugamani zuppi della sera prima, così, per ricordo. Vorrebbe portarsi il quadretto con la veduta di Capri ma è piantato alla parete e il giubbotto salvagente non entra nello zaino. Rimpiange che non sia inverno perché avrebbe potuto metterlo sotto la giacca a vento.
    Ecco che è davanti ad una porta chiusa da dove, così lui asserisce, si accede immediatamente al garage.
    La porta si apre dopo che lui urla sghignazzando “gràpiti Sesamo” e, spinto dalla fiumana di gente che sta dietro di lui (era il primo), entra in garage, ma un lungo muro di Tir non gli fa vedere la sua auto.
    Vaga in cerca della sua macchina.
    Costringe i suoi a seguirlo nella certezza di averla vista.
    “Dda è!”.
    Naturalmente si sbaglia.
    Risalgono le scale ed escono da un’altra porta da dove riesce ad intravedere il suo automezzo che ormai, allo stremo della sua batteria, fa un debolissimo bip, ultimo segnale dell’antifurto esausto.
    Inserisce la chiave.
    Silenzio assoluto.
    Tutti sono scesi dal ventre della nave.
    Lui era il primo, adesso è l’ultimo.
    Si avvicina un tizio.
    “Cumpa’, ci ho per te ‘na batteria nova nova…ci ho pure magliette di marca e borzette firmate”.
    Lui guarda la moglie e figlie e poi urla.
    “’Un cuminciamo a spenniri piccioli ammatola ah”.

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  • 35 commenti a “Un palermitano che per una ragione qualsiasi prende il traghetto”

    1. e questo sarebbe un palermitano qualunque?! bella pubblicita’… Che post “tascio” mi viene da dire

    2. Daniela hai tutto il mio appoggio…

      Parafrasando la cifra stilistica dell’autrice: “U putiaru chiddu ca avi rintra abbannia!”

      Io al posto suo, ma sopratutto di Rosalio, mi vergognerei di tanta superbia.

    3. Lo giuro. Ho riso fino alle lacrime.
      Formidabile
      Ciao
      Clau.

    4. Ragazziiiii, non vi offendete!!
      E’ un palermitano rarissimo quello di cui tratto.
      Suvvìa.

    5. Daniela non c’è niente di cui vergognarsi, questo post è soltanto una fotografia del palermitano tipo!

    6. sto ancora rotolando per terra dalle risate!!!!!!

    7. Che spasso Laura! Complimenti 😉

    8. Con buona pace di molti, l’immagine del palermitano che abbiamo lasciato si esportasse per il mondo è proprio questa. Non so se abbiamo esportato una immagine rara o frequente quello che so è che al cinema o in TV o nei libri siamo presentati più o meno così

    9. AHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHA…eccezionale!!
      @Daniela/Sorrisetto che da ragione: ma ppi’ffaure…finitela!! “che bella pubblicità…”!! Ma finitela, rilassatevi e fatevi quattro risate! Ma è mai possibile dico io?

    10. AHAH

    11. @Daniela/Sorrisetto, non vi rendete conto che siete solo due puntini puntini “TASCI”, che non sapete cogliere il babbio fra le righe, e nel babbio la cruda verità che il novanta per cento di noi manifesta a chiunque ci guarda, e che esportiamo in tutto il mondo, un giorno mi trovavo in vacanza in svezia e al momento di presentare i documenti per la registrazione in albergo, il tale preposto leggendo commentava, testuali parole…”ITALIA, MAFIA, SPAGHETTI, SOFIA LOREN” La gente vede quello che noi vogliamo che veda, siamo noi a manifestare tutto questo. Ma per fortuna che non c’è solo questo, mi riferisco all’arte alla lotta ontro la mafia perchè no alla cucina alla ferrari alla moda e a tante altre cose che non tocca a me enunciare. Quindi concludendo ridete e cercate di cogliere nelle parole il lato buono.

    12. Niè anche io mi sono fatta quattro risate. Brava!
      Ho una domanda, perchè il traghetto? Ti è successo di essere spettatrice di qualcosa di analogo?

    13. #Monica.
      Mai.
      Ho messo un po’ insieme vizi, abitudini e virtù, cercando di caratterizzare un tipo di palermitanità a volte divertente, per fortuna.

    14. Magnifica cronaca del palermitano che varca il mitico stretto di Messina. Davvero molto divertente,complimenti Laura sei grande.

    15. Allora Laura i miei complimenti sono doppi 😀

    16. Io dico che c’è da comprendere le due (Daniela/Sorrisetto)…era tardi, tornavano forse da qualche locale cool da par loro…sicuramente…, vuoi che l’ironia che di solito manca ai palermitani oggetto di un simile bellissimo e divertentissimo post…potesse impadronirsi di uno spazio libero….come le loro testoline!?!

    17. Ciao Laura, ho letto il tuo post..e devo dire che mi sembra un tantino esagerato, anzi in alcune parti ho trovato qualche sfumatura gratuita, ma siccome spesso ho preso la nave per Napoli devo dire che ho visto realmente qualcosa di simile a questo quadretto da te descritto.
      Devo aggiungere, permettimi, che ci sono:
      1) quelli che si stanno fermi sul ponte a telefonare e salutare e soprattutto a fumare buttando cicche e cenere ovunque, mentre sei affacciato anche tu con il rischio di essere colpito;
      2) quelli che alle 6.30 accendono le auto subito nella stiva, e nel frattempo che ti avvelenano iniziano a suonare selvaggiamente il clacson aspettando il solito ritardatario (con la famiglia o con la fidanzatina) che scende tranquillamente ancora visibilmente assonnato e intanto ha bloccato tutta la fila con il suo bel stationwagon carico di valigie;
      3) quelli che innanzi alla fila al ristorante della nave (grande botta di vita!!) ti scavalcano con la scusa della nonna o dei bambini stanchi e poi gli tocca tornare indietro perchè nn sanno che prima devono prendere il vassoio e pretendono di rientrare allo stesso posto;
      4) infine…quelli che si tolgono subito le scarpe, già sono accampati sulle poltrone nel salone-bar, e ancora sono le 19,30 e la carta del loro primo panino è già a terra…

    18. Ma si, forse le due signorine schizzinose sono state al Pink Attitude, e fra cocktail, vernissage, cool fashion avranno detto: che buzzurri questi palermitani! Comunque, Laura ha descritto un’ immmagine del palermitano, diciamo, poco avvezzo ai viaggi. Io lavoro nell’ambiente (non a bordo s’intende) ed ho visto e sentito cose che voi uomini nemmeno immaginate. Raccontarle fuori dal mio ambiente di lavoro appaiono spesso come delle barzellette. Di tutto ed oltre.

    19. mi fa ridere che di tanto in tanto su questo blog vengono pubblicati questo genere di post secondo cui quella dei palermitani è un entità monolitica tendente al tascio, al peggior stereotipo grezzo con cui identificare una cominità… sono molto restio a queste operazioni. E’ vero i grezzoni a Palermo ci sono (come in altre città, vedi Napoli, Roma, Livorno o Milano), ma onestamente io non sono come quelli descritti nel post di cui sopra…

    20. Per la cronaca… visto che mi trovo in America per motivi di studio per me era prima serata quindi non ero affatto di ritorno da nessun locale, men che meno cool fashion. A me e’ sembrato solo un tantino esagerato… Dall’estero spesso mi trovo a sorridere dei nostri difetti e tanti tanti post mi hanno aiutato in questo, ma per questo ho provato fastidio, forse perche’ mette in risalto proprio non tanto dei difettucci da “sei di palermo se…” ma una certa incivilta’ che, mi voglio augurare, non e’ del palermitano “qualunque”. E…. scusate, continuate pure a ridere.

    21. Caro Derelitto e cara Daniela.
      Come si diceva mia nonna, non ve la pigliate in criminale e rilassatevi.
      La mia non voleva essere un’attenta analisi etno-antropologica socio-culturale del palermitano, né tantomeno ho preteso che qualcuno di voi ci si rispecchiasse, ma un racconto leggero e divertente, inventandomi un personaggio quasi fantozziano.
      Ho voluto appositamente esasperare certi atteggiamenti che poi sono comuni a tutta la gente del mondo in diversa proporzione.
      Vedo benissimo nei panni del signor Franco anche un veneto che magari direbbe” ostrega, ti ho deto di aprirti Sesamo!”.

    22. brava ! però il personaggio tipico non lo vedo principalmente palermitano ma … collesanese, priolese, sanvitese ecc. … e sono quelli che, arrivati a palermo, prima di prendere il traghetto (o il treno o l’aereo), cominciano a sputare su tutta la città ed TUTTI i suoi abitanti (perchè il loro paese è il posto più bello e civile del mondo)! propongo una “carta verde” d’ingresso a tutti i residenti della provincia il cui hobby preferito sia “sparlare” i palermitani in blocco.

    23. Brava Laura, ormai mi stai abituando.
      Mooolto divertente.
      Non mollare ne voglio ancora. 😉

    24. x i vari daniela, derelitto, e sorrisetto 🙂 :
      ma xkè nn vi rilsassate un pokino e vi fate quattro risate? magari vi è arrivata la lettera a casa dicendo:voi siete fatti così? ma è possibile ke trovate da ridire anke su una storiella comica ke racconta il viaggio di un palermitano qualunque? ma smettetela veramente…e prendetevela x altre cose nn x queste cavolate…

    25. Cedesi “a gratis” senso dell’umorismo a chi ne è sprovvisto! 🙂

    26. Il vero palermitano è molto più istantaneo!!!
      Dopo averlo letto fate uno sforzo di immagianzione e cercate di vivere quello che scrivo!
      Anni 80, autobus linea n. 4 che mi portava a scuola – da via Sciuti a Via Ingegneros. Gennaio-pioggia e freddo cane-autobus affollatissimo – incrocio con piazzale Europa – sale un vecchietto e si fa largo tra la folla collocandosi all’altezza mediana del bus. Il vecchietto non passa inosservato per due ragioni una perchè era paonazzo in viso e l’altra perchè continuaga a girarsi su se stesso. Dopo circa cinque minuti del suo fare il vecchietto con voce impostata esordisce, rivolgandosi a tutto l’autobus, CE NUDDU CA MUORI PIMMIA? L’autobus si sente investito da questa domanda inappropriata al contesto e fa finta di niente. Allora il vecchietto, dopo circa 30 secondo, non avendo ricetuto alcuna risposta si rivolge nuovamente ai mal capitati e dice: E IO PIKKI E MUORIRI PIVVUATRI e molla un PIRITO, di circa 20 secondi, di quelli che non solo hanno prodotto il vuoto nell’autobus ma con delle sonorità che ancora mi rimbombano dentro!
      Scrivere è un conto esserci è tutt’altra storia
      Ecco il vero palermitano

    27. eh eh eh…. Maria Luisa….

    28. Divertente la storia ed esilarante il tuo profilo…. brava 😀

    29. Sempre mitica la mia mamma,sei forte!

    30. tutto giusto, ma si dice “le pinnole per il mal di mare…”

    31. Approvo. Quasi.

    32. bellissimo post

    33. Molto interessante l’esperienza navata …:)

    34. Miiiiiiiiiii Laura!!! 33 commenti! A distanza di un triennio circa dall’ultimo commento voglio dire la mia, sempre che Laura possa leggere.
      A me piacque, ma sono di parte. Con Laura ho condiviso un paio d’anni di minchiatelle via mail.
      Cero, non si può piacere a tutti.
      Però, per dire… A Catania lo sketch (o sap’Iddru come cabbassiso si scrive) del catanaese nel ferrybbbotte mirabilmente eseguito da Leonardo… Muscurdavu ePPe un successone e fu replicato più volte da Antenna Sicilia.
      Ma che vuosi dire??? Boh? Ma si! Una cosa la dico: Laura. Lascia stare un pò il quilling e torna ad inventare storie! Statemi bbuono!!!

    35. Devo dire, che in questo racconto, ho riconosciuto e immaginato che i protagonisti di questo racconto, fossero uno zio e zia di mamma. DIVERTENTE.

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