Per noi, che viviamo nell’epoca post-11 settembre, prendere un aereo in un qualsiasi aeroporto del mondo occidentale, significa affrontare una serie di controlli estremamente rigidi che garantiscono la nostra incolumità e la sicurezza in volo. Controlli ulteriormente irrigiditi dopo lo sventato attentato su un volo britannico sul quale l’arma letale, piuttosto che un taglierino, era rappresentata da un liquido esplosivo. Da quel momento, vietato portare a bordo acqua, liquidi per le lenti a contatto o schiuma da barba. Volete farvi un cicchettino sull’aeromobile per evitare l’ansia da decollo? It’s impossibile. Volete portare l’olio della vostra terra a vostro fratello che vive a Milano? Dovete rischiare che si rompa mettendolo nel bagaglio da stiva.
Insomma, un check accurato e meticoloso per evitare spiacevoli sorprese. Con questa consapevolezza, un paio di settimane fa, mi sono recato all’aerostazione Florio di Birgi. A Trapani, per intenderci. L’aeroporto del trapanese, a pochi chilometri da Punta Raisi, è dedicato ad alcuni voli sociali, oltre che all’irlandese Ryanair. Personalmente ritengo una fortuna che ci sia questo scalo, sul quale, evidentemente, la compagnia irlandese ha trovato conveniente istituire voli che collegano la Sicilia a diverse destinazioni sparse per l’Europa, da Dublino a Oslo, da Francoforte a Barcellona. Ed è proprio nella capitale della Catalunya che mi stavo recando. Continua »
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