Povero Lubitsh senza la C
Povero Lubitsch! L’altra sera ci sono andato per vedere Ex Drummer perché diciamolo: i film in programmazione in questo periodo mi hanno entusiasmato pochino.
I film indipendenti mi piacciono parecchio e al cinema Lubitsch, meglio conosciuto come quello arroccato in culo al mondo, negli anni ne ho visti alcuni, tutti molto belli. Uno su tutti: Thomas in Love. Per non parlare delle rassegne tematiche, come quella dedicata a Kubrick (2001 odissea nello spazio, sul grande schermo è tutta un’altra storia) o la versione restaurata di Psycho. Sono cose che ripagano quei tre minuti di auto in più.
L’insegna del Lubitsch è priva di una C, come cinema. Quasi un presagio raccapricciante per un’associazione culturale che pare vagamente abbandonata a se stessa. Gradite smentite.
L’altra sera, Ex drummer si è trasformato in un panino e una birra: cinema chiuso, diverse persone al cancello (neanche poche), nessun avviso preventivo, nessuna comunicazione sul motivo della chiusura. Il sito ufficiale ha una home page con le “novità”, laddove le novità sono ferme che sbocciavano i ciclamini di primavera. Facendo una ricerca spicciola su google, pare che il battito cardiaco di questo cinema si sia arrestato nel 2001. Poche, pochissime le rassegne o gli eventi inseriti in calendario nel periodo successivo. Gradite smentite bis.
A breve ce ne sarà una (Tutta porto) patrocinata da istituzioni e organizzazioni di molte città italiane. Tranne una. Gradite smentite tris.
I più arguti penseranno che dal 2001, a Palermo, si vive sì un’odissea; ma nello strazio. Altri, pur muniti di sciarpa rossa, lupetto alla Strehler e postura sinistrorsa c’hanno pure lucrato su questo strazio. La buttiamo in politica? Non io, non ne sono capace, per carità. Ma che sto facendo.
Ad ogni modo ho chiamato Paolo Greco, lo stoico “facciotuttoio” del Lubitsch. È toccato a me dargli la sgradevole notizia: “Eravamo un bel gruppetto l’altra sera…”.
Lui un bel gruppetto non lo vedeva da tempo e giusto giusto se l’è perduto. Lui s’è perduto il gruppetto, io mi sono perduto Ex Drummer: abbiamo perduto tutti. Paolo Greco mi ha detto che se conquisterò la sua fiducia mi racconterà come mai l’insegna del Lubitsch è orfana della lettera più rappresentativa. E io non vedo l’ora di saperne di più. Spero di andarci al più presto, febbre permettendo, perché i miei amici del continente, malati di cinema, si complimentano spesso con me per la programmazione del Lubitsch, manco fossi io a scartabellare tra le nicchie cinematografiche neozelandesi. E a me piace quando si parla di Palermo tralasciando i luoghi comuni. E vorrei capire se questo accadrà per molto tempo ancora o se staccheranno pure le altre lettere dall’insegna. E vorrei capire almeno il perché. Il prossimo passo per saperne di più, dunque, è conquistare la fiducia di Paolo.
In calce a una pagina del sito ufficiale si leggono queste parole:
…Oggi Palermo, sempre più abbandonata a se stessa, si copre di sconfortante indifferenza. Nuovi, spregiudicati, predoni la stanno spogliando di quel po’ di colore che ancora gli restava…..povera città……..(il cinema Lubitsch, pose).
NON SO SE LE HA SCRITTE PAOLO MA SENTO CHE SARÀ UNA BELLA IMPRESA CONQUISTARE LA SUA FIDUCIA.
GRADITE SMENTITE (E QUATTRO).
Abbandonati al loro destino come tutte le cose poco cool di questa città.
meno male che ancora qualcuno si indigna.
Perdonami Samuele se intervengo da lontano in codesta città che amo da sempre per ragioni a me sconosciute.
Perdonami se ti ringrazio per quanto hai scritto.
Paolo credo capirà cosa intendo dire…
A dire il vero è stato proprio Paolo a evidenziarmi in e-mail questo post. Da qui rispondo a lui e in parte a te, sperando non te lo nego, ci siano tanti Samuele pronti ad accoglieretr parole mie… messe lì… in croce.
Bello che tu abbia notato la T mancante nell’insegna. Significa che hai occhi puliti per vedere.
Credo che Paolo oggi più che mai abbia bisogno sì di occhi che lo aiutano a guardare…
sai, oltre a un cinema, oltre a un’idea, un pensiero di solito c’è anche una storia e ognuno ha la sua.
Bello sarebbe sapere che t’incazzi con Paolo e gli proponi tu un’insegna nuova, un progetto, una scritta, una dedica.
Se un po’ conosco Paolo, credo che il Lubitsch sia solo un inizio di come vorrebbe vedere lui le persone in una delle città più belle d’Italia ma anche fra le più dififcili da vivere.
Mi innervosisce Paolo quando tiene chiuso il Lubitsch. Credo siano le sere in cui il suo cuore e la sua coscienza sono su un ring e lui lì nel mezzo con un vuoto da gestire.
A te Samuele, chiedo sì di insisitere affinchè Paolo tenga aperto il Lubitsch e ti chiedo, visto che vai lì in culo all’isola a cercarlo, di Esserci… un po’ come disse straordinariamente in un pezzo Gaber “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà è partecipazione”…
e ti chiedo di andarci sempre e di aiutare Paolo anche nelle piccole cose: dalla gestione di due siti web che lui non pubblicizza abbastanza, a uno spazio su myspace del Lubitsch che tiene aperto un po’ come lì il Cinema…
Non chiedermi perchè.
Sappi solo che qui a Firenze il Lubitsch è considerato uno dei pochi punti d’avanguardia, i vecchi cinema d’essay che qui sono già storia – rimasti.
Siete fortunati.Ma non lasciate un uomo solo con le sue idee.
Cogliste entrambi la mia provocazione, Paolo, Samuele e fatene terreno d’incontro per Esserci come credo debba Esserci il Lubitsch.
“Quando punti un dito verso l’altro, guarda la tua mano. Soffermati sulle dita. Una è diretta verso l’altro e tre sono dirette verso te…”
Non è a puntare dita verso gli altri che si cambiano le cose, è solo nel rimboccarsi le maniche e aprire quelle mani che si può fare davvero, ancora tanto.
Altra breve considerazione…
Io vengo dalla mezza montagna, da dove un prete considerato pazzo creò un modello pedagogico he ancora oggi, a 41 anni dalla sua morte fa discutere…
Barbiana è il mio pensatoio preferito. Quando posso ci vado. C’è una scritta ancora davanti a quella scuola dimenticata anche da Dio…
“I care” che l’esatto contrario del motto fascista “me ne frego”.
Come vedi Samuele, anche Barbiana era in culo al mondo,
ma dal culo esce sempre il miglior fertilizzante.
Insisti, sii fastidioso ma propositivo nei confronti di Paolo.
Per quanto si è soli nella vita, si vorrebbe non essere soli nelle cose che sono in definitiva di tutti.
Non me ne vogliate.
Non mi sono riletta. Perdonatemi eventuali errori
e scusate l’invasione in questo spazio in cui arrivo sicuramente inattesa.
Vi tranquillizzi il fatto che non seguo il calcio e io domenica in campo, la mano non ce l’ho messa.
Beatrice
@Maria Letizia:
e a parte l’indignazione? Dico, possiamo essere un esercito di indignati, ma se poi rimaniano col culo posato in poltrona la nostra indignazione suona molto come ipocrisia, non ti pare?
P.s. e non parlo di politica. Non parlo di cambiare sindaco o cose del genere. Parlo di azioni *private* per il bene della città. Un cinema di nicchia non sarà mai una priorità per una amministrazione (di qualsiasi colore sia).
non avevo letto ancora Beatrice… il mio pensiero è molto simile al suo…solo scritto decisamente peggio e con decine di citazione in meno.
Grazie intanto per avermi accolta qui.
Davvero io credo che a Palermo abbiate nel Lubitsch una voce autorevole per dire cose…
Credo che Paolo si senta solo.
Purtroppo abito la mezza montagna fra Firenze e Bologna e non posso da qui fare molto, ma fossi Paolo ad esempio, io terrei il Lubitsch aperto sempre.
Stressate Paolo, (nel più appassionato e ideale dei modi, con idee e collaborazioni)…siate fastidiosi come le mosche. Ma siateci. Se s’incazza…
dite a Paolo che vi mando io.
Spero vivamente di trovare parole di Paolo qui
e di un Lubitsch che è patrimonio di tutti. Anche mio.
Ciao e grazie ancora,
Beatrice
@K. L’indignazione ovviamente è solo un inizio. In questa città spesso non c’e’ nemmeno questo. Si dà per scontato che “vabbè l’amia ha problemi le strade sono un po’ cosi'”, si dà per scontato “vabbè i politici sono tutti mangiafranchi che ci vogliamo fare”. Temo sempre che questa città rimanga spesso muta davanti alle ingiustizie più evidenti per lagnusia forse ma ancora peggio per ABITUDINE. Non credo di essere una di quelle che sta con il “culo sulla poltrona” (credo che tra l’altro poltrona sia proprio troppo, al massimo mi posso posare le chiappe su uno sgabello). Mi unisco quindi all’appello di Samuele, salviamo il Lubitsch!
Conobbi il Lubitsch circa 4 anni fa: seguivo il corso di storia e critica del cinema e lì organizzavano una rassegna di cui ancora ricordo ogni titolo. Sono tornato al Lubitsch per frequentare altre rassegne, ogni volta con lo stesso entusiasmo, e ho finito per affezionarmi ad un cinema cui in fondo sono legati ricordi piacevolissimi del mio periodo universitario, tanto che lo scorso anno (o era la scorsa primavera?) fui quasi commosso nel vederlo stracolmo in occasione della proiezione de “Il cielo sopra Berlino”. Non posso quindi che esprimere la mia piena solidarietà alla direzione. Vicende come quelle dell’Expa, del Lubitsch, di Kalsart…danno la triste sensazione che a Palermo la C di cultura non sia stata semplicemente rimossa dall’insegna d un cinema, ma sia proprio scomparsa dall’agenda degli amministratori.
Credevo di esser el’unico a conoscere il Lubitsh, anchè perchè vicino casa mia!
Beatrice accolgo il tuo invito e lo apprezzo, tanto quanto i toni che hai usato: vienici a trovare più spesso!!!
Non cadiamo nel tranello “tutti parlano e nessuno fa”, lo dico in generale, perché è fastidiosissimo. Rosalio è un blog visitato e anche se fosse questa l’unica mia incursione per la causa “Lubitsch” sarebbe già qualcosa.
E magari ci sarà qualcos’altro, non lo so: senza però dimostrare niente… i piccoli gesti, come dice Beatrice, possono far molto. E sicuramente ci saranno, se si creano i presupposti.
In generale non voglio creare attorno a questo post una sensazione di “salvaguardia di una risorsa culturale” perché, per esperienza (ecco l’ho detto: sono ufficialmente anziano), so che è il metodo migliore per far storcere nasi.
Apprezzo il Lubitsch perché ha le credenziali e le potenzialità per diventare (o tornare ad essere) un punto di riferimento imprescindibile per chi ama il cinema e per chi vuole dare un significato alternativo a questa parola. Per alternativo intendo che una rassegna su tutti i film che hanno ispirato Tarantino per il suo Kill Bill (e sono tanti) l’andrei a vedere di corsa. Ed è solo un esempio, non manca certo all’ottimo Paolo inventarsi rassegne ed eventi legati al cinema. E poco importa se anche Palermo è una città “in download”: vedere un film al cinema è tutta un’altra cosa. Di certo mancano i supporti. E questo è un aspetto che vorrei comprendere. Perché mancano? Prima c’erano? E oggi? Vorrei sapere da Paolo da chi si sente abbandonato e perché. Questa incursione nasce solo per un motivo: riconosco a Paolo la sua competenza e, in quanto persona competente, andrebbe a mio avviso supportata per proporre eventi e rassegne legate al cinema.
PS: Io a Paolo mancu ‘u canusciu: lo giudico per ciò che ha fatto, fa e vorrebbe fare in quel cinema in culo al mondo.
Da lontano arriva un raggio di luce su questa città. Grazie Beatrice.
Grazie a te Samuele che ci dai questa opportunità.
In questi anni è successo qualcosa di stupefacente in questa parte della città, ma finiamo sempre per dimenticarcelo. Nella Palermo est,la Palermo dell’oltre oreto, da quando è nato il Lubitsch, sono stati aperti e sono attualmente perfettamente funzionanti, circa 10 cinema d’essai, 15 auditorium, 8 teatri, 12 sale conferenze, ed uma miriade di librerie. Abbiamo più di una struttura per ogni quartiere. E’ tutto un crocevia di incontri, festival, mostre, un dibattito continuo insomma. La crescita è sotto gli occhi di tutti ,ormai, la mafia e la mafiosità sono seriamente disorientate.
Purtroppo il Lubitsch, non ha potuto reggere il confronto sui contenuti, ed inesorabilmente ha cominciato un suo declino che lo sta portando a spegnere le luci a poco a poco.
E’ questo che è successo in questi anni? No! Cosa è successo allora?
E’ successo che la città è scivolata sempre più ed inesorabilmente, dentro un grande mare di merda e pensa che le boccate di cacca che ingoia siano portate da marosi momentanei. Il Lubitsch oggi dice: risorgerò ,intanto venite fin qui e non vi faccio entrare, sputo anche su di voi, ridicoli benpensanti, Così vi potete meglio, se volete, guardare allo specchio attraverso un’insegna mutilata. Alzate il culo dalla poltrona e difendete un pò della vostra dignità almeno. il Lubitsch è un’opportunità come lo fu il Nuovo Brancaccio oltre 25 anni fa. Intanto i nuovi predoni continuano a trasferire il bottino….. lo mettono al sicuro ,e qualche signora con pelliccia dirà: -al Lubitsch ?…per carità è lontano….
Posso solo ringraziare, e di cuore, le scuole che con la loro presenza hanno permesso al Lubitsch di continuare ad esistere.
Grazie a te Samuele (la scritta sulla lapide è mia)
Grazie a Beatrice, mia cara amica.
Paolo Greco
perdonate l’intromissione, ma sento di dover spendere due parole per dire la mia.
ho 20 anni, studio all’università e mi ritengo una “buona mente”, una che pensa con la sua testa, che tenta comunque di essere se stessa nonostante tutto.
in questi giorni sto vivendo per come posso la protesta contro gli articoli 16 e 66 della legge 133. ora, questo è uno fatto eclatante, hanno scritto nero su bianco che ci daranno un futuro privo di qualsiasi sicurezza, ma è solo la punta di un icebrg.
a palermo mi sento sempre incompresa
a palermo mi sento sempre una testa al di sopra della media e non vorrei sentirmi cosi.
vorrei voltarmi e trovare altri come me, che non ingurgitano le notizie per come le da la televisione, che pensano che lo studio, la cultura letteraria, scientifica, cinematografica, siano dei saperi necessari per formare un uomo.
leggere le vostre parole, soprattutto quelle di Beatrice, mi hanno fatto capire che forse non sono sola, che altri, come me, soffrono nel vedere una citta che si lascia vivere, che si fa trasportare dalla corrente che si fa violentare dai piu forti.
ma allora mi chiedo: perchè, se “ci Siamo”, non riusciamo ad emergere? è davvero cosi irrecuperabile la situazione? devo per forza emigrare anzi espatriare, per trovare un luogo dove le mie idee siano apprezzate e accompagnate in un percorso di crescita?
in una sola domanda:
dove abbiamo sbagliato?
Paolo, e dunque hai volutamente trasformato il Lubitsch in un’opera concettuale. Magari la gente verrà a vederla, quell’insegna volutamente mutilata e quel cinema volutamente chiuso. Oh, magari è la sua fortuna e sarà preso d’assalto da fotografi, critici e curiosi ma pensa che beffa: tantissima gente che verrà a vedere un cinema e non il cinema :). Ci vediamo presto (prima però ti chiamo che io “l’opera” l’ho già ammirata).
Bellissime parole Beatrice, sei davvero un raggio di luce.
Pensieri urgenti, sentiti, sinceri.
Non smetterò mai di meravigliarmi di quanto i non siciliani riescano ad amare Palermo e ad urlargli il proprio amore, forse vederne la sua vera essenza nel culo del mondo.
Il Lubitsch è sangue che deve scorrere nelle vene di Palermo e farne pulsare il cuore e la mente…
Paolo Greco, io mi sono divisa tutta la mia vita tra Roma e Palermo. Roma per me erano le passeggiate sul Lungotevere e un sax che improvviso e struggente mandava un’eco da sotto un ponte, e poi il cinema Farnese. Così passavo molti miei pomeriggi di adolescente, tra puzza di sigarette e sudore stantio di cui erano impregnate le mura, e film pazzeschi, storie e personaggi che mi hanno fatto aprire gli occhi e pensare che al mondo succedevano un sacco di cose, che in America non c’era solo John Wayne e Frank Sinatra, ma anche “fragole e sangue” e gente che “volava sul nido del cuculo” e che non tutti gli indiani erano stronzi e che in vietnam c’era anche il colonello Kurz, e tanto altro ancora… e che il mondo stava cambiando e che dovevo mettere il naso fuori di casa …l’ho fatto e forse molto e partito dai quei pomeriggi passati a guardare quelle cose ”incredibili” che nessuno mi raccontava, o almeno, mi raccontavano solo la parte più “rassicurante, la loro!
Poi c’è stato il tuo Lubitsch, dove alcuni anni dopo ho visto film bellissimi che passavano solo o quasi nei festival, film bellissimi mal distribuiti, che ormai non mi potevano più “cambiare” la vita perché l’avevo già fatto da tempo, ma mi riempivani il cuore e mi arricchivano.
Chissà se ci sono ancora adolescenti che possono cambiare la propria vita e pensare che si può cambiare il mondo vedendo un film o ascoltando una canzone che parla di cose che non conosci e non immagini?
Quando l’ultima lettera dell’insegna sarà caduta saranno tempi ancora più bui, ammesso che qualcuno abbia ancora voglia e vitale curiosità di conoscere l’altro da se….
Io ci spero
Stalker
Ps stavo per inviare ed ho letto Emanueluccia, io ho il doppio dei suoi anni, lei mi da speranza e voglio credere che non sia sola fra la sua generazione. Dove abbiamo sba
..gliato?
Grazie ancora Samuele per le tue parole e grazie anche per l’invito.
Nel primo commento ho erroneamente citato la T al posto della C, ma notoriamente noi (semi)toscani la C l’aspiriamo. Grazie ancora, sei molto gentile.
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Paolo,
non devi ringraziarmi.
Credo che anche da qui puoi capire che non sei solo.
Ora sai che anche i ragazzi dell'”onda anomala” – come ha testimoiato Emanueluccia – sono una voce forte, chiara e pulita che ha bisogno che il Cinema Lubitsch esista. (…) (!)
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Grazie Emanueluccia per le tue parole per me qui.
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Il Lubitsch mi riporta indietro ai tempi del Cinema Universale di Firenze e a Pier vittorio Tondelli, conosciuto per locali fiorentini, in quegli anni…
di lui lascio un pezzo di un libro a me molto caro: “Altri libertini”
[…]Giusy passa dritto e imbocca il corridoio che immette alla sala d’attesa e poi in fondo al Posto Ristoro. Dalla vetrata che accompagna il percorso guarda verso i binari, scorge i ragazzi che sui marciapiedi attendono di salire sulla littorina delle Reggiane, saltellando prima su un piede e poi sull’altro, quasi in seduta di footing e urtandosi e ridendo dietro le sciarpe arrotolate al viso. S’arresta per accendersi una sigaretta. Sbircia nella sala d’attesa, abitudine, non una volta sola c’ha rimorchiato su quelle panche, ne avrebbero da raccontare quelle mura screpolate, storie di sbronze maciullate e violenze e pestaggi e paranoie durate giorni interi senza mangiare senza pisciare, accartocciato nell’angolo, stretto nel giubbotto che pareva di vedere la gente volare dalla vetrata del corridoio e i treni sfrecciavano come fulmini squarciando il silenzio del trip e come s’allungavano i muri intorno e come stridevano le chiacchiere dell’assistente che era arrivata a prelevarlo, tu farai e tu vivrai e sei giovane e vincerai e conoscerai la via, chi lo poteva sopportare quel borbottio imbecille, fatti i cazzi tuoi.
Sulla panca, solitario un barbone mangia una crosta di grana con del pane attento a non disperdere neanche una briciola della sua cena. Giusy lo guarda. Il barbone si lecca le dita e accartoccia quello che rimane in una stagnola, poi nel pacchetto delle nazionali e lo mette nella tasca del paletot nero. Giusy lo lascia, continua a seguire la luce del Posto Ristoro che traspare in fondo dalla porta a vetri. Si stropiccia gli occhi entrando, ordina un cappuccino al bancone che sta lì alla sinistra. Il barista ghigna benealzato, Giusy saluta storto. “Visto qualcuno?”
“Stasera solo quello lungo. Stava qui…” Si guarda in giro. Non lo vede. “Boh… Tornerà.” Ruota la manopola del vapore il latte gorgoglia e fuma.
“Non bollente” borbotta Giusy “cazzo stacci attento!”
Il barista toglie il latte, lo versa nella tazza. Giusy ne beve un sorso, si strofina la barba macchiata di schiuma. “Stava solo?”
“Che ne so? Ha chiesto di te, s’è guardato in giro…” Alza nuovamente gli occhi. “Eccolo che torna.” […]
Pier Vittorio Tondelli
Postoristoro – da “Altri libertini”
Beatrice
Stalker leggo ora il tuo commento e ti ringrazio per quanto mi hai scritto.
Ho sempre amato la sicilia, dai miei 14 anni in poi.
Leggo che siamo coetanee e suppongo tu sia a Palermo…
Se sì ricorda a Paolo, quando lo vedrai che
ci sono ancora adolescenti che vogliono cambiare la propria vita;
ma hanno bisogno di qualcuno come Paolo, appunto che spenga le luci solo per proiettare La Speranza.
In questo ha bisogno anche di te.
Ciao,
Beatrice
Quando un cinema chiude muore un pezzo di cultura.
Grazie a tutti ,per questa pagina di poesia, dove leggi le persone ,e ti senti nel luogo dell’Anima, sì perchè il Cinema quello di cui si parla qui’ è quello vero,
quello che ti ha accompagnato nella vita, nella giovinezza, quando ti senti scorticato vivo, e hai bisogno di tutto, e guardi ai grandi, ai veri, a quelli che ti possono insegnare qualcosa.La vita dà poi a tutti una possibilità di crescita, prendiamola, e portiamola avanti…
Samuele ho sempre apprezzato tantissimo i tuoi pezzi e questa volta ancora di più, perchè hai stimolato la gente a far venire fuori il meglio di se. Continua e continuate così. W il Lubitsch.
Sono contenta di avere letto questi post, parlano di una Palermo attenta, senza nulla togliere a Beatrice, che designo a questo punto “cittadina onoraria” per come io desidererei fosse la testa e il cuore degli abitanti della nostra città.
Voglio porvi una domanda: è evidente a tutti la posizione “arroccata” del Lubitsch ma… secondo voi, perchè questo cinema è stato aperto proprio in un quartiere così distante dal centro città come Bonagia?
Io una risposta l’ho, ma vorrei sentire il vostro pensiero a riguardo. Perchè aprire un cinema con una programmazione di “nicchia” nella periferia di Palermo?
Vero, mi ricordo dei cinema d’essay in città in Corso Calatafimi e a Pallavicino!
Potrei pensare alla scelta di locali meno costosi per l’affitto , o ad una offerta più vicina ad un pubblico più emarginato urbanisticamente o cosa!?!
Oppure è un circuito a cui non viene dato spazio nel centro delle città?
Alessandra, Grazie per le (troppo) belle parole che mi riservi.
Cerco fra le mie Passioni un intervento di Mario Luzi, un’intervista a lui fata per quei “fiori del dolore” da lui scritta riguardo all’uccisione di Don Puglisi.
“…soltanto la speranza dell’amore può spingere uomini come lui, come i Kolbe, i don Milani, a vivere pericolosamente tra l’umanità più degradata per affermare il messaggio della risurrezione. La storia è sempre quella, è il conflitto tra il bene e il male che trasforma la coscienza del mondo, a Firenze come a Palermo e altrove nelle città e nei luoghi più dimenticati della terra…”
Valentina, Firenze non ha più un cinema d’essay. Ha solo multisale.
Firenze non ha più i miei di allora luoghi di pensiero,
ha adesso oltre alle tante cose inutili e apparenti che sono nate, una grande discarica alla Piagge, luogo per me di una bellezza unica nel suo più totale degrado e abbandono.
Ha permesso al cielo di Firenze se non altro di avere anche i gabbiani oltre ai piccioni.
Cocnludo con una massima di Faber:
“dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
Il Lubitsch credo sia una “Cosa Vostra” (e idealmente anche un pochino mia)
Beatrice
Cara Beatrice, prima sognavo di andare a vivere a Firenze, era la mia città ideale, anche se nel mio caso lo è un pò tutto il mondo!quindi mi rattrista un pò sentirti parlare così!Ma sai cosa ci unisce, a parte il cielo coi gabbiani e l’amore per il bene, la possibilità
di vedere ancora in mezzo al degrado le gocce di Rugiada!
Siamo come dei fiori delicati, Paolo,mica un fiore perchè l’altro appassisce, smette di profumare!
Valentina,
avevo letto a chiusura del tuo intervento “smettere di fumare” ed ero già in crisi con la mia amata sigaretta in mano. (L’ho appena spenta).
Firenze è stata davvero molto bella. Per “bellezza” intendo la vivacità, lo spirito di chi la viveva o ha avuto la fortuna di viverla fino agli anni ottanta.
In quegli anni avevamo tanti sogni e la voglia di fare ci permetteva, nei limiti delle nostre forze di realizzarli.
Io rientro fra le ultime generazioni che hanno avuto la fortuna di vivere “quella Firenze” che fra gli anni 70 e gli anni 80 era un po’ il motore di un movimento che ha visto come eredi solo i nuovi figli della pantera.
Oggi ho fiducia in quella generazione nuova, figlia della mia, che sembra avere argomenti da difendere e da portare avanti.
Se verrai a Firenze, (dopotutto è una città che ancora sa acogliere) troverai ancora rari(ssimi) luoghi di confronto come il CPA (credo ormai rimasto unico e isolato) con la sua ricchissima Libreria Majakovskij, un cineforum autogestito e diversi miei cari Amici.
ok, grazie !
Faccio una domanda : ma è così poca su questo Blog la gente interessata a questo argmento?
Valentina, purtroppo si.
(proposte?)
Beatrice, io vivo in Sicilia ma non a Palermo. Se già è difficile fare qualcosa sul territorio, figurati a distanza. Per far vivere un cinema bisognerebbe frequentarlo. Tremo a dirlo ma ho paura che i potenziali spettatori siano attirati da altro tipo di produzioni. Spero di sbagliarmi…
ps bello il tuo bolg
quoto stalker
Ognuno può fare proposte nell’ambito del suo lavoro, ed investire energie sulle cose che porta avanti; sinceramente qui posso esprimere la mia solidarietà a chi si occupa di questo cinema chiedendogli di riprendere l’attività al più presto e lasciando che i Palermitani possano usufruirne.
Ti prego, Paolo, lascia andare le signore con la pelliccia!
Grazie Stalker.
(come sei arrivata al mio blog?)
…Credo però, – perdonami se sbaglio – che la Sicilia vada vissuta in tutte le sue contraddizioni. Appunto come dici tedel Lubitsch… “Per far vivere un cinema bisognerebbe frequentarlo”.
Io da qui posso solo simpatizzare.
Beatrice
Beatrice, al tuo bolg sono arrivata cliccando sul tuo nome in rosso…ho preso una cantonata? 😉
Anche io posso solo simpatizzare, non posso fare più di centocinaquanta chilometri per andare a vedere un bel film! Non me lo posso permettere..
Spero che chi vive a palermo faccia vivere il Lubitsch andandoci.
dal nome si arriva al sito. Cercando sul menu si arriva al blog…
Perdonami stalker, io sono per natura idealista. Ne ho bisogno. Forse anche tu da lì puoi fare qualcosa per il Lubitsch, come io da qua.
La rete è dopotutto una gran bella risorsa e… opportunità.
(p.s. tu hai un blog?)
Beatrice, lo sto facendo parlandone e continuando a sottolineare l’urgenza e la vitale importanza di simili nicchie di “realtà”!
Anche io sono un’ idealista, razza che ormai dovrebbe essere protetta, come gli asini che ragliano potenti la loro vitalità o i panda in via di estinzione.
Vorrei esser lì fisicamente e comprare un biglietto per un viaggio mella conoscenza, invece sono qui, con tanti ideali e tante battaglie quotidiani, per quello che posso fare.
(ps. non ho un blog)
ti abbraccio
stalker
nella vita di tutti i giorni valentina
(Ricambio l’abbraccio Valentina).
Come dicevo a Paolo, da qui è tutto sommato facile dire e poco fare.
La rete è uno strumento che abbatte barriere. Forse anche tu, come me da qui, per il Lubitsch qualcosa puoi fare.
Poi s’intende, a Paolo spetta l’ultima parola.
(certo è che l’onda anomala degli studenti ci sta insegnando che niente è impossibile)
Beatrice
amica mia,stalker, scusa ma a volte non capisco tutto quello che dici,tipo la tua ultima frase?
beatrice, già qui abbiamo risposto in pochi a questo appello, questo ti dice niente? ciao anche a te.
ah ti chiami valentina pure tu?
Valentina,
sì, in pochi – è innegabile.
Se nessuno avesse risposto al post di Samuele sarebbe stato un dato davvero senza troppi appelli.
Pensa se Samuele non lo avesse scritto…
Ciao e scusatemi l’invadenza.
Beatrice
Caro … mi inserisco sul blog visto che sono stato chiamato in causa, ma soprattutto perché mi sono ritrovato molto in quello che hai scritto. E forse posso anche darti qualche suggerimento su come puoi guadagnarti la stima di Paolo.
Sono molto felice che citi TuttaPorto, forse la voce comincia a circolare. Sono proprio io che la sto organizzando e su questa esperienza ho deciso di investire una pagina importante della mia vita.
Per spiegarti gli intenti di questo evento che come puoi già immaginare dal titolo sarà intrinsecamente legato alla città di Palermo, devo necessariamente fare un passo indietro (ho attivato un blog nel quale spero si accenda uno stimolante dibattito http://tuttaporto.blogspot.com/).
Non è passato neanche un anno quanto dopo una lunga assenza, mi sono ritrovato al cinema Lubitsch. Da mesi, stavo inseguendo un film, “ Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti, e dopo essermelo perso a Roma e Milano, ero contento di vederlo a Palermo e pure al cinema Lubitsch dove mancavo da tanto tempo.
Devo dirti che Palermo era diventata per più di un decennio una città solo di passaggio. La mia scelta era stata di andare a vivere altrove, forse per sentirmi più appagato, riconosciuto e valorizzato. Il lavoro che mi sono e mi sto costruendo è quello di documentarista e Roma mi è sembrato il luogo migliore per realizzare questo percorso. Ci ho messo un po’ prima di rendermi conto del contrario e decidere di ritornare a vivere a Palermo. Questa scelta ha mille motivi e condizioni, che qui sarebbe anche lungo e tedioso riportare e lascio quindi immaginare, ma ce n’è una su cui è importante soffermarmi. La maggior parte dei palermitani amano e odiano la propria città e io non sono da meno; motivo per cui sono andato via e motivo per cui sono anche ritornato. Questa volta cercando di mettere da parte l’odio e lasciarmi trasportare dall’amore. Attenzione che non dico di negare l’odio, anzi è importante riconoscerlo, dargli forma, non dimenticarlo mai perché è stato il motore della mia dipartita di allora ed è adesso un elemento su cui continuo a confrontarmi. Cerco di non dilungarmi troppo, ma questi sono passaggi importati per spiegarti cosa ha significato il mio incontro/ re-incontro con Palermo, il cinema Lubitsch, Paolo Greco.
Dicevo che me ne sono “scoppato” fino al Lubisch dopo poco tempo che ritornavo a stare di più in città, spinto proprio dalla voglia di vedere questo splendido film. Praticamente non è bastato una volta arrivare fino a là (e considera che era già da mesi che lo inseguivo), ma mi sono fatto forse altri due viaggi prima di riuscire finalmente a vederlo. E cosa ha significato per me questo ritornare al Lubitsch? Beh, intanto, la seconda o il terza staffetta è avvenuta a distanza di settimane, segno che al Lubitsch i film non sono meteore, ma oggetti di valore che non meritano lo spazio di un giorno giusto per entrare in una programmazione, ma che sono lì anche per conquistarsi a poco a poco la fiducia del pubblico. Il film l’ho finalmente visto e amato ancora di più, ma soprattutto ho conosciuto Paolo e ho avuto l’occasione di confrontarmi con lui e il suo essere operatore culturale a Palermo e nella sua periferia più dimenticata, Bonagia.
Da questo confronto, da questo scambio di vedute nasce TuttaPorto. Il cinema deve continuare a confrontarsi con la realtà che pretende di raccontare e TuttaPorto vuole mettere in luce questa realtà dai mille colori, riaccendendo il dialogo su temi e problematiche che investono la città, e che superano i suoi confini. TuttaPorto vuole essere un lungo di ancoraggio per autori di cinema che hanno saputo con lucidità ed equilibrio raccontare le realtà di altre città, per stimolare riflessioni e per prendere spunti.
Tutta Palermo è invitata a partecipare. Vogliamo che tutte le forze della città, associazioni, movimenti, cooperative, istituzioni, centri di formazione che lavorano quotidianamente con Palermo, le sue spinte, come le sue contraddizioni e inefficienze, si fermino e si ritrovino a partecipare ad un confronto aperto e maiuetico. E questo confronto deve avvenire partendo proprio dalla periferia, fuori i soliti salotti e le belle sale di rappresentanza.
Vienici a trovare dal 26 al 29 novembre al Lubitsch e invita tutti a partecipare a queste quattro giornate tematiche su: MIGRAZIONE, LEGALITA’, AMBIENTE e LAVORO.
Li forse troverai qualche risposta alle tue domande, e chissà se non saranno conferme o smentite.
Un abbraccio e a presto
Roberto
Ci siamo andati ieri da Paolo e ho capito la cosa che più mi interessava capire. Che ne è stata di questa C mancante? Bene, è stato un BANALISSIMO ERRORE EMOTIVO.
A crollare doveva essere la lettera “S” cosicché avremmo avuto il LU-BITCH. Perché al giorno d’oggi, se non sei un po’ LU-BITCH, ando vai?E se al giorno d’oggi non sei un po’ LU-BITCH addumi e astuti ad libitum. Paolo non ce l’ha fatta, si è accanito sulla lettera “C” e ha trasformato l’insegna in un nome da piatto tipico ungherese rendendo un velato omaggio a István Szabó.
…solo per aggiungere che alcuni di Noi(ale,vicè…) stanno lavorando per dare una mano al Lubitch sia per la rassegna TuttaPorto(giornata legalità..) sia per diffondere un progetto cinema per le scuole.
ci proviamo..
Pequod
Bello un progetto per le scuole, buon lavoro!
Riappaio dopo il post sul “perché il Lubitsch a Bonagia”, notando un unico commento di Valentina, quindi mi appresto a rispondere: non è un problema di affitti, nè è la città che rigetta i cinema d’Essay. Bonagia è una periferia, uno di quei “non-luoghi” per il cittadino palermitano… sai che esiste…e basta. Eppure fa parte della nostra città. Paolo, che a Bonagia ci è cresciuto ed ha cercato di portare la sua esperienza ideologica, culturale e politica (è l’unica impresa appartentente alla lista di Addiopizzo in tutto il quartiere), ha voluto continuare là il suo lavoro, piuttosto che “emigrare” in zone più “LU-BITCH” (per citare Samuele). Questa è la vera battaglia, restare. Per questo è importante che la riappropriazione del territorio coinvolga anche le scuole, che i palermitani non crescano sapendo che nella loro città esistono quartieri “solo per sentito dire” …e che queste zone rimangano delle isole abbandonate a sè stesse.
Grazie, Alessandra ,è la più bella risposta che potessi aspettarmi, e ancora di più spero che presto tutte queste attività annunciate si realizzino perchè la città possa vivere e crescere in ogni suo angolo, e i ragazzi abbiano una luce da seguire…
x Alessandra e Paquod
buon lavoro…davvero!
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mi dispiace non poter essere fisicamente con voi a darvi una mano, la distanza geografica purtroppo non me lo permette.