L’Università di Palermo in agitazione contro la legge 133
Dopo l’assemblea di ateneo di venerdì scorso in viale delle Scienze (con migliaia di docenti, studenti, dottorandi, assegnisti e personale tecnico amministrativo, oltre che l’attuale rettore Silvestri e il prossimo Lagalla) prosegue lo stato di agitazione all’Università di Palermo contro la Legge 133 sull’Università.
Oggi un corteo di studenti partirà da viale delle Scienze alle 9:00 diretto allo Steri, dove potrebbe essere presente Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini per una visita (non confermata) al rettorato.
Domani verranno sospese le attività didattiche per tenere le assemblee dei docenti e degli studenti in tutte le facoltà e alle 11:00 ci si radunerà per un corteo davanti alla Facoltà di Ingegneria.
Mi auguro che ci possa essere tanta affluenza alla manifestazione! Teniamo in vita l’Istruzione!!!
IL SISTEMA è AL COLLASSO COME DICE IL RETTORE SILVESTRI.
è ORA DI SCENDERE NELLE PIAZZE PER RIVENDICARE IL NOSTRO SACROSANTO DIRITTO ALLO STUDIO!
NON POSSIAMO PERMETTERCI DI SUBIRE ANCORA UNA VOLTA LE PRESUNTUOSE IMPOSIZIONI DI UN GOVERNO TOTALMENTE INSENSIBILE ALLE QUESTIONI E ALLE PROBLEMATICHE CHE RIGUARDANO IL MONDO DELL’ISTRUZIONE E DELLA RICERCA!!!
commento puramente formale:
poichè l’articolo è scritto da Rosalio si poteva evitare il santino della Gelmini.. o quantomeno spiegarlo.
APPUNTAMENTO DOMANI 21/10 ALLE ORE 11 DAVANTI LA FACOLTà DI INGEGNERIA PER IL MAXI-CORTEO!
RIPRENDIAMOCI CIò CHE è N O S T R O!!!
Il nostro adorato ministro Gelmini vuole anche gettizzare i figli degli immigrati in CLASSI SEPARATE!
SIAMO ALLA PURA FOLLIA RAZZISTA!
è SCANDALOSO CHE “ROSALIO” NON DIA UN TAGLIO CRITICO ALL’ARTICOLO…VISTA LA DELICATEZZA DELL’ARGOMENTO SI LIMITA A PUBBLICARE UNA IMMAGINE CARICATURALE DEL MINISTRO OLTRETUTTO NON SPIEGATA.
ROSALIO 6 SOLO UNO DEI TANTI SERVI DI BERLUSCONI E DEL SUO POPOLO DELLE “LIBERTà”.
Mappo soprassiedo sulla tua frasaccia e ti preciso che questo blog non è né pro né contro Berlusconi.
Ci sono post di servizio come questo che raccontano semplicemente ciò che accade e post di autori che esprimono opinioni. Se vuoi dire la tua c’è uno spazio per gli ospiti. Attendiamo il tuo post. Saluti.
Giada l’immagine era in uno dei cortei, noi non la condividiamo né disapproviamo: non sta a noi farlo.
Per approfondire l’argomento consiglio i seguenti link:
http://www.aisapa.it/index.php?option=com_content&task=view&id=425&Itemid=1
http://www.new.facebook.com/topic.php?uid=7939352663&topic=6196
vai su http://www.quirinale.it , vai su posta e scrivi affinchè Napolitano non firmi il decreto Gelmini. Servono 20000 e-mail.
Questo è il link per mandare direttamente l’e-mail affinchè napolitano non firmi il decreto Gelmini:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
Servono 20000 e-mail!!!!!!! Forza ragazzi!
in rete, per seguire la protesta anche fuori da palermo, consiglio il pisano 133.anche.no , segnalato anche dal monitor di repubblica come “sito caldo” contro la riforma gelmini.
ragazzi e una cosa assurda questa legge,cioe se queta legge non verra ABROGATA, significa che dal prossimo anno,potranno andare all’universita solo i figli di papa’,cioe solo qulli benestanti
Rosalio ha scritto:
“Giada l’immagine era in uno dei cortei, noi non la condividiamo né disapproviamo: non sta a noi farlo.”
Come no? nel momento in cui la pubblichi la approvi.
e cmq ripeto, visto che l’articolo è serio ed imparziale non c’entra proprio nulla, a meno che non spieghi, come hai fatto nel commento, che l’immagine è apparsa nei cortei.
forza ragazzi domani tutti in corteo per manifestare contro la legge 133,per dire no all’universita privata
Giada parliamone per e-mail. Questa discussione è marginale rispetto al post e potrebbe non interessare a tutti. Grazie.
Non ha colore politico la protesta. Si sta parlando di una legge che taglia le gambe alle università. Rosalio, finiscila con questa neutralità.
confermo, andate su http://133.anche.no e sui http://blogspam.wikidot.com per dare voce alla protesta!
Comunque, la beata non è andata a ricevere le stimmate.
ma se il decreto 112 è già stato convertito in legge (133) ad agosto, fino a che punto manifestare può esserci utile?
l’unica soluzione concreta sarebbe un referendum abrogativo..
ho appena visto la puntata di 8 e mezzo della Gruber sull’argomento. La trasmissione ha dimostrato ancora una volta la vergognosa unidirezionalità dell’informazione in Italia. Il contradditorio si è svolto tra un senatore professore della cdl, che ovviamente e pacatamente proponeva le sue opinioni e il rettore dell’Università di Pisa chiaramente prono di fronte al senatore (che per inciso approfittava per salutarlo personalmente)! Devo dire un ottima trasmissione, si è capito veramente tanto dello sfacelo che si prospetta. W L’ITALIA! scusate vado a vomitare di là…
a quanto pare, nessun telegiornale ha parlato del corteo di oggi… 15.000 persone.
Rosario scrivi pure ma non cercare di trascinarmi nell’arena. Qui si rimane neutrali.
in realtà si è visto sul tg3 nazionale, sugli altri non so..
concordo con gli altri. Questa neutralità (a convenienza) spesso mi dà fastidio. E’ un peccato…
O state totalmente di parte o siate obiettivi con tutto. Ringraziate che non c’è un altro blog per ora aggiornato come voi.
Virginia cerchiamo di non essere di parte per nessun argomento nei post inseriti con autore Rosalio. E ci sta bene così, pensiamo che sia opportuno. Ad ogni modo non è questo l’argomento del post e sei pregata di rimanere in tema. Grazie.
Pensa te, fare il difensore d’ufficio … non è impresa impossibile creare un blog come Rosalio, è necessaria creatività, competenze e relazioni. A Palermo, purtroppo (politicamente siamo sulle rive opposte del fiume) l’idea l’ha avuto per primo Siino, che ha le qualità sopra menzionate. D’altra parte i pensatori del csx, la culla degli intellettuali, dei comunicatori … lasciamo perdere … non hanno pensato a questo strumento, hanno lasciato questo varco aperto. Scritto ciò, è evidente che con tutta la capacità legislativa che ha il cdx, ddl a raffica, si poteva affrontare il problema dei fondi per la scuola anche da un altro lato, più corretto se si usa il senso “buon padre di famiglia”. Solo pochi giorni fa è passata sulla stampa la notizia dell’entità dell’evasione fiscale: lo studio commissionato dalla Caritas la situa al 19% del PIL e a circa 270 Miliardi di Euro l’anno, il capo del governo la situa al 22% del PIL e circa 100 Miliardi di Euro l’anno. Sicuramente basterebbero per sostenere la scuola, non trovate?
Scusatemi, ho una domanda da fare: quanti di voi hanno letto il Decreto Gelmini? Quanti di voi non parlano per sentito dire ma per cognizione di causa? Da quello che leggo pochi, molto pochi, forse nessuno. Sono stufo di leggere post in cui si dice che l’università sarà privatizzata, che l’anno prossimo sarà frequentata da figli di papà etc etc., tutte affermazioni che hanno un fondo solo ed esclusivamente basato sulla manipolazione e strumentalizzazione della varità.
Io sono contrario ad alcuni punti di questo decreto, come il maestro unico che aumenta a dismisura il numero di docenti inoccupati e l’accorpamento delle scuole con meno di 500 alunni, che, anche se vengono escluse dal provvedimentoi le scuole delle piccole isole e delle comunità montane, non si tiene conto delle variegate realtà locali nazionali. Stabilito questo che cosaq ci azzicca l’università. In tutto il decreto, l’unico articolo che parla di università è l’art. 16 (FACOLTA’ DI TRASFORMAZIONE IN FONDAZIONI DELLE UNIVERSTA’).
continua:
Già il titolo la dice tutta. Nello specifico il comma 1 parla di possibile scelta dei consigli universitari di tramutarsi in fondazione privata. SOLO SE VOGLIONO E SE IL CONSIGLIO ACCADEMICO LO DECIDE CON MAGGIORANZA ASSOLUTA. Chi non sceglie questa forma resta così com’è.
Leggetevi il decreto ed evitate di farvi strumentalizzare da chi sfrutta qualsiasi evento a fini politici.
salvocoppolino, a tuo avviso i tagli previsti a cosa porterebbero per il sistema universitario italiano, che -almeno da quel che dice il rettore Silvestri- si basa al 90% su questi finanziamenti provenienti dal Fondo Ordinario? FORSE ad una trasformazione FORZATA degli atenei pubblici in fondazioni private? FORSE, eh? certa gente lascia proprio senza parole. è assurda la sfacciataggine che hai dimostrato col tuo messaggio, caro il mio salvocoppolino. è veramente assurda. e ora, Rosalio, censurami pure questo intervento, tanto ci sono abituato
Gomesio temo che non ti sia chiaro il funzionamento della moderazione dei commenti. Non c’è motivo per rimuovere un commento se non viola la policy. Qui non si pratica la censura e ti prego di non usare più questo termine in riferimento a noi. Grazie.
L’art. 1 della L113 dichiara quelle che sono le finalità e gli ambiti d’intervento (TAGLI) seguiti “dopo” da un incremento degli investimenti pubblici in ricerca pubblica e privata: Di quanto? Con quali modalità? Con quali risorse? Sarebbe una proposta?
Tutto ciò a fronte, come ho scritto precedentemente, di un PIL in “nero” che al 19 o 22% del PIL annuo e ad una conseguente evasione fiscale che si situa tra i 100 Mld e i 270 Mld di Euro l’anno. Certo ci sono degli sprechi enormi ma la PA è un sistema top-down, prima si interviene nella zona alta del sistema, a seguire quella bassa. Nel frattempo chi di dovere dovrebbe preoccuparsi di trovare i fondi, cioè recuperare almeno la metà del “nero”, certo è dura mettere le mani in tasca a chi ti ha votato, questo lo capisco anch’io 🙂
Nel merito della L113, vediamo il pacchetto regalo:
1) limitazione al 20% del turn-over, per gli anni 2009-2011 e al 50% per l’anno 2012 del personale docente e tecnico amministrativo, dopo due anni di blocco dei concorsi;
2) tagli al Fondo di Finanziamento ordinario, che viene decurtato di circa il 25% in termini reali entro il 2012; (per quest’anno il finanziamento dei PRIN scende da 160 a 98 milioni di euro).
Cosa comporta tutto ciò? Anche le Università che oggi si autodefiniscono “virtuose” saranno coinvolte in squilibri finanziari strutturali, strette nella forbice dei costi crescenti e della riduzione delle entrate, ed in primo luogo saranno danneggiati gli studenti perché non sarà più garantita un’offerta formativa di qualità legata all’inscindibilità di didattica e ricerca, perché il taglio dei finanziamenti condurrà all’aumento senza limiti delle tasse universitarie e perché la possibilità di assumere sempre meno docenti condurrà ad un ampliamento massiccio dei corsi di laurea a numero chiuso e alla soppressione di corsi di laurea non già sulla base di un’attenta valutazione della loro efficacia, bensì per via dell’impossibilità di garantire la presenza del personale docente necessario. Saranno danneggiati anche i giovani studiosi, il blocco del turn-over impedirà il ricambio generazionale, aggravando il problema già insopportabile del precariato.
Quanto sopra (il collasso) predispone lo scenario per la privitazzazione, art. 16, una facoltà che è scelta obbligata
3) la possibilita’ di trasformazione degli Atenei in Fondazioni private, con la privatizzazione dei
rapporti di lavoro, il conferimento dei beni dell’Universita’ al nuovo soggetto privato
e l’indeterminatezza degli organi di gestione degli atenei la cui composizione e funzione non viene chiarita.
E’ evidente che l’intero sistema pubblico universitario si ripiega su se stesso, negando ai docenti le opportunità di ricerca e di didattica di qualità, appaltando al privato le scelte fondamentali (un privato che è tra gli ultimi al mondo per finanziamento della SUA ricerca). Chi presidierà le aree meno immediatamente redditizie della ricerca? Si vuole adottare un modello che mutua dal mondo anglosassone gli aspetti di disuguaglianza sociale, poche Università di eccellenza, mentre non esistono neppure lontanamente le condizioni per mutuarne gli aspetti di alta produttività scientifica.
Non è necessariamente una cattiva idea, quella della Fondazione ma non può essere presentata come misura a sè stante, può funzionare se rientra in una politica a più ampio respiro di autonomia gestionale e finanziaria delle università dove lo stato non se ne lava le mani. Lo dice anche un recente rapporto della EU sulle Fondazioni (p.69)
http://europa.eu.int/invest-in-research/pdf/download_en/rec_5_7800_giving_4_051018_bat.pdf
L’art.16 suona più o meno così: “trasformiamo le Università in Fondazioni (non più statali). Così noi non tiriamo fuori un euro in più e invece a sostenerle arriveranno i privati, il mercato, l’estero. Praticamente diamo in mano le università statali a qualche filantropo, o meglio ancora a qualche azienda (?) e se ci va male al limite arriverà a prendersele qualche paese straniero (magari i cinesi). E poi c’è una questione: già da ora le università sono aperte ai contributi dei privati. Cosa cambierebbe? IN ULTIMO MA NON PER ULTIMO, la trasformazione delle Università in Fondazioni private avrà come conseguenza anche la trasformazione del contratto di lavoro del personale tecnico-amministrativo da pubblico a privato (i docenti restano statali) e ciò accentuerà ancora di più il precariato, l’uso degli interinali (quando ero ragazzo si diceva caporalato, ed era reato) etc. Potrebbe anche funzionare (a parte tutto le altre considerazioni) se le Università si fossero dotate di infrastrutture telematiche efficienti (come in Finlandia, Gran Bretagna, Germania etc) ma chi ci metterà i piccioli dentro per trasformare il sistema, i privati? Ma stiamo scherzando? Ma avete idea dell’entità delle somme in gioco? A quanto ammonta il bilancio di una Università di medie dimensioni? I privati cacciano fuori i dané solo se li recuperano moltiplicati per 50 entro 12 mesi, cosa non prevista per legge (la Fondazione non produce utili). Ma a chi vogliono prendere per i fondelli?
pardon, Legge 133
X Gomesio: resto del mio parere e cioè che siamo in presenza di una possente macchina mirante alla strumentalizzazione politica di un evento. E se per te avere un idea diversa dalla tua significa essere sfacciato allora vuol dire che sono sfacciato.
X Pepè:
il futuro che tu pitti in maniera assolutamente idealistica potrebbe essere uno degli scenari futuri. Non dico che sei in torto ma ciò che scrivi è l’evoluzione negativa di una legge che, se così fosse, è fatta e studiata solo ed esclusivamente per affossare l’intero mondo universitario. Non credo, e mi auguro che sia così, che la Gelmini si sia svegliata una mattina dicendo: ora mando a puttane tutta l’università. I tagli così magistralmente esposti da te indubbiamente sollevano parecchie perplessità e io stesso ho notevoli dubbi. Ma voglio sollevare un motivo di discussione: il cambiare le univeristà in fondazioni ha così gravi ripercussioni? Sarò più preciso: la privatizzazione controllata delle Università ha sicuramente risvolti negativi? Tu stesso sai che già oggi le Università sono aperte ai contributi privati e non mi pare che vi siano in atto speculazioni o intrighi politico-economici. Le esperienze americane ed inglesi ci insegnano che la presenza di privati nei consigli di amministrazione universitari hanno dato uno slancio nella creazione di centri di ricerca all’avanguardia, nello sviluppo della didattica e nell’assistenza nei confronti degli universitari (i famosi campus, da noi inesistenti). Le stesse case farmaceutiche, per fare un esempio, preferiscono finanziare con contributi sostanziosi i centri di ricerca universitari, consci che questo tipo di ricerca ha una soluzione in termini di costi-risultati sicuramente più favorevoli che impiantare un proprio centro di ricerca. Ora, non dico che sia la soluzione al problema, ma, escludendo possibili speculazioni, ciò potrebbe avere, CREDO, dei risvolti positivi.
E’ aperto il dibattito.
P.s. Il rettore Silvestri, in un suo intervento di qualche mese fa, disse che l’Università di Palermo dipende al 30/40% dai finanziamenti statali. Vorrei capire com’è che, dopo tre mesi, questa percentuale è salita al 90%. I misteri della vita.
Iniziamo dalla fine. Nel 2006 la spesa per il personale di ruolo della maggior parte delle Università italiane era superiore al 90% del Fondo di Finanziamento Ordinario, quella di Palermo si situava al 91,1%. Un articolo esauriente è reperibile dal link incollato a fine commento, da lì è possibile scaricare anche il documento della Commissione Tecnica per la Finanza Pubblica che riporta i dati relativi a tutte le Università italiane (reperibile anche nel sito MiUR).
Il restante 10% circa viene speso per il funzionamento didattico; la ricerca è finanziata da altri fondi (PRIN etc). Tutti i fondi sono in costante diminuzione. E’ certo che il sistema è in crisi strutturale, tant’è che Padoa-Schioppa e Mussi avevano deciso di metterci mano (articolo linkato alla fine). Se la L133 fosse una potatura con rifacimento del giardino si potrebbe anche discutere, invece è un taglio netto delle fonti di sussistenza, una riforma darwiniana. Certo le Università sono troppe, sono proliferate, ma il criterio adottato mi sembra marziale, tagliamo i viveri a tutti poi si vedrà. Il cambiare le Università in Fondazioni ha gravi ripercussioni se lo Stato non se ne lava le mani. Io sono contrario per ragioni politiche, perché quel che vedo è lo smantellamento dello Stato, insomma il buttare l’acqua sporca e il bambino. Quando c’è da incassare sono liberisti, libera impresa in libero stato, quando c’è da ripianare i bilanci diventano statalisti col trucco, la polpa viene privatizzata e lo scarto diventa pubblico (Alitalia docet). Perché l’Università di Palermo dovrebbe conferire il suo enorme patrimonio immobiliare ad un ente terzo, condividerlo con dei privati? I privati possono contribuire direttamente alla ricerca, ciò è sufficiente per loro, perché dovrebbero mettere le mani sul patrimonio pubblico? Solo perché il sistema partitico e l’autoreferenzialità hanno debilitato il sistema? Se c’è un privato che è capace di mettere su un campus motu proprio lo faccia, chi glielo impedisce? Le case farmaceutiche etc che finanziano la ricerca universitari sfruttano il patrimonio pubblico per realizzare profitti privati (il che sarebbe il meno) ma vendono i loro prodotti a caro prezzo, eppure come dici tu hanno un rapporto costi/benefici conveniente. Se il privato ha interesse privato si realizzi da sé i suoi centri di ricerca, non vedo perché il pubblico deve sostenere il privato, se la grande azienda xy ha bisogno di esperti nella biopetologia delle frittelle convesse se li formi da sé, ciò è investire nel proprio futuro. Le Università devono fornire innanzitutto la formazione di base e dovrebbero perciò dotarsi di piani di rientro finanziario, potrebbero però consoziarsi tra loro e costituire centri di eccellenza aperti ai privati (che pagherebbero un fee consistente e finalizzato).
http://www.ateneopalermitano.it/7608/art05.htm
http://www.ateneopalermitano.it/7308/art03.htm
LEGGI “Il cambiare le Università in Fondazioni ha gravi ripercussioni se lo Stato SE ne lava le mani.”
Dato che si tratta pur sempre di L133, che dire della Scuola Pubblica? Se non erro il ministro ha dichiarato che:
– la spesa per l’istruzione è fuori controllo;
– negli ultimi 10 anni gli alunni sono diminuiti e la spesa è cresciuta di oltre 10 miliardi;
– il 97% della spesa è destinata agli stipendi;
– la spesa per alunno è più alta della media OCSE.
A me risulta che: 1) fatta 100 la quota di PIL destinata alla scuola nel 1997, nel 2007 tale quota è scesa a 93; 2) Nello stesso periodo il numero complessivo di alunni è leggermente cresciuto (+2% pari 152.246 alunni) e il numero degli insegnanti è diminuito (-2,38% pari a 17.651 docenti); 3) la spesa personale della scuola è inferiore al 74% della spesa pubblica per l’istruzione, infatti la pubblicazione annuale del MPI o MIUR: “la scuola in cifre” indica una spesa per il personale mediamente inferiore al 90% della spesa complessiva del Ministero. Sempre dalla stessa pubblicazione, risulta che la spesa del Ministero rappresenta l’82% della spesa pubblica destinata all’istruzione (la rimanenza è rappresentata dalla spesa delle Regioni: 1,5 miliardi, pari al 2,7% e dalla spesa degli Enti locali: circa 8 miliardi pari al 16%). La composizione della spesa e i valori assoluti corrispondono a quanto sinteticamente riportato negli annuali rapporti OCSE. La spesa per il personale rappresenta, quindi, secondo i dati del MPI, il 73,8% (il 90% dell’82%) della spesa pubblica complessiva. Nel 2007 la spesa del Ministero della PI (bilancio di assestamento) è stata pari a 42,4 Miliardi, di cui 3,1 miliardi sono costituiti da trasferimenti alle scuole, 840 milioni per il funzionamento e per gli appalti per le spese di pulizia, 2264 milioni per le attività aggiuntive decise dalle scuole (autonomia scolastica, l’ampliamento dell’offerta formativa, i corsi di recupero e le altre attività finalizzate a prevenire la dispersione scolastica); 4) la spesa per alunno deve tener conto dell’inserimento dei disabili (il 2% della popolazione scolastica) ma in molte altre nazioni non è così, perciò i dati non sono raffrontabili … ragion per cui è meglio eliminare gli insegnanti di sostegno e concentrare i disabili in classi ad hoc 🙂 Gli insegnanti di sostegno sono il 12,5% del totale e considerato che le classi con alunni disabili devono avere un numero di alunni inferiore rispetto alla media ne consegue la necessità di un maggior numero di docenti (circa il 5,5%) per consentire la formazione delle classi con disabili, totale 18% in più di personale docente. La riforma ex L133 forse (anzo certamente) ha degli aspetti interessanti ma nasce fuori dal parlamento per, c’è fretta di per pareggiare il bilancio, di far cassa e ciò io lo trovo inaccettabile perché non mi pare esista un ddl con provvedimenti urgenti per il recupero dell’evasione fiscale che, ripeto, è situata tra 100 Mld e 270 Mld di Euro annui. Con il 48% di reddito imponibile non dichiarato, l’Italia è prima in Europa nello specifico settore d’indagine… hurra! Romania, Bulgaria, Slovacchia etc ci stanno dietro, mentre in Germania usnao i servizi segreti per rintracciare i patrimoni nascosti.
Caro Pepè,
intanto ti devo fare i miei complimenti, il tuo exursus è estremamente esaudiente e completo (e corrisponde, al 70% con i dati in mio possesso): da ciò presumo che tu sia ben addentro al mondo della scuola.
Vorrei che sia chiaro un concetto che riguarda il mio modo di vedere il tutto: il mondo della scuola e quello accademico ha subito negli ultimi decenni uno stravolgimento assoluto dovuto alla drammatica e stupida convinzione che ogni nuovo ministro doveva e deve mettere mano a tutto per cancellare quello fatto dal suo predecessore, soprattutto se quest’ultimo è della parte politica avversa. Ci cominciò Berlinguer che urlò ai quattro venti che finalmente l’impostazione fascista di Gentile era stata abrogata. Poi ci mise la sua la Moratti che urlò ai quattro venti che finalmente l’impostazione comunista di Berlinguer era stata abrogata e adesso la Gelmini a cui suona bene essere ricordata come quella del decreto 133 (infatti porta il suo nome). Tutti, ma dico tutti, hanno messo mano all’istruzione senza un minimo di concertazione con le parti in causa, sciorinando dottrine e propositi che hanno solo incasinato in maniera folle il tutto.
Io e tu abbiamo un modo di vedere la società in maniera diversa: io sono convinto che le privatizzazioni in ciò che è pubblico ( quando il pubblico è incapace di gestire) è la panacea a certi problemi, tu non la vedi così. E’ ovvio che ci sono dei limiti (vedi la privatizzazione assurda dell’acqua) ma penso che fondamentalmente l’apporto dei privati può servire da sprone ad una gestione che porti utili e non solo perdite. Mi auguro che la scuola e l’univeristà escano indenni da questo marasma e spero, per il bene di tutti, che le tue previsioni siano annullate da una diversa realtà. Lo spero per il bene dei nostri figli.
Ciascuno di noi “è” un punto di vista e data la limitatezza del nostro orizzonte, se ci sta a cuore anche il bene comune (cioè se non siamo troppo egoisti) diventa imperativo confrontarsi per addivenire a delle conclusioni condivise (si dice con-versare). E’ precisamente questo far tabula rasa che ha rovinato l’Italia, e la scuola. Non escludo che il privato possa far funzionare bene determinati servizi, posso immaginare quali, dovrei aprire un OT. Ravviso nella L133 la mancanza di una chiara strategia a medio lungo termine: per 3 anni si fa affondare il sistema, poi si vedrà e se, caso mai, qualcuno volesse aggrapparsi ad un salvagente prima di affogare, sappia che sopra c’è scritto “Fondazione”. Per me le cose non stanno così, innanzitutto c’è il recupero dell’evasione fiscale, ti risparmio i dati sulla composizione degli evasori, in testa gli industriali con oltre il 31%, seguiti da bancari et similia 28,2%, sarebbero le categorie potenzialmente candidate a partecipare nelle supposte (in tutti i sensi) Fondazione e contribuiscono da sole a quasi il 60% dell’evasione fiscale, cioè contribuiscono direttamente al deficit della scuola e dell’Università (sarebbero bastati 3 Mld di Euro invece che 8, per ragionar di tagli). Il mio no è netto, ciò è inopportuno, disturbante, arrogante e tutti gli ante che si possono immaginare. Penso si chiaro che la mia (inutile) opposizione non concerne tanto il metodo ma il merito, fossimo in Danimarca, in Finlandia che sò … in Germania, ma siamo in Italia, caro Salvo coppolino e io personalmente, per quel che posso contare (un sessantamilionesimo) sono contrario. Dunque noi dell’Università e della Scuola rimbocchiamoci le maniche che ce n’è da spalare …
Non è giusto che i giovani paghino tutte le crisi degli adulti, politici e non, quindi ragazzi, combattete, (pacificamente), e prendetevi quello che vi spetta.
quando scoppiò il caso dei test truccati a medicina… nessuno protestò. allora si che c’era da occupare con decisione.
E’ vero, e tutto questo sai perchè succede? Perchè da un lato ci sono i corrotti, e dall’altro quelli che non sanno più indignarsi per niente.Un uomo cha ha dignità,che vive con onestà si sdegna vedendo le cose storte, l’essere umano deve recuperare così tanto!
che cosa franno milioni di studeni ora ke la legge133 e passata andremo a fare tutti quanti gli spazzini